Nonostante Scienzeedintorni
sia un blog che porta avanti in campo energetico istanze tendenti a
diminuire al massimo il consumo di idrocarburi, ritengo utile parlare
di quello che succede in Turchia, tramite la quale un sistema di gasdotti che permetterà al gas dei
giacimenti del Mar Caspio (segnatamente di quelli dell'Azerbaijan) di
arrivare in Europa Occidentale senza il ricorso ad un sistema
decisamente molto più oneroso dal punto di vista dei costi
energetici che è quello degassificatori – navi gasiere –
rigassificatori o evitando il monopolio ucraino sulle forniture via terra di gas da oriente. Al South Stream guarda invece la Russia, che
considera poco affidabile, visti i precedenti, l'attuale sistema
passante per l'Ucraina e che progetta un gasdotto nel Mar Nero tra Russia e Turchia per
bypassare Kiev.
La questione del gas potrebbe anche essere una chiave di lettura per quanto succede in Turchia in questi giorni: al di là della simpatia con cui si deve guardare ai manifestanti e alla questione degli alberi del parco Gezi (o, forse meglio, all'antipatia nei confronti di chi cerca di reprimere le proteste in maniera violenta) faccio notare come la scarsa incisività dei governi occidentali nei confronti di quello turco possa essere legata al delicato ruolo che lo stato levantino sta per assumere nei confronti degli approvvigionamenti di gas della Unione Europea. E, segnatamente per l'Italia, l'atteggiamento prudente del Ministero degli Esteri possa esprimere la presenza di una possibile influenza turca sulla decisione dell'Azerbaijan di sostenere il progetto del gasdotto attraverso i Balcani o quello attraverso l'Italia.
La questione del gas potrebbe anche essere una chiave di lettura per quanto succede in Turchia in questi giorni: al di là della simpatia con cui si deve guardare ai manifestanti e alla questione degli alberi del parco Gezi (o, forse meglio, all'antipatia nei confronti di chi cerca di reprimere le proteste in maniera violenta) faccio notare come la scarsa incisività dei governi occidentali nei confronti di quello turco possa essere legata al delicato ruolo che lo stato levantino sta per assumere nei confronti degli approvvigionamenti di gas della Unione Europea. E, segnatamente per l'Italia, l'atteggiamento prudente del Ministero degli Esteri possa esprimere la presenza di una possibile influenza turca sulla decisione dell'Azerbaijan di sostenere il progetto del gasdotto attraverso i Balcani o quello attraverso l'Italia.
L'Azerbaijan è una delle
nazioni che sfruttano i ricchi giacimenti di idrocarburi del Mar
Caspio. La produzione comprende sia petrolio che nel gas naturale ed ha avuto un forte incremento
nella seconda metà dello scorso decennio: per il petrolio i 400.000
barili al giorno del 2004 sono diventati 1.000.000 nel 2010 mentre il
gas per l'inizio dello sfruttamento del campo di Shah Deniz nel 2007
è passato da 200 a 600 miliardi di piedi cubici (Fonte: US Energy
Information Agency).
Da tanto tempo esportatore di petrolio, solo grazie a Shah
Deniz la produzione ha superato le necessità di consumo interno, consentendo alla nazione caucasica di diventare da consumatore di gas ad esportatrice (una curiosità: anche il Kazakistan, sull'altra sponda del Mar Caspio, da poco tempo ha iniziato a esportare gas anzichè importarlo e pure l'Iran importa gas dall'Azerbajian).
Il Kazakistan esporta i suoi prodotti via Russia (ma riesce ad evitare la polveriera del Caucaso) oppure in
direzione della Cina; il governo di Bakù invece guarda verso
occidente per diversi motivi, anche se la posizione geografica
dell'Azerbaijan non è facile perchè i rapporti con i suoi vicini
non sono idilliaci.
Con l'Iran è in corso una
disputa sulla proprietà delle acque ricche di idrocarburi del Mar
Caspio Meridionale (da notare che la parte settentrionale dell'Iran è prevalentemente abitata da popolazioni di etnia azera) mentre con l'Armenia c'è stata una guerra
sanguinosa per il Nagorno – Karabahk (una enclave armena in
territorio azero) tra il 1992 e il 1994; guerra ancora formalmente
aperta e che, anzi, ogni tanto mostra preoccupanti aumenti di
tensione. Né maggiore fortuna c'è stata di recente con gli altri due confinanti, la
Georgia, a lungo preda di una guerra civile e la parte caucasica della Russia, dove fra le altre problematiche spicca la questione
cecena.
Il Caucaso, dalle mille etnie contrastanti, è sempre stato
una polveriera ma con le sempre maggiori scoperte di petrolio è
destinato a diventare ancora di più zona di forti tensioni in cui,
come nel caso Armenia – Azerbaijan, ci sarà un forte zampino degli
interessi contrapposti di varie nazioni geograficamente lontane.
Insomma, gli Azeri non
sono messi molto bene, geopoliticamente parlando e questo si riflette
sulla difficoltà di esportare idrocarburi. Attualmente ci sono degli
oleodotti che vanno in un'altra nazione che specificamente in questi
giorni non è proprio tranquilla, cioè la Turchia (sarà un caso?).
Qualcos'altro invece prende la strada della Russia
Gli sbocchi attuali del gas
azero sono tre: verso la Russia via Caucaso, verso il terminal
georgiano di Poti, nel Mar Nero e verso l'Iran (in origine questo
terzo gasdotto serviva solo a rifornire l'enclave del Nakhtchivan,
rimasta isolata dopo la guerra del 1992, mentre oggi rifornisce anche
la nazione degli Ayatollah).
Oggi l'Azerbaijan sta
pianificando una entrata più diretta nel ricco mercato dell'Europa Occidentale con un gasdotto transcontinentale.
Dal campo di Shah Deniz, che è proprio davanti alla capitale azera Bakù, il
gas percorre il South Caucasian Pipeline (SCP) fino alla città di
Erzurum, nella Turchia centrale, ovviamente passando per la Georgia.
Fino a lì il gasdotto è parallelo all'oleodotto che porta il
petrolio da Baku a un terminal lungo la costa vicina alla città di
Ceyhan, nella Turchia Meridionale, cioè il BTC Caspian Pipeline, dove
B sta per Bakù, T per Tbilisi e C per Ceyhan, le tre principali
città attraversate dall'opera.
Da Erzurum deve ancora
iniziare la costruzione del TANAP (Trans Anatolian Pipeline) che
porterà il gas al confine fra la Turchia e l'Unione Europea.
Teoricamente questo gasdotto, frutto di una joint venture fra Turchia
e Azerbaijan, sarà pronto nel 2019 (se i lavori inizieranno l'anno
prossimo).
Fino a qui tutto bene poi
le cose si complicano perchè per la
prosecuzione alla fine del gasdotto trans anatolico, dal confine della Unione Europea in poi, sono in lotta due progetti concorrenti, il Nabucco e il TAP (Trans Adriatic Pipeline). Queste due soluzioni prevedono itinerari
differenti, anche se lo scopo finale sono i mercati dell'Europa centro –
settentrionale.
Il TAP (Trans Adriatic
Pipeline) consiste in un gasdotto tra Kipoi, città greca al confine
con la Turchia, e Santa Foca, nel Salento che sarà sottomarino fra
Albania e Italia e porterà il gas verso l'Europa Settentrionale
passando per la nostra penisola.
Il NABUCCO invece per
portare il gas verso l'Europa Settentrionale ha scelto di passare per
i Balcani (o, meglio, per le aree danubiane) e quindi dalla Turchia
si dirigerà verso Bulgaria, Romania, Ungheria e Austria.
Queste quattro nazioni ovviamente sponsorizzano Nabucco, mentre Grecia, Albania, Croazia ed Italia – altrettanto ovviamente – sponsorizzano TAP.
Queste quattro nazioni ovviamente sponsorizzano Nabucco, mentre Grecia, Albania, Croazia ed Italia – altrettanto ovviamente – sponsorizzano TAP.
C'era in origine anche un
terzo progetto passante per l'Italia (ITGI, della Edison Energia) e un quarto (SEEP) che percorreva la
strada balcanica ma del terzo non ho più notizie mentre il quarto ha dichiarato la chiusura schierandosi in favore di Nabucco. Entrambi i due progetti
abbandonati prevedevano ampi usi di gasdotti preesistenti.
Per i suoi sostenitori TAP, che è un progetto
partecipato fra l'altro dalla compagnia petrolifera di stato
norvegese, la Statoil, ha nel passaggio
per l'Italia, secondo mercato europeo per il gas, un asso nella
manica.
Per i sostenitori di
Nabucco, in cui sono coinvolte paritariamente società petrolifere
dei Paesi attraversati (Turchia, Bulgaria, Romania, Ungheria ed
Austria, oltre ad una compagnia tedesca), invece, il passaggio nei
Balcani potrà portare benefici alla concorrenza in un mercato
stradominato dal gas russo. Questi inoltre mettono l'accento sul
fatto che attraversa un territorio abbastanza semplice da un punto di
vista geografico mentre il progetto del TAP prevede una parte
sottomarina.
TAP risponde dicendo che
metterà a disposizione il gas non solo per le nazioni attraversate
(Grecia, Albania ed Italia) e per nazioni che hanno firmato degli
accordi con il consorzio come Croazia o Bosnia, ma anche per quelle
che in caso di vittoria resterebbero “orfane” di Nabucco e che
comunque hanno già una rete di metanodotti in grado di funzionare
anche con gas proveniente dalle aree servite daTAP.
Qualche tempo fa TAP
sembrava molto in vantaggio ma Nabucco tutt'ora resiste anche se
l'ultimo appello delle nazioni danubiane al governo azero, lanciato
giusto ieri, pare la mossa di qualcuno un po' alle corde.
Probabilmente la Turchia guarda con maggiore favore Nabucco, del
quale un sesto dei capitali è posseduto proprio da una società
turca mentre il TAP non solo non ha capitali turchi coinvolti ma oltretutto essendo sostenuto dalla Grecia ha da quel punto di vista lo svantaggio delle storiche tensioni fra i due stati.
La scelta finale spetta al produttore del gas, il governo di Bakù ed è chiaro che i paesi del TAP (soprattutto l'Italia) hanno qualche punto di vantaggio sia in termini di dimensione del mercato rispetto ai paesi Nabucco, sia perche Statoil è coinvolta nello sfruttamento dei giacimenti azeri già dal lontano 1994, con un posto di primo piano proprio a Shah Deniz. Inoltre la situazione economica e politica di Bulgaria e Romania è piuttosto debole, pertanto queste due nazioni non paiono costituire un mercato interessante.
Nonostante tutte queste
condizioni per le quali la vittoria di TAP appaia lo scenario più
probabile, la scelta è stata rimandata più volte e avverrà
probabilmente fra qualche mese.
EDIT 28 GIUGNO: IL GOVERNO AZERO HA DECISO PRIMA DEL PREVISTO: E COME AVEVO PREVISTO ANCHE IO HA VINTO IL TAP E IL GAS PASSERÀ DALL'ITALIA
EDIT 28 GIUGNO: IL GOVERNO AZERO HA DECISO PRIMA DEL PREVISTO: E COME AVEVO PREVISTO ANCHE IO HA VINTO IL TAP E IL GAS PASSERÀ DALL'ITALIA
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