Era da un po' che non mi occupavo di evoluzione, anzi di evoluzionismo. Colgo quindi l'occasione dell'appena passato Darwin Day, anche grazie ad un bell'articolo su wired che fa il punto su alcuni concetti completamente errati e perché a causa delle vicende americane attuali, quello di quest'anno è forse il più significativo Darwin Day degli ultimi tempi. Preciso che su Scienzeedintorni si parla di politica se e solo in rapporto ai temi del blog e non dal punto di vista generale; pertanto sulle elezioni e sulla politica americana in senso lato non metto bocca: mi occupo solo del fatto che fra le conseguenze dell'elezione di Trump c'è purtroppo l'assist al fondamentalismo religioso antievoluzionista, il quale sta riprendendo piede anche in Europa, continente da cui era stato bene o male espulso quasi dappertutto. Soprattutto, il rischio per la Scienza dalla nuova coppia presidenziale USA, con il presidente impegnato fra i negazionisti di un effetto antropico sui cambiamenti climatici e un vicepresidente antievoluzionista militante è reale. Quindi ancora una volta, la Comunità Scientifica deve riaffermare pubblicamente l’attualità degli studi e dell’insegnamento dell’evoluzione attraverso gli eventi inseriti nel Darwin Day il 12 febbraio, anniversario della nascita di Charles Darwin.
Per la Scienza negli USA si preannunciano tempi duri: da un lato i climascettici, dall’altro gli antievoluzionisti sono due fronti che hanno tutto l'interesse a delegittimare la comunità scientifica in senso lato, per delegittimare a cascata i risultati delle ricerche che li smentiscono (o, in genere, li ridicolizzano).
Di fatto dopo le elezioni negli Usa i tentativi di indebolire l’insegnamento dell’evoluzione hanno conosciuto un nuovo impulso e anche in Europa, a lungo considerata relativamente immune a questo tipo di antiscienza, il creazionismo continua ad avanzare. Pertanto 150 anni dopo Darwin la battaglia contro l’arretratezza mentale (almeno dal punto di vista scientifico) degli antievoluzionisti, è ancora da vincere, nonostantechè la pubblicazione de “l’origine delle specie” sia stata uno spartiacque fra il “prima” in cui la mancanza di un “motore” dell’evoluzione rendeva possibile il dibattito ad un “dopo” in cui nessun uomo di Scienza che ha studiato dopo il 1859 ha potuto dubitare dell’evoluzione (tranne pochi casi, isolati e senza seguito, come in Italia... Zichichi).
Parlando di evoluzione occorre innanzitutto capire che stiamo parlando di un processo attivo attualmente come lo è stato nel passato. Il fatto che sia attivo ci consente (anzi, ci obbliga) ad applicare anche in questi studi il criterio dell’attualismo che in Geologia è stato codificato già alla fine del ‘700: seguendo quello che James Hutton stabilì e cioè che i fenomeni geologici che operano adesso hanno sempre agito con la stessa intensità nel passato dei tempi geologici, si può dire che anche i fenomeni biologici (evoluzione in primis) procedono adesso come hanno proceduto nel passato.
Oggi sappiamo che ci sono stati momenti in cui l’evoluzione si è accelerata (in particolare durante le varie “radiazioni evolutive”), o dopo le estinzioni di massa, ma d’altro canto anche gli eventi geologici hanno vissuto ad impulsi, per esempio quelli legati ai cicli di formazione e distruzione dei supercontinenti. Però queste sono sfaccettature secondarie.
Il post di Wired che ho citato parla di 5 errori comuni sull’evoluzione che quindi mi piace esaminare, perché, come vi è scritto, alcuni aspetti dell’evoluzione sono fraintesi e anche grazie a tali fraintendimenti gli antievoluzionisti possono trovare alcuni (sbagliati) appigli.
Ai 5 punti considerati dal post ne aggiungo un altro a cui comunque era stato fatto un accenno e lo metto per primo, come “punto zero” per rispetto del post che mi ispira e per semplicità in un eventuale confronto.
O. SIGNIFICATO DI EVOLUZIONE. Darwin non parlò mai di “evoluzione” ma di “discendenza con modificazioni”. È una distinzione particolarmente importante perché nel XIX secolo quando fu introdotto il termine "evoluzione" questo serviva per mettere l’Uomo al vertice della biosfera (e, calandosi nel periodo vittoriano, della supremazia dell’uomo inglese su quelli europei in primis e sul resto dell’umanità poi). Con il termine evoluzione quindi la darwiniana asettica “discendenza con modificazioni” diventava tacitamente un “progresso”. In realtà ciò non è sempre vero: certamente la “corsa agli armamenti” fra preda e predatore fa sì che certi standard (riflessi, corsa, veleni ed immunizzazione dai veleni etc etc) migliorino, e in genere forme di vita più performanti soppiantino quelle meno performanti una volta che entrino in una determinata nicchia ecologica: l’estinzione delle faune autoctone del Sudamericane quando si è formato l’istmo di Panama è un esempio classico, come lo sono in tutto il mondo le specie invasive portate dall’uomo. Ma non c’è un finalismo in tutto ciò, né una specie meno “progredita” dal punto di vista fisiologico verrà soppiantata necessariamente da una più progredita o intelligente: ad esempio un coccodrillo è “meno perfetto” di un mammifero, se guardiamo a intelligenza, complessità strutturale, comportamento e quant’altro, ma nel suo ambiente non ha rivali. Quindi lì è più performante di qualsiasi mammifero che abbia tentato di spartire con lui la nicchia ecologica di "predatore fluviale d'apice in zone equatoriali". Invece i coccodrilli di abitudini più terricole che sfruttando l’estinzione dei dinosauri hanno popolato la Terra nel primo Paleocene sono scomparsi appena uccelli e mammiferi carnivori si sono organizzati con forme capaci di fare loro concorrenza (vedi questo post).
Insomma, c’è una netta differenza fra un prodotto della tecnologia e un essere vivente: nessuno comprerebbe per un uso quotidiano una automobile di 50 anni fa, che per certi versi è diversa da quelle attuali come un rettile lo è da un mammifero, mentre i rettili sono ancora in “servizio regolare”.
Anche la teoria dell’evoluzione si è … evoluta nel tempo e oggi le idee di Darwin sono state “decisamente migliorate”: ad esempio non c’è più il gradualismo esasperato grazie agli “equilibri punteggiati” di Gould e Eldredge; insomma, mentre animali “poco evoluti” come i molluschi bivalvi godono di ottima salute, nessuno può insegnare la biologia come nell’immediato dopo – Darwin (se non parlando di storia della Scienza).
1. L’EVOLUZIONE NON SPIEGA (NÈ SI SOGNA DI SPIEGARE!) L’ORIGINE DELLA VITA. Con l’evoluzione si spiega la storia della biodiversità da quando la vita è apparsa sulla Terra e come questa si è modificata con il tempo, ma non come la vita sia nata, un problema scientifico aperto (e che non sarà facile risolvere). Il motivo è molto semplice, proprio perché applichiamo il criterio dell’attualismo: non ci sono dubbi che pressioni e meccanismi evolutive abbiano guidato le modificazioni nel tempo degli esseri viventi fin dalla loro comparsa. Ma l’attualismo non si può applicare ai processi che hanno coinvolto quei composti chimici che alla fine si sono auto-organizzati in sistemi molecolari in grado di replicarsi e mantenere un metabolismo, semplicemente perché non ne esistono più e non possono essere direttamente studiati. Per parlarne, supponendo che in qualche modo anche questi composti siano stati soggetti a pressioni ambientali di vario tipo, si parla di evoluzione chimica durante questa fase pre-biotica. Ma è una cosa diversa dalla evoluzione in senso biologico.
Ovviamente su questo (da loro voluto) equivoco gli antievoluzionisti ci sguazzano, perché “secondo loro l’evoluzione è un falso proprio perché, appunto, non spiega l’origine della vita”, citando (a sproposito come sempre e decontestualizzando al solito la frase) qualche scienziato; spesso tocca al famoso astronomo Fred Hoyle, quando ripeteva che “se un tornado passasse sopra un deposito di rottami, quali sono le probabilità che il risultato sia un Boeing 747 perfettamente funzionante?”. Ovviamente e scaltramente, evitano di citare il resto e cioè che Hoyle vedeva la vita sulla Terra non in quadro esclusivamente terrestre (tantomeno creazionista!) ma nella prospettiva della panspermia: i germi della vita sono sparsi per tutto il cosmo e si sviluppano dove trovano le condizioni opportune. Ovvio che Hoyle, quindi, non si sognava con quella frase di fare l’antievoluzionista, mentre molti creazionisti lo hanno adottato (i primi per disonestà intellettuale, poi sono arrivati i creduloni).
2. NON CI SIAMO EVOLUTI PER CASO. Diversi creazionisti attribuiscono ai biologi l’asserzione secondo la quale il cambiamento degli esseri viventi sia dovuto al puro caso. Siamo alle solite: il “primo” lo dice al “secondo”, che ci crede e lo dice al “terzo” che ovviamente ci crede anche lui e via discorrendo, in un circuito privo di confronti con l’esterno (se non per sputare sentenze). Diciamo che il caso in diversi aspetti “funziona” ottimamente; anzi, è il motore primo dell’evoluzione: le mutazioni sono effettivamente casuali (o, almeno, non risulta per adesso esistere un trend nelle mutazioni). Ma se qualche mutazione “funziona” e quindi si fissa, mentre altre che non funzionano non si fissano questo non è certo un caso, a meno che il portatore della mutazione favorevole abbia avuto delle cause contingenti che non gli hanno permesso la riproduzione (ad esempio predazione, scarso sex appeal, catastrofe naturale o epidemia). Nel caso dei falchi la pressione evolutiva ha selezionato le mutazioni che hanno prodotto la loro proverbiale visione, mentre un falco con una mutazione che gli conferisce una vista scadente “non funziona” e non è un caso se poi non si riproduce… quindi la selezione naturale addirittura fa l’opposto, cioè si oppone al caso quando questo produce disastri. Insomma, esiste un filtro che corregge le casualità delle mutazioni e che addirittura è in grado di accelerare l’evoluzione, diffondendo quelle mutazioni che permettono agli individui di lasciare più discendenti.
D’altra parte la forma del corpo è in qualche modo abbastanza logica: soprattutto notiamo che una caratteristica di base di tutti i phyla che appartengono ai bilatera, cioè tutti gli Animalia a parte poriferi, cnidari (celenterati) e qualcos’altro è che la parte pensante, i sensi con organi appositi (vista) e l’ingresso del cibo siano “davanti”, mentre l’ano è dietro. Quindi l’evoluzione ha premiato le mutazioni che hanno prodotto questo piano corporeo, sicuramente più logico di uno con il cervello in mezzo e gli occhi dietro.
3. L’EVOLUZIONE È OSSERVABILE. Nella concezione darwiniana l’evoluzione era lenta e graduale. Poi si è visto che ci sono dei momenti in cui la biodiversità aumenta rapidamente. Prendiamo ad esempio i dinosauri teropodi che, originatisi nel Triassico, sono sopravvissuti almeno in parte alla estinzione al passaggio fra Triassico e Giurassico: la divisione basale fra Carnosauri e Celurosauri è avvenuta all'inizio del Giurassico. E questo vale anche all'interno dei Celurosauri, la cui biodiversità è a sua volta immensa, a partire dalle dimensioni, fra giganteschi tirannosauri, oviraptororidi, therizinosauri dagli artigli enormi, ornitomimosauri, dromaeosauri dagli artigli simili a falci e, buon ultimi, i piccoli teropodi antenati degli uccelli. Ebbene, tutti questi gruppi si sono originati tra il Giurassico inferiore e quello medio, nei primi 30 milioni di anni di una storia che ne conta 135. Identiche caratteristiche temporali contraddistinguono la storia dell'altro ramo dei dinosauri, gli ornitischi.
Pensiamo poi, per esempio, ad un caso che ci riguarda molto da vicino, l’evoluzione dei Primati: sfruttando lo scontro scontro fra i due continenti, alcuni gruppi passando dall’Eurasia in Africa sono stati protagonisti di una radiazione evolutiva incredibilmente complessa e veloce, che ha fissato la sistematica basale degli antropoidi.
Ma se veloci dal punto di vista del tempo geologico, a scala umana sono sempre processi molto lenti; tuttavia esistono molti casi nei quali è possibile osservare l’evoluzione in diretta o quasi: la resistenza dei batteri agli antibiotici è forse l’esempio più classico, ma ci sono alcuni adattamenti dovuti ai cambiamenti climatici nei vertebrati dimostrano una velocità evolutiva sorprendente. Un caso eccezionale è quello delle lucertole di Pod Mrcau: in pochi anni una popolazione di lucertola classica italiana si è trasformata in qualcosa di completamente diverso.
Per rimediare al problema, gli antievoluzionisti hanno tirato fuori una delle loro solite fantasie, i baramini, cioè forme ancestrali create da Dio (a livello credo di “ordine” o di “famiglia”) che poi si differenziano, come cercano di differenziare fra evoluzione intraspecifica (che ammettono all’interno dei baramini) ed evoluzione interspecifica (quella che fa “nascere” una specie da un’altra, che non ammettono). Un classico esempio del vecchio metodo pre – galileiano in cui le idee avevano il privilegio sui fatti.
4. GLI ESSERI UMANI NON HANNO SMESSO DI EVOLVERSI. Le differenze fra le varie popolazioni riflettono l’adattamento al clima e all’ambiente in generale, oltre ad essere un riflesso delle preferenze sessuali. Proprio quest’ultimo aspetto spinge a dire che anche nei Paesi più progrediti l’evoluzione continua ancora oggi, nonostante la lotta per la sopravvivenza sia in certe aree ormai un retaggio del passato. È comunque vero che certe mutazioni che provocano malattie genetiche o altri disturbi, sono spesso eliminate perché i portatori non giungono all’età della riproduzione o, se vi arrivano, non trovano partner per farlo. Ma quello succede ovviamente anche nelle altre specie.
La velocità della corsa del Ghepardo è stata ottenuta sacrificando altre caratteristiche che sono diventate dei problemi: ad esempio la necessità di fermarsi dopo la caccia con la preda accanto |
5. L’ADATTAMENTO PERFETTO NON ESISTE. Un essere vivente che vive nelle stesse condizioni ambientali dei suoi antenati senza che ci sia stata una sostanziale alterazione antropica di quello che lo circonda viene spesso indicato “perfettamente adattato” all’ambiente. A me il concetto di “perfezione” ha sempre dato una reazione fastidiosa: nessuno può discutere che un certo essere sia adatto all’ambiente in cui vive (ancora meglio: che nella sua nicchia ecologica sia particolarmente performante) e che probabilmente se lo mettiamo in un ambiente diverso potrebbe fare la fine del proverbiale “pesce fuor d’acqua”. Ma la perfezione non è un concetto applicabile agli esseri viventi e l’adattamento ad un certo tipo di vita sarà un compromesso fra tante esigenze: ad esempio lo sviluppo di una vista eccezionale al buio negli antenati ha comportato che quasi tutti i mammiferi vedano la vita in bianco e nero (solo uomini e pochi altri primati hanno sviluppato nuovamente la visone a colori). Insomma in quell’essere dalle abitudini notturne progenitore dei mammiferi è stata premiata la vista al buio rispetto a quella dei colori diurni: ma a questo modo di notte si muoveva parecchio bene.
Tornando agli esseri umani, la postura eretta con andatura bipede, è stata celebrata come un esempio di “evoluzione come progresso” per tutta una serie di motivazioni sulle quali non c’è spazio per parlarne qui. Ora, per correre occorre avere un bacino stretto e un bacino largo che consente di correre poco nella savana poteva essere piuttosto rischioso. Ma le femmine con il bacino stretto non potevano certo partorire. Quando poi la capacità cranica è aumentata drasticamente i problemi si sono fatti ancora maggiori. Da qui nasce la soluzione neandertaliana di una testa a forma un po' ovale (ovviamente con l’asse più lungo nella direzione del parto) e quella di sapiens in cui il neonato ha la testa molto ridotta e il cervello ancora poco funzionante. La soluzione di sapiens è quindi un compromesso che permette sia l’uscita della testa che la capacità di corsa alle femmine, ma al prezzo di un lungo periodo di totale dipendenza dalla madre del neonato, la quale quindi si sarà salvata dai predatori ma deve svolgere una serie di difficili e assidui compiti.
Per non parlare poi di quei teologi che farneticano di “genomi perfetti” come quello di cui ho parlato qui.
EPILOGO. Insomma, a dispetto di proclami idioti sul fatto che l’evoluzionismo è in crisi, dal punto di vista scientifico l’evoluzione gode di una salute invidiabile ed è il sistema che “regge” tutte le Scienze della Vita (biologia, zoologia, botanica, paleontologia, embriologia e quant’altro). Purtroppo per assurde pretese di retroguardia di una parte anche influente di persone (per le quali l’evoluzione è in contrasto con il credo religioso o che sostengono certe idee per mero consenso elettorale) tutti gli anni tocca ricordare che nel XIX secolo è vissuto un certo Charles Darwin, il quale ha spiegato al mondo il perché dell’evoluzione (anche se sarebbe meglio chiamarla “discendenza con modificazioni”) ...