Il terremoto di Messina del 28 dicembre 1908 è stato uno dei peggiori eventi naturali della storia italiana del XX secolo e sta generando tutt'ora una corposa bibiliografia. In realtà l'epicentro non è stato a Messina, bensì sulla terraferma calabra a sud di Reggio, città che venne distrutta più o meno come quella siciliana.
Per una coincidenza singolare nella zona era in corso un ciclo di rilevamenti geodetici, che hanno evidenziato un forte innalzamento del suolo negli anni precedenti al terremoto, al quale corrispose un forte ed improvviso abbassamento durante la scossa. Il movimento ascendente riprese poco. Sulla sponda calabra il terremoto produsse invece un innalzamento.
Il sollevamento dell'area messinese continua anche adesso. Quindi potrebbe addirittura non entrarci nulla con questo evento: è noto che la Calabria Meridionale e la Sicilia si stanno sollevando, anche se con ritmi diversi (la Calabria ad una velocità quasi doppia) e che, almeno in Calabria Meridionale, il movimento avviene con due componenti, una continua, asismica, e una discontinua, in occasione dei terremoti.
I movimenti di segno opposto delle due coste e la formazione dello tsunami molto più a sud dell'epicentro, davanti a Taormina, hanno sempre fatto pensare che a originare il sisma era stata una faglia normale in direzione N/S, trasversale alla catena.
1. Messina, in un generale regime di sollevamento, in occasione del sisma si è abbassata e di parecchio (Osserviamo comunque che in qualche modo tutta l'area dello stretto si è ribassata - o si è sollevata di meno - rispetto al resto dell'arco calabro – peloritano nell'ultimo milione di anni).
2. Ci sarebbero grandi differenze con gli altri terremoti storici che hanno scosso la Calabria meridionale. Questi sono caratterizzati da epicentri sulla terraferma in una linea parallela alla costa tirrenica, posta pochi kilometri all'interno e le faglie generatrici hanno una orientazione parallela alla catena. In questo caso l'epicentro sembrerebbe più spostato verso lo Jonio e la faglia risulta orientata perpendicolarmente alla catena (di faglie perpendicolari alla catena ce ne sono, ma sostanzialmente non sono state associate a sismi di una certa intensità).
3. la sismicità attuale non è facilmente correlabile alla situazione geologica e segnatamente con quanto sembra accaduto nel 1908: l'assetto strutturale della Sicilia Ionica Settentrionale era stato spiegato con la presenza in mare della cosiddetta “faglia di Taormina”, che doveva appunto coincidere con la struttura generatrice di questo terremoto (Il nome dato a questa struttura poteva essere diverso, per evitare di ingenerare confusioni con la nota “linea di Taormina”, il lineamento che da Taormina arriva alle Eolie e divide l'arco calabro – peloritano dalla catena siculo – maghrebide).
4. Dulcis in fundo, l'anomalia più spiccata: nessuno contesta che ci sia stato uno tsunami. Però una magnitudo di 7.5 è teoricamente troppo bassa per scatenarlo. Questo vale anche per altri maremoti nell'area, in particolare quelli associati ai terremoti del catanese del 1169 e del 1693.
La “Faglia di Taormina” non è stata trovata in nessun profilo sismico, nonostante gli intensi studi. Alla fine, l'ultima crociera di una nave oceanografica del CNR (2006) (lo scrivono Paolo Galli ed altri ricercatori, in un interessante lavoro pubblicato nel 2007 sul “Bollettino della Società Geologia Italiana”) ha accertato che le poche faglie osservate sono la continuazione di quelle già note in terraferma e che una faglia trasversale alla catena, più o meno parallela alla costa siciliana proprio non esiste fino all'altezza di Catania, dove comincia la cosiddetta “scarpata ibleo – maltese”, il lineamento che separa la crosta continentale sicula da quella oceanica dello Jonio. Le strutture geologiche mostrano semplicemente una forte inclinazione recente verso est (Il che, tanto per aumentare la confusione, contrasta con quello che si vede nel settore dello stretto, dove invece è la zona ad Est (la Calabria) che si sta sollevando...). La stessa campagna geofisica ha escluso pure la presenza di faglie normali ad alto angolo.
Recentemente è stata avanzata l'idea che lo tsunami non sia stato provocato direttamente dal terremoto: i fondali dello stretto e delle aree limitrofe presentano notevoli spessori di sedimenti sciolti e versanti molto ripidi, per cui è possibilissimo che lo scuotimento del terreno abbia provocato una frana sottomarina di grandi proporzioni, tale da innescare lo tsunami (di questo aspetto si parla anche nella Valutazione di impatto ambientale per la costruzione del ponte sullo stretto). la cosa spiega meglio anche la distanza temporale fra la scossa principale e il maremoto. E difatti alcuni geologi dell'Università di Roma Tre (Andrea Billi e Liliana Minellli) avrebbero individuato la frana nella zona a largo di Giardini Naxos. E' ovvio che così, oltre a sciogliere l'enigma degli tsunami della zona, si fa giustizia della “faglia di Taormina” e, quindi, anche dell'anomalia di una faglia generatrice che non si trova. La carta è tratta dal loro lavoro.
A questo punto, anche se non è nello spirito puramente informativo di “Scienzeedintorni” una nuova ipotesi la propongo io (giuro che è la prima e l'ultima volta che lo faccio...). Nello Jonio calabro ci sono due classi di terremoti: oltre a sismi superficiali si nota un certo numero di eventi più profondi. In pratica tra Ionio, Calabria e le coste della Sicilia orientale i terremoti si raggruppano in due classi, una superficiale (tra 0 e 20 km di profondità) e una tra i 30 e i 60 km.
Nella zona di Messina la zolla jonica che scende sotto l'arco calabro è a una profondità piuttosto bassa. Proviamo quindi a considerare una nuova ipotesi: il terremoto del 1908 potrebbe nascere in un contesto strutturale diverso dagli altri terremoti dell'arco Calabro – Peloritano.
Nella costa pacifica a nord della California è comune la presenza di forti sismi con una storia simile: lento innalzamento asismico e, all'atto della scossa, un forte abbassamento. Nelle zone costiere questi eventi sono stati persino datati scavando trincee e studiandone la stratigrafia: l'abbassamento violento del terreno provoca l'ingresso nella falda acquifera di acqua marina, per cui si assiste ad una estesa moria di alberi che lascia una evidente traccia, coperta da sedimenti successivi.
Quindi il terremoto del 1908 possa aver avuto origine non da una struttura distensiva superficiale, ma da una compressione più profonda legata alla zona in cui la crosta ionica collide con la crosta calabra e vi scorre sotto, un meccanismo simile a quello dei terremoti del Pacifico e dell'Indonesia. Nel classico schema di Amodio e Morelli la linea dove collidono le zolle in superfice è la curva che parte dal Gargano e arriva nel Canale di Sicilia. La zolla ionica scende sotto il Tirreno e si trova nello Jonio a largo della Calabria, ma poi si avvicina molto all'area dello stretto
Una interpretazione di questo tipo, che presuppone un piano di faglia immergente a NW e collocabile a discreta profondità (almeno 20 km), fornisce una buona spiegazione dei movimenti cosismici del settore messinese, ma contrasta con quelli del settore calabro. Proprio per questo, il meccanismo classico sarebbe più credibile (ed infatti è quello preso in considerazione attualmente), solo che si scontra con la mancanza della faglia.
C'è poi un altro dubbio: perchè altri settori di questo sottoscorrimento, nel mare a est della Calabria, non hanno mai dato a memoria d'uomo, movimenti sismici importanti?
Nonostante questi forti dubbi ho voluto comunque presentare questa ipotesi (in attesa che qualche geofisico me la stronchi senza complimenti.....)
Per una coincidenza singolare nella zona era in corso un ciclo di rilevamenti geodetici, che hanno evidenziato un forte innalzamento del suolo negli anni precedenti al terremoto, al quale corrispose un forte ed improvviso abbassamento durante la scossa. Il movimento ascendente riprese poco. Sulla sponda calabra il terremoto produsse invece un innalzamento.
Il sollevamento dell'area messinese continua anche adesso. Quindi potrebbe addirittura non entrarci nulla con questo evento: è noto che la Calabria Meridionale e la Sicilia si stanno sollevando, anche se con ritmi diversi (la Calabria ad una velocità quasi doppia) e che, almeno in Calabria Meridionale, il movimento avviene con due componenti, una continua, asismica, e una discontinua, in occasione dei terremoti.
I movimenti di segno opposto delle due coste e la formazione dello tsunami molto più a sud dell'epicentro, davanti a Taormina, hanno sempre fatto pensare che a originare il sisma era stata una faglia normale in direzione N/S, trasversale alla catena.
ALCUNE PARTICOLARITÀ DEL TERREMOTO DEL 1908.
L'evento del 1908 è in qualche modo “anomalo”. Vediamo perchè.1. Messina, in un generale regime di sollevamento, in occasione del sisma si è abbassata e di parecchio (Osserviamo comunque che in qualche modo tutta l'area dello stretto si è ribassata - o si è sollevata di meno - rispetto al resto dell'arco calabro – peloritano nell'ultimo milione di anni).
2. Ci sarebbero grandi differenze con gli altri terremoti storici che hanno scosso la Calabria meridionale. Questi sono caratterizzati da epicentri sulla terraferma in una linea parallela alla costa tirrenica, posta pochi kilometri all'interno e le faglie generatrici hanno una orientazione parallela alla catena. In questo caso l'epicentro sembrerebbe più spostato verso lo Jonio e la faglia risulta orientata perpendicolarmente alla catena (di faglie perpendicolari alla catena ce ne sono, ma sostanzialmente non sono state associate a sismi di una certa intensità).
3. la sismicità attuale non è facilmente correlabile alla situazione geologica e segnatamente con quanto sembra accaduto nel 1908: l'assetto strutturale della Sicilia Ionica Settentrionale era stato spiegato con la presenza in mare della cosiddetta “faglia di Taormina”, che doveva appunto coincidere con la struttura generatrice di questo terremoto (Il nome dato a questa struttura poteva essere diverso, per evitare di ingenerare confusioni con la nota “linea di Taormina”, il lineamento che da Taormina arriva alle Eolie e divide l'arco calabro – peloritano dalla catena siculo – maghrebide).
4. Dulcis in fundo, l'anomalia più spiccata: nessuno contesta che ci sia stato uno tsunami. Però una magnitudo di 7.5 è teoricamente troppo bassa per scatenarlo. Questo vale anche per altri maremoti nell'area, in particolare quelli associati ai terremoti del catanese del 1169 e del 1693.
L'INESISTENZA DELLA FAGLIA DI TAORMINA E UNA NUOVA IDEA SULLO TSUNAMI.
La “Faglia di Taormina” non è stata trovata in nessun profilo sismico, nonostante gli intensi studi. Alla fine, l'ultima crociera di una nave oceanografica del CNR (2006) (lo scrivono Paolo Galli ed altri ricercatori, in un interessante lavoro pubblicato nel 2007 sul “Bollettino della Società Geologia Italiana”) ha accertato che le poche faglie osservate sono la continuazione di quelle già note in terraferma e che una faglia trasversale alla catena, più o meno parallela alla costa siciliana proprio non esiste fino all'altezza di Catania, dove comincia la cosiddetta “scarpata ibleo – maltese”, il lineamento che separa la crosta continentale sicula da quella oceanica dello Jonio. Le strutture geologiche mostrano semplicemente una forte inclinazione recente verso est (Il che, tanto per aumentare la confusione, contrasta con quello che si vede nel settore dello stretto, dove invece è la zona ad Est (la Calabria) che si sta sollevando...). La stessa campagna geofisica ha escluso pure la presenza di faglie normali ad alto angolo.
Recentemente è stata avanzata l'idea che lo tsunami non sia stato provocato direttamente dal terremoto: i fondali dello stretto e delle aree limitrofe presentano notevoli spessori di sedimenti sciolti e versanti molto ripidi, per cui è possibilissimo che lo scuotimento del terreno abbia provocato una frana sottomarina di grandi proporzioni, tale da innescare lo tsunami (di questo aspetto si parla anche nella Valutazione di impatto ambientale per la costruzione del ponte sullo stretto). la cosa spiega meglio anche la distanza temporale fra la scossa principale e il maremoto. E difatti alcuni geologi dell'Università di Roma Tre (Andrea Billi e Liliana Minellli) avrebbero individuato la frana nella zona a largo di Giardini Naxos. E' ovvio che così, oltre a sciogliere l'enigma degli tsunami della zona, si fa giustizia della “faglia di Taormina” e, quindi, anche dell'anomalia di una faglia generatrice che non si trova. La carta è tratta dal loro lavoro.
E' POSSIBILE UN'ALTRA SPIEGAZIONE PER IL TERREMOTO DEL 1908?
A questo punto, anche se non è nello spirito puramente informativo di “Scienzeedintorni” una nuova ipotesi la propongo io (giuro che è la prima e l'ultima volta che lo faccio...). Nello Jonio calabro ci sono due classi di terremoti: oltre a sismi superficiali si nota un certo numero di eventi più profondi. In pratica tra Ionio, Calabria e le coste della Sicilia orientale i terremoti si raggruppano in due classi, una superficiale (tra 0 e 20 km di profondità) e una tra i 30 e i 60 km.
Nella zona di Messina la zolla jonica che scende sotto l'arco calabro è a una profondità piuttosto bassa. Proviamo quindi a considerare una nuova ipotesi: il terremoto del 1908 potrebbe nascere in un contesto strutturale diverso dagli altri terremoti dell'arco Calabro – Peloritano.
Nella costa pacifica a nord della California è comune la presenza di forti sismi con una storia simile: lento innalzamento asismico e, all'atto della scossa, un forte abbassamento. Nelle zone costiere questi eventi sono stati persino datati scavando trincee e studiandone la stratigrafia: l'abbassamento violento del terreno provoca l'ingresso nella falda acquifera di acqua marina, per cui si assiste ad una estesa moria di alberi che lascia una evidente traccia, coperta da sedimenti successivi.
Quindi il terremoto del 1908 possa aver avuto origine non da una struttura distensiva superficiale, ma da una compressione più profonda legata alla zona in cui la crosta ionica collide con la crosta calabra e vi scorre sotto, un meccanismo simile a quello dei terremoti del Pacifico e dell'Indonesia. Nel classico schema di Amodio e Morelli la linea dove collidono le zolle in superfice è la curva che parte dal Gargano e arriva nel Canale di Sicilia. La zolla ionica scende sotto il Tirreno e si trova nello Jonio a largo della Calabria, ma poi si avvicina molto all'area dello stretto
Una interpretazione di questo tipo, che presuppone un piano di faglia immergente a NW e collocabile a discreta profondità (almeno 20 km), fornisce una buona spiegazione dei movimenti cosismici del settore messinese, ma contrasta con quelli del settore calabro. Proprio per questo, il meccanismo classico sarebbe più credibile (ed infatti è quello preso in considerazione attualmente), solo che si scontra con la mancanza della faglia.
C'è poi un altro dubbio: perchè altri settori di questo sottoscorrimento, nel mare a est della Calabria, non hanno mai dato a memoria d'uomo, movimenti sismici importanti?
Nonostante questi forti dubbi ho voluto comunque presentare questa ipotesi (in attesa che qualche geofisico me la stronchi senza complimenti.....)