Non era nei miei piani continuare a parlare di Americhe per il quarto post consecutivo, ma ci sono delle “breaking news” dal Cile.
Qualche lettore ricorderà l'attenzione che ho avuto per l'eruzione del Chaiten, il vulcano cileno che ha costretto all'abbandono della città omonima. Personalmente ho continuato a monitorare la situazione ma siccome non c'era niente di nuovo (o, meglio, l'eruzione continuava tra alti e bassi senza novità di rilievo) mi sembrava inutile intervenire in materia.
Dopo 8 mesi l'eruzione continua. Sul vecchio duomo di lava che aveva riempito la caldera 9.300 anni fa il nuovo duomo, che ha continuato ad aumentare di dimensioni giorno per giorno, assomiglia ad un bubbone. Ci sono stati dei massimi di attività come un paio di settimane fa in cui il rischio del collasso del duomo era diventato elevatissimo. La situazione adesso si è di nuovo stabilizzata, nel senso che l'eruzione continua ad un livello costante.
Ormai tutta la pianura a valle del vulcano è inesorabilmente coperta da ceneri e fanghi e a questo punto dal governo è arrivata una notizia temuta fin dall'inizio di questa vicenda: il governo cileno, per bocca del ministro degli interni Edmundo Pérez Yoma il 28 gennaio ha comunicato ufficialmente che la città di Chaiten deve essere abbandonata. La situazione attuale è quella nella foto, tratta dalla fototeca dell'Hearth Observatory della NASA
Per adesso la capitale della provincia di Palena viene spostata a Futalefù. I profughi di Chaiten verranno rilocati in un altro sito che verrà scelto nei prossimi mesi e verranno fissate le entità delle compensazioni per le perdite subite dagli abitanti in termini di beni mobili e immobili.
Non saranno più investite risorse per lavori nella città invasa da metri di fanghi e ceneri, dove ancora adesso qualche centinaio di persone è tornato a vivere nella parte più alta, meno danneggiata: stanno cercando di ripristinare i servizi essenziali come corrente e acqua potabile
Ovviamente gli abitanti (o almeno una parte di essi) non sono della stessa idea e vorrebbe ricostruire Chaiten dov'era, spalleggiata da una parte della classe politica.
Umanamente li capisco. E non è detto che, finita l'eruzione, il Chaiten non si calmi per qualche altro migliaio di anni e gli altri vulcani che la minaccino si comportino allo stesso modo. E vorrebbero che alla ricostruzione della città venissero affiancati dei lavori per contenere le piene.
Una cosa che mi lascia perplesso è la presunta frase attribuita al ministro, che suona più o meno così: “non investiremo risorse in una città collocata in un posto dove non doveva essere costruita”. Sul rischio vulcanico nelle Ande avevo già pubblicato un articolo, quando il Chaiten si svegliò.
Scrive Gonzales – Ferran, del dipartimento di Geologia e Geografia dell'Università del Cile: la regione andina è caratterizzata dalla presenza di centinaia di vulcani attivi che hanno provocato un gran numero di vittime e gravissimi danni alle infrastrutture (tanto per citarne alcuni Armero, El Chicon, Lonquimay, Hudson etc etc). D'altra parte, l'espansione demografica delle ultime decadi ha contribuito ad aumentare la vulnerabilità di cose e persone al rischio vulcanico. Gonzales -Ferran conclude dicendo che una mappa del rischio vulcanico in Cile è fra le priorità del XXI secolo
Senza discutere di una situazione specifica che conosco soltanto superficialmente, vogliamo vedere quante città del Cile sono a rischio vulcanico?
Ormai tutta la pianura a valle del vulcano è inesorabilmente coperta da ceneri e fanghi e a questo punto dal governo è arrivata una notizia temuta fin dall'inizio di questa vicenda: il governo cileno, per bocca del ministro degli interni Edmundo Pérez Yoma il 28 gennaio ha comunicato ufficialmente che la città di Chaiten deve essere abbandonata. La situazione attuale è quella nella foto, tratta dalla fototeca dell'Hearth Observatory della NASA
Per adesso la capitale della provincia di Palena viene spostata a Futalefù. I profughi di Chaiten verranno rilocati in un altro sito che verrà scelto nei prossimi mesi e verranno fissate le entità delle compensazioni per le perdite subite dagli abitanti in termini di beni mobili e immobili.
Non saranno più investite risorse per lavori nella città invasa da metri di fanghi e ceneri, dove ancora adesso qualche centinaio di persone è tornato a vivere nella parte più alta, meno danneggiata: stanno cercando di ripristinare i servizi essenziali come corrente e acqua potabile
Ovviamente gli abitanti (o almeno una parte di essi) non sono della stessa idea e vorrebbe ricostruire Chaiten dov'era, spalleggiata da una parte della classe politica.
Umanamente li capisco. E non è detto che, finita l'eruzione, il Chaiten non si calmi per qualche altro migliaio di anni e gli altri vulcani che la minaccino si comportino allo stesso modo. E vorrebbero che alla ricostruzione della città venissero affiancati dei lavori per contenere le piene.
Una cosa che mi lascia perplesso è la presunta frase attribuita al ministro, che suona più o meno così: “non investiremo risorse in una città collocata in un posto dove non doveva essere costruita”. Sul rischio vulcanico nelle Ande avevo già pubblicato un articolo, quando il Chaiten si svegliò.
Scrive Gonzales – Ferran, del dipartimento di Geologia e Geografia dell'Università del Cile: la regione andina è caratterizzata dalla presenza di centinaia di vulcani attivi che hanno provocato un gran numero di vittime e gravissimi danni alle infrastrutture (tanto per citarne alcuni Armero, El Chicon, Lonquimay, Hudson etc etc). D'altra parte, l'espansione demografica delle ultime decadi ha contribuito ad aumentare la vulnerabilità di cose e persone al rischio vulcanico. Gonzales -Ferran conclude dicendo che una mappa del rischio vulcanico in Cile è fra le priorità del XXI secolo
Senza discutere di una situazione specifica che conosco soltanto superficialmente, vogliamo vedere quante città del Cile sono a rischio vulcanico?