Nel
post precedente è arrivato un commento con delle precisazioni il
buon Fioba, che ringrazio. Diciamo che questa storia è esplosa in
base alla cattiva interpretazione da parte di Maria Rita D'Orsagna di
alcune parole, a cui in molti, me compreso, hanno dato credito.
A
questo punto direi che la questione del fracking a Ribolla vada
ridimensionata ma è molto importante che la popolazione sia
informata RAZIONALMENTE ed evitare che i soliti tribuni imbecilli
prendano il sopravvento. È quindi meglio mettere in chiaro quello
che è successo e quello che forse succederà nella Piana di Grosseto
(ma ho dei dubbi che accadrà, almeno per ora): sapere di preciso
come stanno le cose è fondamentale, non solo per i cittadini, ma
anche per le istituzioni. Purtroppo quando vengono fuori fatti del
genere un certo numero di persone si mette a strillare e pontificare
senza sapere di cosa stia parlando e ci sono subito quelli che,
leggendo quello che vogliono leggere, partono alla carica. Mi
riferisco soprattutto a quelli che “il terremoto dell'Emilia è
dovuto a fracking e/o iniezione di gas” e scemenze simili. Questa
disinformazione va a tutto vantaggio di chi non ha dato retta a
geologi e geofisici, perchè “tanto erano 500 anni che non c'era un
terremoto forte da queste parti”.
In
realtà era possibile fare confusione perchè c'erano dei punti che
si prestavano ad una interpretazione diversa dalla realtà: il
termine "frac job", il termine “giacimenti non
convenzionali” e il disegno di un pozzo orizzontale avevano fatto
intendere erroneamente anche a me che si trattasse di un normale
fracking. Però mi era chiaro che almeno per ora non erano state
usate né acqua né le schifezze che di solito vengono impiegate per
il fracking. Soprattutto questo mi aveva dato da pensare, anche
grazie alle segnalazioni di vari amici e corrispondenti a cui avevo
parlato della cosa.
Vediamo nei dettagli la cosa, allora:
1. il frac-job: nella prova del
2008 a Ribolla non è stata impiegata la tecnica del Fracking come
comunemente viene inteso: hanno invece eseguito un hydraulic fracture job
coupled with ceramic proppant, designed to enhance productivity:
è sempre una fratturazione che serve a migliorare la permeabilità
nell'intorno del pozzo, ma in questo caso vengono utilizzati soltanto azoto
liquido e abrasivi ceramici e non per fortuna acqua e vari acidi tipici del fracking in senso stretto.
Aggiungo che questa
tecnica viene usata anche per i pozzi per acqua, quando l'acquifero è
impostato su calcari.
È altresì vero che
la terminologia usata è quantomeno sbadata, perchè, pur non
nominandoli, non viene precisata l'assenza di liquidi acidi. Questo
probabilmente perchè chi ha scritto il report, lo ha pensato solo ad
uso di un pubblico professionale esperto nel campo della
fratturazione, che avrebbe capito immediatamente la situazione. Non
si è reso conto che quel documento in rete può essere letto da
persone non specificamente addentro, le quali – abbastanza
intuitivamente – non possono che associare sempre il fracking con i
gas – shales e i liquidi terribilmente inquinanti che vi vengono
utilizzati.
2. Depositi "non convenzionali": ecco qui un secondo, grave,
errore: i gas – shales sono una delle "riserve non
convenzionali" di gas, ma non l'unica (e questo mi era chiaro). Per esempio Hans-Holger Rogner in
una pubblicazione del 1997 “An Assessment of World Hydrocarbon
Resources” dell'Institute for Integrated Energy System, della
University Of Victoria segnala che i gas – shales conterrebbero
16.000 trilioni di piedi cubici di gas (non fatemi dire quanto fa in
altre unità di misura...), ma questo valore è solo il 50% di quello
totale “non convenzionale” disponibile: il resto è diviso fra
metano da strati di carbone (Coal-bed methane – CBM in sigla) e
metano da sabbie tipo le Oil Sands (o Tar Sands) dell'Alberta. Il metano
di Ribolla si troverebbe proprio nei depositi lignitiferi che sono
stati estratti fino alla atroce disgrazia del 1954: anche prima
questa miniera era nota per il grisù ed è stato probabilmente
questo fatto ad attirare la Independent Resources PLC. Quindi la
coltivazione riguarderebbe un Coal Bed Methane (Metano in letto di
carbone) e non un gas – shale. Sempre secondo la Independent il
CBM arebbe il 9% del metano estratto annualmente negli USA.
3. Il progetto
di perforazione orizzontale: anche qui c'è una certa
confusione: nessun dubbio che sia il processo tipico per lo
sfruttamento dei gas – shales (esistono anche pozzi verticali ma
per la loro scarsa produttività sono in calo). Però prima che nei
gas-shales questo sistema è stato usato nell'industria petrolifera
tradizionale per risparmiare sui costi, arrivando dalla superficie
alle rocce – serbatoio praticando il minori numero possibile di
pozzi verticali.
Serve soprattutto quando si va parecchio in
profondità.
Quindi a Ribolla verrebbe praticata una
perforazione orizzontale tramite Dry Fracking, utilizzando azoto e
abrasivi ceramici senza l'uso di sostanze pericolose e con la
necessità di una minima quantità di acqua.
Ho usato il condizionale
perchè siamo lontani dalla fase produttiva e francamente non credo
che si andrà avanti: i quantitativi non mi paiono tali da
giustificare una coltivazione di metano in un'area priva di altre
attività del genere e il prezzo del gas non è elevato (anzi, è
crollato sul mercato americano). Questo anche se il metano di Ribolla
si presenta di ottima qualità, molto puro e quindi non
necessiterebbe di particolari lavorazioni successive all'estrazione.
Con questa
situazione si capisce perchè la Regione Toscana avesse dato un
parere positivo. Per chi volesse tutta la documentazione è visibile
a questo indirizzo del comune di Roccastrada (che, sembra, avesse invece dato un parere negativo).
C'è però da
considerare, nel progetto, la fase successiva a quella del Dry
Fracking, su cui discutere attentamente: con il Dry Fracking
non si riesce ad estrarre tutto il metano disponibile, per cui dopo
la prima fase in cui si utilizzerebbe questo sistema, si passerebbe
ad una seconda fase in cui verrebbe impiegata la cosiddetta tecnica
ECBM: sono delle iniezioni di CO2 che sostituisce il metano residuo e
si fissa nel carbone. Una tecnica che la Independent dichiara
importante nella lotta contro le emissioni di CO2 perchè fissa sotto
terra una quantità maggiore di CO2 di quella che verrebbe emessa
dalla combustione del metano estratto.
E quindi descrive la ECBM come
una tecnica “ecologica”.
Bellissimo:
l'industria petrolifera al servizio dell'ambiente... quasi quasi ci
credo...
Una piccola
considerazione in merito: dicendo questo la Independent dichiara che
le emissioni di CO2 sono un problema. È la stessa posizione di tutti
gli altri petrolieri????????
Questa tecnica
potrebbe però avere delle conseguenze pericolose. Se per un motivo
qualsiasi il CO2 risalisse in superficie potrebbe accadere un
disastro: infatti è un gas più pesante dell'aria e quindi una sua
risalita comporterebbe un grave pericolo. Ricordo quello che è
successo sul Lago Nyos, un lago che occupa una caldera vulcanica in
Camerun: il 21 agosto 1986 morirono 1700 persone a causa di una
"eruzione" di CO2 di origine vulcanica.
Il rischio
potrebbe essere legato soprattutto ad eventi sismici.
Ora, il lettore
di Scienzeedintorni Fabio Coralli ha fatto una ricerca, che poi ho
verificato anche io, L'area è sede di una certa sismicità
strumentale.
Ovviamente la questione va vista in termini di risentimento macrosismico a prescindere dalla vicinanza della sorgente sismica e quindi oltre ai terremoti in zona vanno esaminate anche scosse più intense in aree limitrofe.
Oggettivamente non mi pare che nella storia degli ultimi
2000 anni l'area sia stata interessata da forti eventi sismici, però
mi ricordo personalmente del terremoto nel 1971 a Tuscania, che provocò oltre 30 morti e un evento
con M 4.9 è citato dall'Iris Earthquake Browser a Monterufoli,
qualche decina di km a NW nel 1970.
L'aera della concessione è divisa fra i comuni di Grosseto, Castiglion della Pescaia, Gavorrano e Roccastrada. i primi tre sono nella classificazione toscana, virtualmente asismici o quasi ma Roccastrada è invece inserito nella categoria 3S, considerata "a bassa sismicità" ma con accelerazioni di picco che possono raggiungere valori tra 0,15 e 0,25 g, valori che sono leggermente inferiori a quelli massimi registrati il 20 maggio 2012 in Emilia.
Onestamente non so dire se stante così la
situazione ci possano essere problemi di riemissione del CO2, ma tutto sommato questo dato non mi pare confortante e necessita secondo me (ripeto, impressione ma non certezza dato che non mi sento in grado di pontificare sull'argomento) una qualche precisazione.
Insomma.., tanto can
can per niente. La D'Orsogna c'è cascata, come poi ci sono
cascato anche io. Ma siccome questa storia verrà tirata in ballo di
continuo, è bene che chi sa come stanno le cose sia pronto ad
informare.
In fondo a questo post ribadisco:
nelle serie sedimentarie che costituiscono oggi l'Italia le
condizioni per la formazione di idrocarburi si sono avute solo nel
Triassico e in misura minore, nel Terziario superiore e da nessuna
parte esistono giacimenti di idrocarburi assimilabili a quelli di gas
– shales e oil – shales.