Il terremoto di venerdì 21 giugno
delle Alpi Apuane l'ho sentito molto distintamente anche io a Firenze ed è
stato un evento per la nostra zona abbastanza fortino. Il meccanismo
focale presenta una analogia con quello del 25 gennaio 2013 della
Garfagnana: entrambi sono ascrivibili a movimenti lungo faglie
perpendicolari alla catena appenninica. In questo post analizzo il
contesto temporale in cui è avvenuto questo sisma e lo confronto con
quanto avvenne prima del terremoto del 1920 nella stessa zona.
Seguirà un secondo post, probabilmente più da “addetti ai lavori”
in cui parlerò della geologia dell'Appennino Settentrionale e di
quanto questo sisma, apparentemente un po' anomalo, possa servire
alla causa di una visione alternativa del sistema di dorsali e fosse
che forma il versante tirrenico della catena. È probabile che segua
un terzo post sulle bufale sismiche scritte sull'argomento.
Nonostante non voglia parlare di
bufale, comincio subito a sfatarne una, la credenza che quella non
sia una zona sismica: basterà ricordare il terremoto del 1920 con M
stimata di 6.5 che provocò centinaia di morti fra Fivizzano, Barga e
Castelnuovo Garfagnana. Inoltre tutti i comuni di Garfagnana e
Lunigiana dal punto di vista della zonazione sismica sono
classificati nella zona “2”. Quindi niente di inaspettato. Il
terremoto del 1920 fu preceduto il giorno prima da un'altra scossa
forte; è successo così anche per il terremoto di Barga del 1481,
per il quale la Magnitudo stimata è di 5.8.
Furono questi precedenti che portarono
nel 1985 alla evacuazione prudenziale di molti abitati della zona a
seguito di una scossa di M 4.6.
ATTENZIONE: gli eventi del 1481 e del
1920 sono stati preceduti da SCOSSE AVVERTITE DALLA POPOLAZIONE. Dire
che in Lunigianan era in corso uno sciame sismico in questi giorni è
fuorviante in quanto fino a pochi anni fa non era possibile sapere di
queste scosse, che sono rilevabili solo ed esclusivamente tramite
strumentazione scientifica. Pertanto nella sismologia storica è
possibile solo conoscere scosse che hanno avuto qualche effetto
macrosismico e quindi una Magnitudo superiore a 3.
L'ATTIVITÀ SISMICA DEGLI ULTIMI DUE ANNI
DELL'APPENNINO SETTENTRIONALE E DELLA BASSA PADANA
Una cosa interessante è il
sequenziamento dei terremoti degli ultimi due anni in cui,
indiscutibilmente, abbiamo una frequenza anomalmente alta di eventi
nell'Appennino tosco – emiliano e dintorni.
Il 27 gennaio 2012 un evento con M=5.2
si è verificato nella valle del Taro, poi c'è stata la sequenza
emiliana del maggio – giugno 2012. Abbiamo anche avuto numerosi
eventi nel versante emiliano dell'Appennino, ma come intensità nel
2013 i due eventi più forti si sono avuti tra Garfagnana e Apuane.
Vediamo nella carta elaborata tramite l'IRIS Earthquake Browser la
sismicità del 2012 e 2013 nell'area.
Per un confronto. tra Appennino Tosco
Emiliano e pianura emiliano – romagnolo – basso veneta hanno
raggiunto un valore M=5 solo 4 nel periodo fra il 1995 e il 2011,
come si vede in questa seconda carta ottenuta anch'essa con l'IEB.
"ADDENSAMENTI NEL TEMPO" DEI TERREMOTI: LE CRISI SISMICHE
Quindi, è chiaro che negli ultimi 2 anni la zona presenta una sismicità maggiore rispetto ai 16 anni precedenti. Questo però non è un segno che questi terremoti siano artificiali, come sostengono vari personaggi non addentro al mondo scientifico ma fissati con HAARP, scie chimiche e via discorrendo (questi pazzi hanno persino creato una "teoria unificante" che mette in relazione HAARP e i distubi della ionosfera con le scie chimiche e i terremoti...). No, non c'è niente di strano: i terremoti non hanno una distribuzione “random” ma in una certa area tendono ad associarsi in ristrette zone temporali; questi momenti di alta sismicità possono essere definiti come “crisi sismiche”.
Ne abbiamo avuta per esempio una
nell'Italia centro – meridionale tra il 2002 ed il 2003, quando ci
furono in pochi mesi due sequenze sismiche importanti come quella
delle Timpe catanesi e quella del Tirreno Meridionale, il terremoto
di San Giulianoe due massicce eruzioni dell'Etna e dello Stromboli
(con tanto di tsunami nelle Eolie). La sequenza terminò con il
terremoto di Boumerdes (in Algeria) del maggio 2003, di cui prima mo
poi voglio parlare perchè ha avuto forti conseguenze a grande
distanza.
Il riconoscimento del fatto che la sismicità italiana tendeva a concentrarsi in crisi sismiche venne fuori negli anni '80: questi periodi tendenzialmente iniziano al sud e finiscono al nord, con una eventuale coda finale, non sempre presente, nel sud Italia e ne hanno elencate diverse nell'ultimo millennio. durante queste fasi si registrano una serie di eventi violenti in tempi molto ravvicinati mentre altri periodi sono caratterizzati da stasi o da pochi eventi molto forti.
Una crisi sismica di questo tipo, molto breve, è avvenuta fra il 1962 e il 1980 (Irpinia 1962, Belice 1968, Friuli 1976 e Irpinia 1980 sono gli avvenimenti principali, ma è stato un periodo in cui la sismicità “di fondo” era altina.
Molto rimarcabile, più lunga e più intens, è stata la crisi sismica che avvenne nella seconda metà del XIX secolo e che durò fino al 1908 in Italia Meridionale ed ebbe le sue appendici più settentironali in Abruzzo e Appennino settentrionale tra il 1915 e il 1920.
Mi ricordo mia mamma, classe 1924 che era preoccupata e stupìta per tutti questi terremoti (praticamente il primo terremoto forte di cui aveva ricordo era quello del 1962, quando aveva quindi 38 anni). Ma è l'unico terremoto “memorabile” che si ricordava e che io, nato nel 1960 e quindi 36 anni dopo, non mi ricordo. Io invece a 20 anni avevo vissuto già 3 dei 4 forti terremoti vissuti da mia mamma che nel 1980 aveva 56 anni.
Notate che fra i terremoti “importanti” ce n'è stato uno, sempre in Irpinia, nel 1930 ma all'epoca una bambina di 6 anni se non aveva qualche coinvolgimento familiare con le zone terremotate non poteva certo ricordarsi un terremoto.Molto rimarcabile, più lunga e più intens, è stata la crisi sismica che avvenne nella seconda metà del XIX secolo e che durò fino al 1908 in Italia Meridionale ed ebbe le sue appendici più settentironali in Abruzzo e Appennino settentrionale tra il 1915 e il 1920.
Mi ricordo mia mamma, classe 1924 che era preoccupata e stupìta per tutti questi terremoti (praticamente il primo terremoto forte di cui aveva ricordo era quello del 1962, quando aveva quindi 38 anni). Ma è l'unico terremoto “memorabile” che si ricordava e che io, nato nel 1960 e quindi 36 anni dopo, non mi ricordo. Io invece a 20 anni avevo vissuto già 3 dei 4 forti terremoti vissuti da mia mamma che nel 1980 aveva 56 anni.
I GRANDI TERREMOTI DELL'APPENNINO SETTENTRIONALE TRA IL 1916 E IL 1920
Se rimaniamo sull'Appennino
Settentrionale, vediamo che circa un secolo fa c'è stato un anomalo
raggruppamento di terremoti che hanno interessato tutta la catena:
tra l'Adriatico e il Tirreno ci sono stati 4 eventi piuttosto forti
negli anni compresi tra il 1916 e il 1920 quando:
16 agosto 1916: M 6.1 localizzato fra
Rimini e Pesaro
26 aprile 1917: M 5.9 in Val Tiberina
29 giugno 1919: M 6.2 in Mugello
7 settembre 1920: M. 6.5 tra Garfagnana
e Lunigiana (più o meno anche questo ha avuto l'epicentro vicino a
Fivizzano)
Come si vede si tratta di quattro
eventi che hanno avuto una intensità almeno del IX grado della Scala
Mercalli in 4 anni con un evidente trend di spostamento della
sismicità da Est a Ovest. Un trend geografico della sismicità è
tipico della faglia dell'Anatolia, in cui la sismicità principale si
sposta da Est ad ovest partendo dal limite orientale arrivando fino
al Mar Egeo. Ma lì la situazione in quell'area è molto più
semplice da interpretare.
Nel caso di un secolo fa i terremoti di
Avezzano e dell'Appennino Settentrionale possono costituire la “coda
settentrionale” di quella crisi sismica che ha colpito con esiti
drammatici l'Italia Meridionale (con un particolare accanimento in
Calabria) nella seconda metà del XIX secolo e fino al 1908.
Pertanto, la anomala concentrazione di
eventi sismici fra Emilia e Toscana degli ultimi 2 anni, anche se
“non usuale” (nel senso che mediamente non avvengono tutti questi
eventi in un anno e mezzo), non è comunque assolutamente “insolita”
da un punto di vista storico perchè ha dei precedenti, anche nel
caso del 1481.
Volendo fare dietrologia sismica (e quindi una osservazione che di scientifico non ha niente) si nota che come all'inizio del XX secolo sono trascorsi pochi anni tra un terremoto violento in Abruzzo e la crisi nell'Appennino settentrionale, anche se questa è diversa da quella di 100 anni fa.
Volendo fare dietrologia sismica (e quindi una osservazione che di scientifico non ha niente) si nota che come all'inizio del XX secolo sono trascorsi pochi anni tra un terremoto violento in Abruzzo e la crisi nell'Appennino settentrionale, anche se questa è diversa da quella di 100 anni fa.
Non so quindi se questo vuole dire
qualche cosa (tantomeno in caso affermativo cosa voglia dire), ma è
sicuramente un fatto curioso e meritevole di attenzione.
Con questo, attenzione: non è che se
nel 1919 avessimo avuto le conoscenze attuali avremmo potuto
prevedere il terremoto del Mugello!!
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