Questa foto di Paolo Galli, geologo della Protezione Civile che da fine agosto sta battendo l’area interessata dai terremoti appenninici, dimostra la drammaticità dell’evento di stamattina, il più violento fra quelli verificatisi dopo il terremoto dell’Irpinia nel 1980: oltre mezzo metro di rigetto sulla faglia per decine di km. Nessun morto, ed è già uno buona notizia. Ma quante delle case che sono crollate oggi erano ancora abitate dopo gli eventi precedenti?
Sull’Appennino centrale ho scritto molto, per esempio qui ho parlato della sua storia sismica.
Intanto noto che per adesso non c’è stato un trasferimento degli eventi lungo un’altra faglia,
A questo punto, siccome con altri membri “illustri” del gruppo facebook geologi.it stiamo scrivendo delle FAQ sui terremoti in generale (e soprattutto sull’uso del gruppo da parte degli utenti “non geologi”), mi sento di scrivere delle FAQ sulla situazione attuale.
prima di tutto un appello che Boris Benkhe ha pubblicato sulla sua pagina Facebook:
Chiedo a tutti quelli che conosco di essere prudenti nella diffusione di informazioni a proposito del nuovo terremoto in centro Italia, di astenersi da stupide polemiche e evitare di pubblicizzare siti catastrofisti. I problemi sembrano sufficientemente gravi già da soli. Nessuno ha bisogno di angosciarsi più del dovuto, a nessuno aiuta se ora si dice nuovamente "la magnitudo era questa e non quella" e balle simili, se si polemizza ancora sulle stesse idiozie di prima. Qui c'è bisogno di essere seri, e di essere uniti perché il problema terremoto, che ora ha colpito ancora una volta la stessa zona, ci concerne quasi tutti.
1. ANCORA ALLA RIBALTA LA FAGLIA DEL MONTE VETTORE. Anche il terremoto di stamattina si è verificato lungo la faglia del Monte Vettore, non ci sono dubbi. Quindi per adesso questa è l’unica faglia coinvolta. Il movimento anche in questo caso ha ribassato la parte ad occidente della faglia ed è avvenuto in posizione intermedia rispetto ai sismi del 24 agosto e del 26 ottobre.
I movimenti delle stazioni GPS italiane da [1] |
2. COSA SUCCEDE NELL'APPENNINO CENTRALE. In quell’area si trova il confine fra due blocchi che si muovono in maniera diversa, come dimostrano le misure degli spostamenti di alcune stazioni dedotti usando il GPS: rispetto all’Europa a nord delle Alpi il blocco ad est si muove verso NE, quello ad ovest verso NW. Nuovi dati hanno permesso di capire che il movimento della zona ad est è più spostato verso E di quanto si pensava prima [1]. Di conseguenza si verifica una attività di estensione lungo delle faglie, come quella del Monte Vettore. I vari bacini orientati grossomodo N/S, come la piana di Castelluccio, sono dovuti all’attività di queste faglie. In questo momento è comunque esagerato dire che “l’Italia si sta spaccando”. Sarebbe molto interessante capire fino a che profondità sta succedendo tutto questo, perché potrebbe benissimo essere una cosa piuttosto superficiale senza radici profonde. La mia idea è che la cosa vada piuttosto in profondità, forse anche nel mantello. Ma non ho dati per affermarlo.
3. DURATA DELLA CRISI. Con il terremoto del 24 agosto è iniziata una nuova crisi sismica nell’Appennino centrale; le repliche della scossa principale hanno seguito la classica legge di Omori: ad una scossa principale seguono le “repliche”, in inglese "Aftershocks" (non mi piace il termine “scosse di assestamento”), che in genere diminuiscono in intensità e frequenza con l’andare del tempo. Il nome viene da quello di Fusakichi Omori (1868 – 1923), un geologo e geofisico giapponese, che ha proposto una relazione empirica che lega il tempo che trascorre con la diminuzione della loro intensità. Naturalmente ci possono essere delle repliche più forti, le quali a loro volta si trascinano un codazzo di repliche.
Questo spiega perché la sismicità di fondo rimane alta a distanza di settimane (e mesi) nell’area interessata da un evento principale.
Chiaramente i terremoti del 26 e del 30 ottobre hanno avviato a loro volta nuove sequenze di Omori
Dopo il 24 agosto nessun addetto ai lavori ha nascosto che nell’Appennino Centrale c’era una forte probabilità di avere anche in aree diverse scosse di una certa intensità. Purtroppo dove e quando non è dato sapere, fino a quando non si verificano. Né è possibile sapere quando cesserà questa fase di maggiore probabilità. L’Appennino centrale ha una storia sismica discretamente conosciuta grazie a tanti documenti e anche ad altri fattori, per esempio una discontinuità nelle costruzioni: quando abbiamo ad un certo punto una serie di nuove costruzioni più o meno contemporanee nella stessa zona è facile che quelle preesistenti siano crollate tutte insieme per un terremoto. Il caso del barocco nella Sicilia Orientale di fine 1600 – inizi del 1700 è un classico del genere, dovuto alla ricostruzione dopo il terribile terremoto del 1693.
La documentazione storica locale parla di scosse distruttive che in alcuni casi sono proseguite per mesi.
4. STORIA SISMICA DELL’APPENNINO CENTRALE. Esaminando il “catalogo parametrico dei terremoti italiani” dell’INGV [2], si notano dei momenti in cui il settore a cavallo fra Lazio, Umbria e Marche è stato colpito da una serie di eventi con M superiore a 5.5 ravvicinati nel tempo: limitandosi al periodo tra il XIII e il XVIII secolo, è successo per esempio tra il 1269 e il 1279 e negli anni 1348 – 49. Nella prima metà del XVIII secolo si sono verificate scosse intense circa ogni 10 anni (1719, 1730, 1741, 1747 e 1751), poi dopo qualche decennio di calma abbiamo terremoti nel 1781, 1785, 1791 e 1799. Comunque, ci sono anche degli eventi “isolati”, come nel 1298, 1328, 1599, mentre in tutto il XVII secolo se ne contano “appena” 3.
Per cui l'equazione "se abbiamo un evento forte, allora ne verranno altri" è stata varie volte contraddetta. E speriamo che sia così anche stavolta
Da questi dati emerge l'impossibilità di sapere se avremo o no (e tantomeno entro quando) dei nuovi terremoti particolarmente intensi. Si sa solo che in questomomento è "più possibile" che in altri periodi.
5. FAGLIE “VECCHIE” E “NUOVE”. per adesso tutte le scosse principali sono dovute a movimenti lungo la faglia del Monte Vettore. Cioè, non c’è stata la ripresa di attività su “nuove” faglie.
Vediamo ora cosa si intende dire “nuova faglia”: il prossimo eventuale terremoto su una faglia diversa da quella del Monte Vettore non sarà su una faglia che nasce con quel movimento, ma sarà una vecchia faglia che riprende a muoversi dopo che “per un pò” (centinaia o migliaia di anni) era stata ferma. Quindi per “nuova faglia” si intende “una faglia diversa da quella fino ad ora interessata dal movimento” che viene riattivata. Nuova quindi è in questo caso un sinionimo di “altra”.
6. PREVISIONE DEI TERREMOTI. Torno su questo assurdo punto: di apprendisti stregoni che millantano di prevedere terremoti ce ne sono tanti. Qualcuno è anche convinto di saperlo fare, altri sono dei semplici ciarlatani.
Tengo a precisare che prevedere un terremoto significa grossomodo che la struttura nazionale preposta alla protezione civile (in Italia il dipartimento della Protezione Civile della Presidenza del Consiglio) emetta un comunicato che grossomodo dica così: si avvisa che il giorno ics, la faglia ipsilon si muoverà provocando un sisma di Magnitudo m. A tal proposito alleghiamo la carta dello scuotimento prevista e l’elenco dei provvedimenti di Protezione Civile che vengono messi in opera.
Chiaro? Non è una previsione dire che “domani nell’area mediterranea c’è un forte rischio di terremoti”. Anche perchè una previsione è utile se dice quando e più o meno dove. Per intendersi, in questo caso avremmo dovuto evacuare "tutta l'area mediterranea"? Mi sfugge l'utilità di una "previsione" del genere (oltretutto è anche facile azzeccarci, basta intendersi sulla Magnitudo mantenendola bassa...)
In questo momento ci sono diverse vie che la Scienza sta seguendo per capire come fare.
- negli anni ‘60 del XX secolo la tettonica delle placche ha dato un significato generale ai terremoti e oggi sappiamo, specialmente dove esiste una buona documentazione storica, quali sono le aree più soggette a terremoti, di che tipo di regime tettonico si tratti (distensivo come nell’Italia centrale, compressivo come intorno a Creta o trascorrente come in California) e un’idea sull’intensità massima a cui possono arrivare i sismi.
- questo consentirebbe (se ci fossero risorse, volontà politica e volontà popolare) di prevenire i danni dei terremoti, le cui vittime non sono dovute al sisma in se e per se, ma alla cattiva edilizia della zona interessata (e per cattiva intendo sia costruzioni non idonee a resistere alle sollecitazioni sismiche, sia costruzioni in zone che risentono localmente di più il terremoto, o per amplificazione locale delle onde sismiche o per la liquefazione del terreno. A San Giuliano di Puglia ad esempio importanti fenomeni di amplificazione sismica hanno interessato le aree di più recente costruzione, edificate, a partire dagli anni ’30, su un substrato più sensibile a questo fenomeno rispetto al paese vecchio e dove quindi il grado di danneggiamento è stato sensibilmente più elevato [4]. Oltrechè in Emilia nel 2012, importanti liquefazioni del terreno si sono verificate durante il terremoto di Christchurch del 2011.
- un passo successivo sarebbe quello di riuscire a selezionare le zone che hanno maggiori probabilità di subìre nel futuro più prossimo un evento significativo. Non è ancora una previsione, ma almeno in questo modo si possono scegliere le aree in cui intervenire prima. Sperando prima o poi di riuscire davvero a prevedere con un intervallo temporale e spaziale utile per la Protezione Civile
Per fare questo passo successivo occorre uno sforzo multidisciplinare. Anche il radon fa parte di questi sforzi, ma non nel modo in cui crede Giuliani.
Ci sono diverse ricerche in corso e speriamo che diano il loro frutto.
7. PIANETI E TERREMOTI. Altro capitolo dolente. È stato notato un addensamento statisticamente significativo di forti terremoti in coincidenza con la Luna piena o la Luna nuova già nel 2002 [5]. In questo caso la variazione dell’attrazione esercitata dal nostro satellite (ben nota con gli effetti mareali) non provoca il terremoto, ma funge da grilletto: la faglia era già prossima alla rottura e la variazione nella forza gravitazionale della Luna consente allo sforzo accumulato lungo il piano di faglia di superare l’attrito. In altre parole può anticipare di un po' di tempo un evento che si sarebbe verificato comunque.
Questo filone è seguito anche da ricercatori italiani, anche perché rotazione terrestre e gravità lunare potrebbero svolgere un gioco importante si alcuni fenomeni (basta vedere la differenza fra le fasce di convergenza delle zolle con il piano di Benioff verso ovest con quelle in cui il piano di Benioff scende verso est)
Resta il fatto che, ancora, previsioni in base alla Luna non le fa nessuno, a parte i soliti visionari.
Quanto agli allineamenti planetari o ai rapporti con l’attività solare, quella si può considerare fuffa pura.
8. POPOLAZIONE E TERREMOTO. Purtroppo la situazione è brutta anche dal punto di vista psicologico. Ci sono due categorie di persone: gli sfollati, a cui oggi è arrivata una mazzata pazzesca e quelli che stanno nelle zone limitrofe, in particolare verso il nord (ad esempio Foligno, tanto per intendersi). Non è facile vivere in questa situazione, specialmente sapendo che la Scienza non può escludere che altri eventi interessino le aree limitrofe con l’attivazione di nuove (ovviamente nel senso di altre!) faglie. Mi chiedo se sia stato attivato un supporto psicologico per aiutare queste persone a convivere con questa situazione che è davvero brutta
[1] Farolfi & Delventisette (2016) Contemporary crustal velocity field in Alpine Mediterranean area of Italy from new geodetic data GPS Solutions DOI 10.1007/s10291-015-0481-1
[2] INGV: catalogo parametrico dei terremoti italiani. sito:http://emidius.mi.ingv.it/CPTI/
[3] Mantovani et al (2015) Seismotectonics and present seismic hazard in the Tuscany – Romagna –Marche – Umbria Apennines (Italy) Journal of Geodynamics 89, 1–14
[3] Mantovani et al (2015) Seismotectonics and present seismic hazard in the Tuscany – Romagna –Marche – Umbria Apennines (Italy) Journal of Geodynamics 89, 1–14
[4] Rodolfo Puglia. Analisi della risposta sismica locale di San Giuliano di Puglia – tesi di dottorato di ricerca in Ingegneria geotecnica – università di Palermo e Reggio Calabria
[5] Cochran et al 2004 Earth Tides Can Trigger Shallow Thrust Fault Earthquakes. Science, 306, 1164 – 1166