Nell'occasione del trentennale della Guerra delle Falklands, iniziata il 2 Aprile 1982, vorrei parlare un po' di geopolitica applicata alle risorse petrolifere, in particolare di alcune dispute in corso che hanno come obiettivo i diritti di sfruttamento delle piattaforme continentali. Una volta i problemi erano sulla pesca, oggi con le tecnologie di perforazione offshore, la questione si è spostata dai pesci agli idrocarburi. Oltre alla questione Falklands che affronterò in questo post, ne scriverò altri per alcune situazioni particolarmente interessanti.
Il punto fermo che regola le relazioni internazionali sullo sfruttamento delle acque costiere è la convenzione di Montego Bay del 1982. In questa sede le acque prospicienti alle coste sono state divise in 3 settori:
1. le Acque territoriali, considerate parte dello stato costiero
2. le Acque della piattaforma continentale, zona di libero passaggio per chiunque, ma il cui sfruttamento, sia in materia di pesca che di risorse minerarie sul fondo marino e sotto di esso, è di esclusiva pertinenza dello stato costiero limitrofo
3. Qui sorge un problema, in quanto la larghezza della piattaforma continentale è variabile e soprattutto ci sono differenze notevolissime tra piattaforme continentali di un margine passivo, larghe e sismicamente poco attive, derivate dalla rottura di un continente e dalla conseguente apertura di un oceano, e piattaforme dei margini attivi, strette e perseguitate da terremoti e vulcani in quanto sede di scontro fra una zolla oceanica e una continentale. Per questo, e soprattutto pensando alla pesca delle nazioni del margine andino sudamericano, la stessa convenzione ha istituito delle “zone economiche esclusive”: lo sfruttamento da parte del Paese rivierasco può arrivare fino a 200 miglia marine dalla costa, indipendentemente dalla minore larghezza della piattaforma continentale
La convenzione non lo dice espressamente, ma è chiaro che se la piattaforma fosse più larga di 200 kilometri, i diritti di sfruttamente sarebbero comunque attribuiti allo stato costiero anche oltre questa distanza convenzionale (e come vedremo a largo dell'Argentina il limite della piattaforma continentale è quasi sempre superiore a questo valore)
Vediamo ora la prima di queste crisi più o meno latenti, ricordando che questa è la situazione al Marzo 2012 cominciando appunto dalla questione delle Isole Falklands.
Le isole Falklands sono un arcipelago con due isole maggiori e qualche centinaio di isolette minori. Rappresentano l'unica zona oggi emersa della estesa piattaforma continentale a largo dell'Argentina e sono al centro di una guerra che, dopo aver avuto pesanti conseguenze umane proprio 30 anni fa, è oggi combattuta esclusivamente con le armi della diplomazioa.
Estese più o meno quanto l'Emilia Romagna, presentano le stesse rocce del basamento africano e quelle che in Argentina di solito non si vedono perchè ricoperte da sedimenti che vanno dalla fine del Paleozoico ad oggi. Ci sono anche dei filoni basaltici giurassici formatisi in corrispondenza dell'apertura dell'Oceano Atlantico meridionale.
Quando ancora non c'era la tettonica delle placche, i pochi ma agguerriti sostenitori della deriva dei continenti avevano nelle Falklands un punto di forza: secondo loro queste isole erano in qualche modo state lasciate indietro dal Sudamerica nel suo moto verso ovest: dicevano questo perchè non avevano ancora la percezione del fatto che in realtà il continente si estende per parecchio tra la costa e la scarpata continentale (circa 160 km a nord, ma siamo a oltre 300 km nell'Argentina centrale per arrivare al migliaio nella zona delle Falklands).
La fauna è particolarmente interessante: uccelli marini, pinguini compresi, foche e mari piuttosto pescosi. Quando il mare durante i massimi glaciali era più basso dalla terraferma arrivò un canide, il Warrah, estinto per la caccia già nel XIX secolo. Descritto da Darwin come "Canis antarcticus" rappresentò una delle prime osservazioni che portarono il naturalista inglese alla formulazione dell'evoluzione delle specie in quanto le popolazioni delle due isole maggiori si distinguevano nel colore e nelle dimensioni.
La fauna è particolarmente interessante: uccelli marini, pinguini compresi, foche e mari piuttosto pescosi. Quando il mare durante i massimi glaciali era più basso dalla terraferma arrivò un canide, il Warrah, estinto per la caccia già nel XIX secolo. Descritto da Darwin come "Canis antarcticus" rappresentò una delle prime osservazioni che portarono il naturalista inglese alla formulazione dell'evoluzione delle specie in quanto le popolazioni delle due isole maggiori si distinguevano nel colore e nelle dimensioni.
Le isole Falklands da un punto di vista umano hanno una storia un po' confusa, a cominciare da chi fu il primo europeo a scoprirle. Fattostà che ad un certo punto c'erano due colonie, una francese nell'isola orientale e una inglese in quella occidentale (il ricordo della colonia francese si trova ancora nel nome di “Port Louise”). Gli spagnoli acquistarono la colonia francese nel 1767, ponendola sotto l'amministrazione di Buenos Aires, tentando di espellere gli inglesi dalla zona che questi ultimi controllavano; ci riuscirono manu militari nel 1770 ma la cosa finì male perchè gli inglesi non la presero bene e una guerra fu evitata con un accordo diplomatico che riportò lo status quo di prima di questa azione.
Durante la guerra di indipendenza americana gli inglesi lasciarono provvisoriamente l'isola (previa installazione di una targa per ricordare che il territorio era loro) ma ci tornarono in seguito. Da allora le cose si fanno molto complicate, fra partenze e arrivi di coloni inglesi e spagnoli o argentini (anch'essi andando via hanno posto una targa simile a quella inglese, tanto per affermare anch'essi la sovranità sulle isole), sbarchi per naufragi che diventano occasione per rivendicare le isole e altre storie.
Nel frattempo l'Argentina era diventata uno stato indipendente (1816). Un punto fermo è il 1840, quando gli inglesi stabiliscono definitivamente la colonia. Da allora l'Argentina rivendica il possesso delle Falklands (o, come le chiamano loro, Malvine: il nome deriva da Saint Malò, la cittadina atlantica da cui provenivano i coloni francesi, detti Malouines). Complessivamente succede poco fino al tragico 1982, quando l'Argentina invase le isole: iniziò una breve ma sanguinosa guerra (900 morti accertati) dopo la quale i militari sudamericani si dovettero ritirare. Il fine dei militari argentini era puramente patriottico e mirava soprattutto a compattare la popolazione e distrarla dalla situazione politica ed economica: nessuno infatti pensava al petrolio, all'epoca.
Resta il fatto che oggi gli abitanti delle Falklands sono inglesi e non ne vogliono proprio sapere di finire sotto l'Argentina (che comunque ha dichiarato – almeno formalmente – di volerne rispettare usi, lingua e tradizioni)
L'Argentina è un Paese esportatore di petrolio, ma soprattutto esporta più gas naturale del Venezuela, pertanto nel settore è il N.1 dell'America Latina. Le risorse maggiori sono in Patagonia dove le zone interessanti coprono una vasta parte del territorio, anche se secondo alcune fonti tutto l'offshore atlantico potrebbe contenere parecchi giacimenti. Sulla terraferma, al nord dovrebbero esserci buoni quantitativi di gas nei gas-shales che si estendono anche in Uruguay e Brasile. Curiosamente esporta greggio ma importa prodotti raffinati
Ora veniamo alle Falklands: le rivendicazioni sull'arcipelago da parte dell'Argentina sono continue e soprattutto oggi c'è tensione a causa della scoperta di grandi giacimenti di petrolio intorno alle isole, in una zona che Londra, come si vede dalla carta qui a destra, ha dichiarato come zona di proprio sfruttamento esclusivo e che si collega abbastanza bene con quella della Georgia del Sud e le Sandwich Australi, anch'esse sotto dominio britannico. Si nota comunque che Londra non ha collegato le due zone mentre tutta la fascia è rivendicata dall'Argentina.
L'Argentina è spalleggiata ufficialmente dagli altri Paesi del Sudamerica (la questione è stata esaminata nel vertice di Cancun del 2010): oggi anche il Brasile vieta la sosta nei propri porti alle navi dirette alle Falklands.
In questi giorni il governo argentino ha inviato al London Stock Market e al suo omologo Newyorkese la diffida a trattare idrocarburi provenienti dai campi delle Falklands, in quanto secondo Buenos Aires si tratta di petrolio estratto illegalmente. Londra ovviamente è di avviso completamente opposto.
In questo momento non si vedono sbocchi per la situazione essendo un accordo fra le due nazioni improponibile. Gli inglesi hanno intanto rinforzato per precauzione lo schieramento militare mentre gli argentini hanno vivacemente protestato per una visita alle isole effettuata dal Principe William.