Sulla rivista open source PLOS ONE è stato pubblicato un interessante articolo da parte di una equipe capitanata da David Caramelli, biologo all'Università di Firenze. E' stato sequenziato il DNA mitocondriale di uno scheletro rinvenuto nel Gargano e risalente a 28.000 anni fa. La cosa più interessante è che questo DNA ricade perfettamente nella "Sequenza di riferimento di Cambridge" e quindi è appartenuto ad un individuo "europeo" dalla testa ai piedi.
Per accertarsi veramente che sia DNA originale e non materiale finito sui reperti proveniente da persone che li hanno maneggiati, è stato sequenziato il DNA di tutte queste persone e confrontato con la sequenza riscontrata nelle ossa. il confronto ha confermato che il DNA analizzato è quello dei reperti e non degli studiosi
Quasi 3 mesi fa pubblicai un post in cui parlai della ipotesi di una europa bascofona prima dell'arrivo degli indoeuropei, ipotesi molto sostenuta da una archeologa tedesca, Elizabeth Hamel. La Hamel suggerisce che l'arrivo delle lingue indoeuropee non sia stato provocato da una invasione di nuove popolazioni che ne hanno sostituito quelle esistenti, ma da un processo di diffusione culturale portata da una elite (militarizzata o meno).
Se guardiamo alle lingue attualente parlate in Europa (e aree limitrofe) vediamo che quelle indoeuropee la fanno da padrone, con alcune eccezioni: se il Basco ha radici molto antiche, sono diversi i casi dei Magiari, che invasero l'Ungheria nel IX secolo e dei Turchi che invasero l'Anatolia a partire dall'XI secolo.
Ebbene, nelle popolazioni attuali dell'Ungheria i geni magiari sono una minoranza, dimostrazione che c'è stato semplicemente un cambio di lingua imposto dai nuovi arrivati che diventarono il ceppo dominante.
Il caso turco è ancora più estremo: è una lingua altaica, tipica di popolazioni con caratteristiche asiatiche di aspetto mongolo (mi rifiuto di parlare di "razza" perchè questo concetto è stato - per fortuna - totalmente smentito dalla genetica), mentre l'aspetto fisico è completamente da europei, il che è peraltro confermato dalla genetica. Quindi in una determinata zona non è indispensabile prevedere un cambiamento genetico massiccio se cambia la lingua.
Il basco invece è un caso completamente opposto: questa popolazione è documentata in zona ben prima della conquista romana e la lingua ha connessioni con le lingue parlate nel Caucaso, pertanto si suppone che sia una lingua molto antica.
Lo scheletro di Paglicci porta indubbiamente nuove prove a vantaggio di questa ipotesi: gli europei moderni potrebbero discendere anche da quella piccola popolazione caucasoide che introdusse in Europa la cultura aurignaziana e che sostituì senza mescolanze (è l'ipotesi più accettata), i neanderthaliani e la loro cultura musteriana.
Ovviamente questi uomini erano ancora dei cacciatori-raccoglitori (l'agricoltura è arrivata oltre 20.000 anni dopo!) e quindi la densità di popolazione era ancora molti bassa e nell'ipotesi della Hamel parlavano una lingua caucasica, affine al basco, lingua che fu perduta all'avvento di quelle indoeuropee ma che secondo alcuni studi è ancora presente in molti toponimi dell'Italia centro - meridionale
Per accertarsi veramente che sia DNA originale e non materiale finito sui reperti proveniente da persone che li hanno maneggiati, è stato sequenziato il DNA di tutte queste persone e confrontato con la sequenza riscontrata nelle ossa. il confronto ha confermato che il DNA analizzato è quello dei reperti e non degli studiosi
Quasi 3 mesi fa pubblicai un post in cui parlai della ipotesi di una europa bascofona prima dell'arrivo degli indoeuropei, ipotesi molto sostenuta da una archeologa tedesca, Elizabeth Hamel. La Hamel suggerisce che l'arrivo delle lingue indoeuropee non sia stato provocato da una invasione di nuove popolazioni che ne hanno sostituito quelle esistenti, ma da un processo di diffusione culturale portata da una elite (militarizzata o meno).
Se guardiamo alle lingue attualente parlate in Europa (e aree limitrofe) vediamo che quelle indoeuropee la fanno da padrone, con alcune eccezioni: se il Basco ha radici molto antiche, sono diversi i casi dei Magiari, che invasero l'Ungheria nel IX secolo e dei Turchi che invasero l'Anatolia a partire dall'XI secolo.
Ebbene, nelle popolazioni attuali dell'Ungheria i geni magiari sono una minoranza, dimostrazione che c'è stato semplicemente un cambio di lingua imposto dai nuovi arrivati che diventarono il ceppo dominante.
Il caso turco è ancora più estremo: è una lingua altaica, tipica di popolazioni con caratteristiche asiatiche di aspetto mongolo (mi rifiuto di parlare di "razza" perchè questo concetto è stato - per fortuna - totalmente smentito dalla genetica), mentre l'aspetto fisico è completamente da europei, il che è peraltro confermato dalla genetica. Quindi in una determinata zona non è indispensabile prevedere un cambiamento genetico massiccio se cambia la lingua.
Il basco invece è un caso completamente opposto: questa popolazione è documentata in zona ben prima della conquista romana e la lingua ha connessioni con le lingue parlate nel Caucaso, pertanto si suppone che sia una lingua molto antica.
Lo scheletro di Paglicci porta indubbiamente nuove prove a vantaggio di questa ipotesi: gli europei moderni potrebbero discendere anche da quella piccola popolazione caucasoide che introdusse in Europa la cultura aurignaziana e che sostituì senza mescolanze (è l'ipotesi più accettata), i neanderthaliani e la loro cultura musteriana.
Ovviamente questi uomini erano ancora dei cacciatori-raccoglitori (l'agricoltura è arrivata oltre 20.000 anni dopo!) e quindi la densità di popolazione era ancora molti bassa e nell'ipotesi della Hamel parlavano una lingua caucasica, affine al basco, lingua che fu perduta all'avvento di quelle indoeuropee ma che secondo alcuni studi è ancora presente in molti toponimi dell'Italia centro - meridionale
ANNOTAZIONE DEL SETTEMBRE 2009: probabilmente non sono stato molto chiaro negli ultimi due capoversi: gli europei discendono in parte dai cacciatori - raccoglitori e in parte dagli agricoltori che nel VI secolo AC invasero l'Europa. C'è poi almeno una terza componente