Quello dell'11 gennaio 1693 è stato probabilmente il terremoto più violento avvenuto in Italia in epoca storica. Avvertito dalla Calabria a Malta, ha distrutto una gran parte degli abitati in un'area compresa fra Catania, Ragusa e Siracusa. Morirono almeno 60.000 persone, anche a causa di uno tsunami di altezza non sicura, collocabile fra i 5 e i 10 metri
La caratteristica sismica più interessante è che la scossa principale sia stata preceduta da 2 altre scosse: la prima circa alle 12.30 locali del 9 gennaio con M=6.2 e la seconda l'11 poche ore prima di quella principale di M=4.9. Ovviamente mancando le registrazioni strumentali di scosse ce ne saranno state parecchie altre. Quella del 9 è stata di suo sufficiente per causare ingenti danni. Per fortuna ci sono molte testimonianze storiche che hanno parzialmente contribuito a distinguerne gli effetti da quella dell'11.
Detto questo potrà sembrare strano che ancora su questo sisma ci siano delle grosse divergenze di opinione fra gli studiosi, ma è così: innanzitutto sulla Magnitudo, valutata a seconda dei lavori tra 6,9 e 8 (un gap non proprio trascurabile...), sulla struttura che lo ha originato e di conseguenza, sull'epicentro.
Queste indecisioni sono dettate anche dalla bassa frequenza di scosse, anche di lieve entità, che contraddistingue l'area dall'avvento della sismologia strumentale e che, quindi, di fatto nasconde le possibili sorgenti sismogenetiche. L'unica di una certa importanza è stata il terremoto di Carlentini del 1990.
Per quanto riguarda lo tsunami, il problema è molto simile a quello del 1908: come è possibile che una scossa di magnitudocosì bassa (relativamente parlando) abbia potuto innescare un simile maremoto?
Per capire meglio le cose occorre fare un breve excursus sulla geologia dell'area, grazie a una cartina reperita su
www.geonautilusub.it, molto utile perchè rifacimento a colori di una nota carta geologica. Si vedono le varie fasce che compongono la catena appenninico - maghrebide
In viola scuro il retropaese europeo, la zona sotto la quale stanno scorrendo le placche africana e dinarica. In viola più chiaro le porzioni più "interne", geologicamente parlando: i massicci cristallini di Al.Ka.Pe.Ka. (a cui avevo già dedicato
un post) In verde oliva le falde "maghrebidi", una ziona intermedia della catena e in marrone chiaro il "sistema a thrust esterni", l'ossatura della catena attuale. In verde chiaro le porzioni delle placche africana e adriatica che stanno per scorrerei sotto la catena: Iblei, Salento e Gargano
La crosta continentale siciliana e quella oceanica dello Jonio sono separate dalla Scarpata di Malta, che secondo alcune interpretazioni si individuò alla fine del Triassico e costituì il margine africano della Tetide, l'oceano che chiudendosi ha formato quella grande catena che parte da Gibilterra e di passando per Appennini, Alpi, Balcani arriva fino all'Himalaya e di cui il Mediterraneo orientale è l'ultimo resto.
I monti Iblei sono la parte visibile dell'avampaese ibleo, di fatto formato da rocce di pertinenza africana che si stanno immergendo sotto la catena appenninica (che comincia lungo l'asse Gela – Catania) nella “avanfossa di Gela”.
E' una situazione simile a quella della Puglia, dove il Gargano e la Penisola Salentina sono ancora in attesa di scorrere sotto l'Appennino Meridionale e tra loro e la catena c'è una avanfossa, un'area in cui si è formata una spessa coltre di sedimenti
Il blocco ibleo a sua volta non è compatto. In particolare la “linea di Scicli” è una faglia trascorrente, quindi a scorrimento laterale, orientata circa N/S e che lo divide in due (che non appare nella carta). A Nord, in posizione trasversale, c'è la fossa di Lentini – Scordia, che ne determina il bordo settentrionale.
La sismicità storica sembra concentrarsi in un'area compresa tra Augusta e Vizzini. La carta, del catalogo parametrico dei terremoti italiani, riflette l'idea dell'epicentro sulla terraferma nel terremoto del 1693
E veniamo ora alle possibili sorgenti del terremoto. Cominciamo da chi sostiene l'idea
dell'epicentro in mare. Chi ha pensato a questo lo ha fatto anche per lo tsunami
La Scarpata di Malta: questa è un'idea che è andata molto per la maggiore: questa struttura è la prima che viene in mente parlando di geologia della Sicilia sudorientale. Recenti sondaggi geofisici hanno mostrato che a nord di Siracusa la struttura è attiva, a causa delle interazioni fra la crosta dello Jonio e il plateau ibleo. Per cui c'è chi come Gutscher ha fatto delle simulazioni ipotizzando un movimento distensivo sulla Scarpata di Malta,
Il Piano di subduzione della crosta ionica sotto Calabria e Sicilia: è una struttura evidente: magmatismo nelle Eolie, terremoti a più di 200 Km di profondità tra la costa calabra e le Eolie, caratteristiche della crosta e del mantello fra Jonio e Tirreno meridionale etc etc. In tutta l'area dalla Penisola Salentina alla Sicilia questa struttura non dà segni di vita o quasi. Pertanto o la subduzione si è fermata, o il piano di subduzione è bloccato (e prima o poi come quello della Cascadia (link) si sblocca e son dolori) oppure in questo periodo si muove in maniera asismica (e, sempre come in Cascadia, c'è una forte esposizione al rischio sismico). Questa terza soluzione è quella più probabile sia perchè le prospezioni geofisiche mostrano che sotto lo jonio ci sono dei piegamenti in atto, sia perchè sono stati trovati dei vulcani di fango. Personalmente mi sono chiesto se anche il terremoto del 1908 sia stato provocato da un movimento lungo il piano di subduzione, visto che ancora non si trova la faglia che lo ha generato:
vedi.
Chi invece sostiene l'idea
dell'epicentro sulla terraferma candida altre tre strutture:
La linea di Scicli, che sicuramente è stata sicuramente attiva in tempi recenti (geologicamente parlando, eh...) ed è l'idea su cui si muovono maggiormente i geofisici dell'INGV.
Le faglie del graben di Lentini – Scordia, probabilmente responsabili del terremoto di Carlentini del 1990 ma che non paiono troppo coerenti con la situazione del 1693
Il sovrascorrimento della Sicilia Centrale sul blocco Ibleo. E' un'idea portata avanti da Giusy Lavecchia che ascrive a questa struttura anche il forte terremoto di Catania del 1818. Anche per questa struttura valgono le considerazioni fatte a proposito del piano di subduzione sotto la Calabria: perchè anche in questo caso lo scorrimento non è accompagnato da una sismicità diffusa? Scorrimento asismico o struttura bloccata che ogni tanto riesce a muoversi?
Per quanto riguarda la questione dello tsunami, il lavoro recente di
Andrea Billi e Liliana Minelli che ipotizzano una frana sottomarina innescata dal terremoto per spiegare lo tsunami di Messina 1908 getta nuova luce sulla faccenda. Soprattutto è un buon punto di partenza per i sostenitori dell'”epicentrio a terra”. Oltretutto non è chiaro quanto tempo dopo la scossa principale si sia presentato il fenomeno.
Riassumendo, le ricerche su questo terremoto sono ancora in corso e non c'è ancora una visione condivisa dal mondo scientifico. Personalmente non riesco ad appoggiare una ipotesi o un'altra, e non perchè conosca solo per sommi capi la geologia dell'area (che spero di visitare il mese prossimo) ma soprattutto perchè tutte le ipotesi sono presentate in maniera valida.
C'è poi da considerare la forte scossa di due giorni prima: è stata lungo la stessa struttura che poi ha dato la tremenda mazzata dell'11 gennaio 1693 o no?
Riusciremo prima o poi ad avere più certezze che ipotesi?