Le ricerche che ho svolto per il post precedente sul terremoto di Lisbona mi hanno portato su un terreno “minato”: Atlantide.
Tra i 24 lettori di manzoniana memoria di questo blog, chi mi conosce personalmente potrà stupirsi se mi avventuro su un argomento del genere. Ma la scienza secondo me ha molto da dire, tantochè qualche anno fa si è addirittura svolto un simposio sull'argomento.
E' molto difficile, navigando in Rete, trovare qualcosa di serio al proposito. Da qualche parte ho persino letto dI “evidenze geologiche di un collegamento recente fra America ed Europa” che “giustificano la presenza di un continente in mezzo all'Atlantico”.
Roba da ricovero alla neurodeliri, come i collegamenti fra le piramidi egizie e quelle centroamericane (di oltre 3000 anni posteriori), l'alone di mistero (incoraggiato soprattutto da chi scrive i libri sull'argomento...) o l'assonanza fra atlantide e tutte le parole mesoamericane che usano le consonanti tl unite seguite da “an” (mazatlan, tenochtitlan etc etc) che non considerano la differenza di età né hanno riferimenti sulla traslitterazione di quei suoni nel nostro alfabeto.
Un fulgido esempio di quanto tempo sia stato sprecato per strane elucubrazioni su Atlantide si trovi su Archeo Sciences di Salvatore Poma: certo questo dell'Atlantide, come dicevamo in principio, è un mistero. La prova palmare sarà sempre difficilmente ottenuta. E il mistero si presenta alle nostre menti per fede e per tale via le nutre secondo particolari suoi atteggiamenti e con risoluzioni sconosciute alla cognizione scientifica e aperta.
Non ho parole...... Sarò fuori moda ma secondo me il metodo scientifico è ancora quello valido... e non mi sento uno degli ultimi superstiti della tribù degli illuministi o di quella dei positivisti...
Annoto che spesso c'è una relazione fra chi avanza un'ipotesi su una localizzazione della misteriosa civiltà e il luogo dove vive: ne deduco che avere Atlantide nel proprio territorio sia un grande onore. Pertanto un francese che mette Atlantide in un'altra nazione, conoscendo lo sciovinismo tipico dei cugini transalpini, è roba grossa: Marc-Andrè Gutscher, geologo francese, localizza Atlantide sullo Spartel Bank, una zona a bassa profondità davanti al Marocco che forse fino a 12000 anni fa, quando il livello marino era molto più basso di oggi, era davvero emersa. Peccato che quella età, proposta nel Crizia da Platone sia una datazione impossibile su base antropologia e archeologica. Gutscher asserisce addirittura di aver trovato i sedimenti depositati dallo tsunami. Credo che in seguito il geologo francese si sia reso conto dell'errore commesso, dimostrandosi una volta di più una persona seria, anche se i suoi studi sono sempre molto preziosi per la cronologia dei paleo terremoti della zona.
Nel racconto di Platone ci sono molte cose che vanno dall'impossibile al fantasioso. Come accennato, la datazione è sicuramente sbagliata: all'epoca indicata l'umanità era ancora allo stadio dei cacciatori – raccoglitori e quindi non potevano esistere società complesse, città, navi, allevamento di animali, uso del bronzo, ponti e acquedotti, Alla base dell'errore ci potrebbe essere una confusione fra mesi e anni, con ciò riducendo di 12 volte il tempo trascorso tra l'evento e il momento in cui i sacerdoti egizi ne parlarono a Solone presumibilmente attorno al 600 AC. Un linguista,Georgeos Diaz-Montexano, sostiene invece che in Egitto ci fosse poca differenza nella pronuncia delle migliaia e delle centinaia, pertanto uno straniero potrebbe aver capito migliaia di anni al posto di centinaia. Un problema simile si incontra sulla Bibbia: secondo il libro della Genesi i patriarchi avrebbero vissuto centinaia di anni ciascuno.
La soluzione migliore è che l'evento sia da collocare fra il 1800 e il 1500 AC (e quindi ampiamente successivo alla costruzione delle piramidi, tanto per dirne una).
Un altro aspetto quantomeno curioso è che gli Ateniesi vengano a sapere dagli egiziani di aver combattuto centinaia di anni prima una guerra di cui non c'era accenno nella loro memoria storica. Colpisce anche la ciclopicità delle costruzioni, un po' improbabile. Qualcuno, leggendo dei cerchi concentrici, accenna a Stonehenge (manco a dirlo...). Detto questo, nel racconto ci sono anche delle indicazioni interessanti che lo rendono credibile. La prima è la localizzazione “al di là delle colonne d'Ercole” (lo stretto di Gibilterra). Platone ambienta la storia proprio nella zona del mondo conosciuto all'epoca in cui sono piuttosto frequenti terremoti accompagnati da tsunami (frequenti nel senso geologico del termine: non è certo una zona che nella percezione comune abbia fama di essere particolarmente sismica...). Di più: se io dovessi scegliere dove ambientare un simile evento, beh, sceglierei proprio il golfo di Cadice.... Sarà proprio un caso?
Uno tsunami si può formare per un terremoto che sposta il fondo marino (il meccanismo più noto), per una frana sottomarina, innescata da un terremoto o no, per un vulcano che esplode posto in un'isola (esempi Santorini e Krakatoa) o per il collasso verso il mare del fianco di un vulcano. Ricordo che nel Mediterraneo dell'antichità ci sono stati almeno due tsunami di dimensioni gigantesche causati da vulcani e che hanno lasciato poche tracce storiche il primo, nessuna il secondo: quello dovuto all'esplosione di Santorini (1638 AC) e quello dovuto al collasso del fianco orientale dell'Etna, circa 8000 anni fa. Mi ero ripromesso di parlare dello tsunami etneo, ma sull'argomento c'è un eccellente articolo di Ignazio Burgio, catanese e quindi comprensibilmente interessato al problema, a cui rimando per chi volesse approfondire l'argomento: http://www.cataniacultura.com/120TSUNAMI.HTM )
Il racconto di Platone fa pensare che si sia trattato di un sisma gemello di quelli del 1775, 1531 e di quello che colpì proprio Cadice nel 218 AC. Correttamente, tra la scossa e lo tsunami sarebbe passato un po' di tempo. Difficile che sia stato provocato da un vulcano, sia perchè non sarebbe molto spiegabile un contemporaneo terremoto, sia perchè non sono note in quel periodo né esplosioni, né grossi collassi dei fianchi vulcanici nelle Azzorre o a Madeira, come invece è successo per l'Etna o per Santorini. In quanto a frane sottomarine, non mi pare che ci siano condizioni adatte nell'area, anche se un terremoto di dimensioni più modeste di quelli citati potrebbe averne prodotta una (e di qui lo tsunami).
Ma dove, nel mare ad ovest delle Colonne d'Ercole era collocata Atlantide? Osservando con attenzione le coste (una localizzazione a largo mi pare molto difficile), fra le pochissime isole che ci sono, quelle più interessanti sono nei dintorni della foce del Guadalquivir.
E infatti Rainer Kuhne, uno storico germanico, pone Atlantide proprio alla foce di questo fiume, davanti all'odierna città di Cadice (Gadir in fenicio), che è costruita anch'essa, praticamente, su un'isola. E' una ambientazione interessante: il nome coincide incredibilmente con Gadiro, uno dei nomi citati da Platone: sarebbe il secondogenito della prima coppia di gemelli nati dall'unione di Poseidone e Clito (il primo era Atlantico). La zona è soggetta agli tsunami, nella laguna si possono formare isole abbastanza grandi ma in qualche modo ben sommergibili dalle onde e soggette per loro natura a modifiche di forma, dimensioni e localizzazione. Per quanto riguarda la rete di canali così come sono stati descritti, su un'isola sabbiosa sarebbe stato relativamente facile disegnarli e metterli in opera. Una Venezia iberica, quindi. Da ultimo annotiamo la presenza di miniere nelle montagne circostanti.
E' facile che un terremoto così abbia avuto l'effetto di abbassare tutta la zona al punto di impedire la ricostruzione della città nello stesso sito.
La presenza di una sorgente calda e di una fredda è correlabile a fenomeni legati ai vulcani di fango che sono presenti e diffusi nel golfo di Cadice.
Per quanto riguarda la guerra, gli indizi portano a un conflitto fra le popolazioni locali e i fenici (che avevano l'obbiettivo di stabilire colonie) oppure genti appartenenti alla civiltà minoica (soluzione interessante: i sacerdoti egizi potrebbero semplicemente aver confuso gli ateniesi per altri greci). La civiltà minoica è più indicata anche per la data proposta.
Certo, è indubbiamente comodo prendere il racconto solo dove serve e respingere il resto come fantasia o esagerazione, ma sono convinto che in tutto questo un barlume di verità debba per forza esserci: diversi indizi non fanno una prova (la prova sarebbe unicamente il ritrovamento delle rovine di una città!), però il racconto di Platone fa davvero pensare che un terremoto e uno tsunami abbiano colpito, distruggendolo, un insediamento fortificato e che questo fatto sia avvenuto vicino all'odierna Cadice.
Tra i 24 lettori di manzoniana memoria di questo blog, chi mi conosce personalmente potrà stupirsi se mi avventuro su un argomento del genere. Ma la scienza secondo me ha molto da dire, tantochè qualche anno fa si è addirittura svolto un simposio sull'argomento.
E' molto difficile, navigando in Rete, trovare qualcosa di serio al proposito. Da qualche parte ho persino letto dI “evidenze geologiche di un collegamento recente fra America ed Europa” che “giustificano la presenza di un continente in mezzo all'Atlantico”.
Roba da ricovero alla neurodeliri, come i collegamenti fra le piramidi egizie e quelle centroamericane (di oltre 3000 anni posteriori), l'alone di mistero (incoraggiato soprattutto da chi scrive i libri sull'argomento...) o l'assonanza fra atlantide e tutte le parole mesoamericane che usano le consonanti tl unite seguite da “an” (mazatlan, tenochtitlan etc etc) che non considerano la differenza di età né hanno riferimenti sulla traslitterazione di quei suoni nel nostro alfabeto.
Un fulgido esempio di quanto tempo sia stato sprecato per strane elucubrazioni su Atlantide si trovi su Archeo Sciences di Salvatore Poma: certo questo dell'Atlantide, come dicevamo in principio, è un mistero. La prova palmare sarà sempre difficilmente ottenuta. E il mistero si presenta alle nostre menti per fede e per tale via le nutre secondo particolari suoi atteggiamenti e con risoluzioni sconosciute alla cognizione scientifica e aperta.
Non ho parole...... Sarò fuori moda ma secondo me il metodo scientifico è ancora quello valido... e non mi sento uno degli ultimi superstiti della tribù degli illuministi o di quella dei positivisti...
Annoto che spesso c'è una relazione fra chi avanza un'ipotesi su una localizzazione della misteriosa civiltà e il luogo dove vive: ne deduco che avere Atlantide nel proprio territorio sia un grande onore. Pertanto un francese che mette Atlantide in un'altra nazione, conoscendo lo sciovinismo tipico dei cugini transalpini, è roba grossa: Marc-Andrè Gutscher, geologo francese, localizza Atlantide sullo Spartel Bank, una zona a bassa profondità davanti al Marocco che forse fino a 12000 anni fa, quando il livello marino era molto più basso di oggi, era davvero emersa. Peccato che quella età, proposta nel Crizia da Platone sia una datazione impossibile su base antropologia e archeologica. Gutscher asserisce addirittura di aver trovato i sedimenti depositati dallo tsunami. Credo che in seguito il geologo francese si sia reso conto dell'errore commesso, dimostrandosi una volta di più una persona seria, anche se i suoi studi sono sempre molto preziosi per la cronologia dei paleo terremoti della zona.
Nel racconto di Platone ci sono molte cose che vanno dall'impossibile al fantasioso. Come accennato, la datazione è sicuramente sbagliata: all'epoca indicata l'umanità era ancora allo stadio dei cacciatori – raccoglitori e quindi non potevano esistere società complesse, città, navi, allevamento di animali, uso del bronzo, ponti e acquedotti, Alla base dell'errore ci potrebbe essere una confusione fra mesi e anni, con ciò riducendo di 12 volte il tempo trascorso tra l'evento e il momento in cui i sacerdoti egizi ne parlarono a Solone presumibilmente attorno al 600 AC. Un linguista,Georgeos Diaz-Montexano, sostiene invece che in Egitto ci fosse poca differenza nella pronuncia delle migliaia e delle centinaia, pertanto uno straniero potrebbe aver capito migliaia di anni al posto di centinaia. Un problema simile si incontra sulla Bibbia: secondo il libro della Genesi i patriarchi avrebbero vissuto centinaia di anni ciascuno.
La soluzione migliore è che l'evento sia da collocare fra il 1800 e il 1500 AC (e quindi ampiamente successivo alla costruzione delle piramidi, tanto per dirne una).
Un altro aspetto quantomeno curioso è che gli Ateniesi vengano a sapere dagli egiziani di aver combattuto centinaia di anni prima una guerra di cui non c'era accenno nella loro memoria storica. Colpisce anche la ciclopicità delle costruzioni, un po' improbabile. Qualcuno, leggendo dei cerchi concentrici, accenna a Stonehenge (manco a dirlo...). Detto questo, nel racconto ci sono anche delle indicazioni interessanti che lo rendono credibile. La prima è la localizzazione “al di là delle colonne d'Ercole” (lo stretto di Gibilterra). Platone ambienta la storia proprio nella zona del mondo conosciuto all'epoca in cui sono piuttosto frequenti terremoti accompagnati da tsunami (frequenti nel senso geologico del termine: non è certo una zona che nella percezione comune abbia fama di essere particolarmente sismica...). Di più: se io dovessi scegliere dove ambientare un simile evento, beh, sceglierei proprio il golfo di Cadice.... Sarà proprio un caso?
Uno tsunami si può formare per un terremoto che sposta il fondo marino (il meccanismo più noto), per una frana sottomarina, innescata da un terremoto o no, per un vulcano che esplode posto in un'isola (esempi Santorini e Krakatoa) o per il collasso verso il mare del fianco di un vulcano. Ricordo che nel Mediterraneo dell'antichità ci sono stati almeno due tsunami di dimensioni gigantesche causati da vulcani e che hanno lasciato poche tracce storiche il primo, nessuna il secondo: quello dovuto all'esplosione di Santorini (1638 AC) e quello dovuto al collasso del fianco orientale dell'Etna, circa 8000 anni fa. Mi ero ripromesso di parlare dello tsunami etneo, ma sull'argomento c'è un eccellente articolo di Ignazio Burgio, catanese e quindi comprensibilmente interessato al problema, a cui rimando per chi volesse approfondire l'argomento: http://www.cataniacultura.com/120TSUNAMI.HTM )
Il racconto di Platone fa pensare che si sia trattato di un sisma gemello di quelli del 1775, 1531 e di quello che colpì proprio Cadice nel 218 AC. Correttamente, tra la scossa e lo tsunami sarebbe passato un po' di tempo. Difficile che sia stato provocato da un vulcano, sia perchè non sarebbe molto spiegabile un contemporaneo terremoto, sia perchè non sono note in quel periodo né esplosioni, né grossi collassi dei fianchi vulcanici nelle Azzorre o a Madeira, come invece è successo per l'Etna o per Santorini. In quanto a frane sottomarine, non mi pare che ci siano condizioni adatte nell'area, anche se un terremoto di dimensioni più modeste di quelli citati potrebbe averne prodotta una (e di qui lo tsunami).
Ma dove, nel mare ad ovest delle Colonne d'Ercole era collocata Atlantide? Osservando con attenzione le coste (una localizzazione a largo mi pare molto difficile), fra le pochissime isole che ci sono, quelle più interessanti sono nei dintorni della foce del Guadalquivir.
E infatti Rainer Kuhne, uno storico germanico, pone Atlantide proprio alla foce di questo fiume, davanti all'odierna città di Cadice (Gadir in fenicio), che è costruita anch'essa, praticamente, su un'isola. E' una ambientazione interessante: il nome coincide incredibilmente con Gadiro, uno dei nomi citati da Platone: sarebbe il secondogenito della prima coppia di gemelli nati dall'unione di Poseidone e Clito (il primo era Atlantico). La zona è soggetta agli tsunami, nella laguna si possono formare isole abbastanza grandi ma in qualche modo ben sommergibili dalle onde e soggette per loro natura a modifiche di forma, dimensioni e localizzazione. Per quanto riguarda la rete di canali così come sono stati descritti, su un'isola sabbiosa sarebbe stato relativamente facile disegnarli e metterli in opera. Una Venezia iberica, quindi. Da ultimo annotiamo la presenza di miniere nelle montagne circostanti.
E' facile che un terremoto così abbia avuto l'effetto di abbassare tutta la zona al punto di impedire la ricostruzione della città nello stesso sito.
La presenza di una sorgente calda e di una fredda è correlabile a fenomeni legati ai vulcani di fango che sono presenti e diffusi nel golfo di Cadice.
Per quanto riguarda la guerra, gli indizi portano a un conflitto fra le popolazioni locali e i fenici (che avevano l'obbiettivo di stabilire colonie) oppure genti appartenenti alla civiltà minoica (soluzione interessante: i sacerdoti egizi potrebbero semplicemente aver confuso gli ateniesi per altri greci). La civiltà minoica è più indicata anche per la data proposta.
Certo, è indubbiamente comodo prendere il racconto solo dove serve e respingere il resto come fantasia o esagerazione, ma sono convinto che in tutto questo un barlume di verità debba per forza esserci: diversi indizi non fanno una prova (la prova sarebbe unicamente il ritrovamento delle rovine di una città!), però il racconto di Platone fa davvero pensare che un terremoto e uno tsunami abbiano colpito, distruggendolo, un insediamento fortificato e che questo fatto sia avvenuto vicino all'odierna Cadice.