Una discussione che non cito per questioni di privacy mi ha dato lo spunto per una riflessione sulle paure degli italiani a proposito di eventi naturali come terremoti o tsunami. Avevo già parlato anni fa della questione perchè ci sono siti che pubblicano notizie volutamente esagerate per aumentare il numero delle visite. Giusto qualche giorno fa un sito pubblicò di una scossa di terremoto sentita in tutto il centro - sud. Notizia falsissima quanto cliccata. Comportamenti quantomeno scorretti che meriterebbero una presa di posizione delle Autorità, sempre che ci sia un appiglio legale, cosa che ignoro.
Insomma, Internet oltre a portare informazione, porta anche alle volte della disinformazione che può provocare dei grossi guai. Le questioni scientifiche vanno affrontate con rigore e non con dilettantismo, come dimostra la vicenda in questi giorni del rapporto ICHESE, di cui quasi nessuno ha capito o voluto capire niente....
Ricevo spesso mail o leggo commenti su facebook a proposito della paura di terremoti e tsunami. Non sono uno psicologo e di inconscio non so nulla, ma è chiaro che fenomeni dalle possibili devastanti conseguenze abbiano un “posto” speciale nell'inconscio di molte persone.
Ora, la questione dei terremoti è particolarmente evidenziata da internet perché in rete ci sono vari siti che se ne occupano, spesso maldestramente, e che per l'Italia riprendono di solito quanto è riportato dall'INGV.
Fino a “prima di internet” difficile che venissero fuori notizie su scosse di Magnitudo inferiore a 3.5. E rimanevano praticamente senza copertura eventi come lo tsunami della Nuova Guinea del 1998 (all'epoca Internet era cosa di pochi).
Oggi il catalogo INGV arriva (mi pare) a M=2 (escludendo tutte le scosse inferiori non per "nascondere" ma perchè il database diventerebbe illeggibile per troppi dati) e i soliti siti spazzatura fanno titoloni sensazionalistici anche in caso di due o tre scossette con M 2,5, a cui segue il regolare succedersi di commenti preoccupati...
LA SISMICITÀ IN GRECIA
Venendo a questi giorni, abbiamo fra le cose di cui si parla in rete con scarsa cognizione di causa la questione della sismicità in Grecia.
È vero che nel 2014 ci sono stati 3 episodi forti, di cui 2 a Cefalonia di non trascurabili effetti locali, ma insomma, che in Grecia ci sia una “sismicità di fondo” intensa è normale e dovrebbe essere risaputo da chi scrive in proposito..
Per dimostrarlo ho preso due mesi completamente a caso dall'Iris Earthquake Browser, visibili in questa immagine:
Gennaio 2008: 19 eventi con M 4 o superiore
Gennaio 2012: 16 eventi con M 4 o superiore
Pertanto tutti quei siti che evidenziano la presenza di 2 scosse con M 4.5 in due giorni in Grecia e mari limitrofi, “isole comprese”, non mostrano niente di clamoroso ma semplicemente quella che è l'attività sismica ordinaria di quell'area.
Il problema è che, poi, senza dire ciò (volutamente o per pura non conoscenza) scatenano paure assolutamente fuori luogo. Qualcuno lo fa anche apposta per ottenere click.
LE MIE DOMANDE "STANDARD" A CHI DOMANDA
Per le diverse persone che mi hanno scritto ho un format base di risposta, ovviamente da adattare alle singole situazioni. Lo riporto.
1. la zona dove abita é classificata sismicamente in accordo con la letteratura scientifica?
2. gli edifici dove abita / studia / lavora o frequenta per altri motivi sono in regola con la normativa antisismica e con le accelerazioni che la letteratura scientifica ipotizza per l'area?
3. ci sono situazioni che possono indurre fenoneni di amplificazione locale delle onde sismiche?
4. ci sono attività coinvolgenti il sottosuolo che a causa della iniezione di fluidi in profondità possano indurre o attivare sismicità senza che ci sia una controllo da parte delle Autorità?
5. e, ultimo, vive in una zona con rischio idrogeologico assente o scarso?
Quindi:
a. Se le risposte sono "si" dorma sonni tranquilli e se ne freghi dei terremoti a bassa magnitudo che si sono verificati nelle vicinanze o un po' più in là
b. Se la risposta ad almeno una delle domande di cui sopra é "no" ci sono ben altre questioni per non vivere tranquillamente al di là di quanto è successo in questi giorni
c. se la risposta è “non lo so”, indaghi in merito o faccia indagare qualcuno che mastica la materia
In caso qualcuna di queste risposte sia negativa, sarebbe importante sensibilizzare le Autorità per provvedere in merito.
RIFLESSIONE SU QUESTE DOMANDE
1. CARTOGRAFIA. Purtroppo tra la letteratura scientifica e la cartografia sismica ci possono essere delle differenze e se ci sono non succede mai che la legge preveda una classificazione peggiore di quella proposta dalla comunità scientifica.
Il caso dell'Aquila è eclatante. C'ero cascato anche io: non si è trattato di un abbassamento della classificazione, quanto un mancato recepimento della nuova classificazione della OPCM 3519/2004.
Il database delle strutture sismiche ha dato negli ultimi casi dei riferimenti molto confortanti: le faglie dell'Emilia erano conosciute e Magnitudo e accelerazioni cosismiche toriche sono state confermate dalla realtà. Quindi da quel punto di vista siamo sulla buona strada.
La domanda che mi pongo e a cui non so rispondere non essendo pratico di leggi è se davvero oggi in Italia la normativa sismica sia dappertutto in armonia con la cartografia scientifica.
Prego chiunque legga questo post di segnalarmi casi in cui non è così, con gli opportuni riferimenti scientifici e normativi.
2. LA QUESTIONE DEGLI EDIFICI è particolarmente sentita in uno dei territori al mondo con l'edilizia più antica (mi riferisco in particolare ad edifici monumentali, civili e religiosi, ma non solo). In particolare in caso di eventi sismici ci sono 3 categorie di edifici che DEVONO restare in piedi: prefetture e centri satelliti di Protezione Civile, ospedali e scuole.
Esaminiamoli:
- prefetture e centri satelliti di protezione civile sono essenziali per il coordinamento e per l'invio dei primi soccorsi. Se la prefettura va giù chi comanda e controlla? Se automezzi e attrezzature varie sono bloccati chi va a fare cosa?
- gli ospedali sono fondamentali per i soccorsi: dover aspettare l'allestimento di ospedali da campo è perdere tempo, come lo è il trasportare altrove i feriti, una operazione irrimediabilmente lenta in quanto è necessario procedere tramite elicotteri: bisogna pensare che le strade siano impraticabili (frane e pericolo di frane, ponti lesionati etc etc) o intasate
- le scuole hanno una duplice funzione: una scuola antisismica protegge la popolazione più giovane se l'evento avviene durante l'orario scolastico ed inoltre le scuole sono edifici straordinariamente adatti come rifugi per i senza tetto
Sappiamo benissimo invece che all'Aquila la prefettura è stata fra gli edifici miseramente crollati, mentre resterà per sempre nella memoria la triste vicenda della scuola di San Giuliano di Puglia. Quanto agli ospedali, non solo all'Aquila, ma anche in Emilia hanno sofferto parecchio e durante la sequenza del Pollino proprio un ospedale è stato fra i pochi edifici a riportare danni.
Così proprio non si deve fare ed il quadro che emerge della situazione degli edifici “sensibili” di queste tre categorie negli ultimi 10 anni è semplicemente sconfortante.
3. il problema dell'amplificazione locale delle onde sismiche è ancora più complesso e la microzonazione è una questione scottante. Su questo so poco, tranne che è purtroppo non semplice dare delle risposte immediate. Da ciò consegue che in uno stesso comune uno standard antisismico potrebbe essere superfluo in alcune zone, e risultare insufficiente in altre. Un bel casino....
4. sulla sismicità indotta o attivata da attività antropiche si parla molto e molto a sproposito proprio in questi giorni. Non mi ripeto sulla commissione ICHESE (cfr. questo post, ad esempio). Purtroppo persino il sito del ministero dello sviluppo economico nega questi fenomeni, che sono invece ammessi e studiato dal Servizio Geologico degli Stati Uniti, per esempio. La commissione ICHESE raccomanda attenzione in Emilia e aree limitrofe per i rischi connessi a queste attività anche se, come si evince dal rapporto, non dovrebbero esserci connessioni fra i terremoti emiliani del 2012 e attività sismiche, al contrario di quello che dicono tutti, specialmente se parlano per sentito dire.
Resta il fatto che è necessario sempre e dovunque un monitoraggio di queste attività al fine di evitare possibili problemi dal punto di vista sismico
5. stendiamo purtroppo un velo pietoso sul modo in cui è affrontato in Italia il rischio idrogeologico. Ne ho parlato spesso su Scienzeedintorni.
E VENIAMO ALLE RISPOSTE A QUESTE DOMANDE
Nel caso affermativo generale vivere, lavorare etc etc in edifici costruiti o ristrutturati in armonia con lo stato dell'arte della ricerca scientifica e della tecnica in materia di sismologia e costruzioni in zona sismica è una garanzia assoluta: è noto che con le accelerazioni cosismiche previste in Italia se gli edifici fossero costruiti correttamente non ci sarebbero problemi, a parte qualche quadro e qualche mobile che si rovescia. Quindi i rischi maggiori sarebbero per... i manufatti di porcellana.
Facendo i complimenti ad amministratori, costruttori e quant'altro.
Purtroppo la realtà suggerisce un quadro molto, ma molto peggiore dato il patrimonio edilizio
Nel caso che qualche risposta sia negativa è ovvio che chi si accorge di questo ha il dovere di dichiararlo pubblicamente. L'importante è farlo con un buon rigore scientifico, senza cedere a sensazionalismi che fanno solo male. Quindi escluderei modalità fai-da-te non supportate da rapporti di esperti veri (evitiamo, ad esempio, di citare articoli di siti meteo). Ci vuole quindi un supporto da parte di professionisti, accademici o no.
Suggerisco di chiedere lumi agli ordini regionali dei geologi o alle università.
Nel caso dei non so, l'approfondimento è d'obbligo. Anche in questo caso ordini regionali dei geologi e università costituiscono una via preferenziale.
E VENIAMO AGLI TSUNAMI
Ancora a settembre del 2004 era necessario sul New York Times, parlandone, spiegare cosa fosse uno tsunami dato che era un fenomeno sconosciuto ai più. Dal 26 dicembre 2004 non è stato più necessario, purtroppo.
Il rischio tsunami è una cosa molto diversa. Innanzitutto mentre per il rischio sismico ci sono zone a rischio e zone non a rischio, uno tsunami colpisce su una estensione che può essere molto più vasta, anzi a scala planetaria. Ne sanno qualcosa i somali colpiti dallo tsunami di Sumatra...
Certo che nel Mediterraneo di tsunami ce ne sono stati. Sono eventi che possono arrivare a livelli di distruttività colossali ma per fortuna sono rarissimi.
Il rischio esiste ma statisticamente è più facile essere colpiti da una frana, un'alluvione o un terremoto che da uno tsunami (ho detto statisticamente, eh....)
Quindi come ho detto anni fa (credo di essere stato uno dei primi a parlare, in tempi non sospetti del Marsili, due anni prima che la storia venisse fuori) il pericolo esiste ma è molto più probabile essere investiti da un'automobile o morire per un'alluvione.
Insomma, come scrissi ad una lettrice, non dormire più per la paura dello tsunami del Marsili quando si vive su una costa della Calabria senza sapere come siamo messi per qualità e posizione dell'edificio in cui si dorme è, come scrissi ad una lettrice che mi domandò lumi in materia, un pò troppo... (e nessuno parla di altri potenziali vulcani che nel Tirreno potrebbero dare problemi del genere, a partire da Stromboli).
Comunque in questo siamo in ottima compagnia.... basta vedere le coste di una qualunque nazione....
RIFLESSIONI FINALI
La riflessione finale è che con l'ignoranza in campo del rischio geologico si va poco avanti perchè fare delle operazioni di miglioramento delle prestazioni degli edifici in caso di terremoto o sistemare versanti non porta voti (al limite ne fa perdere ad evento concluso, ma il gioco evidentemente vale la candela). Ne consegue che alla classe politica non conviene andare avanti su questa direzione ma conviene continuare a fare strade, sponsorizzare i fuochi artificiali per il Santo Patrono etc etc
E neanche conviene alla classe politica da un altro punto di vista: accettare una classificazione sismica più alta o approvare il rischio idrogeologico significa per esempio imporre alle nuove costruzioni standard più elevati e costi maggiori, effettuare costosi lavori per la messa in sicurezza di nuove edificazioni (che per forza di cose saranno in zone più a rischio perchè sono quelle meno urbanizzate: quando c'era spazio mica andavi a costruire dove la collina franava...) oppure addirittura vietare insediamenti tout court.
Risultati inaccettabili fino a quando nella popolazione non ci sarà una buona coscienza di ciò.