martedì 28 febbraio 2012

I terremoti del 2011 in due interessanti animazioni


Fra qualche giorno, ad un anno dal grande terremoto di Tohoku, saremo subissati sulla stampa generalista da articoli e servizi. Non oso pensare alle idiozie che verranno scritte sia sul terremoto che sullo tsunami che su Fukushima.
Nel mentre che nel Paese del sol Levante aumenta il timore per un forte terremoto nella zona immediatamente a sud del segmento interessato alla rottura nel 2011, voglio presentare due video su youtube, in cui sono graficamente riportati, accompagnati da un suono, che è – correttamente – maggiore all'aumentare della Magnitudo e non dell'intensità nella scala Mercalli che dipende dalla risposta locale.


Il primo filmato è a scala mondiale e il secondo a scala giapponese.

Sono molto interessanti, specialmente il primo, quello a scala globale, perchè ci fa vedere l'importanza sismica della zona che va dal Giappone, alle Filippine, all'Indonesia a Nuova Zelanda, quella dove si concentra la maggior parte della sismicità mondiale (e ti credo: a 8 centimetri all'anno di movimenti delle zolle....)

Andando nei dettagli e avvisando che non sono considerate nel filmato le scosse con M inferiore a 4.5 (e questo taglia praticamente tutta la sismicità mediterranea o quasi, tanto per dare un'idea di quanto poco sia sismica l'area in cui noi viviamo rispetto ad altre), vediamo alcuni eventi particolari.



L'anno inizia subito a tambur battente: il 1 gennaio c'è un 7.0 in Argentina che essendo a oltre 500 km di profondità non è statto praticamente avvertito e poche ore dopo altro evento sulla costa cilena. Poi puntate l'occhio a est della Nuova Guinea e dintorni e vedrete (e ascolterete!) il terremoto del 13 gennaio alle Loyalty Island e le sue numerose repliche. L'11 febbraio è di nuovo alla ribalta la costa cilena, dove bene o male continua ancora la sequenza sismica inziata con il terribile evento del 27 febbraio 2010.
Ed ecco una cosa davvero molto istruttiva: il terremoto di Christchurch del 21 febbraio praticamente rimane confuso nella massa, nonostante che senza il grande terremoto giapponese sarebbe stato, per le conseguenze sulla città, il più ricordato dell'anno, ancora più ricordato di quello di Van, in Turchia che come vedremo a ottobre si distingue bene non solo per la sua magnitudo maggiore (7.1 anziché 6.1) ma anche perchè non è capitato come quello neozelandese in un'area così sismicamente attiva.

E ora siamo, finalmente, alla sequenza giapponese che inizia il 9 marzo con il terremoto di M 7.9. Guardate come ancora non si spegne l'eco di questa scossa che parte quella dell'11 marzo: il rumore del filmato diventa altissimo perchè, oltre alla normale attività mondiale, nella costa nordorientale di Honshu le repliche forti si contano a decine.
È interessantissimo notare la curva grafica che parte dall'angolo in basso a destra, che descrive il numero degli eventi registrati: praticamente costante fino all'11 marzo, si impenna violentemente per un mese: dai 1270 eventi registrati tra il 1 gennaio e il 10 marzo si passa a oltre 2500 il 15 marzo (1300 eventi con M superiore a 4.5 in 6 giorni!!!!), quando la curva comincia a perdere pendenza. Quella tipica ante11 marzo verrà riacquistata solo ai primi di aprile (resterà, comunque, impercettibilmente superiore a causa dell'anomalia di frequenza nel nord del Giappone dove – appunto – continua intensa l'attività).
Il 10 maggio altra scossa forte alle Loyality, a Est della Nuova Guinea, a cui seguono numerose repliche. È interessante vedere come il sisma del 24 giugno alle Aleutine, che pur essendo più forte ha dato molte meno repliche.
Un secondo incremento significativo e temporaneo di questa curva lo si nota per una settimana al seguito del terremoto delle Kermadec del 6 luglio, poco a nord della Nuova Zelanda, a cui segue una “coppiola” notevole il 20 agosto, con due eventi superiori a 7 ma profondi oltre 200 il primo, oltre 500 kilometi il secondo.
Il 23 ottobre l'evento di Van, in Turchia, produce un significativo rumore. Poi la parte finale dell'anno non presenterà eventi particolarmente significativi.

Invito di nuovo a guardare il filmato soffermandosi prima sulle coste Pacifiche fra Giappone e Nuova Zelanda e poi sull'area mediterranea per capire veramente dove i terremoti sono più forti e numerosi. Anche la costa pacifica del Sudamerica è attiva, ma lo è di meno rispetto all'altro lato dell'oceano.
Per chi volesse c'è poi lo stesso filmato a scala giapponese:

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