Quello di ieri è stato un giorno molto importante per la comunità scientifica e tecnologica italiana: è partito dalla base di Kourou il primo razzo vettore VEGA, concepito in Italia dove è stato costruito per il 65%. Con questo avvenimento, ideale conclusione del 150° anniversario della sua unificazione, il nostro Paese rientra fra le poche nazioni al mondo capaci di costruire una macchina del genere. Non è poco. Davvero.
L'Italia è un paese di letterati, dove nello spirito di Benedetto Croce e dei suoi epigoni la scienza e la tecnologia sono culture (con la c minuscola) di serie B, mentre la Vera Cultura sono la Storia, le Lettere e le Arti. I mass-media seguono questa tendenza, relegando di solito a pagine specifiche interne le questioni scientifiche o tecniche.
Comunque, nell'ombra dello sgabuzzino in cui i letterati e la politica degli incentivi alla produzione spicciola a bassa tecnologia (auto ed edilizia “brutale” su tutto) li hanno relegati, scienziati e tecnici italiani hanno costruito un grandissimo successo dell'industria aerospaziale italiana: il nuovo lanciatore europeo, partito ieri dalla base europea di Kourou, nella Guyana Francese, parla talmente italiano che Jean-Jacques Dordain. direttore generale dell'ESA, l'Agenzia Spaziale Europea, al momento che il razzo è finalmente partito, ha esclamato “fatto” nella nostra lingua, come segnalato dai media scientifici di tutto il mondo, USA compresi
Un grande successo per l'Italia che – pochi se ne ricordano – con il progetto San Marco, nel lontano 1964 è stata la terza nazione al mondo dopo URSS e USA, a lanciare un satellite nello spazio.
È l'ennesima dimostrazione che se avessimo avuto una politica più vicina all'alta tecnologia anziché a dare contributi per cambiare automobili o televisori e per un'edilizia povera di contenuti tecnologici avremmo avuto meno fughe di cervelli all'estero, meno disoccupazione e meno paura dei prodotti a basso costo provenienti dai Paesi emergenti.
Ma forse per farlo bisognava che Benedetto Croce non fosse mai nato e fossimo un popolo meno da bar sport e talk show televisivi.
Il lanciatore Vega prende il nome dalla famosa brillantissima stella, come auspicio per un futuro importante. Lungo 30 metri può lanciare diversi satelliti contemporaneamente (ieri erano 9). con un carico utile che va dai 300 kg alle 2 tonnellate, a seconda delle orbite che questi devono raggiungere (dai 300 ai 1500 km di quota)
È quindi un razzo “leggero”, per veicoli spaziali di piccole dimensioni, che completa la famiglia di lanciatori europei: un lanciatore per satelliti fino a 10 tonnellate per le missioni più varie come l’Ariane 5, ultima evoluzione del classico razzo europeo su cui, nelle varie versioni, l'ESA si è fatta un nome e i lanciatori Soyuz, frutto di un accordo fra l'Agenzia Spaziale Europea e quella russa che ha messo a disposizione i suoi progetti, che coprono satelliti di massa intermedia.
Con questo lanciatore l'ESA ha quindi a disposizione un mezzo economico dal sicuro grande spazio commerciale. E questo è il punto più importante della questione: i costi contenuti (sempre parlando di spazio, ovviamente) rendono finalmente accessibile lo spazio anche a soggetti che prima non avrebbero potuto affrontarne i costi, come Università e centri di ricerca.
Rientrano nella gamma interessante per Vega satelliti di peso fino a 1500 Kg da orbita bassa (700 km), le caratteristiche tipiche delle sonde ad uso scientifico, per osservazioni della Terra e monitoraggi ambientali. Sono apparecchi che in generale ruotano intorno alla Terra con un'orbita in sincronia con il Sole e quindi leggono sempre la superficie terrestre sottostante alla stessa ora.
L'azienda che ha realizzato, come prime contractor, il lanciatore e coordina 40 aziende di 12 paesi europei è la ELV, costituita a questo scopo nel 2000 dal Gruppo Avio con il 70% mentre il 30% è di proprietà dell'ASI, l'Agenzia spaziale Italiana.
Registriamo che purtroppo questa è la classica “buona azienda” italiana la cui proprietà è finita all'estero: la maggioranza delle azioni della AVIO appartengono infatti ad un fondo di investimento inglese. Comunque sempre meglio un fondo di investimento rispetto ad essere inglobati da un'azienda concorrente che alla fine dopo essersi appropria di macchinari, know-how e clientela, chiude la filiale italiana...
La produzione del vettore Vega è stata realizzata per il 65% nel nostro Paese, all’interno degli stabilimenti del Gruppo Avio a Colleferro (Roma). Grazie a questo l'Italia è rientrata, dopo le glorie del progetto San Marco,nel ristretto club dei Paesi in grado di realizzare un lanciatore completo (6 in tutto!).
Vega è un esempio dell’applicazione di tecnologie innovative che testimonia le capacità che abbiamo in Italia nella avionica del lanciatore.
Non resisto a mettere questa “velina” che mi è arrivata (azzz, come sono diventato importante.., pure le veline mi arrivano...): Con Vega l’Italia entra nel ristrettissimo club dei Paesi in grado di accedere allo spazio con proprie tecnologie - ha dichiarato Francesco Caio, Amministratore Delegato di Avio. - Negli ultimi otto anni, il gruppo ha sviluppato un lanciatore fortemente innovativo: il primo interamente in fibra di carbonio, con controlli digitali avanzati e una grande flessibilità di configurazione per mettere in orbita satelliti di diverse dimensioni e funzionalità”.
Con il lancio di ieri si chiude così con un pieno successo la prima fase di sviluppo e progettazione: i rischi erano teoricamente elevati perchè non si deve dimenticare, infatti, che il tasso di successo del primo volo di qualifica per nuovi lanciatori è del 60% circa. Quindi il “tutto OK” che si è potuto registrare è sicuramente già un bel successo. Ora si apre la fase in cui, come per ogni nuovo lanciatore, la messa a punto del vettore e dei sistemi di terra saranno completati grazie ai test delle prime missioni.
Questo è il link al filmato del primo lancio di Vega:
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