giovedì 18 dicembre 2008

Un nuovo terremoto disastroso sconvolgerà l'Indonesia?


La costa meridionale dell'Indonesia è situata lungo uno dei limiti di zolla più attivi del mondo, dove la crosta dell'Oceano Indiano subduce (cioè scorre al di sotto del continente asiatico, immergendosi dentro il mantello terrestre). In superficie questo è evidenziato da una catena di vulcani andesitici estremamente attivi (e potenzialmente molto pericolosi) che formano l'ossatura di Sumatra, Giava e delle altre isole minori fino a Timor e da una fossa oceanica, la “fossa di Giava”: lunga 2600 kilometri, raggiunge una profondità massima di oltre 7500 metri e borda tutto il margine dell'arcipelago.
Già al suo inizio il XXI secolo potrebbe aver sperimentato in quest'area il suo più grande terremoto, quello del 26 dicembre 2004 a Sumatra, la cui magnitudo secondo le varie fonti oscilla nell'intervallo fra 9.0 e 9.4. Una magnitudo così alta si raggiunge solo in casi eccezionali, lungo le zone di subduzione: terremoti così forti possono essere originati soltanto da faglie suborizzontali, dette “thrust faults”. La potenza dei “terremoti di thrust” sta nell'enorme attrito che si accumula lungo la struttura: un sisma si verifica quando le forze lungo una faglia vincono l'attrito fra i due lati della frattura. E' chiaro che se la faglia è orizzontale, il peso della massa rocciosa sovrastante incrementa l'attrito e pertanto, per innescare il movimento, è necessario un accumulo di forze molto più elevato rispetto ad una faglia verticale. Così la rottura di una faglia orizzontale accade raramente, ma quando lo fa ha sempre esiti disastrosi. Il thrust della Sonda è una di queste strutture e si estende per circa 6000 kilometri tra le Andamane e Timor.
Una caratteristica importantissima e curiosa del grande terremoto di Sumatra è la distribuzione estremamente asimmetrica rispetto all'epicentro delle numerose scosse che hanno seguito quella principale (parecchie di tale intensità che avrebbero fatto notizia se fossero venute da sole): nel primo mese dopo il terremoto non c'è stata a sud dell'epicentro nessuna scossa di M>4 mentre a nord, tra la parte settentrionale di Sumatra e le Andamane, se ne contano almeno una quarantina con M>6, compresa una di 8.6 appena 8 minuti dopo la scossa principale (che nonostante sia per adesso il terzo terremoto più forte del secolo, non compare negli annali dei terremoti principali, ma solo nelle note accessorie a quello devastante!). E da metà gennaio l'attività si è quasi del tutto spostata a NW, nella zona delle Andamane).
Nella carta, ricavata dal preziosissimo “Iris Earthquake Browser” si vede come nel primo mese (dal 26 dicembre al 26 gennaio) ci sia una fortissima differenza nella distribuzione delle repliche fra il settore NW (quello in cui si era mosso il Sunda Thrust) e quello SE: quest'ultimo è quasi completsmente privo di terremoti significativi (sono illustrati i 700 eventi più forti registrati nel periodo). La situazione è rimasta la stessa e il settore di Kepualauan - Mentawai è stato sismicamente molto tranquillo fino al 28 marzo successivo, quando un evento di rispettabilissima magnitudo (8,7), investì la zona. I danni furono limitati (anche se furono ingenti) solo perchè l'epicentro era in mare e lo tsunami associato fu di modestissime dimensioni.
Da quel momento si è instaurato nell'area un periodo di intensa attività sismica, culminato nel 2007 con gli eventi di giugno (6.4 e 6.3), settembre (8.5) e ottobre (6.8). Per confronto, dal 2003 al 2004 nell'area si contano solo 5 eventi di magnitudo maggiore di 5, di cui uno di 6.4. Un po' più in là, Giava è stata stata interessata da una crisi nel 2006. Anche adesso, proprio mentre sto scrivendo a Mentawai è stato registrato un sisma con M=5.4.
C'è il sospetto che l'evento del marzo 2005 e quelli successivi, anziché una risposta tardiva del settore meridionale del Thrust della Sonda al terremoto del dicembre 2004, siano invece i precursore di un nuovo grande terremoto che investirà nei prossimi decenni la zona adiacente verso sudest a quella che è stata interessata dalla scossa del 2004. Questa non confortante possibilità è stata scoperta di recente.
Nell'area sono avvenuti terremoti molto importanti dei quali una parte sono registrati da fonti storiche, mentre altri si possono notare studiando un effetto collaterale a prima vista insospettabile, i coralli: questi animali possano vivere esclusivamente sotto il livello marino e a un determinato intervallo di profondità. Quindi le irregolarità nella crescita delle colonie (interruzioni di crescita, variazioni di forma, morte delle colonie) sono le risposte di questi organismi alle variazioni del livello marino, che qui avvengono molto spesso a causa delle deformazioni di un forte terremoto. Ad esempio l'evento del settembre 2007 ha provocato un l'innalzamento del suolo che ha ucciso molte colonie.
Un team del CalTech di Pasadena, coordinato dal professor Kerry Sieh, un geofisico, studiando la forma dei coralli, ha accertato nell'area, oltre agli eventi conosciuti tra il 1797 al 1833, altre due crisi centrate attorno al 1350 e al 1600. Queste crisi sono composte da cicli di attività sismica e l'evento del marzo 2005 potrebbe essere benissimo, purtroppo, il contrassegno dell'inizio di un nuovo ciclo: in effetti da allora l'attività sismica nella zona di Kepualauan – Mentawai è drasticamente aumentata. Il pericolo non è statisticamente imminente, ma c'è una altissima probabilità che nei prossimi decenni una scossa di magnitudo pari o superiore a 8.7 possa investire l'area, generando pure uno tsunami devastante come quello del 2005.
A questo punto, sapendo di avere un certo tempo per organizzarsi è bene che le autorità indonesiane comincino a preoccuparsi della cosa.

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