sabato 13 gennaio 2024

situazione vulcani in Islanda: possibile nuova eruzione nella penisola di Reykijanes e una allerta "minore" al Grímsvötn


Nella penisola di Reykjianes, dove dopo 7 secoli di calma è ricominciata da qualche anno una attività vulcanica che, se succede come in altri episodi analoghi, durerà parecchi anni, come osservai già due anni fa (e per adesso siamo a 4 iniezioni dal 2020), da quel momento ci sono state già  In molti nella prima metà del dicembre 2023 seguivano la situazione, quando il giorno 18, dopo una serie di terremoti e di deformazioni del terreno che hanno danneggiato anche la cittadina di Grindavik, evacuata dai suoi abitanti, è iniziata una eruzione lineare, durata fino al 21 e accompagnata da una momentanea stasi nella sismicità. L’eruzione è durata pochi giorni e l’impressione era che la montagna avesse partorito il topolino. Ma in realtà nel silenzio dei media, almeno a casa nostra, deformazioni e accumulo di magma stanno continuando. Inoltre ci sono possibilità che si risvegli anche il Grímsvötn, e questo sarebbe più preoccupante: non perché è uno dei vulcani più attivi dell’isola, ma perché è uno di quei vulcani ricoperti da ghiacciai e una eruzione potrebbe provocare una interruzione del traffico aereo intercontinentale come è successo nel 2011 con l’eruzione dell’Eyjafjallajökull.

ATTIVITÀ SISMICA E ACCUMULO DI MAGMA CONTINUANO VICINO A GRINDAVIK. Dalla fine di dicembre l’attività sismica rimane relativamente bassa, concentrata principalmente tra Hagafell e Stóra Skógfell, dove si trova il centro dell’intrusione.
Il trend di sollevamento del terreno nell'area di Svartsengi è relativamente stabile dall'eruzione del 18 dicembre. Calcoli basati su modelli basati su misurazioni della deformazione (dati GPS a terra e InSAR satellitari) indicano che la quantità di magma accumulata nel serbatoio sotto Svartsengi ha raggiunto un livello paragonabile al volume che ha portato alla formazione del condotto magmatico e alla successiva eruzione del 18 dicembre scorso. Ciò suggerisce una probabilità di un’eruzione abbastanza elevata.
L'immagine mostra i dati della componente verticale della stazione GPS SENG a Svartsengi: il tasso di sollevamento continua ad essere di circa 5 mm al giorno, che rispetto al 9 dicembre si trova circa 5 cm più alto rispetto a prima del 18 dicembre dell'anno scorso.
Quindi il 12 gennaio l'Ufficio meteorologico islandese ha aggiornato la mappa di valutazione del pericolo per la regione di Grindavík – Svartsengi, valida fino a martedì 16 gennaio 2024, soggetta comunque a possibili variazioni, dove si evidenzia la pericolosità di una eruzione che si potrebbe verificare con poco preavviso; non è comunque escluso che ci possa essere pericolo anche oltre i confini delle aree valutate.
In termini di codifica a colori, la valutazione complessiva delle sei zone rimane invariata rispetto alla mappa precedente. Tuttavia, si registra un aumento della pericolosità associata alle fessure all'interno di Grindavík (zona 4).

mappa aggiornata a venerdì 12 dicembre della pericolosità da eruzione nei dintorni di Grindavik


i colori dei vulcani secondo il codice dell'aviazione
aggiornamento 13 gennaio ore 09.00 GMT
GRÍMSVÖTN. Il Grímsvötn si trova nella parte meridionale della fascia vulcanica che contraddistingue nell’Islanda occidentale il limite divergente fra Nordamerica ed Eurasia, dove troviamo alcuni dei vulcani più importanti dell’isola, come Katla, Askjia, Katla e due protagonisti di eruzioni recenti come Bardarbunga ed Eyjafjallajökull. Questi vulcani, diversamente da quelli della penisola di Reykjianes si trovano sotto dei ghiacciai. Ce ne accorgemmo tutti del problema durante l’eruzione dell’Eyjafjallajökull che bloccò il traffico areo per le polveri mischiate al ghiaccio evaporato. Nel 2014 andò bene perché anziché dal cono sotto al ghiacciaio, il magma del Bardarbunga si incuneò in una frattura e sgorgò in superficie al di fuori dell’area ghiacciata (ho scritto diversi post su quella eruzione, per esempio qui).
Il Bardarbunga ha in questi anni una certa attività sismica e un leggero sollevamento, ma proprio in questi giorni è tornato alla ribalta il suo vicino Grímsvötn. Si tratta di uno dei vulcani più attivi dell’Islanda (referenza già “di lusso” di suo), ma soprattutto è l’apparato che ha generato la grande eruzione del Laki del 1783, e questa seconda è una altra referenza non da poco.
Giovedì 11 gennaio il servizio meteorologico islandese ha dichiarato che lo sta monitorando da vicino perché si sono verificati quasi contemporaneamente un terremoto di magnitudo 4.3 e uno jokulhlaup proveniente dal Vatnajökull, il ghiaccaio sotto il quale si trovano il Bardarbunga e anche, appunto, appunto il Grímsvötn. Uno jokulhlaup è una inondazione dovuta ad un improvviso scioglimento di una parte di un ghiacciaio dovuta ad una eruzione o ad un afflusso anomalo di fluidi caldi dal vulcano sottostante. 
Il Grímsvötn si trova ora in un periodo di maggiore attività, che in genere dura tra i 60 e gli 80 anni. L'ultima eruzione è avvenuta nel 2011, ha avuto effetti minori di quella dell’ Eyjafjallajökull dell’anno precedente ma le emissioni di polveri miste al ghiaccio del Vatnajökull hanno costretto a cancellare circa 900 voli.
A questo punto le autorità hanno alzato il livello di allerta per il Grímsvötn a "giallo", che in questo caso significa “il vulcano sta riscontrando segni di attività maggiori del suo livello di fondo conosciuto”, avvisando quindi l’aviazione mondiale della possibilità di una eruzione e, nel caso specifico, della possibile presenza di ceneri in quota. 
Ora, come una rondine non fa primavera, uno jokulhlaup non fa una eruzione (e non è stato poi un evento di grandissime dimensioni), ma la coincidenza fra il periodo di attività sismica maggiore del normale sotto il vulcano, il forte terremoto e lo jokulhlaup è un sintomo del fatto che una eruzione possa accadere davvero.

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