Quando a seguito di un
crollo improvviso si capisce che il problema stava in una debolezza
di base non considerata, si parla di gigante con i piedi di argilla.
Questo vale in tutti i campi, da quello naturale a quello economico.
In Geologia alcune frane hanno origine proprio dalla presenza alla
base di pareti rocciose (anche alte centinaia di metri) di minime discontinuità litologiche. Avevo detto in un post precedente che in Inghilterra le
frane sono un fenomeno quasi sconosciuto, tranne che su aree
costiere. A leggere letteralmente il termine “landslide” si
percepisce bene il senso di uno scivolamento e non di un crollo:
questo perché la maggior parte delle frane di quel Paese sono
proprio degli scivolamenti lungo una superficie spesso suborizzontale
o inclinata di pochi gradi su degli orizzonti particolari, che si
attivano all'improvviso: spessi pochi centimetri ma capaci di far collassare tutto quanto sta loro sopra, sono denominati
SPH (Slide Prone Horizons – orizzonti proni agli scivolamenti) e
spesso sono di difficilissima rilevazione. Per parlare di questo
argomento è venuto a Firenze il professor Edward Bromhesd
dell'Imperial College di Londra, uno dei massimi esperti
mondiali dell'argomento. Pubblico volentieri un post su questo
argomento, anche per i tristissimi riflessi di casa nostra: dopotutto anche la
tragedia del Vajont è nata da un SPH....
Quella parete di roccia
sembrava eterna: una scogliera di argille, arenarie e calcari
sedimentatasi in un ambiente che cambiava di continuo: depositi di
mare poco profondo, di laguna, delta e pianura costiera mescolati in
un insieme disordinato. Una manna per i paleontologi, che vi
trovavano ogni genere di animali, dai molluschi a resti di grandi
vertebrati.
D'accordo, l'erosione
agisce sempre e in continuazione, dilavando la roccia e generando numerosi, piccoli crolli; ma un giorno tutto questo ben di Dio si
afflosciò miseramente ed improvvisamente su se stesso. La massa
principale si spostò di parecchi metri, rimanendo comunque in gran
parte intatta, pur se in una posizione più bassa di prima e inclinata.
La cosa incredibile è
che tutto questo caos è stato guidato da un livelletto di pochi
centimetri di spessore che non era stato riconosciuto. Questa sezione in particolare è sull'isola di Wight e il livello che ha causato il pandemonio è situato alla base del Gault, una argilla del Cretaceo inferiore.
Ma come è possibile che
uno straterello di 3 centimetri possa mandare in crisi una serie di
rocce spessa decine di metri? Semplice, basta che sia un “orizzonte
prono allo scivolamento", meglio noto come SPH, Slide Prone Horizon, una denominazione ideata da John
Hutchinson e da Edward Bromhead nel 2002.
Gli SPH sono delle bombe
a orologeria: livelli particolari o per composizione o
perché lungo essi si individua una discontinuità; la loro
resistenza meccanica (in special modo a sforzi di taglio) può
abbassarsi in maniera drastica ed improvvisa, di solito per colpa
delle piogge.
Insomma, un corpo
roccioso è tenuto insieme semplicemente grazie alle forze di
attrito. Ecco, l'improvviso crollo della resistenza al taglio in
quello straterello vi annulla le forze di attrito per cui tutto quello
che sta sopra scivola via.
Come si vede da questa
carta, presa dal lavoro di Edward Bromhead "Reflections on the
residual strength of clay soils, with special reference to
bedding-controlled landslides", pubblicata nel 2013 nella rivista
Quarterly Journal of Engineering Geology and Hydrogeology,
l'Inghilterra sudorientale è costituita da sedimenti che si sono
formati tra Mesozoico e Terziario in una piattaforma continentale di
mare piuttosto basso. La serie comprende litotipi diversissimi
(argille, gessi, calcari, arenarie); le formazioni più note sono il
Gault e i gessi bianchi di Dover del Cretaceo e la London Clay del Terziario inferiore.
FERROVIE E FRANE NELLA PRIMA METÀ DEL XIX SECOLO IN INGHILTERRA
Per addolcire al massimo
le pendenze, come in tutto il mondo, le dolci colline del Kent e del
Sussex sono state oggetto di tagli quando si è trattato di far
passare le prime ferrovie. Lungo queste trincee sono avvenute spesso
delle frane.
I primi casi documentati
risalgono praticamente all'inizio di questa pratica nel XIX secolo. Nel 1839 fu aperta una ferrovia per
collegare Londra con Croydon, una cittadina a sud della capitale
inglese. La realizzazione comprendeva alcune trincee nella London
Clay, delle quali una nel novembre 1841 fu interessata da una frana.
Vediamo una riproduzione del disegno originale di C.H. Gregory del 1844, che distinse
la parte alterata (in marrone) e quella in buone condizioni (in blu)
della London Clay.
Gregory riteneva fosse
stata colpa dell'acqua o perché aveva alterato i minerali o perché
aveva aumentato la pressione dei liquidi, ma nel contempo capì che
il movimento franoso aveva avuto una forte componente orizzontale;
analogamente Robert Stephenson, figlio del leggendario George,
descrisse una frana simile in un'altra trincea vicino a
Northampton, Blisworth Cutting. Bliswoth Cutting è stata una
operazione molto complessa per l'epoca: lo scavo interessò roccia
impregnata di acqua e franò qualche anno dopo la sua costruzione. Il
movimento aveva interessato una zona più o meno al contatto fra le
argille di Blisworth e i sovrastanti calcari. In seguito all'evento,
furono realizzati diversi muri di contenimento, a più livelli. In entrambi i casi nessuno pensò all'epoca che quella superficie suborizzontale fosse la causa del movimento e non il suo effetto.
Una interpretazione
diversa fu data a proposito di un'altra frana, in occasione
dell'incidente di Sonning Cutting a ovest di Londra, nel dicembre
1841, da un dipendente della Great Western Railway, compagnia
ferroviaria esercente quel tratto di ferrovia (su Google Books ho
trovato al proposito documenti dell'epoca!). La frana provocò il
deragliamento di un treno, con diversi morti e feriti. Tal
Bertram, dipendente della ferrovia, disse che il giorno prima era
tutto regolare: c'erano delle fratture ma erano state sistemate e lo
scorrimento non aveva interessato la zona delle fratture ma quella
accanto.
Per Bertram lo
scivolamento era avvenuto lungo uno strato orizzontale che si era
indebolito sul quale erano diventate nulle le forze di attrito e
attribuì alle stesse cause la frana di Croydon. Vediamo qui sotto il
disegno. In rosso, indicato dalla freccia, l'orizzonte che si è mosso
UN TIPO DI FRANE MOLTO PARTICOLARE
È divenuto poi chiaro che le frane di questo tipo nell'Inghilterra Orientale, sia nelle trincee artificiali che lungo le coste, avvengono per movimenti orizzontali lungo una superficie che improvvisamente perde consistenza, appunto gli "Slide Prone Horizons".
Ma come si formano questi
orizzonti malefici?
Potrebbe sembrare logico
che si tratti di una rottura progressiva lungo il contatto fra due
materiali diversi. Ma la realtà è diversa.
Una buona parte di questi
livelli condivide una caratteristica, la forte percentuale di argilla
smectitica, risultato dell'alterazione di materiali di origine
vulcanica: durante la sedimentazione della London Clay
sull'Inghilterra si sono deposti dei livelli di ceneri prodotte da
attività vulcanica trasportata dai venti a grande distanza. Si parla
ovviamente di eruzioni di grandi proporzioni (c'è anche la
possibilità di una risedimentazione in mare di ceneri deposte sulla
terraferma).
In questa foto, fornitami
personalmente da Bromhead, si vede proprio un piccolo orizzonte fatto
di ceneri provenienti da una eruzione vulcanica che potrebbe essere
avvenuta a centinaia se non migliaia di km di distanza. Notate sopra
e sotto quella parte un po' giallastra che deriva da alterazione del
ferro.
Non ho analisi su questi
tufi, ma le possibili provenienze possono essere ad ovest il
vulcanismo delle fasi precoci dell'apertura dell'Oceano Atlantico
settentrionale e a sud il vulcanismo legato alle questioni alpino –
mediterranee e anche il magmatismo terziario intraplacca diffuso a
pelle di leopardo in Europa Occidentale. Insomma.. sì...
grossolanamente dal Mesozoico ad oggi l'Inghilterra non ha subìto
forti disturbi tettonici ma non si è trovata lontanissima da zone in
cui vulcanismo e tettonica erano un affare serio.
I problemi, specialmente
nella London Clay, sono due:
- non è facile trovare un intervallo argilloso in mezzo a delle … argille
- non tutti questi intervalli hanno il potenziale distruttivo
La London Clay è di età
terziaria. Anche i sedimenti di Giurassico e Cretaceo
dell'Inghilterra orientale contengono molti SPH; alcuni sono
vulcanici, ma la maggior parte di questi ha un'altra origine: sono
giunzioni fra litologie diverse o si sviluppano lungo superfici che
derivano da interruzioni nella sedimentazione. Ne vediamo un esempio nella Fairlight Clay del Sussex.
Un cambio di litologia o una lacuna di sedimentazione in ambienti come quelli tipici dell'ambiente di sedimentazione delle rocce dell'Inghilterra orientale sono dovuti essenzialmente a variazioni del livello marino e l'apertura dell'Atlantico settentrionale ne rappresenta una ottima motivazione, ma nel Mesozoico ci sono state anche imponenti variazioni del livello marino a scala globale (soprattutto nel Maastrichtiano).
Un problema piuttosto importante è che non sempre gli SPH sono facilmente distinguibili. È successo anche che siano stati visti solo effettuando delle perforazioni in roccia fresca perchè l'alterazione tende spesso a mascherarli
ITALIA E ORIZZONTI PRONI ALLO SCIVOLAMENTO
E in Italia?
Anche in Italia ci sono
orizzonti del genere.
Il più tristemente noto
è quello del Vajont, dovuto ad un misero orizzonte prono allo
scivolamento di appena 10 centimetri di spessore.... a vedere il
risultato sembra una cosa incredibile...
Ma ce ne sono tanti altri
e il bello è che la regione italiana è fra quelle dove attualmente
abbiamo un ottimo potenziale di sviluppo di SPH: primariamente con
tutti i prodotti che negli ultimi 100.000 anni i vulcani hanno
emesso. Secondariamente le continue variazioni del livello marino
hanno prodotto numerose discontinuità nella sedimentazione.
È evidente che gli SPH
rappresentano un rischio importante e – spesso – di difficile
rilevamento.
Una questione importante
è la posizione dell'orizzonte nei confronti della falda acquifera:
il rischio maggiore infatti lo si ha quando, per le piogge o per
interventi antropici, la superficie della falda si innalza e li
raggiunge. L'arrivo dell'acqua abbassa violentemente e drasticamente
la resistenza al taglio di questi livelli e se la roccia sovrastante
esercita uno sforzo idoneo, ecco che abbiamo lo scivolamento, che è
improvviso e non sempre fornisce dei segni premonitori.
Al Vajont, evento scatenato dalle forti piogge, i segni
premonitori erano le fratture che si sono formate nella parte
superiore di quello che stava diventando il corpo di frana (visibili
in questa celebre foto di Edoardo Semenza)
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