L'isola di Pasqua (che sarebbe meglio chiamare con il nome indigeno di Rapa Nui) è quanto di più isolato si possa concepire. Fu scoperta e colonizzata dai polinesiani secoli prime che ci arrivasse nel 1722 Jacob Roggeween. Quando l'olandese la scoprì, nell'isola si era già conclusa da un pezzo la costruzione dei famosi Moai. Che i nativi di Rapoa Nui siano polinesiani, lo dimostrano la lingua ed altre caratteristiche etniche. La domanda interessante è se dopo essere arrivati lì nel XIII secolo (quando raggiunsero anche le Hawaii e la Nuova Zelanda, questi intrepidi marinai siano poi riusciti ad arrivare anche alle coste del continente americano (il che, obbiettivamente, parrebbe abbastanza ovvio viste le loro capacità di navigazione...). Su questo fatto le tracce sono controverse. Adesso per verificarlo è stata fatta una cosa inversa e cioè cercare nei polinesiani, in particolare fra gli abitanti dell'Isola di Pasqua, tracce di antenati sudamericani. Queste tracce sono state trovate e aprono interessanti orizzonti.
Ho un ricordo confuso di una cosa che mi aveva colpito quando la lessi diversi anni fa e che però non mi è più riuscito trovare: dei polli sudamericani che possedevano delle caratteristiche genetiche tali da far pensare ad una loro origine polinesiana (anzi, era praticamente sicuro, se ricordo bene). Questi polli quindi sarebbero una ottima prova del fatto che i polinesiani siano arrivati anche in America Meridionale. Sul perché mancano tracce genetiche dei proprietari di quei polli la soluzione più semplice era che erano stati fatti fuori quando hanno tentato di sbarcare (facile incolpare per questo le tradizioni di sacrifici umani del continente americano).
Che i polinesiani siano arrivati in Sudamerica sostanzialmente non può stupire: se sono arrivati fino all'isola di Pasqua (mi chiedo ancora come avranno fatto a trovarla... non so nulla della loro espansione, ma immagino abbiano battuto a tappeto l'oceano) perché non andare oltre quel minuscolo territorio verso un bersaglio così grosso come un continente? Mi chiedo inoltre come mai non abbiano colonizzato anche le Galapagos....
Quello che non tornava era, a parte questi polli, la mancanza di una impronta genetica umana nell'America Latina. È vero che ogni tanto spuntano in Sudamerica dei casi di DNA polinesiano; ma alla fine la soluzione “normale” di questi ritrovamenti è che i corpi indagati appartenessero a persone che i civili e timorati di Dio europei avevano portato nel continente come schiavi o a loro discendenti più o meno diretti. Addirittura ne sono stati trovati (notizia fresca) fra i Botocudos del Brasile: molte popolazioni dell'Africa Australe hanno fra gli antenati dei malgasci, però in questi Botocudos il genoma è tipicamente malgascio, senza tracce dell'Africa continentale (1); ma poi anche qui la soluzione più corretta sembra essere l'arrivo tramite i trafficanti di schiavi. Al solito tanto clamore per nulla....
E soprattutto nessuna prova, a parte quei famosi polli.
Se quindi le tracce sicure di polinesiani in America Meridionale sono scarse i forti sospetti di incontri fra nativi del Sud America e Polinesiani derivavano soprattutto dalla diffusione nel Pacifico della patata dolce, che sembra avvenuta all'epoca della espansione dei polinesiani del XIII secolo e quindi in età precolombiana. La presenza della patata dolce in Polinesia dimostra che oltre ai contatti fra l'America meridionale e Rapa Nui, c'erano ancora contatti fra Rapa Nui e il resto della Polinesia.
Attenzione che la patata dolce è una specie molto diversa dalla patata che noi conosciamo (anzi, non è neanche una solanacea....).
Purtroppo non è possibile allo stato attuale un tracciamento genetico dell'antico viaggio della patata dolce nel Pacifico, perché da quando sono arrivati gli europei gli interscambi di animali e piante fra le varie coste e le varie isole del Pacifico hanno obliterato le tracce dei vecchi movimenti (2).
Per capirci di più sono state eseguite delle analisi genetiche dei nativi dell'Isola di Pasqua, dai cui risultati, pubblicati su Current Biology, sono emerse delle cose piuttosto interessanti. Oltre alla presenza di oltre il 15% di geni europei, il cui inserimento dai calcoli sarebbe avvenuto nella seconda metà del XIX secolo (cosa abbastanza ovvia, direi ma il risultato conferma la validità del metodo usato), ci sono le prove di contatti in tempi precolombiani fra pasquani e nativi sudamericani: questi genomi pasquani hanno circa l'8% di geni tipici del Sudamerica, il cui innesto è calcolato al XIV secolo, quello successivo alla colonizzazione di Rapa Nui (3). È comunque ancora da chiarire quale o quali siano le popolazioni amerinde da cui provengono questi geni.
Non ci sono discendenti in linea diretta maschile o femminile di questi (o queste) sudamericane, e questo non stupisce perché dopo pochi decenni di contatti con uomini “civilizzati” di origine europea fra violenze, malattie, deportazioni e quant'altro nel 1877 erano rimasti appena 111 nativi, rispetto agli oltre 2000 del 1722 e agli oltre 10.000 del passato più florido della civiltà di quest'isola e quindi chissà quante linee dirette sono state perse.... Oggi dovrebbero essere più di 3000 in una popolazione che ne conta in tutto circa 6000.
La domanda è: ma sono stati i pasquani ad andare in America portando indietro delle persone dal continente o viceversa?
La genetica ovviamente non può risolvere il dubbio, ma considerando le doti eccezionali dei polinesiani come navigatori, e che queste doti non paiono essere presenti fra i sudamericani precolombiani, la prima ipotesi è praticamente certa anche in mancanza di prove e testimonia quindi almeno un viaggio di andata che si è perfezionato con un viaggio di ritorno.
Secondo alcuni studi questi viaggi sarebbero stati abbastanza regolari, ma non so quali siano le basi per affermarlo. Essendo cose proposte da persone ben più autorevoli del sottoscritto in materia le devo accettare, però le date di arrivo di questi amerindi si collocano in un intervallo ristretto ben precedente rispetto all'arrivo dei conquistadores e questo mi fa pensare che si sia trattato di incontri sporadici.
Quindi i polinesiani dell'Isola di Pasqua in America ci sono arrivati davvero, anche se non è dato sapere quante volte ci siano stati, tantomeno se sono riusciti a tornare indietro almeno due volte. Resta comunque una scoperta particolarmente interessante perché stabilisce un rapporto fra due civiltà così diverse e separate da migliaia di km di oceani.
(1) Malaspinas et al. (2014).Two ancient human genomes reveal Polynesianancestry among the indigenous Botocudos of Brazil. Curr. Biol. 24, R1035–R1037.
(2) Moreno-Mayar et al. (2014). Genome-wide ancestry patterns in Rapa Nui (Easter Island)suggest pre-European admixture with Native Americans. Curr. Biol. 24,2518–2525.
(3) Roullier et al. (2013). Historical collections reveal patterns of diffusion of sweet potato in Oceania obscured by modern plant movements and recombination. Proc. Natl. Acad. Sci. USA 110,2205–2210
9 commenti:
Ho letto con molto interesse il post e avevo già trovato notizie su questa scoperta davvero molto interessante.
Ho una certa conoscenza di Rapa Nui avendo partecipato ad una delle missioni archeologiche italiane sull’isola. Da quello che ho compreso, non essendo un esperto di genetica, l’individuazione di geni sudamericani tra gli abitanti di Rapa Nui apre affascinanti interrogativi, anche se andrebbe chiarito bene qual è la base da cui sono stati prelevati i campioni. Questo perché come hai sottolineato, la popolazione indigena si ridusse a 111 nativi dopo l’arrivo degli europei (e dei sudamericani) e la schiavitù purtroppo imposta a migliaia di indigeni nelle miniere di guano del Perù. Inoltre vi sono stati movimenti da e verso Tahiti e altre isole polinesiane in epoche recenti che possono aver ulteriormente complicato il quadro.
Ciò richiamato, la presenza di geni precolombiani, databili quindi a epoche precedenti i contatti con gli europei (trovo questa cosa di poter datare i geni straordinariamente affascinante peraltro), potrebbe avere diverse spiegazioni, sulla base di quanto si conosce della storia di Rapa Nui.
Provo a riassumerle.
Per prima cosa occorre considerare che la colonizzazione dell’isola a quanto si sa sulla base di dati genetici, linguistici e archeologici, dovrebbe essere partita dalle Isole Marchesi e comunque dalla Polinesia.
Nel 1947 Thor Heyerdahl col suo Kon-Tiki tentò di dimostrare che un’imbarcazione costruita con tecniche tradizionali sudamericane avrebbe potuto raggiungere l’Isola di Pasqua. Trascinata dalla corrente di Humboldt il Kon-Tiki arrivò (in pessime condizioni peraltro) nelle isole Tuamotu, quindi relativamente vicino al possibile punto di partenza verso Rapa Nui.
Ci può essere un nesso? Difficile dirlo con certezza, ma non è impossibile che imbarcazioni alla deriva abbiano portato dei sudamericani in Polinesia. Altrettanto possibile che la loro venuta da oriente abbia spinto gruppi di colonizzatori polinesiani a cercare nuove terre in quella direzione.
Altro argomento dibattuto è come sia avvenuta la colonizzazione di Rapa Nui. Secondo alcuni vi sarebbe stata una sola spedizione, guidata dal mitico Hotu Matu'a, che sarebbe giunta su due canoe, o più probabilmente una sola grande doppia canoa di quelle usate dai polinesiani nei loro viaggi attraverso l’oceano. I polinesiani erano in possesso di notevoli tecniche di navigazione ed erano in grado di individuare le isole anche a grandi distanze, ad esempio osservando la formazione di nubi sopra la terraferma.
Secondo altri vi sarebbero state invece più ondate di colonizzazione. I geni amerindi potrebbero essere la conferma di questa ipotesi. Con più probabilità immaginando una triangolazione America-Polinesia-Rapa Nui, invece di un arrivo dall’America, abbastanza improbabile per via della citata corrente di Humboldt che, da quando so, rappresenta un ostacolo serio alla navigazione diretta da est a ovest in quella zona del Pacifico.
Altro elemento interessante. Nei miti di Rapa Nui si parla di due gruppi: i Lunghe Orecchie e i Corte Orecchie. I primi avrebbero sottomesso i secondi imponendogli la costruzione delle grandi statue, i Moai, fino alla rivolta dei secondi e all’annientamento dei primi. Anche in questo caso le ipotesi sono diverse. Alcuni ritengono che si tratti di una distinzione di classi sociali tra gli aristocratici e il popolo, sfociata in una sorta di rivoluzione. Per altri saremmo di fronte a una divisione etnica in cui i nuovi arrivati (?) avrebbero sottomesso quelli precedentemente immigrati imponendo loro corvée che alla lunga risultarono insostenibili.
Insomma il mistero di Rapa Nui (senza scomodare ovviamente UFO, Mu, Atlantide e simili fantasie) risulta ancora più affascinante alla luce di queste nuove scoperte.
1. innanzitutto complimenti per le capacità di sintesi che hai espresso raccontando in due righe la storia di Rapa Nui...
2. Sulle convinzioni di Heyerdal ho dei dubbi, soprattutto sulle capacità dei precolombiani di "centrare" l'isola di Pasqua... La storia di quei polli e della patata dolce mi fanno pensare (a me che di queste cose - ricordo - non so nulla) che siano stati dei viaggi di andata e ritorno dall'isola. Però, sempre secondo me, la storia della patata attesta anche dei viaggi tra l'isola e la madrepatria (e quindi potrebbe essere valida la versione degli arrivi plurimi nell'isola.
3. Non mi torna invece il quadro "arrivo alle Marchesi dal Sudamerica e successivo viaggio verso Rapa Nui" per due motivi:
a. l'età della mescolanza è posteriore
b. i geni sudamericani dovrebbero essere presenti in Oceania da tempi pre - Rapa Nui
4. Questione corrente di Humboldt: confesso di aver pensato anche io a questo per la mancanza di colonizzazione delle Galapagos (a proprosito, mi pacerebbe sapere cosa ne pensi di questa lacuna....). Ma non mi torna del tutto per il sudamerica in quanto dalle Pitcairn a Rapa Nui vsi verso il continente con la corrente del Pacifico Meridionale, lo risali sulla Humboldt e per tornare indietro la corrente equatoriale ti riporta più o meno alle Marchesi.
Però il giro impedisce forse l'arrivo alle Galapagos... ma se si pensa alle correnti non si arriveresti probsbilmente neanche alle Hawaii...
5. ovviamente concordo sull'evitare di tirsare fuori UFO e scemenze del genere...
Da quello che so, i polinesiani seguivano un “metodo” nelle loro migrazioni. Innanzitutto la direzione che seguivano era (in genere) sud est, perché dalla Polinesia francese (attuale) sapevano che navigando in quella direzione avrebbero incontrato nuove isole. Il meccanismo era ripetuto quando una spedizione partiva dalla nuova colonia in cerca di altre terre.
Il fatto di essere largamente “fuori rotta” potrebbe spiegare perché i polinesiani non abbiano scoperto le Galapagos, con buona fortuna degli animali che vi vivono e di Darwin che le visitò, perché i polinesiani avevano un approccio per nulla ecologico. Lo dimostrano il caso stesso di Rapa Nui (per quanto ultimamente messo un po’ in discussione) e l’estinzione del moa della Nuova Zelanda.
Proprio quest’ultima terra ci dice peraltro che esistevano eccezioni alla “regola” citata sopra, in quanto le isole si trovano a sud ovest.
Altri punti cardine era il fatto che cercavano terre disabitate. Ad esempio in fondo non è impossibile che dalla Nuova Zelanda siano arrivati in Australia. Ma (a quanto ne so, ma potrei sbagliare) non mi risultano contatti e se ve ne furono non si tradussero in una colonizzazione. In fondo, per quanto fossero guerrieri anche piuttosto feroci, in genere non erano conquistatori. Se non altro perché non avevano i mezzi e i numeri per organizzare simili spedizioni con speranza di vittoria.
Altra cosa: nel “pacchetto del buon esploratore” portavano alcune cose fondamentali per rendere possibile la vita nelle nuove isole. La patata dolce, ad esempio, ma anche il maiale e il pollo. A Rapa Nui sembra che i maiali non siano mai arrivati. Forse se li mangiarono strada facendo, vista la distanza, oppure successe qualche incidente. Forse la genetica ci dirà qualcosa in proposito tra qualche tempo.
Il pollo invece arrivò ed era praticamente l’unica fonte di proteine allevata (c’era anche la carne umana, ma quello è un altro discorso…). Così preziosa che i pollai erano fortificati per evitare furti.
Hai citato Pitcairn. Ebbene l’isola è la terra più vicina a Rapa Nui (2081 km peraltro). Quando gli ammutinati del Bounty vi trovarono rifugio era disabitata, ma scavi archeologici hanno dimostrato che precedentemente era stata colonizzata da isolani di Mangareva che probabilmente vi cercavano pietre vulcaniche. Per lo sfruttamento eccessivo delle risorse naturali fu abbandonata. Quando esattamente e verso quale direzione non è chiaro. Non sembrerebbe comunque verso Rapa Nui, sia per un problema di datazione sia perché la cultura pasquense discende da quella delle isole Marchesi. Però la cosa non è impossibile.
Provo un attimo a ricapitolare. Certamente la patata dolce viene dall’America del Sud. Come hai già evidenziato nel tuo post, i pasquensi colonizzarono l’isola portando con loro questo tubero, quindi successivamente alla diffusione in Polinesia del tubero. La datazione però dell’arrivo della patata dolce in Polinesia (certo non direttamente dall’America a Rapa Nui) non è però chiarissima.
Ho provato a fare qualche ricerca sulla patata dolce e ho trovato questo post, che mi sembra interessante:
http://meristemi.wordpress.com/2014/05/27/i-fantastici-viaggi-di-ipomoea-batatas-la-patata-americana-cittadina-del-mondo
Ho però trovato date discordanti rispetto a quelle proposte in questo articolo e sinceramente non sono in grado di prendere una posizione precisa su questo punto. Accontentiamoci della datazione relativa.
(continua)
Il fatto che polli polinesiani si trovino in Sudamerica è certamente un indice del rapporto in direzione ovest -> est. Non abbiamo però elementi per ipotizzare se sia contestuale a quello est -> ovest (prendi la direzione a spanne, beninteso) della patata dolce (andata ritorno).
Se furono i pasquensi (che erano i più vicini) a raggiungere la costa sudamericana lo fecero dopo aver colonizzato l’isola portando con loro quel che gli serviva, compresa la patata dolce. O fu qualche altra sconosciuta canoa a giungere fin la? Impossibile dirlo, perché il pollo non era una specialità di Rapa Nui, quindi dubito si possano avere elementi certi, salvo qualche altro miracolo del DNA.
Ipotizziamo comunque che siano stati loro. Certamente avrebbero trovato una terra abitata (consistentemente) e pertanto non adatta a una colonizzazione. Cosa potrebbe essere accaduto di questi esploratori?
Furono assorbiti dall’immenso continente sudamericano? Considerata la strage operata dalle malattie provenienti dall’Europa è improbabile che eventuali rari geni polinesiani siano sopravvissuti. A maggior ragione se gli esploratori finirono a fungere da offerta in qualche cerimonia sanguinosa.
Tornarono indietro? Certo, c’è il problema della corrente. Ma rispetto a eventuali esploratori amerindi avrebbero avuto il vantaggio di sapere esattamente dove dovevano tornare. Certo è strano (ma non se avessero dovuto fare un rapidissimo dietro front di fronte alle lance degli indigeni locali) che non abbiano portato nulla di “americano” con loro (semi, frutti, oggetti, esseri umani…).
Per questo parlavo di una “triangolazione”, dal momento che abbiamo elementi per ipotizzare rapporti Sudamerica > Polinesia > isola di Pasqua > Sudamerica. Ma gli elementi che abbiamo non consentono di affermare invece una direzione contraria (in senso orario) o di scambi bidirezionali tra Rapa Nui e la costa americana.
C’è però un elemento che potrebbe smentire questa ipotesi. Un dettaglio che, nello scrivere il commento precedente, avevo dimenticato (sono passati più di 20 anni da quando andai laggiù…): Salas y Gómez.
Si tratta di fatto di uno scoglio disabitato con altezza massima di 30 m. slm sitato a 3210 km dal Cile, 2490 km ovest dalle Islas de los Desventurados (altre isole disabitate, il cui nome è tutto un programma) e 391 km est nordest dall’Isola di Pasqua.
Ebbene, non solo è certo che i Pasquensi lo conoscessero e frequentassero per raccogliere uova (lamentandone la difficoltà di attracco), ma il suo nome è uno degli spunti seguiti da Thor Heyerdahl. Il nome pasquense dell’isola è “Motu Motiro Hiva” o “Manu Motu Motiro Hiva” che significa “Isolotto (degli uccelli) sulla strada per Hiva”.
Ora, Hiva è la mitica terra da cui provennero i colonizzatori di Rapa Nui. Può significare però anche “terra molto lontana”.
Heyerdahl ne dedusse che i pasquensi provenivano dal sud America (Hiva) e organizzò il suo viaggio. Che però a mio avviso ha invece dimostrato, come ho scritto l’altra volta, che a Rapa Nui su una barca amerindia non ci si poteva arrivare, per via della famosa corrente. Senza contare quanto già detto sul fatto che la cultura pasquense non mostra (dati archologici, genetici, linguistici) alcuna relazione con quelle amerindie.
Ad ogni modo questo indizio toponomastico, più la presenza dei polli, potrebbe suggerire che effettivamente i Pasquensi conoscessero l’esistenza del continente americano, ma che considerata la difficoltà del viaggio e la presenza di popolazioni locali agguerrite e culturalmente superiori abbiano rinunciato a spingersi nuovamente in quella direzione.
Ancora una nota, più che altro per me stesso, perché è abbastanza implicito da quanto ci siamo detti sopra.
Il fatto che i Rapa Niu abbiano scoperto Salas y Gómez che si trova 391 km est nordest dall’Isola di Pasqua, indica che dall’isola compirono evidentemente varie ricognizioni in cerca di nuove terre.
In fondo nella cultura polinesiana c’erano alcuni punti fermi, come il fatto che, oltre l’orizzonte, distante ma non troppo, ci fossero nuove isole da scoprire e popolare. Accadeva così da generazioni.
I colonizzatori di Rapa Nui si trovarono invece a vivere su un’isola che non solo era tremendamente distante da tutte le altre che erano già state occupate (troppo distante per intrecciare regolari contatti commerciali), ma sembrava sorgere ai confini del nulla.
Finché ebbero legname sufficiente per costruire canoe oceaniche (quando giunsero gli europei questa capacità era scomparsa) evidentemente delle spedizioni furono mandate in ogni direzione.
Si può immaginare lo sconcerto di questa gente i cui tentativi di individuare nuove terre in cui mandare coloni per alleggerire la crescente pressione demografica interna cadevano nel vuoto.
Salas y Gómez poteva essere confortante dal punto di vista psicologico (altre terre a est esistevano) ma non offriva alcuna possibilità di insediarsi. E se mai giunsero in America dovettero rendersi conto che quella terra era, per motivi diversi, inospitale.
O forse la “via per Hiva” rimase un’aspirazione, un mito irraggiungibile per i Pasquensi. E i polli che giunsero a scoprirla erano gli unici sopravvissuti sul relitto di un’imbarcazione i cui occupanti umani erano caduti tutti sulla via che portava a Hiva.
ringrazio ancora per i commenti. Onestamente non pensavo che i polli in sudamerica non esistessero fino a così poco tempo fa....
Continuo a pensare che i dati genetici dimostrino che qualcosa di "americano" sia stato portato. Poi, sapere per quale motivo i contatti siano cessati è un'altra cosa (la perdita del legname adatto mi pare una condizione sufficiente). Di sicuro come hai osservato, era difficile andare "alla conquista di continenti già abitati"anche solo per i numeri necessari a farlo... e per instaurare commerci o altro devi essere sicuro che ai continentali interessi che tu ritorni una prossima volta, altrimenti che ti facciano fuori è altamente probabile... Mi chiedo cosa potessero avere di straordinario i pasquani per i sudamericani oltre ai polli...
Altra cosa: l'introduzone della patata dolce sarebbe più antica della colonizzazione di Rapa Nui... la cosa ad uno con le mie rudimentali cognizioni in materia sembra pazzesca.... quanto alla scoperta di Sala y Gomez direi che si tratta dell'effetto di una ricerca piuttosto accurata: le nuvole sopra le Hawaii le vedi da parecchio lontano perchè il Mauna loa e il Kilauea sono alti più di 4000 metri e quindi sono visibili da qualche centinaio di km di distanza ad un osservatore specificamente addestrato. Invece non penso proprio che su Sala Y Gomez si formino nuvole...
Grazie a te per avermi dato l'occasione per tornare col pensiero a Rapa Nui, un luogo davvero magico, per l'atmosfera che si respira laggiù!
Riguardo a quello che scrivi, non credo che i pasquensi potessero portare nulla ai sudamericani, tanto più considerando la distanza. Si tratta di un'isola piccola, dove c'è un po' di ossidiana, ma poco o niente di esportabile, perlomeno a quei tempi.
In generale, i polinesiani erano navigatori straordinari e non credo che ci sia una conoscenza piena di tutte le tecniche di navigazione da loro usate, empiriche certamente, ma molto efficaci.
Certamente osservavano il volo degli uccelli e forse scoprirono Salas y Gómez seguendo quelli che vi nidificavano e vi tornavano dopo aver pescato.
Ma quello era solo uno dei loro "trucchi".
Da qualche parte ho letto, ma non ricordo dove, una cosa divertente: per individuare le correnti più lievi si buttavano in acqua e sentivano la direzione coi testicoli...
Buonasera. Mi chiamo Massimo Giacomazzo e mi occupo da una vita di studi storici sulla marineria: nel mi prossimo intervento all'Università della Terza Età di Venezia, tratterò estesamente la storia di Te Pito O Te Henua, Matakiterani e Rapa Nui che dir si voglia. Forse arrivo tardi per ravvivare questa vostra interessante disamina: vi pregherei allora di contattarmi direttamente sulla mia mail olympia15mg@gmail.com, certo di poter condividere interessanti informazioni. Una prima domanda: seguendo quali venti e in quale stagione, secondo voi, i Polinesiani sono giunti all'isola di Pasqua dalle Marchesi, o più agevolmente dall'arcipelago delle Pitcairn? Sarei felicissimo di avere vostre risposte.
Max
Onestamente mi intendo poco di correnti e venti oceanici, salvo alcune indicazioni generali. Il collegamento con le Marchesi è stato fatto su basi archeologiche e antropologiche. Da quel che ricordo l'isola si trova un po' fuori dalle correnti principali. Del resto i polinesiani erano grandi navigatori, quindi non si limitavano a lasciarsi trasportare dalle correnti.
Molti aspetti della colonizzazione oceanica restano però ancora avvolti nel mistero.
Se ha qualche dato nuovo in questo senso sarei ben felice di leggere.
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