Mantenere la sorveglianza sullo stato della Costa Concordia è fondamentale per evitare rischi per gli operatori a bordo e per capire le avvisaglie di un possibile affondamento del relitto. Per questo, nonostante che oggi la situazione possa essere considerata “sostanzialmente stabile”, continua il programma di sorveglianza sui movimenti della sfortunata nave, che la Protezione Civile ha chiesto al Dipartimento di Scienze della Terra dell'Università di Firenze. Il sistema è formato da una serie di apparecchiature che assicurano un monitoraggio continuo della stabilità della nave. Vi sono impegnati su più turni circa una quarantina di ricercatori (i più, nella sana tradizione italiana, precari e/o sottopagati...). Vi hanno anche collaborato numerose aziende e altri istituti universitari.
Il naufragio della Costa Concordia ha sicuramente fatto nascere diverse preoccupazioni da un punto di vista dell'inquinamento del mare circostante e su questo aspetto sia la stampa che le Autorità locali (preoccupate queste per i possibili riflessi negativi sul turismo) hanno puntato la loro attenzione. Meno si è parlato invece del monitoraggio fisico di quello che ormai è il relitto della più grande nave da crociera mai naufragata e dei suoi immediati dintorni. Eppure sia la sicurezza degli uomini a bordo che la percezioni di eventuali rischi dovuti ad un possibile spostamento significativo della nave dal punto dove ora giace è legata proprio alla presenza di un sistema di sorveglianza adeguato. Per questo già 5 giorni dopo il naufragio il Dipartimento di Scienze della Terra dell'Università di Firenze ha installato un sistema di monitoraggio che si avvale di tecnologie molto sofisticate.
Anche le rocce su cui si è adagiata la nave, che subiscono uno sforzo notevole, sono sotto sorveglianza per verificarne eventuali movimenti lungo le fratture naturali.
L’insieme delle tecniche e delle reti di monitoraggio permette di misurare le deformazioni dell'intero scafo con una accuratezza millimetrica, che registra anche le dilatazioni e le contrazioni del metallo al variare della temperatura ambientale, una sorta di "rumore di fondo" da considerare attentamente nella modellizzazione dei movimenti.
A bordo della Concordia ci sono accelerometri, stazioni topografiche e sensori GPS che misurano direttamente quello che succede tramite gli spostamenti che subiscono allorquando la nave si muove. Da terra vengono effettuati dei controlli con un interferometro e delle scansioni LASER. Oltre alla presenza di stazioni di rilevamento in loco, i movimenti sono controllati anche via satellite grazie alla rete Cosmo–SkyMed, la costellazione di satelliti interamente italiana realizzata per i più vari scopi civili e militari. A tutte queste attrezzature si deve aggiungere un sistema di ecoscandagli per cartografare il fondo marino e verificarne le variazioni.
Si nota come tutti questi sistemi ottengano le misurazioni in maniera indipendente gli uni dagli altri e quindi si autocontrollano. Numerose aziende ed istituti universitari concorrono alla operazione: per esempio il gruppo geofisico della Fondazione Prato Ricerche di Prato (Istituto Geofisico Toscano) ha provveduto all'installazione di una rete di sismografi per il monitoraggio della microsismicità: l'insorgenza di segnali microsismici può quindi essere collegata con movimenti dello scafo.
Oggi si può dire che la nave è caratterizzata da un movimento lento e continuo a cui si sommano fasi di accelerazione determinate dalle variazioni delle condizioni meteo-marine.
Quasi tutti i dati sono inviati via radio o via internet ai computer del centro di controllo per essere a disposizione degli addetti in tempo reale; inoltre è stata implementata la possibilità di avvalersi degli smartphone: i ricercatori possono così spostarsi con facilità e nel contempo seguire la situazione con un mezzo più comodo di un computer per una persona in movimento.
A bordo della Concordia ci sono accelerometri, stazioni topografiche e sensori GPS che misurano direttamente quello che succede tramite gli spostamenti che subiscono allorquando la nave si muove. Da terra vengono effettuati dei controlli con un interferometro e delle scansioni LASER. Oltre alla presenza di stazioni di rilevamento in loco, i movimenti sono controllati anche via satellite grazie alla rete Cosmo–SkyMed, la costellazione di satelliti interamente italiana realizzata per i più vari scopi civili e militari. A tutte queste attrezzature si deve aggiungere un sistema di ecoscandagli per cartografare il fondo marino e verificarne le variazioni.
Si nota come tutti questi sistemi ottengano le misurazioni in maniera indipendente gli uni dagli altri e quindi si autocontrollano. Numerose aziende ed istituti universitari concorrono alla operazione: per esempio il gruppo geofisico della Fondazione Prato Ricerche di Prato (Istituto Geofisico Toscano) ha provveduto all'installazione di una rete di sismografi per il monitoraggio della microsismicità: l'insorgenza di segnali microsismici può quindi essere collegata con movimenti dello scafo.
Quasi tutti i dati sono inviati via radio o via internet ai computer del centro di controllo per essere a disposizione degli addetti in tempo reale; inoltre è stata implementata la possibilità di avvalersi degli smartphone: i ricercatori possono così spostarsi con facilità e nel contempo seguire la situazione con un mezzo più comodo di un computer per una persona in movimento.
Tutte le tecnologie impiegate, oltre a ricostruire la storia e la tendenza generale dei movimenti, servono per il sistema di allertamento rapido a supporto delle attività di ricerca e soccorso effettuate sulla nave. In particolare sono state seguite con attenzione le operazioni di svuotamento dei serbatoi del carburante, una fase piuttosto delicata perchè ha provocato un riassetto della distribuzione dei pesi all'interno del relitto.
Come è noto, il sistema ha spesso fermato le attività a bordo, allorquando ha rilevato movimenti anomali; il che ha dato agli operatori a bordo della nave, specialmente ai subacquei, una sicurezza altrimenti poco realizzabile: movimenti anche millimetrici non previsti potrebbero essere sintomi di qualcosa di più grave e senza un monitoraggio così preciso probabilmente gli operatori non avrebbero potuto lavorare con la necessaria sicurezza (oppure per precauzione avrebbero dovuto sospendere le attività più spesso rispetto a quanto è successo).
Ovviamente il monitoraggio continuerà fino a quando sarà ritenuto necessario.
In questa immagine vediamo il complesso delle apparecchiature a mare ed in terra, con specificato i responsabili diretti dei sistemi.
Ed ecco qui, specificamente, le stazioni poste sulla nave che servono per determinarne il movimento:
Questo è il risultato delle osservazioni tra il 20 gennaio e il 6 febbraio: si nota come la prua si sia spostata maggiormente rispetto alla poppa.
Nell'ultima immagine invece si vede una rappresentazione grafica dei movimenti rotazionali ricostruiti tramite simulazione cinematica. In rosso è indicata qualitativamente la rotazione di rollio, in verde quella di beccheggio.
NOTA: RINGRAZIO IL DIPARTIMENTO DI SCIENZE DELLA TERRA DELL'UNIVERSITÀ DI FIRENZE CHE MI HA GENTILMENTE CONCESSO DI PUBBLICARE IMMAGINI DI SUA PROPRIETÀ.
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