lunedì 2 aprile 2012

geopolitica e risorse petrolifere: 2. il Mar cinese Meridionale

Siamo alla seconda puntata sulle nuove dispute per il petrolio. Anche qui come nelle Falklands le rivendicazioni si sommano ma a differenza della situazione precedente (e di almeno un'altra di cui vorrei parlare in un prossimo post) qui non c'è un confronto fra due stati: attualmente gli attori principali sono 3 ma ce ne sono anche altri nell'ombra, nell'attesa di trovare un alleato potente per controbattere la Cina o l'India che appoggia il Vietnam e gli USA che appoggiano le Filippine. E la politica stenta anche qui a trovare una soluzione.

Le Spratlys Islands sono un arcipelago composto da centinaia di isolotti nel Mar Cinese Meridionale e a vedere le immagini potrebbero essere un bellissimo luogo per passare delle vacanze in un ambiente incontaminato in mezzo a tartarughe ed uccelli selvatici.
Peccato che oggi una vacanza da quelle parti potrebbe avere dei risvolti spiacevoli, come l'essere arrestati da poliziotti o militari per ingresso illegale nel territorio della nazione a cui questi agenti appartengono. Ma come...  – penserete – ci sembra ovvio che ci vuole il visto d'ingresso... Ok. Vero. Ma il rischio è di chiedere il visto ai Filippini ed essere “beccati” da unità cinesi, ad esempio (a meno che nessuna nazione ammetta visti per quelle località.... non saprei). Questo perchè ci sono diverse nazioni che rivendicano il possesso di questo arcipelago: Filippine, Cina, Taiwan, Vietnam, Indonesia, Brunei, Malaysia. Ciascuna portando ottime motivazioni storiche. Non esiste una popolazione autoctona delle Spratlys, ma sicuramente sono state rifugio di naviganti da parecchi secoli. Nel XIX secolo furono rivendicate dalla Francia (notare che l'Indocina era in buona parte una colonia francese) anche se era nota ai francesi stessi la presenza di pescatori cinesi. Oggi oltrechè alla pesca (e – ipoteticamente – un turismo difficile per le piccole estensioni sopra il livello del mare), l'interesse nazionalista e patriottico su queste isole delle nazioni rivierasche del Mar Cinese  Meridionale ha acquistato nuove motivazioni: i sedimenti sul fondo di questo bacino contengono grandi quantità di petrolio.

Oggi il Mar Cinese Meridionale, la cui origine risale al Terziario medio, è virtualmente o quasi asismico. La maggior parte degli Autori lo considera uno strascico laterale dello scontro fra India ed Eurasia, a causa del quale l'Indocina è stata letteralmente estrusa verso Est dalla massa del subcontinente indiano. Le piattaforme continentali che lo circondano sarebbero anche ben definite ma se all'interno in alcuni punti la profondità raggiunge e supera i 4.000 metri, succede spesso che alla piattaforma, particolarmente nella parte NW e in quella SE ad esse sono collegati degli arcipelaghi di piccole o piccolissime isole, e soprattutto c'è una serie di fondali più o meno bassi con scogliere coralline: le isole Paracelso a NW, le Spratly. a SE e le Palawan lungo la costa filippina (lungo le quali una parte della crosta del Mar cinese Meridionale è stata fino a qualche milione di anni fa subdotta sotto le attuali Filippine).

Quindi il problema è definire “di chi” siano le isole, cosa che determinerebbe ovviamente anche la sovranità sul petrolio contenuto nei fondali. 
Attualmente i giacimenti di petrolio sfruttati sono situati lungo le piattaforme continentali, soprattutto a largo della Malaysia e del Vietnam e molto meno nella zona prospicente la Cina

Nella II guerra mondiale i giapponesi avevano occupato le Spratly ma dopo il conflitto hanno dovuto rinunciare  a qualsiasi mira su quella zona,
Le prime tensioni “moderne”, risalgono al 1974, quando la Cina occupò le Isole Paracelso strappandole ad un Vietnam indebolito da decenni di guerre indocinesi, in una situazione geopolitica completamente diversa da quella attuale, dove si registra una specie di “tutti contro tutti”. Oggi alcuni isolotti sono abitati, da cinesi (che occupano l'isola più grande), vietnamiti e filippini. Le altre nazioni per ora stanno alla finestra. Il fatto è che se la Cina ha una gran forza di suo, le Filippine sono spalleggiate dagli USA mentre dietro il Vietnam c'è l'India (che con la Cina ha una vasta serie di questioni aperte). Solo negli ultimi mesi, cinesi sono stati fatti prigionieri da filippini e vietnamiti da cinesi. Si tratta per adesso di “pescatori”, una categoria di facile impiego il cui utilizzo è volto a dimostrare la “proprietà” dei mari (in attesa di impiantarci piattaforme per l'estrazione del petrolio).

Il problema è che adesso la Cina si sta “interessando” anche al terzo arcipelago, le Palawan e alle acque sovrastanti una grande montagna sottomarina, la  Scarborough Shoal che sono nel raggio della zona di sfruttamento esclusivo delle Filippine, essendo a meno di 200 miglia dalle coste dello stato asiatico. 
Oltretutto la disposizione sulla zona di sfruttamento esclusivo assegnerebbe buona parte delle Spratly alle Filippine, cosa sulla quale ovviamente nè cinesi nè vietnamiti concordano.
Vediamo nella cartina come in generale la zona rivendicata dalla Cina (in rosso) si estenda molto all'interno delle 200 miglia delle zone di sfruttamento esclusivo dei vari stati rivieraschi (contrassegnati dalle linee tratteggiate blu): come si vede ben poca area del Mar Cinese Meridionale rimarrebbe fuori dalle zone di sfruttamento esclusivo.
Notiamo anche come ancora una valutazione reale dell'ampiezza dei giacimenti non è ancora disponibile.

Il vertice dell'ASEAN, l'Associazione degli stati del Sud-Est asiatico, appena conclusosi in Cambogia non si è occupato molto della questione: anche qui è evidente la longa manus cinese che ha convinto la Cambogia, paese ospitante, a tenere un profilo molto basso sul Mar Cinese Meridionale, nonostante che due degli Stati maggiormente coinvolti nel conflitto appartengano proprio all'ASEAN (Vietnam e Filippine) e che anche Malaysia, Brunei e Indonesia ne facciano parte, mentre la Cina no.

Da ultimo vediamo altri due problemi connessi alla situazione
Il primo è economico: in queste acque passa una grandissima parte del traffico marittimo internazionale. Vero che la convenzione di Montego Bay rende libero il transito di chiunque nelle zone di sfruttamento esclusivo, ma poterlo controllare meglio è una tentazione notevole.
Il secondo è ambientale: il Mar Cinese Meridionale fa parte del triangolo di altissima biodiversità delle Indie Orientali. Molte sono le specie marine presenti esclusivamente in queste acque e lo sfruttamento del petrolio costituisce una minaccia per le popolazioni ittiche dell'area.

EDIT: l'ASEAN si è occupata del problema. Ma se le Filippine e in misura minore il vietnam, vorrebbero che l'organizzazione facesse la "voce grossa" con Pechino per difendere i diritti di 2 stati membri, gli altri hanno verso la Cina un  atteggiamento più condiscendente

4 commenti:

Marco Fulvio Barozzi ha detto...

Articolo geopolitico, che lascia molto spazio alle opinioni personali. Ma che che cazzo c'entra il nuovo imperialismo cinese con le Spratly?

Aldo Piombino ha detto...

scusa ma non ti seguo stavolta.
Il concetto è: le Spratly fanno parte della Cina o no?
Qui ci vorrebbe una sentenza da diritto internazionale immagino...
i cinesi ci andavano da parecchi secoli, ma poi sono arrivati i francesi (e quindi il Vietnam).
Poi alle Filippine di trovarsi gente che rivendica pezzi di quella che ritengono la loro piattaforma continentale immagino piaccia poco

Dopodichè al di là del patriottismo (che nella storia è sempre servito per mascherare altro), la questione è di chi siano i diritti su quei giacimenti di petrolio (plus: pesca e controllo autostrada del mare).
Se le spratly erano delle dune di deserto assolutamente inutili magari nessuno tentava di occuparle...

Marco Fulvio Barozzi ha detto...

La vicenda mi ricorda molto la guerra delle Falkland/Malvinas tra inglesi e argentini negli anni '80. E' chiaro che quegli scogli in mezzo all'Atlantico meridionale interessavano poco a entrambi (ma gli abitanti erano anglosassoni), se non ci fosse stata la promessa di grandi riserve petrolifere. C'era la geografia (argentina) contro la storia (britannica), ma in realtà era uno scontro economico. Anche la vicenda che narri è economica, ma, tra i tanti pretendenti, la Cina mi sembra quella con meno ragioni, anche per le pretese sulle acque internazionali che avanza. O adesso che è amica di Monti non si può più parlare contro la nuova grande potenza imperialista?

Aldo Piombino ha detto...

sai che io cerco sempre di essere obbiettivo e in questo caso io non parteggio per nessuno.... personalmente trovo che abbiano poco senso le richieste cinesi anche se tra il XIII e il XIX secolo i marinai cinesi facevano spesso tappa lì. Ma la Cina è di tutti gli stati direttamente coinvolti quello più lontano geograficamente, quindi avrebbe poco senso la sua sovranità. Il fatto che abbia chiesto alla Cambogia di glissare sull'argomento (guarda caso qualche giorno prima a Phnom Penh c'era Hu Jintao) depennandolo o quasi dal vertice dell'ASEAN dimostra che Pechino abbia la coscienza un pò sporchina....
diciamo che per quel poco che conosco della storia quelli che avrebbero più ragione potrebbero essere i vietnamiti.
ma mi incuriosisce per esempio il fatto che pure il Brunei rivendica un pezzo delle isole.
quello che volevo segnalare nel post è che c'è una crisi, uno stato molto "pesante" e altri 2 che gli tengono testa spalleggiati da altre potenze e delle rivendicazioni da parte di diversi altri stati.