mercoledì 5 aprile 2017

Le assurde proteste contro il TAP: parola di un ambientalista "eretico"


La questione delle proteste conto il TAP in Puglia e su quelle a proposito del nuovo gasdotto nell’Appennino centrale mi stanno facendo venire un gran prurito. Non perché io sia un petrolofilo e climascettico, tutt’altro, ma perché si tratta di una battaglia assurda ed inconcepibile in un Paese civile. A quelli che hanno paura dei gasdotti, a parte il fatto che li hanno sotto casa e in casa da decenni, dico che di strutture del genere in zone sismiche ne abbiamo già anche in Italia parecchie; ma soprattutto vorrei far notare che tra un palazzinaro che costruisce con materiali scadenti ed una azienda che costruisce un gasdotto per gestirlo c’è una “leggera” differenza: al palazzinaro disonesto dopo aver venduto l’immobile (o aver consegnato quanto formalmente richiesto dall’appalto) di quello che succederà in seguito non gliene può importare di meno; invece l’azienda che costruisce un gasdotto non si può permettere il lusso che abbia problemi, per cui sicuramente lo costruisce bene… Quindi, a partire da quelle a San Foca, devo dire che le proteste attuali contro la costruzione di alcuni gasdotti, TAP e transappenninico in primis, mi paiono assurde, immotivate e portate avanti con criteri che la Scienza l’hanno abbondantemente calpestata. Ma in un Paese in cui l’analfabetismo scientifico è particolarmente diffuso, bastano le parole di pochi guru per provocare ondate assolutamente ingiustificate di proteste e di panico. Resta solo un problema: che in Italia la comunicazione istituzionale sulle opere pubbliche è assolutamente carente e che la sindrome "nimby" è particolarmente diffusa. E i risultati si vedono.

Qualcuno mi ha definito, un po' pomposamente direi, un “ambientalista eretico”, perché alle volte vado esattamente contro le istanze portate avanti dagli ambientalisti, convinto che la “mia” soluzione sia a favore dell’ambiente e quella degli ambientalisti vada esattamente contro le necessità ambientali. Di esempi in proposito ce ne sono diversi, a partire dal mio essere sempre stato a favore  dell’Alta Velocità ferroviaria (con esclusione della Venezia – Trieste e del ponte sullo Stretto) e del traforo del Frejus (il quale non è, ripeto, una TAV ma una variante di tracciato).
Altre persone che conosco sono rimaste parecchio perplesse per il mio atteggiamento sul referendum dell’anno scorso sulle concessioni per l’estrazione degli idrocarburi e le mie posizioni sulla questione dell’acqua pubblica.

LE MIE PREOCCUPAZIONI SULL'USO MASSICCIO DEI COMBUSTIBILI FOSSILI. Chi mi conosce e chi mi legge sa che sono su posizioni molto allarmistiche a proposito dei cambiamenti climatici, l’ho spiegato bene anche nel libro che ho scritto sull’estinzione dei dinosauri: la storia del meteorite – killer assolve le emissioni di CO2 e SO2 da parte delle eruzioni del Deccan: insomma, per me (anzi, per i dati oggi a disposizione) oggi stiamo facendo un esperimento per capire come mai si sono estinti i dinosauri… 
Addirittura in questo post ho fatto notare la curiosa relazione temporale fra ricerche sui gas serra e "lancio" dell'ipotesi del meteorite. 
Vediamo cosa successe. 
Dopo anni che le perforazioni oceaniche avevano riscontrato un peggioramento delle condizioni ambientali alla fine del Cretaceo, un articolo propose di addebitare l'estinzione dei dinosauri a un forte effetto serra dovuto a emissioni di CO2. Pochi mesi dopo arrivò la teoria dell'impatto, in cui al contrario in quelle fasi la Terra cadde in un inverno simile all'inverno nucleare paventato in quel periodo.
Il 4 agosto 1978 uscì su Science un articolo di Dewey McLean dal titolo: A terminal Mesozoic “Greenhouse”: Lessons from the Past [1], il cui sommario comincia così: le rocce e la vita del tardo Mesozoico implicano un riscaldamento globale di breve durata (tra 100 mila e 1 milione di anni) dovute da un effetto serra indotto da emissioni di biossido di Carbonio (all’epoca le datazioni erano molto meno precise di oggi, NdR); all’inizio dell’articolo si legge che: "l’uso umano di combustibili fossili e delle foreste sta incrementando in modo significativo il tenore di CO2 atmosferico", parlando qualche riga dopo di “un innalzamento delle temperature anche di pochi gradi (entro i 6) nel prossimo secolo e in quello successivo è predetto dal comitato sull’energia e il clima dell’Accademia Nazionale delle Scienze come effetto dell’alterazione antropica del ciclo del carbonio”.
L’anno dopo Luis Alvarez, uno scienziato importante, non geologo ma fisico, e persona piuttosto vicina all’apparato industriale statunitense, tira fuori una ipotesi che assolve i gas serra, combattendo in seguito con violenza McLean e tutti quelli che non la pensavano come lui (ma solitamente evitando confronti a viso aperto, a parte qualche occasione). Sempre nello stesso post mi sono chiesto esplicitamente se la successione temporale sia stata un caso o no.
Anzi, avrei persino dei dubbi sul fatto che Alvarez non ne sapesse nulla del cratere dello Yucatan, dato che la sua presenza era già stata rivelata, sia pure in maniera non proprio chiara, nel 1981 [2].

Venendo all'oggi, oltre al riscaldamento in atto, di cui una componente è sicuramente naturale, ma altrettanto sicuramente un’altra è dovuta alle emissioni antropiche di CO2, proprio in questi anni si stanno verificando, oltre all’aumento di CO2 e SO2 atmosferici, altri fenomeni  che hanno preceduto gli eventi anossici del passaggio Cretaceo – Paleocene, come una acidificazione delle acque e, in alcune aree oceaniche, una fioritura del fitoplancton.
E, sempre nel campo degli idrocarburi, mi sono sempre espresso chiaramente contro il fracking (che comunque in Italia non si può fare semplicemente per… mancanza di rocce adatte).
Queste cose le dico anche in un seminario che tengo agli studenti universitari di Scienze della Terra.

PURTROPPO I COMBUSTIBILI FOSSILI SONO ANCORA NECESSARI. Questa - lunga - premessa non l'ho scritta per pubblicizzare il mio libro, ma per far notare come io sia assolutamente schierato fra coloro che avversano l’uso dei combustibili fossili e che, di conseguenza, vogliono assolutamente trovare delle soluzioni per diminuirne drasticamente l’uso.
Ciò non toglie che il tema dell'uso (e dell'abuso) dei combustibili fossili vada visto con un po' di raziocinio e, soprattutto, con rigore scientifico. Per questo, ad esempio, continuo a correggere chi sostiene che alla base della sismicità indotta in buona parte degli USA ci sia direttamente il fracking: in realtà come ho spiegato varie volte i problemi nella stragrande maggioranza dei casi vengono dalla reiniezione nel sottosuolo ai fini di smaltimento dei fluidi che il processo produttivo ributta in superficie e solo in aree dalla geologia particolare. Questo non per assolvere il fracking, pratica a mio avviso demenziale, ma semplicemente in nome della correttezza scientifica delle cose. Perché una battaglia contro qualcosa va vinta spiegando le ragioni vere dell'opposizione,  e non accampando scuse.

WebGIS della Regione Puglia dell'aprile 2017, in cui si nota come i focolai di Xylella, molto estesi,
non sono assolutamentedistribuiti esclusivamente lungo il tragitto programmato per il TAP
PERCHÈ SONO CRITICO SULLE DIMOSTRAZIONI CONTRO IL GASDOTTO A SAN FOCA. Oggi sono molto critico sulle dimostrazioni contro l’espianto degli ulivi in Puglia per la costruzione del TAP.
Mi ero già occupato nel 2013 di questo gasdotto (e del suo omonimo orientale, il Trans Anatolian Pipeline… Adriatico e Anatolia iniziano entrambi con la lettera “a”) in questo post.
Diciamo che sono favorevole al TAP per una serie di motivi. In particolare, dal punto di vista generale dell’uso del combustibile:
- perché se proprio dobbiamo bruciare combustibili fossili, allora è meglio bruciare metano che petrolio o carbone (ricordando che alternative ritenute “più ecologiche” come legna e pellet sono in realtà molto peggior, almeno per rilascio di diossine e PM10)
- perché per trasportare metano in gasdotto si usa meno energia che trasportarlo su navi (o trasportare petrolio su navi)
- perché avremmo dopo Algeria, Libia, Russia ed Europa Settentrionale, un quarto fornitore

Dal punto di vista strettamente locale, ricordo che non c’è nessuna relazione fra area del TAP e area colpita dalla Xylella (come si vede da questa carta) e che a proposito della Xylella stiamo facendo la solita magra figura davanti al mondo scientifico internazionale, come ai tempi di Di Bella, del processo dell’Aquila e della questione Stamina: in altri Paesi gli olivi malati sarebbero stati eradicati senza i piagnistei e le masturbazioni mentali su complotti che abbiamo dalle nostre parti.
COSA VIENE FATTO A SAN FOCA? Il lavoro che in questo momento stanno eseguendo (o dovrebbero eseguire) a San Foca è molto semplice: 
- dopo aver attraversato l’Adriatico la conduttura a circa 800 metri dalla riva e ad una profondità di 25 metri entrerà in un microtunnel di approdo lungo 1,5 chilometri, che finirà sulla terraferma a circa 700 metri di distanza dalla spiaggia
- per realizzare il microtunnel verrà scavata una piccola trincea
- il tutto a fine lavoro verrà ricoperto e gli ulivi, che erano stati spostati, verranno reimpiantati
La tecnologia del microtunnel è stata usata diverse volte in situazioni del genere, per esempio sulle spiagge ad Ibiza (dove non si registrano al proposito dimostrazioni sguaiate). 
A proposito della situazione degli ulivi, non mi resta che linkare il sito dell'azienda costruttrice del gasdotto, che fornisce qui le informazioni sulla procedua di spostamento provvisorio. Mi spiace davvero non poter linkare un qualcosa fatto da terzi.

PERCHÈ SAN FOCA? Una domanda intelligente può essere: perché proprio quella zona è stata scelta per far “sbarcare” il TAP?
Certo, sarebbe stato intelligente, teoricamente, farlo nella zona industriale di Brindisi, dove il litorale è già rovinato. Ma c’è un particolare di non trascurabile importanza: l'area industriale di Brindisi è una zona a rischio di incidente rilevante, quindi non può accogliere altre infrastrutture, in particolare una sensibile come questa. Lo sanno tutti, ma alcuni fingono di averlo dimenticato.
Il sito di San Foca è stato scelto grazie ad una apposita procedura di Valutazione di Impatto Ambientale, la cui documentazione è stata fornita dal preponente al Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare nel settembre del 2013: il ministero pretese delle integrazioni, che sono arrivate nell’aprile successivo, insieme alle risposte alle osservazioni del pubblico. A settembre del 2014 il Ministro Galletti, ha firmato il decreto di compatibilità ambientale, superando il parere negativo espresso dalla Regione Puglia e del Ministero dei Beni Culturali. Su questi pareri, è evidente nel primo la demagogia della decisione, sul secondo... beh... le sovrintendenze ci stanno abituando a scelte scientificamente e tecnicamente incredibili, conseguenze di un Paese in cui il mondo umanistico e quello scientifico sembrano muoversi in universi paralleli, grazie alla puzza sotto il naso di molti umanisti.
In questo parere il Ministero dell'Ambiente ha fornito una approfondita analisi delle alternative proposte, confermando che il minor impatto ambientale e paesaggistico per l'approdo del gasdotto sulle coste salentine è San Foca, dove comunque nessun segno evidente dell’opera rimarrà lungo la costa, grazie proprio alla tecnologia del microtunnel.  Tutta la documentazione si trova sul sito del Ministero dell'ambiente a questo indirizzo.  

SOLO QUESTI ULIVI (CHE VERRANNO REMPIANTATI) SONO STATI ESPIANTATI IN PUGLIA IN QUESTI ANNI? Ribadendo che gli ulivi lungo il gasdotto non verranno abbattuti, ma semplicemente dislocati provvisoriamente altrove per poi essere reimpiantati dov’erano e come erano, annoto che 80 sindaci sono fra i manifestanti e/o fra quelli che hanno dimostrato simpatia per la manifestazione contro il TAP. 
Naturalmente mi auguro che durante il mandato di questi sindaci, nei loro comuni non sia stato espiantato nessun ulivo per costruire edifici di ogni tipo e che, in nome dell’ambiente, in questi comuni il territorio sia pulito (specialmente le spiagge) e tutti gli scarichi fognari siano in regola con le normative europee. Insomma, un territorio non sfregiato come quello che diversi amici mi raccontano esista spesso da quelle (splendide!) parti .
Eppure mi risulta che in zona per costruire varie strutture di ulivi ne siano stati espiantati parecchi, e senza il loro riposizionamento in altro luogo.
E oggi il problema è spostare provvisoriamente gli ulivi lungo l’itinerario del TSP? Ma fatemi il piacere…

Carta dei gasdotti del 2004 (!), dove si dimostra che la rete esiste già, anche nelle zone terremotate
DIETROLOGIAA questo punto mi chiedo cui prodest tutto ciò. È chiaro che a qualcuno il TAP non piace, e che nel Paese della scarsa preparazione scientifica, dei 50 milioni di allenatori della Nazionale di calcio e della cultura da bar sport i "no qualcosa" hanno vita facile.
Io una soluzione ce l’avrei, evito comunque di andare in questioni che coinvolgono partiti politici, non perché io non abbia idee in merito, ma perché su Scienzeedintorni si parla di Scienza e non di politica, tranne che di politiche sulla Scienza.
Faccio però notare che ai fornitori di gas esistenti (e cioè Nord Europa, Russia ed Algeria) che l’Italia non compri il gas dall’Azerbaijan potrebbe fare comodo.
Ricordo anche due particolari del giugno 2013, quando scrissi il post già linkato sulla questione: a Istambul era in corso la questione degli scontri a Gezi Park: qualcuno si è domandato perché la Bonino, grande paladina dei diritti umani, è stata all’epoca un ministro degli esteri un po' tantino tiepido nei confronti del governo di Ankara, il secondo è che l’Azerbaijan ha deciso il 25 giugno, anziché nell’autunno successivo, che il progetto vincente sarebbe stato il TAP via Grecia – Albania e Italia anziché il Nabucco, con cui il gas azero avrebbe raggiunto la Germania via Paesi balcanici (costringendomi ad editare in fretta il post di cui sopra). 
Evidentemente la Bonino non poteva far arrabbiare troppo i turchi, che bene o male un po' di influenza sulle decisioni dell’Azerbaijan ce l’avevano. E nessuno mi toglie dalla testa che anche gli scontri a Gezi Park siano stati un po' pilotati “da fuori” per far decidere gli azeri prima del previsto.
Se qualcuno ricorda, anche la crisi in Ucraina è iniziata per una questione di gasdotti… e anche in Macedonia proteste di piazza e proposte di gasdotti sono state stranamente sincronizzate…
D’altro canto, uscendo dal mediterraneo, anche il Sudan meridionale dopo decenni di lotta ha ottenuto l’indipendenza solo dopo la scoperta del petrolio….

A proposito: questa è la carta dei gasdotti in Italia. Come vedete anche l’Appennino centrale ne è già pieno. 
Purtroppo nulla si può fare per parlare con chi non vuole ascoltare, ed è convinto di aver ragione. In genere chi non ascolta è solo debole e prevenuto, ed è prevenuto perché qualcuno lo ha convinto di questo ….
E poi..  è troppo più facile farsi pubblicità contestando piuttostoché fornire soluzioni pratiche (non teoriche) ai problemi odierni...



[1] McLean D.M., 1978, A terminal mesozoic “greenhouse”: lessons from the past. Science 201, 401–406
[2] Penfield & Camargo 1981, Definition of a major igneous zone in the central Yucatán platform with aeromagnetics and gravity, in: Technical program, abstracts and biographies (Society of Exploration Geophysicists 51st annual international meeting, Los Angeles. p. 37

Nessun commento: