giovedì 16 gennaio 2014

Sperimentazione animale: il solito dibattito manicheo fra realtà, sogni e prospettive


Spesso ho detto che ci tengo all'ambiente e non solo perchè “mi piacciono i boschi, gli animali e acque e aria non inquinate”, ma anche perchè sono convinto che la sostenibilità ambientale sia un interesse dell'umanità (anche dal punto di vista economico...); e quindi lo sia anche di chi NON rispetta l'ambiente. E che proprio perche sono un "ambientofilo" la maggior parte degli ambientalisti non mi piace per niente ed essere chiamato ambientalista mi disturba non poco: il loro radicalismo è spesso impraticabile quanto foriero (se per caso venisse applicato) di problemi ancora peggiori. Dall'altra parte ci sono persone che proprio grazie a questi eccessi riescono nell'opinione pubblica a mettere in contrasto "ambiente" e "lavoro".
Oggi l'ambientalismo italiano (ma non solo l'ambientalismo) è percorso da una crociata animalista che ha ben poco di scientifico e la questione della sperimentazione animale è al centro dell'attenzione del pubblico.  Per questo vorrei fare alcune puntualizzazioni. 

I racconti di quanto è stato fatto nel passato a nome della Scienza sulla pelle degli animali è terribile, come alcuni tipi di caccia, allevamento o sfruttamento che ancora resistono nonostante tutto. Certe immagini e certi ricordi fanno semplicemente male all'Umanità. Punto e basta. Mi risulta che le contestazioni, anche nel mondo scientifico, si siano scatenate già nel XVII secolo. 
Annoto comunque che parimenti anche nei confronti dei suoi simili l'uomo non si è spesso comportato correttamente: eccidi, torture, esecuzioni efferate, proseguono nel mondo ancora oggi (purtroppo di tanti episodi non veniamo a conoscenza) e nella civile Europa sono recenti gli orrori della II guerra mondiale e, appena 20 anni fa, della guerra in ex-Jugoslavia. 

Un primo problema è terminologico: oggi con il termine “vivisezione” si comprende qualsiasi esperimento su animali, il che è una estensione illegittima e scientificamente scorretta del termine; per fortuna non mi risulta che attualmente animali vivi vengano fatti a pezzi per scopi scientifici, anche se – sempre a scopi scientifici – sono ampiamente usati per esperimenti, soprattutto nella ricerca medica e biologica. Unica sicura eccezione, secondo i giapponesi, è la caccia alla balena; dico "secondo i giapponesi" in quanto non mi risultano lavori scientifici su riviste internazionali scritti grazie a quella attività.... 

Perchè si usano roditori e conigli nella sperimentazione animale

In generale nella sperimentazione animale vengono usati scimmie, roditori e lagomorfi (conigli). Perchè proprio questi animali? Per questione di vicinanza genetica con Homo sapiens. È abbastanza intuitivo (creazionisti a parte....) che gli altri Primati siano geneticamente simili a noi e nostri parenti stretti, soprattutto le “Scimmie antropomorfe”, quelle che in Inglese vengono chiamate “apes”. 

Ma perchè i roditori e i lagomorfi? Perchè, insieme ai Primates e ad alcuni ordini poco diffusi (Scadentia e Dermoptera), Rodentia e Lagomorpha sono geneticamente gli animali più simili a noi: tutti insieme formiamo uno dei cladi basali dei mammiferi placentati, gli Euarcontoglires: i Primates condividono antenati comuni con questi altri ordini almeno fino a poco prima della fine del Mesozoico. A questi ordini va aggiunto anche l'ordine estinto dei Plesiadapiformes, più vicino a Primates che agli altri.
Gli altri mammiferi placentati appartengono ad altri cladi basali (Laurasiatheria, Xenarthra e Afrotheria) e sono molto più lontani geneticamente da noi di Roditori e Lagomorfi. 

Questo ovviamente non esclude che alcuni geni umani siano più simili a geni, per esempio, dei cavalli anziché dei roditori, se una mutazione genetica è avvenuta nei Roditori dopo la separazione fra i nostri e i loro antenati. Allo stesso modo, specularmente, ci possono essere dei geni più simili fra Roditori ed Equini che fra Roditori e Primati se le mutazionio sono avvenute nei Primati dopo la separazione con i Roditori. Ma sostanzialmente, essendo parenti pià stretti, è più facile trovare somiglianze fra i geni nostri e quelli dei Roditori che fra i nostri e quelli degli Equini. 
Altri fattori importanti sono le piccole dimensioni, la breve vita media e l'alta fecondità di Roditori e Lagomorfi: si possono osservare bene i fenomeni legati all'invecchiamento e i costi di produzione di nuovi cucccioli sono estremamente bassi. 
Fosse l'elefante l'animale geneticamente a noi più vicino, sarebbe difficile utilizzarlo un po' per le dimensioni, ma soprattutto per la vita media, paragonabile alla nostra, che non consentirebbe simulazioni legate all'invecchiamento. 

sperimentazione animale e opinione pubblica in Italia

È uscito un lavoro da parte di uno dei principali istituti di demoscopia in Italia, la IPSOS, dal titolo “Le opinioni degli italiani sulla sperimentazione animale”. 
L'indagine parte da una considerazione  piuttosto interessante perchè mostra come nell'argomento sperimentazione animale ci sia in Italia una certa ignoranza (come d'altra parte su tanti altri aspetti della Scienze, fattore che permette fra l'altro ad apprendisti stregoni o ciarlatani come Giuliani, di Bella, Vannoni e compagnia di ottenere un seguito che in altre nazioni si sognerebbero).
A riprova di questo, nel 2011 era stato dimostrato che “fornire informazioni è decisivo per cambiare opinione”. 
Questo perchè spesso si pensa che la sperimentazione animale (o, come viene impropriamente chiamata, la vivisezione, abbia a che fare soprattutto con prove di cosmetici e animali da pelliccia). Diciamo che la ricerca basata su questi fattori sarebbe "quantomeno discutibile". 
Ma in chi sa che la sperimentazione animale cerca la soluzione a malattie piuttosto difficili da curare (o attualmente impossibili da curare) la percentuale di favorevoli è nettamente più ampia.  L'ennesima prova che se l'Opinione Pubblica italiana fosse meno affetta da analfabetismo scientifico, si vivrebbe più tranquilli. 
Proprio per il miglioramento delle conoscenze da parte del pubblico su questa materia dal luglio 2011 ad oggi sono aumentati i favorevoli alla sperimentazione animale e diminuiti i contrari, a dimostrazine che l'informazione in materia sia fondamentale per far capire ed accettare il punto di vista scientifico (e dimostra la necessità di una più profonda comunicazione scientifica!). 
Quindi, avendo saputo i campi in cui interviene la sperimentazione animale, gli italiani ne hanno maggiormente capito l'importanza: nel 2011 il 51% degli intervistati la riteneva da “del tutto” ad “abbastanza” necessaria, contro il 47% che la riteneva “poco” o “per niente” necessaria. Oggi siamo a 61% contro 36%. 
Ed è necessario dunque prevenire una controinformazione antiscientifica dei contrari (fra i quali, con rare eccezioni, il tasso di scolarizzazione scientifica, in particolare in campo biologico e medico, è piuttosto basso). 

Animalisti e mondo scientifico: il dialogo impossibile

Il problema comunque esiste eccome. Purtroppo da parte degli animalisti non solo c'è una totale chiusura, ma le contestazioni anziché sullo scientifico, vanno sul personale, come dimostrano i fatti degli ulimi giorni, in cui  sono stati affissi manifestini che diffondevano nome e indirizzo di alcuni ricercatori, con l'epiteto di "vivisettore" (termine come detto completamente errato) e di assassino di animali.
E questo è gravissimo: le contestazioni andrebbero fatte solo ed esclusivamente in base a considerazioni scientifiche. 
È vero che ci sono dei ricercatori che stanno portando avanti istanze animaliste, ma purtroppo questi sforzi passano inosservati rispetto a queste intemperanze o ad azioni tipo il raid ai laboratori della facoltà di biologia a Milano, le tentate violenze ad un sit-in dei ricercatori etc etc, grazie alle quali il movimento animalista non può che perdere consensi nelle persone dotate di un cervello che ragiona. 
Cioè, in questo momento gli animalisti stanno puntando tutto su fattori emozionali (quando non su azioni illegali) anzichè su fattori scientifici, e questo o per pochezza scientifica o perchè non hanno una soluzione in mano. 
Se non fosse per quei pochi ricercatori che ci provano l'unica soluzione razionale sarebbe "non è possibile farne a meno”. 
Questa purtroppo è la realtà di oggi. 

Solo che in una nazione meno idiota ci sarebbe meno confusione e – soprattutto – si cercherebbe un approccio “laico” anziché la scelta di doversi schierare aprioristicamente per forza o a favore o contro la sperimentazione animale. 
Come spesso succede, vado controcorrente: penso che si debba per forza limitare al massimo gli esperimenti con animali e, parimenti, cercare di trovare alternative alla sperimentazione in vivo
Quindi da un lato si devono cessare esperimenti su animali per i quali ci sono alternative valide (coltivazione cellule in vitro e quant'altro): una cosa che definire ovvia è poco. 
Ma è altrettanto ovvio, dall'altro lato, che cessare esperimenti su malattie gravi perchè non è stata individuata una altenativa priva di esperimenti con animali sarebbe puramente demenziale. E nel frattempo comunque vanno esplorate le possibilità di una alternativa.

.... e ci risiamo con la "scienza ufficiale"

Mi si permetta ora una piccolo riferimento personale. Ho un'amica MOLTO animalista che apprezzo se non altro per il suo impegno, anche se non lo condivido. Peccato che essendo laureata in discipline umanistiche abbia poca dimestichezza con la Scienza e infatti ogni tanto dice cose che, eufemisticamente, mi lasciano “perplesso”. Il fatto che una persona intelligente come lei dica: 

mi rendo conto che il campo della ricerca scientifica è complesso, il cammino è ancora lungo e sappiamo che spesso si procede per tentativi e ogni nuova strada è accettata con diffidenza per non rischiare cialtronerie. Comunque dobbiamo accogliere con apertura e serietà ogni nuovo step perchè siamo circondati da persone che si ammalano e muoiono senza che la scienza e la medicina ufficiali diano grandi risultati, purtoppo.

è esemplificativo del modo di pensare di parecchie persone. 

I risultati in alcune (parecchie) malattie non ci sono, è vero. Il concetto di “medicina ufficiale” e di “scienza ufficiale” mi sono sempre stati fortemente antipatici (oltre ad essere sballati), ma che lo esprima una insegnante, anche se di materie letterarie, lo trovo senza senso... al solito ci sarebbe la cattiva scienza ufficiale che si avvale della sperimentazione animale e una buona che non la vuole usare per qualche motivo e che però usando metodi alternativi potrebbe ottenere risultati migliori... ma per favore... Vorrei che si smettesse una volta per tutte di dare di “ufficiale” a tutto quello che non ci piace. 

Ad esempio anche io contesto, come sa chi mi conosce personalmente, quella che è la storia (e soprattutto la paleogeografia) dell'Appennino Settentrionale tra il Mesozoico superiore ed il Terziario dei modelli attuali.
Solo che anziché prendermela con una presunta “geologia appenninica ufficiale” prendo atto che in questo momento lo “stato dell'arte” della ricerca sulla storia dell'Appennino Settentrionale non  mi convince per niente; ma anziché dare di “servo del potere geologico” a chi lo sostiene, continuo a raccogliere dati per far capire che forse quello che è sostenuto oggi non corrisponde alla realtà.
Nella Scienza si deve fare solo così e non si può agire maledicendo il prossimo, nella fattispecie i ricercatori che sostengono idee contrarie alle tue..

Gli obbiettivi condivisibili ma irraggiungibili dell'ambientalismo (almeno oggi)

In definitiva, si può dire che la sempre minor dipendenza da esperimenti su animali sia un obbiettivo da perseguire, altrettanto quanto i “rifiuti zero”, la sostenibilità energetica, la riduzione delle emissioni inquinanti di ogni tipo, la conservazione della Natura etc etc.
Tutte idee largamente condivisibili non solo da chi scrive o da chi ha particolarmente a cuore l'ambiente, ma su cui non si possono basare le politiche nazionali e locali (mi riferisco soprattutto a animalismo e rifiuti zero, ma non solo). 
Purtroppo molte di queste giuste istanze del mondo ambientalista sono allo stato attuale inapplicabili per come sono richieste e prospettate, mentre spesso le posizioni manicheistiche da parte dei loro stessi propugnatori  suscitano nel resto dell'opinione pubblica quantomeno una certa antipatia, se non, come nel caso dell'assalto ai laboratori dell'Università di Milano, uno sbalordimento per l'imbecillità dimostrata (e per i danni alla ricerca).
Alimentando la (erratissima) cognizione che o si crea lavoro o si protegge l'ambiente....

1 commento:

Francesco Penno ha detto...

Purtroppo, come al solito in questo Paese esiste una certa avversione istituzionale alla cultura scientifica che è figlia della tradizione cattolica del periodo dello Stato della Chiesa e della mentalità della pubblica amministrazione, rimasta ferma al 1861.

Gli animalisti, gli ecologisti da strapazzo, i catastrofisti, i superstiziosi e coloro che speculano sull'irrazionalità esistono in tutto il mondo. Da noi il fenomeno è piuttosto diffuso ed assume frequentemente risvolti estremisti. Comunque gli eco-fanatici ci sono negli USA, in Gran Bretagna, in Germania, ecc. Del resto esistono anche quelli che sbottano: "vivisezioniamo gli animalisti"!

Purtroppo i mezzi di informazione danno troppo spazio all'irrazionale e poco all'informazione razionale, probabilmente perché ciò che è negativo si "vende" più facilmente.

E' giusto parlare di queste mostruosità intellettuali oppure, per dirla come Virgilio rivolgendosi a Dante, "non ragioniam di lor, ma guarda e passa"? Personalmente ritengo di sì, sebbene possa apparire quasi un dare peso all'idiozia. C'è n'è di bisogno nel nostro Paese dove c'è tanto da fare per promuovere gli atteggiamenti razionali.