L'unica costante del clima
sul nostro pianeta è il cambiamento. O, meglio, il clima cambia di
continuo, con velocità più o meno alte, praticamente da quando la
Terra si è formata. Oggi il dibattito sul clima e sui suoi
cambiamenti odierni è imperniato sulle polemiche fra chi pensa che
l'umanità non incida sul clima e chi invece lo sostiene. Ci sono
interessi economici in ballo che definire enormi è dire poco, intere
economie che si basano sullo sfruttamento dei combustibili fossili,
modelli di stili di vita e di sviluppo (e anche di decrescita,
lasciamo perdere) incredibilmente divergenti. Sul gruppo Facebook di Dibattito Scienza abbiamo iniziato una discussione sul clima che mi
spinge un po' fuori dal letargo delle ferie estive e desidero quindi
riassumere il mio punto di vista sulla questione e quanto si ricava
dalla Geologia. Preciso che qui non mi occupo di quello che potrà
succedere in futuro. Non lo so. Certo, ho le mie impressioni e i miei
convincimenti, ma non hanno nulla a che fare con quanto voglio
scrivere ora e cioè il perchè il dibattito sul clima oggi non mi
piace e quale è stato fino ad oggi il ruolo dei gas – serra sulla
storia della Terra.
Parto con una premessa che
reputo necessaria: le differenze fra climatologia e meteorologia.
La meteorologia si occupa
del tempo dei prossimi giorni (o, meglio, del tempo che dovrebbe
esserci). La climatologia ci dice l'andamento generale del clima:
banalmente, la distribuzione media mdi temperature e precipitazioni
in una data località. A parte questo esempio semplice, quasi
intuitivo, in realtà gli studi sono piuttosto fini e spesso
riguardano aspetti estremamente particolari, specialmente
confrontando il clima di oggi con quello del passato più o meno
prossimo e cercando di capire come questi ed altri parametri si sono
evoluti nel passato e come si evolveranno nel futuro.
Entrambe le discipline si
avvalgono di modellizzazioni fra le più raffinate che la Scienza e
la tecnologia sono capaci di produrre.
LE COSE DEL DIBATTITO SUL
CLIMA CHE NON MI PIACCIONO
Come ho già avuto modo di
dire il dibattito sul clima non mi piace. Non mi piace non perchè io
sia un negazionista (lo ero, ma ho cambiato idea) ma per il modo in
cui si svolge.
Mi spiego:
- prima di tutto perchè ci
mettono la bocca un po' tutti: un biologo o un chimico difficilmente
intervengono “ufficialmente” su dibattiti sui terremoti che
dovrebbero essere “roba da geologi” o da geofisici (purtroppo
sulla geofisica intervengono anche troppo i fisici, con conseguenze
spesso drammatiche, a parte eccezioni come il Mucciarelli che “sa”
di Geologia...). Idem i geologi per questioni di chimica “brutale”...
cioè ciascuno interviene sul suo campo perchè si sente –
giustamente – autorevole sul proprio terreno.
Ora succede che ci sono la
Fisica, la Matematica, la Chimica, la Biologia, le Scienze della
Terra etc etc e ci sono le facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e
Naturali, i Corsi di Laurea in Fisica, Chimica, Scienze della Terra
etc etc. Però Climatologia e Meteorologia non hanno dei corsi di
laurea appositi, forse fatte salve eccezioni che non conosco, non
essendo del settore (se qualcuno ne è a conoscenza me lo segnali
pure!).
Per questo ci sono i
climatologi, ma ci sono tanti altri ricercatori di tanti altri campi
che mettono bocca sulla questione.
Un anno fa un gruppo di
climatologi, per descrivere la questione, fece un paragone calzante:
se avete un problema al cuore andate dal dentista o dal cardiologo?
Ecco, il dibattito sul clima oggi è un po' questo, come se, di
fronte ad una malattia cardiaca ci fossero dentisti, neurologi od
ortopedici a proclamare che i cardiologi non hanno capito una emerita
mazza mentre loro sì, hanno la soluzione
- una seconda questione è
che se uno vuole trovare prove che il riscaldamento in atto sia di
origine antropica le trova. Ma anche chi sostiene che il cambiamento
sia naturale le trova. Perchè? Banalmente, perchè ai cambiamenti
climatici in atto concorrono sia cause naturali che cause antropiche.
Quale sia la percentuale di una o dell'altra esula dagli scopi di
questo post
- la seconda questione ne
trascina una terza: il dibattito scientifico si svolge sulle basi del
più bieco manicheismo: chi sostiene che i cambiamenti climatici sono
di natura antropica in generale tende a denigrare coloro che
sostengono il contrario e mostra tutta una serie di dati che
dimostrano la sua tesi, senza annotare quelli che fanno pensare ad
una origine naturale di una parte del global warming. Chi invece
sostiene la tesi che i cambiamenti sono di origine naturale fa
esattamente il contrario in maniera speculare.
Cioè, tutti, sostenitori
dell'antropicità del global warming e negazionisti si comportano in
un modo curioso, scientificamente parlando: partono dalle conclusioni
cercando fenomeni che diano loro ragione e evitando di parlare di
fenomeni che gli danno torto
La stessa cosa succede
parlando di schieramenti:
- in politica: generalmente
“a sinistra” si tende più a dare colpa all'Umanità, a “destra”
alla Natura
- nella società: gli
ambientalisti danno la colpa all'Umanità, chi invece fa riferimento
all'apparato industriale propende per una origine naturale.
Anche in questo caso
ciascuno cita esclusivamente quello che gli fa comodo.
Particolarmente divertenti le connessioni fra antievoluzionisti e
negazionisti. Ne avevo parlato qui.
Quindi il dibattito sul
clima è pesantemente influenzato molto spesso da ignoranza specifica
della materia da parte di chi ne parla e dai suoi preconcetti che non
sono scientifici, ma culturali.
E quando alla Scienza si mischiano ideologie e pregiudizi da un dibattito scientifico ci si può attendere proprio ben poco...
Quello che è vero è che
qualche tempo uno studio evidenziò che oltre il 95% dei lavori su
riviste scientifiche (ovviamente si parla di quelli scritti da
climatologi...) parlano di global warming indotto dall'attività
umana. La percentuale diminuisce drasticamente prendendo giornali e
blog; in questo caso è evidente il ruolo del complesso industriale,
in particolare, ma non solo, quello dell'industria petrolifera (ma
và... chi se lo aspetterebbe???). E si arriva a cose tipo la Sarah
Palin che spera in un aumento del global warming “perchè così in
Alaska staremo meglio”.
INFLUENZE ASTRONOMICHE SUL
CLIMA TERRESTRE
Sun is the same in a
relative way but you're older
shorter of breath and one day closer to death.
Così recita Time dall'inarrivabile The Dark side of The Moon dei Pink Floyd. Un confronto in due versi sulla velocità delle trasformazioni del fisico durante la vita umana rispetto alla vita del Sole.
shorter of breath and one day closer to death.
Così recita Time dall'inarrivabile The Dark side of The Moon dei Pink Floyd. Un confronto in due versi sulla velocità delle trasformazioni del fisico durante la vita umana rispetto alla vita del Sole.
Ignoro quali fossero le
informazioni sulla dinamica solare di Roger Waters e compagnia, però
questo non è del tutto vero, almeno a scala un po' maggiore di
quella del giorno. A scala umana gli unici cicli di attività solare
che si riescono a percepire, sia pure non direttamente, sono quelli
undecennali (e ora vari imbecilli stanno prefigurando chissà quali
scenari per un normalissimo capovolgimento del campo magnetico
solare). Avevo parlato della scoperta dei cicli undecennali del Sole
e come influenzavano l'attività umana tra il XVIII e il XIX secolo
commentando il libro “I re del Sole”, la storia della astronomia
solare Altri cicli sono visibili usando la paleoclimatologia e
l'alternanza di fasi più fresche e fasi più temperate negli ultimi
millenni viene principalmente spiegata con oscillazioni della
attività solare. Ci sono ad esempio forti indizi che la piccola era
glaciale corrisponda ad un periodo di attività solare relativamente
debole.
Ci sono poi i cicli di
Milankovitch che legano una componente della variazione delle
temperature a cambiamenti in alcuni parametri dell'orbita terrestre.
FATTORI CLIMATICI
TERRESTRI
Ovviamente oltre a fattori
astronomici, anche fattori tipicamente terrestri influenzano il
clima. Per esempio la copertura nuvolosa, la presenza di calotte
glaciali, la quantità di gas – serra e la distribuzione delle
terre emerse (che influenza direttamente le 3 caratteristiche viste
sopra):
- la copertura nuvolosa
diminuisce la temperatura sul pianeta perchè filtra buona parte
della radiazione solare in arrivo
- la presenza di calotte
polari conserva il freddo (e l'elevato potere riflettente di
superfici bianche agisce come la copertura nuvolosa: rimanda nello
spazio buona parte della radiazione incidente)
- la quantità di gas –
serra regola la quantità di calore che l'atmosfera può trattenere.
È significativo come la calotta glaciale antartica inizi a formarsi
durante il processo di avvicinamento del continente al polo sud e
come la formazione della calotta settentrionale inizia più tardi
quando anche l'Eurasia e il Nordamerica si portano sempre più a nord
Interessante è notare che
una disposizione con poche e grandi masse continentali promuova
periodi aridi mentre un numero maggiore di masse continentali piccole
si accompagni a periodi con forti precipitazioni, perchè aumenta la
lunghezza complessiva delle linee di costa. In questo secondo caso è
possibile una diminuzione dei gas – serra a causa della maggiore
fissazione di CO2 nelle rocce per il maggiore tasso di alterazione
dei silicati.
I GAS – SERRA E IL
GLOBAL WARMING
Il ruolo dei gas – serra
nella storia della Terra è molto importante. Solo grazie all'alta
concentrazione di CO2 nella atmosfera primordiale il
nostro pianeta è riuscito a mantenere acqua liquida, visto che il
Sole era molto più debole di oggi. Ancora 800 milioni di anni fa,
con la nostra stella più debole del 6% rispetto ad oggi, due
glaciazioni globali furono rese possibili semplicemente perchè, per
cause ancora non chiarite, la quantità di biossido di Carbonio scese
da 1800 a 500 parti per milione (oggi mentre scrivo è 400).
Una cosa importante da
sottolineare è che i circa 100 milioni di tonnellate annue di CO2
emessa dai vulcani vengono consumate dal Sistema – Terra. Anzi, dal
Mesozoico ad oggi il tenore di Biossido di Carbonio è diminuito
parecchio, il che alla fine ha contribuito insieme ai movimenti dei
continenti ad innescare la fase glaciale che perdura per l'Antartide
dall'Oligocene, per l'Artide da un po' dopo.
I sistemi che ”consumano”
il gas emesso dai vulcani sono molti: la fotosintesi clorofilliana,
la deposizione delle rocce carbonatiche (calcari, dolomie),
l'alterazione chimica dei silicati, il sequestro nei giacimenti di
idrocarburi e di carboni, nel permafrost ,nelle acque e nei sedimenti
e la scomparsa dei sedimenti marini lungo le zone di subduzione. Alcune di queste condizioni valgono anche
per il Metano, per il quale si devono aggiungere gli idrati nei fondi
marini delle zone subpolari.
Quindi l'attività
vulcanica “regolare” non è in grado di rifornire l'atmosfera
terrestre di tutto il biossido di Carbonio che le occorre per
stabilizzarne il quantitativo.
Per farlo occorre una
maggiore quantità di magmi, quelli prodotti dai cosiddetti “Flood
Basalts”: si tratta di un vulcanismo particolare, in cui in poche
centinaia di migliaia di anni vengono messi in posto con conseguenze
drammatiche per la vita, anche milioni di kilometri cubi di magma.
Sono le cosiddette “Large Igneous Provinces”, che arrivano a
immettere in atmosfera, sia pure per periodi geologicamente molto
brevi, una quantità annua di CO2 40 volte maggiore di
quella ordinaria.
E difatti molti Autori
legano le alte temperature dell'inizio del Triassico e in tutto il
Mesozoico alle grandi emissioni di CO2 legate alla grande
quantità di espandimenti basaltici che si è registrata in quella
parte della storia della Terra.
Oltre alla maggiore estinzione di massa di sempre, anche il definitivo
scioglimento della calotta polare del Permo – Carbonifero alla fine
del Permiano, 250 milioni di anni fa, è stata guidata dall'aumento
dei gas – serra in atmosfera, proveniente dalle violente eruzioni
che hanno messo in posto i trappi siberiani, una mostruosa serie di
espandimenti basaltici a est degli Urali tra l'Oceano Artico ed il
Kazakistan.
Un altro esempio di incremento delle temperature, accompagnato da altri fenomeni, è il passaggio Paleocene - eocene, ne ho parlato qui.
Un altro esempio di incremento delle temperature, accompagnato da altri fenomeni, è il passaggio Paleocene - eocene, ne ho parlato qui.
Le Large Igneous Provinces (in sigla LIP) sono anche la causa delle maggiori estinzioni di massa, anche di
quella dei dinosauri: oggi l'ipotesi dell'asteroide rimane ancora
molto popolare fra una parte degli scienziati e in generale
nell'opinione pubblica ma molti studi hanno dimostrato che
l'asteroide è caduto sì, ma centinaia di migliaia di anni prima e
che c'è una “curiosa” concomitanza fra estinzioni di massa e
vulcanismo da Large Igneous Province. Ne ho parlato spesso su
Scienzeedintorni ma anche in una "cafferenza", una conferenza del
Caffe-scienza di Firenze, il cui video si trova qui.
L'EQUIVOCO DELLA CAROTA
VOSTOK
Quindi un legame fra
temperature globali e quantità di gas serra è evidente alla scala
geologica dei tempi: abbiamo visto come un tenore di CO2
atmosferica molto maggiore di quello odierno ha evitato che la Terra
si ghiacciasse quando il Sole era più debole di oggi, le alte
temperature dell'inizio del Triassico sono dovute alla enorme
quantità di CO2 proveniente dalle eruzioni dei trappi
siberiani, così come quelle fra Giurassico e Cretaceo.
Ma se prendiamo la carota Vostok, una carota di ghiaccio prelevata in Antartide che ha consentito di ricavare temperature e quantità di CO2 e CH4 degli ultimi 400.000 anni, spesso sembra che le quantità di gas serra siano conseguenze della temperatura e non viceversa.
Ciò viene portato in
pompa magna dai sostenitori del fatto che i gas – serra non
influenzano le temperature globali ma sia il contrario.
La realtà è molto
diversa. Un aumento della radiazione solare provoca un parziale
scioglimento dei ghiacci; la risposta è quindi una diminuzione
dell'area coperta dalle calotte glaciali e la liberazione in
atmosfera di CO2 e CH4 provenienti da quella
parte di ghiacci, permafrost e gas idrati che sono svaniti. Inoltre
la minore riflettività di acqua e terraferma quando sono libere dai
ghiacci consente un maggiore assorbimento di calore solare rispetto a
quando la superficie era ghiacciata.
Quando la quantità di
radiazione solare diminuisce al punto di compensare la maggior
quantità di calore assorbita nelle alte latitudini, si instaura un
meccanismo opposto: aumentano le superfici coperte da ghiacci,
permafrost e nei fondi marini dai gas idrati, il che provoca un
intrappolamento di gas – serra per cui il loro tenore
nell'atmosfera diminuisce.
Quindi queste variazioni
nel tenore di gas – serra amplificano le variazioni indotte dai
cicli astronomici e per questo sono i tenori di gas – serra ad
andare a rimorchio delle temperature e non vice versa.
Per questo non si può
prendere la carota Vostok come esempio del rapporto fra temperature e
quantità di gas – serra nell'atmosfera, specialmente in periodi in
cui non ci sono calotte glaciali.
CONCLUSIONE
È innegabile che in
questi ultimi secoli, a partire dall'inizio del XIX secolo, c'è in
corso un riscaldamento di origine naturale (astronomica, per le
pulsazioni dell'attività solare e per le variazioni nella geometria
dell'orbita terrestre).
È comunque accertato che, grazie allo studio di analoghe situazioni indotte da fenomeni naturali, l'immissione di gas – serra nell'atmosfera dovuta alle attività
umane incrementi il loro quantitativo in maniera troppo consistente
per non avere conseguenze a carattere globale (almeno 300 volte superiore al ritmo naturale e 30 volte superiore a quello di una attività di LIP) innestando un forte
disturbo nei confronti delle variazioni naturali delle temperature,
aggiungendo al trend naturale oggi in atto una componente antropica
estremamente significativa, probabilmente maggiore di quella
naturale.
Questo è quello che si
vede con le Scienze della Terra.
Quanto in percentuale la
Natura e l'Umanità influiscano sul global warming e se sia possibile
bloccarlo sono invece risposte che devono essere date da altri. I
climatologi, appunto.
1 commento:
Gorgeous!
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