Ricordate il “clamoroso”
terremoto del 4 Aprile 2011 a largo dell'Indonesia? Lo definisco
“clamoroso” per una serie di caratteristiche strane:
- per molti studiosi una
magnitudo simile – 8.2 – non poteva essere raggiunta per un
meccanismo trascorrente
- questo evento si è
scatenato all'interno della placca Indo – australiana e non al suo
limite
Ma c'è un particolare in
più e sconosciuto a più: un generale aumento della sismicità in
tutto il mondo nelle due settimane successive.
E cosa c'entra lo strano
terremoto indonesiano del 2011 con i “terremoti di origine
antropica”? Semplice: un'altra caratteristica di questi terremoti
indotti dall'attività antropica è che in qualche modo l'attività
sismica aumenta dopo terremoti piuttosto importanti avvenuti anche a
grandissima distanza. È successo anche per i giorni successivi al
terremoto cileno del 2009 e di quello giapponese del 2011. Tutti
questi eventi sono caratterizzati da una Magnitudo maggiore di 8.5
TERREMOTI ANTROPICI DA
REINIEZIONE DI FLUIDI
Innanzitutto ricordo che
questi terremoti, come ho scritto nel post precedente, non creano
nuove faglie ma interessano faglie preesistenti, in molti casi negli
USA faglie completamente “fuori servizio” anche da centinaia di
milioni di anni: una faglia, anche se inattiva, rimane pur sempre una
superficie di debolezza, e quando a causa dei fluidi iniettati la
pressione dei fluidi nei pori arriva ad un valore tale da vincere
l'attrito grazie al quel rimane ferma, la faglia si riattiva.
Il fracking genera una
grande quantità di liquidi esausti e questo rende conto del perchè
la sismicità indotta era stata collegata al fracking stesso; invece
appunto si tratta di un effetto provocato da una attività
collaterale.
Il primo pozzo in cui i
liquidi derivati dal fracking sono stati iniettati per lo stoccaggio
profondo nell'Arkansas data all'Aprile del 2009. In quell'area tra
2007 e 2008 ci sono stati 3 sismi con M = 2,5. Ma nel 2009 sono
diventati 10 e nel 2010 ben 54.
La cosa non passò
inosservata. Richard Kerr racconta su Science che due geologi del
Servizio Geologico dell'Arkansas (invidia... noi il servizio
geologico d'Italia non lo abbiamo più....), Scott Ausbrooks e Steve
Horton, misero una rete di sismometri intorno a nuovi pozzi di
reiniezione ottenendo quello che si aspettavano: la dimostrazione di
un evidente aumento della sismicità correlato a questa pratica. E,
cosa più grave, anche la Magnitudo degli eventi aumentò fino a
passare il 4, raggiungendo quindi valori tali da essere
sistematicamente percepiti dalla popolazione.
In quella zona la
reiniezione fu proibita con il risultato che la sismicità cessò.
Questo è solo uno dei
tanti esempi in cui i terremoti
- iniziano dopo l'inizio delle
operazioni di reiniezione
- sono localizzati in prossimità dei pozzi
- diminuiscono fortemente in numero e Magnitudo quando i pozzi non
sono più operativi
Più chiaro di così....
anche se non c'è una regola fissa nel senso che in alcuni casi le
scosse sono cominciate pochi giorni dopo l'inizio delle operazioni di
reiniezione, in altri ci sono voluti parecchi mesi. E purtroppo
almeno per ora non si possono ricavare indicazioni sui massimi valori
di pressione raggiungibili prima di innescare il problema.
LE CARATTERISTICHE PARTICOLARI DEI
TERREMOTI DA REINIEZIONE
I terremoti da reiniezione
hanno alcune caratteristiche particolari.
- la prima è che spesso
presentano un aumento della sismicità prima della scossa principale,
a contrario dei forti terremoti tettonici che di regola non danno
preavviso; ciò può essere considerato come una chiara connessione
fra il livello di sismicità e l'aumento della pressione dei liquidi
nella zona di faglia, fatto normale durante il proseguire delle
operazioni di pompaggio
- la seconda è che il loro
numero aumenta molto in corrispondenza dei più forti terremoti che
vengono registrati in tutto il mondo; in particolare come ho
accennato all'inizio è successo nei giorni successivi ai 3 eventi
più forti degli ultimi 4 anni: Cile 2010 (M 8.8), Giappone 2011 (M
9.1) e Indonesia 2012 (M 8.6).
Alcuni esempi li fanno Van
Der Elst ed altri Autori in un articolo appena uscito su Science, da
cui è tratta questa carta: in rosso i terremoti verificatisi negli
USA centrali nei giorni immediatamente successivi ai 3 grandi
terremoti. Come si vede sono tutti localizzati in aree in cui si fa
reiniezione di liquidi tra Texas, Colorado, Oklahoma e Arkansas.
Nel Texas vicino a Snider,
a parte le repliche di una scossa di 4.3 nel settembre 2011, i 10
giorni successivi al terremoti giapponese del marzo 2011 sono stati i
più “sismici” da quando nel 2009 è iniziato il monitoraggio
Per quanto riguarda la
Wilzetta fault dell'Oklahoma, immediatamente dopo la scossa cilena
del febbraio 2010 numerose scosse hanno interessato l'epicentro
della successiva forte scossa di 5 mesi dopo di cui ho parlato nel
post precedente; da notare un 4.1 ad appena 16 ore da questo
terribile terremoto. Sempre in quel periodo lo stesso comportamento è
stato osservato a Trinidad, tra Colorado e New Mexico.
Anche il terremoto
indonesiano del 2012 ha avuto effetti sparsi in alcuni di questi
campi di reiniezione.
Che cosa può essere
successo?
La spiegazione più
plausibile è che le “zone sismiche indotte” siano per qualche
motivo sensibili alle onde di superficie generate da forti terremoti
lontani.
Ancora c'è da capire
perchè, però, la reazione avviene in ritardo rispetto alla
perturbazione indotta da queste scosse.
Nessun commento:
Posta un commento