venerdì 11 novembre 2011

L'alluvione di Genova del 4 novembre 2011: svolgimento e appunti sull'uso del territorio

L'ultima alluvione di Genova è stata per certi aspetti una fotocopia di quella del 1970. Come ho già detto, al di là che un “errore” c'è stato e molto grave, mi astengo da giudizi sull'allarme in quanto non sono in grado di avere un'opinione certa sullo svolgimento dei fatti né ho materiale sui piani locali di Protezione Civile. Noto invece che molta gente è salita in cattedra indicando colpevoli e/o rimedi senza conoscere quello di cui parla (e soprattutto parlando con il “senno di poi”). Con questo contributo intendo specificamente parlare di come si è svolta l'alluvione e perchè c'è stato questo disastro, facendo notare come senza i gravi errori nell'uso del territorio non ci sarebbero stati grossi danni. Il drammatico è che non si può tornare indietro perchè non è ipotizzabile radere al suolo tutta la zona della foce del Bisagno.

A Genova c'è stato quello che in termini scientifici si chiama un “Flash Flood”: un'onda improvvisa di piena che si genera in un bacino ristretto. In questi ultimi anni abbiamo assistito a molti fenomeni del genere, innescati da delle “bombe d'acqua”: precipitazioni intensissime su un'area molto ristretta che in caso cadano in un bacino molto piccolo fanno dei danni immensi. In questi ultimi anni mi riferisco alla alluvione della Versilia del 1996, a quella di Giampilieri del 2009 e a quelle degli ultimi giorni. Onestamente non ricordo se anche la frana di Ischia del 2006 fu innescata da una bomba d'acqua. Il disastro di Sarno è una cosa ancora diversa, provocata dalla liquefazione di tufi vulcanici non consolidati, un fenomeno che è molto comune attorno ai vulcani indonesiani e andini, per esempio

Quindi limitandoci ai fenomeni di “bombe d'acqua” si nota un minimo comun denominatore: la vicinanza del mare. Evidentemente una temperatura anomala della superficie marina è un fattore importante e sicuramente questa era la situazione nei giorni precedenti il disastro delle 5 Terre.
In questi giorni ne abbiamo avute diverse di bome b'acqua: Genova, le Cinque Terre e la Lunigiana, l'Elba. In tutti i casi è piovuta in poche ore una quantità d'acqua che si avvicina alla metà delle precipitazioni annuali.

Vediamo in particolare quello che è successo a Genova, come per Giampilieri, grazie all'ottimo rapporto del Professor Franco Ortolani dell'Università Federico II di Napoli. 

Premetto una brevissima descrizione dell'idrografia genovese. La “Superba” è una città molto particolare, costruita sui colli immediatamente dietro al primo nucleo del porto ed è di origini molto antiche. Si nota come la sua posizione sia all'incirca nel vertice più alto del Mar Ligure (all'incirca perchè in realtà corrisponderebbe a Voltri, poco più ad est. Le strutture portuali si allungano in una fascia di quasi 15 kilometri. 
Lo spartiacque appenninico è molto vicino, non oltre i 15 kilometri: per esempio Casella, lungo la valle dello Scrivia è appena a 14 km in linea d'aria dal mare; in alcuni punti, come a Masone, poco a Ovest di Genova, addirittura a meno di 5. Le precipitazioni quindi, se le nuvole vengono dal mare, rischiano facilmente di distribuirsi preferenzialmente nella stretta fascia tra la costa e lo spartiacque. 

Quanto ai fiumi, a carattere eminentemente torrentizio, i principali sono 3: da Ovest ad est il Polcevera (lungo 20 km), il Bisagno (lungo 30) (tra questi due si è sviluppato il nucleo della città), e più a Est lo Sturla (lungo 12 km). 

Il Professor Ortolani scrive che la pioggia è iniziata verso le 9.00 del mattino e tra le 9.30 e le 14.30 sulla città sono piovuti oltre 400 mm di pioggia, con una punta di 450 proprio a Quezzi, lungo il Rio Fereggiano, affluente di destra del Bisagno, il torrente che si getta in mare nei pressi della stazione ferroviaria di Genova Brignole e della Fiera di Genova. 
A Vicomarasso, pochi kilometri a nord, ma nel bacino del Polcevera (torrente che si getta in mare al confine fra il centro di Genova e Sestri Ponente), è toccato anche il nuovo record italiano di precipitazioni in un'ora: 188 millimetri. Il bacino del Polcevera è molto più esteso di quello del Fereggiano / Bisagno, per cui ha retto meglio agli eventi.(ovviamente in quanto al Bisagno in questo caso mi riferisco solo alla sezione a valle della confluenza con il Fereggiano.

Il problema è che il rio Fereggiano non ha uno sfogo sufficiente perchè un kilometro e mezzo prima che sfoci nel Bisagno è statto coperto, lungo le vie Fereggiano e Monticelli e la galleria in cui è stato costretto il torrente (di cui vediamo l'imbocco) non aveva la portata sufficiente a contenere la impressionante quantità di pioggia caduta e quindi l'acqua ha dovuto percorrere la strada asfaltata che ne ricopre l'alveo originale. 
L'acqua poi si è riversata nel Bisagno (probabilmente già grossetto di suo) e ha provocato il disastro nella zona tra la ferrovia e il mare. Anche qui perchè l'ultimo kilometro e mezzo circa prima di sfociare in mare è stato coperto: per la seconda volta in 41 anni (la precedente alluvione è stata nel 1970 e me la ricordo benissimo perchè andai poi a Genova essendo stato coinvolto mio zio Umberto) la zona tra Brignole e il mare si è trasformata in un impetuoso torrente. 

Vediamo in questa immagine come il Bisagno è stato coperto fino alla foce a partire dal ponte della ferrovia a Brignole:


E qui casca l'asino: tutta questa area non era stata urbanizzata fino a quando, verso la fine del XIX secolo fu edificata, lasciando il Campo Marzio su cui durante il fascismo fu costruita l'odierna Piazza della Vittoria. In quel periodo (immagino contestualmente alla costruzione della piazza) il Bisagno fu coperto, lasciandogli una sezione capace di fornire una portata di 500 metri cubi al secondo che si è rivelata in queste due ultime alluvioni nettamente insufficiente (e forse lo sarebbe stata anche nel 1822) 

Ora, guardiamo l'immagine della zona:, dove il pallino rosso è la zona della foto qui sopra e quello verde la foce del Bisagno: come vedete la zona alluvionata corrisponde all'area in cui le strade sono tutte ortogonali fra loro, grossolanamente un quadrilatero compreso fra il mare, via Brigate Partigiane, la ferrovia e Via Nizza che però non è rettilinea. 
In più a nordovest c'è la zona di Piazza della Vittoria. 

Tutta l'area corrisponde alla piana del Bisagno, fra la collina su cui è impostato il centro della Città e quella orientale di Albaro, dove i genovesi ricchi avevano le ville “di campagna”. Nella piana c'erano alcuni piccoli borghi tra i quali Borgo Pila e il borgo della Foce, entrambi regolarmente soggetti a problemi da parte del Bisagno, come il 26 ottobre del 1822, quando la piena distrusse anche il ponte di borgo Pila. 

Ho trovato su wikipedia (alle volte è utile!) questa descrizione dell'evento:
La pioggia cominciò la notte di giovedì e continuò per quindici ore consecutive in modo fortissimo. Il venerdì mattina la via tra Genova e Albaro era però ancora praticabile, ma continuando un'acqua dirotta, a dieci ore gli orti del Bisagno cominciarono a convertirsi in lago. Alle undici tutto era sotto l'acqua e l'onda s'andava ancora innalzando. Coll'avvicinarsi del meriggio il cielo si fa più cupo, il fulmine scoppia a brevi intervalli, seguito da tetro rimbombo di tuono, diluvia. L'inondazione guadagna tutta la vasta pianura del Bisagno che appare come una laguna fangosa, dalla quale emergono le sole cime degli alberi e delle case sommerse fino al secondo piano. Mura diroccate, terreni divelti, alberi sradicati, chiese inondate, ponti abbattuti, case rovinate, masserizie travolte e animali annegati

Sul sito Biologia Marina, dove c'è una ottima illustrazione della storia delle alluvioni genovesi, si segnala chealcune fonti parlano di oltre 800 mm di pioggia in 24 ore!

Nel borgo della Foce, a testimonianza della sua “lontananza” dal centro cittadino, c'era anche il lazzaretto. Il territorio era un alternanza di orti e canali di scolo. Ergo, i genovesi hanno costruito la città e le ville sui colli e si sono guardati bene nel passato di costruire nella piana del Bisagno, dove magari sarebbe stato anche più comodo (camminate per Genova e cercate una strada in piano....). e non solo per problemi di difesa militare: sapevano benissimo che ogni tanto il Bisagno alluvionava tutta la valle...

Il Bisagno è uscito dagli argini prima della sua copertura anche negli anni 1892, 1945 (assieme al Fereggiano), 1951 e nel 1992.Anche il Fereggiano era uscito dagli argini nel 1951 (ma non nello stesso evento del Bisagno!)

A dare retta esclusivamente all'idrologia tutta quell'area non sarebbe edificabile. Anzi, sarebbe da abbandonare. Ma non è chiaramente una soluzione possibile. Sperando che non accada mai più, mi chiedo cosa succederà se una prossima volta una bomba d'acqua o precipitazioni troppo forti faranno di nuovo uscire il Bisagno, Ma se la temperatura del mare contnuerà ad aumentare purtroppo certi avvenimenti sono sempre più probabili

3 commenti:

Ivan ha detto...

Io non parlerei solamente di "...soli gravi errori nell'uso del territorio..." piuttosto parlerei del mancato allertamento da parte degli enti locali verso la popolazione. Poichè l'evento è classificabile in quella parte di fenomeni potenzialmente prevedibili, il sindaco, su avviso della Protezione Civile, aveva l'obbligo di divulgare prima il cosdice 2 e successivamente gli altri. Sono d'accordissimo sul fatto che prima di tutto viene la prevenzione ma nel momento in cui questa manca o è stata fatta male, concentrarsi sulla previsione per questo tipo di fenomeni mi sembra sensato! Quei mm di pioggia caduti in cosi poche ore non erano da sottovalutare, soprattutto in un posto dove c'è memoria storica! il Sindaco non può permettersi di dire che sono i cittadini a non conoscere il significato del codice 2. Sono gli enti locali che devono fare divulgazione per infondere la conoscenza di questi fenomeni, questa è la prima base di una prevenzione! la conoscenza è fondamentale, se non conosci nopn sai come comportarti! i Piani di Protezione Civile vengono sottovalutati, messi in un cassetto; non vengono quasi mai aggiornati! Ricordiamoci che il sindaco è colui che risponde penalmente!

Aldo Piombino ha detto...

riporto questa opinione e ne prendo atto.
La mia linea è di parlare e scrivere esclusivamente di cose di cui sono a conoscenza (ed è per questo che sono ritenuto nel Web una fonte "attendibile").

Percò, come ho detto in apertura di questo e del post precedente, non ho la possibilità di appurare come sono andati i fatti e dato che detti fatti potrebbero essere penalmente rilevanti una mia OPINIONE sbagliata potebbe altrettanto esserlo (sia sbagliata che penalmente rilevante nei miei confronti). Preferisco dunque tacere dicendo genericamente che un errore da qualche parte c'è stato e cioè una cosa evidentissima.

Il termine adoperato "opinione" vuol dire che le mie parole NON si baserebbero su fatti documentati e documentabili. Dicendo "quello che penso" non farei altro che aggiungere opinioni ad opinioni, senza nessuna base reale. Chi lo fa, volontariamente o no, non fa altro che aumentare la confusione mentale dei cittadini in materia.

mi limito solo ad osservare un passo del ragionamento di Ivan e cioè "Quei mm di pioggia caduti in cosi poche ore non erano da sottovalutare, soprattutto in un posto dove c'è memoria storica!".
Esprimo un PARERE personale senza avere dati e quindi assolutamente NON da prendere per oro colato: l'allarme avrebbe dovito essere dato prima che cadesse la pioggia, con una previsione in mano, altrimenti sarebbe servito a poco....

Ivan ha detto...

Hai ragione Aldo, il mio non voleva essere un commento polemico nei tuoi confronti! Sono pienamente d'accordo con quello che hai scritto. Quello che volevo dire è che esistono delle soglie pluviometriche di allertamento vale a dire che superato un certo quantitativo d'acqua in un tot di tempo viene lanciato, a seconda della gravità, i diversi tipi di codici (i vecchi preallarme, allarme, emergenza). L'allertamento viene cosi diramato ai sindaci dei comuni interessati e una volta recepito è il sindaco stesso che con l'aiuto di altri soggetti decide cosa deve fare e come comportarsi di conseguenza. Come dici esattamente tu, un errore da qualche parte c'è stato ed è evidente. Ora questo errore o più errori sono da ricercare sia nella prevenzione che nella previsione.