mercoledì 15 novembre 2023

La corrente situazione in Islanda (alla mattina del 15 novembre 2023)


La frattura dove si sta intrudendo il magma
(credit: Icelandic Met Office)
È sempre più probabile che la penisola di Reykjanes sia oggetto di una eruzione vulcanica piuttosto importante perché il dicco magmatico (che risale probabilmente da sotto la crosta) sta continuando a risalire lungo una frattura estesa per una quindicina di km fra Stóra-Skógsfell a nord-est e il mare a SW di Grindavík. Questa frattura ha una direzione coerente con le tante linee tettoniche dell’area lungo le quali in passato e negli ultimi anni si sono verificate diverse eruzioni. NB: la situazione può cambiare all'improvviso

SITUAZIONE ALLA SERA DEL 14 NOVEMBRE. Mentre le immagini della deformazione a Grindavik fanno ovviamente il giro del mondo, le probabilità di una nuova eruzione nella penisola di Reykjanes sono sempre maggiori. Ed è realisticamente possibile che sia un evento molto più importante rispetto a quelli precedenti. Ieri sera 14 novembre nel punto più vicino alla superficie il magma era a 400 metri di profondità. Non ho capito dove ma Jon Fremann di Iceland Geology ritiene sia appena a nord-est della città di Grindavík, dove ci sarebbero emissioni di SO2 dal terreno.
La risalita ha deformato la superficie in maniera estremamente vistosa: la stazione GPS appena a nord di Grindavík registra un abbassamento di 1400 mm da venerdì 10 novembre 2023. A est di questa fossa, parallela alla frattura, le stazioni si stanno alzando, alcune fino a 1 metro. L’abbassamento è tale da far temere addirittura che parte della costa a SW di Grindavik possa finire sotto il livello del mare.
L'ufficio meteorologico islandese continua a registrare dai 700 ai 3000 terremoti ogni giorno, per lo più lungo la frattura, la cui Magnitudo arriva per gli eventi più forti intorno a 3.
E qui c’è poi un dato che lascia un po' perplessi: sempre secondo Jon Fremann l’afflusso del magma nella frattura sarebbe di oltre 70 metri cubi al secondo, valore addirittura inferiore a quello dei giorni precedenti. Un quantitativo del genere è piuttosto importante ma anche la deformazione di questa che è la quarta intrusione dal 2020 (solo la prima della serie non è arrivata in superficie) pare molto superiore a quelle precedenti.
Insomma è possibile che questa sia per adesso la più importante eruzione di questo ciclo.

la deformazione fra 10 e l' 11 novemnre 2023. Si vedono chiaramente l'area in abbassamento e quella in sollevamento

le fasi di attività vulcanica nella penisola di Reykjanes
suddivise per segmento 

IL CONTESTO: LA NUOVA FASE DI ATTIVITÀ VULCANICA NELLA PENISOLA DI REYKJANES. Ho parlato di “ciclo di attività” non a caso. Come ho accennato all’inizio, nella penisola di Reykjanes il territorio è diviso in varie aree da una serie di segmenti circa SW-NE (e anche la frattura associata a questa per adesso ancora probabile eruzione segue lo stesso trend) e l’attività viene considerata a livello di queste aree e non per edificio singolo. Si deve notare inoltre come prima dell’iniezione di magma che non ha raggiunto la superficie nella primavera del 2020 nella zona non veniva registrata attività vulcanica negli ultimi 700 anni. Da allora se non erro siamo al quarto episodio del genere (di cui solo i magmi del primo non sono arrivati in superficie).
Di fatto, come si vede da questo diagramma preso da Sæmundsson et al 2020, i vari sistemi della penisola si mettono in attività più o meno in contemporanea e anche le fasi di quiescenza sono comuni.
Limitatamente agli ultimi 3500 anni abbiamo 3 cicli di attività tra 3.550 – 3050, tra 2550 – 1900 e tra 800 – 1300 anni fa separati da intervalli di quiescenza di circa 500 e 750 anni. Oggi sono giusto 750 anni dalla fine dell’ultima attività pregressa.
Siccome l’ultima fase di quiescenza è stata assoluta, in quanto dimostrabile dalle testimonianze storiche, si può presumere che anche durante le altre fasi simili non ci sia stata la benchè minima attività vulcanica.

La prima eruzione, quella del 2021 presentava magmi particolarmente carichi di gas e con una composizione che ne denotava una origine estremamente profonda. La conclusione a cui erano arrivati i vulcanologi nel 2021, era quindi che la sismicità così intensa registrata a partire dal 2019, il fatto di aver avuto due distinte iniezioni di magma a meno di 12 mesi di distanza l’una dall’altra, la composizione dei magmi facevano pensare che l’evento del 2021 fosse l’inizio di una nuova fase di attività dei sistemi vulcanici della Reykjanes che durerà qualche secolo

I fatti stanno dimostrando la correttezza di questa ipotesi

BIBLIOGRAFIA CITATA: Sæmundsson et al (2020) Geology and structure of the Reykjanes volcanic system, Iceland Journal of Volcanology and Geothermal Research 391 106501

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