Il terremoto di stanotte in Turchia sarà sicuramente annoverato fra gli eventi sismici più violenti e luttuosi e non solo del 2023. La sequenza è iniziata con una scossa principale alle 1.17 ora di Greenwich (le 2.17 in Italia, quando in Turchia erano le 3.17) ed è stata seguita da numerose repliche, che continueranno nei mesi a venire. Ovviamente data la Magnitudo particolarmente elevata, attualmente (a circa 15 ore dall’evento) stimata fra 7.7 e 7.9 a seconda delle agenzie, ci potranno essere repliche molto intense e già a 10 minuti dall’evento ne è stata registrata una di M superiore a 6. Dopodichè, nelle 10 ore successive si sono verificati almeno 10 eventi con M superiore a 5. All’evento della notte ne è seguito un secondo altrettanto devastante, con una M stimata di 7.5, che non è una replica, ma un nuovo terremoto su un altro segmento della faglia, non su quello che si è mosso la notte.
L’ora del disastro è una aggravante importante del bilancio: la maggior parte della popolazione era in casa a dormire. Inoltre l’epicentro della prima scossa è a circa 30 km da Gaziantep, città di circa due milioni di abitanti. Quindi ci vorranno giorni se non settimane per un bilancio completo.
Come ci si poteva aspettare il meccanismo è trascorrente e a memoria direi che è uno dei terremoti trascorrenti più forti mai registrati, secondo solo a quello dell’Oceano Indiano M 8.6 del 4 novembre 2012. È evidente dal dato che si è mosso un segmento molto esteso di una faglia, ed è realistico supporre che sia quella principale dell’area, la faglia dell’Anatolia orientale: come fa notare Filippo Bernardini, che oltre ad essere un valido scienziato di INGV è pure un mio carissimo amico, l'area che si è attivata oggi lungo la faglia est-anatolica è lunga oltre 350 km (più della distanza in linea retta fra Roma e Bologna!).
La Turchia è notoriamente terra di terremoti, dove spesso l’edilizia non è all’altezza della situazione. Figuriamoci poi come sia messa la vicina Siria, fortemente interessata anch’essa dal terremoto di questa mattina, dopo decenni di guerre civili. Per questo il bilancio finale sarà purtroppo terribile.
la faglia della Anatolia Settentrionale (NAFZ) e quella dell'Anatolia Orientale (EAFZ) guidano la "fuga" della Turchia verso ovest |
GEODINAMICA DELL’AREA. L’Arabia continua a muoversi verso nord e quindi la Turchia è schiacciata fra essa e l’Eurasia.
La Turchia ha una storia geologica estremamente complessa. Per farla breve è composta da diversi blocchi amalgamati una volta separati da bacini oceanici. Però siccome l’Arabia continua a spingere e non c’è più crosta oceanica da consumare, le vecchie zone dove i blocchi si sono amalgamati continuano a funzionare come linee di debolezza e la Turchia viene spinta verso ovest, principalmente attraverso due faglie:
- la faglia dell’Anatolia settentrionale, che corre parallela al Mar Nero ed è una delle più famose faglie al mondo ed è ben visibile anche nella immagine più sotto. La faglia è impostata lungo il contatto fra l’Eurasia e un microcontinente, quello delle unità Pontidi, staccatosi circa 200 milioni di anni fa dalla placca adriatica (tardo Triassico - primo Giurassico): l’apertura dell’oceano è durata poco (circa 30 milioni di anni) e poi i due blocchi si sono di nuovo scontrati
- la faglia dell’Anatolia meridionale, la cui presenza è invece più intuitiva, perché bene o male si colloca lungo il margine fra la placca arabica e l’Eurasia (considerando la Turchia all’interno di quest'ultima) ed è stata fino a qualche decina di milioni di anni fa una zona sotto la quale si consumava la crosta della Tetide, l’oceano che divideva Eurasia e Arabia.
Adesso una questione: se la faglia dell'Anatolia meridionale fa parte di un limite di placca e quindi è abbastanza logico che ospiti dei terremoti, perché si muove anche la faglia dell'Anatolia settentrionale e in generale perché tra Caucaso e Iran, tutta un'area lontana da questo limite attivo evidenzia della sismicità anche importante?
È un comportamento tipico dell’Asia: gli effetti della collisione fra essa e altre placche come l’Arabia e l’India si risentono anche a grande distanza da dove il contatto avviene effettivamente. Questa caratteristica deriva dal fatto che l’Asia sembra essere una cosa imponente, ma in realtà è geologicamente piuttosto fragile in quanto risultato di una amalgamazione recente, iniziata circa 400 milioni di anni fa e che prosegue ancora. I limiti fra i blocchi che costituiscono l'Asia corrispondono a vecchi limiti di placca, che le ultime collisioni (l’India ha iniziato la collisione continentale 50 milioni di anni fa, l’Arabia 40) hanno riattivato. Ne ho parlato qui per l’area fra Turchia, Caucaso e Iran e qui per nell’Asia a nord del Tibet. Invece all’interno di India, Sudamerica e Africa le collisioni che le hanno formate sono molto più vecchie (spesso sono avvenute miliardi di anni fa) e quindi sono ben più stabili.
Quando anche a sud della Turchia l’oceano si è del tutto consumato, l'urto fra i blocchi ha riattivato movimenti lungo i vecchi margini di placca ripresi come zone di debolezza a nord di esso. È un comportamento frequente non solo in Asia (ne ho parlato qui). E siccome il movimento attuale dell’Arabia è obliquo al contatto, in questa zona il limite di placca lungo la faglia dell'Anatolia orientale è trasforme e in questo contesto si inquadra perfettamente il meccanismo di trascorrente sinistra dei terremoti di oggi.
Nelle immagini qui sotto vediamo la situazione tettonica e la vasta distribuzione delle repliche dei due terremoti di oggi
la faglia dell'Anatolia settentrionale è chiaramente visibile anche da satellite. Sono inseriti i terremoti con M da 6.0 in su |
l'immagine delle 17.35 ore italiane del 6 febbraio evidenzia l'estensione eccezionale dell'area interessata dalla attività sismica |
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