giovedì 23 giugno 2022

Della siccità: Il vescovo di Milano, le piogge che ci vogliono e la necessità di costruire riserve di acqua per il clima che verrà


Interrompo un attimo la serie dei 3 post su riscaldamento globale, per alcune riflessioni sulla siccità, visto il rumore provocato dall’attivismo in materia del Vescovo di Milano. Qui si parla di Scienza e non intendo entrare nella diatriba in proposito. Però vorrei fare delle riflessioni al volo su che tipo di pioggia ci vuole e su cosa secondo me si dovrebbe fare.

C’È PIOGGIA E PIOGGIA. Si parla di millimetri di pioggia ma non ci si rende conto che ci sono millimetri e millimetri. Mi spiego. Una cosa fondamentale è la distribuzione nel tempo di questi millimetri: se piovono 100 millimetri in 5 giorni a colpi di 20 mm al giorno l’acqua si infiltra nelle falde acquifere e le ricarica. È acqua che “fa bene” (escludendo – egoisticamente parlando – quelli come me che non girano con uno scooter ma con una moto non dotata di parabrezza…). Se piovono 100 mm in poche ore quest’acqua fa malissimo (a tutti, non solo a chi gira in moto). Non solo non va in falda, ma provoca in genere disagi come piene, allagamenti o addirittura alluvioni.
Quindi se vogliamo della pioggia che funzioni, i temporali estivi non fanno al caso nostro… insomma, i 50 mm di un temporale, magari già che ci siamo accompagnato da una grandinata (per non farsi mancare nulla) non servono assolutamente a niente; anzi, se i tombini lungo le strade non sono a posto la situazione rischia di diventare problematica. Ci vorrebbe quindi una serie di “sane” perturbazioni atlantiche con un po' di pioggerella continua per un paio di settimane. D’accordo, triste vista la stagione e i conseguenti propositi dell’italiano medio, ma come diceva un vecchio toscano non si può volere l’uovo, la gallina e il culo caldo. Purtroppo adesso le perturbazioni atlantiche adesso se ne stanno a nord e non vengono da queste parti ( e manco sono venute l’autunno scorso).

L’ATLANTICO, L'OSCILLAZIONE DELL'ATLANTICO SETTENTRIONALE E IL PASSATO E IL FUTURO DEL CLIMA IN EUROPA. L'indice che più domina ed influenza il clima europeo è la NAO (North Atlantic Oscillation), un coefficiente definito nel 1997 in base alla differenza fra la pressione normalizzata a Gibilterra e a Stykkisholmur in Islanda Jones et al (1997). La NAO segue un ciclo di durata simile a quello solare, anche se come nel caso dei movimenti annuali dell’anticiclone delle Azzorre, la risposta della NAO ai cicli solari è leggermente sfalsata (Scaife et al, 2013). 
In buona sostanza, con una NAO positiva si rafforzano sia l'anticiclone delle Azzorre che le depressioni islandesi. Dico “le depressioni” perché mentre l’anticiclone delle Azzorre è statico ed è sempre lo stesso, nell’Atlantico settentrionale le depressioni si formano di continuo e si muovono più o meno velocemente verso est (o sudest), susseguendosi nel tempo e abbiamo “sempre” UNA depressione dell’Islanda ma non è mai la stessa. Quindi più la NAO è alta, più le perturbazioni stanno verso nord e quindi il clima è più umido e più caldo del normale sul nord Europa e più secco e più fresco nell’area mediterranea. Al contrario una NAO debole porta precipitazioni inferiori alla media e clima più secco nell’Europa Settentrionale, mentre aumenta le piogge in Europa meridionale, ad esempio in pianura padana (Zanchettin et al, 2008), in Calabria (Ferrari et al, 2013) e anche nella penisola iberica, dove per esempio è in stretta correlazione con il numero di frane che si verificano in Portogallo in un'area vicino a Lisbona (Zezere et al, 2005)
Una NAO positiva è indubbiamente una relazione al caldo di una maggiore radiazione solare perché maggiore è il riscaldamento equatoriale, maggiori sono gli scambi termici con l’Artico e quindi si capisce perché i massimi della NAO si verificano dopo i massimi solari e i minimi si verificano dopo i minimi solari. Ma siccome è una questione di calore e non solo di attività del Sole, il riscaldamento globale sta portando la NAO sempre su posizioni tipiche dei massimi solari. E ciò non è per niente bello per il Mediterraneo.

Alluvioni per secolo e per mese da Morozzi (1762),
aggiornato con le sole 2 esondazioni avvenuto dopo il 1762
NAO E ALLUVIONI, IN PARTICOLARE A FIRENZE.
È un fatto che in Italia negli ultimi decenni le alluvioni sono avvenute in genere ai minimi solari o quando i massimi erano deboli. E la NAO spiega bene il perché. Ma ora prendiamo la storia delle alluvioni di Firenze, in particolare la lista di Morozzi, 1762, che a dispetto dell’antichità dello scritto fornisce un quadro esauriente della situazione, visto che da allora ce ne sono state appena due (1844 e 1966). Morozzi inizia l’elenco con il 1177 (che non è la prima alluvione come pensa chi ha letto solo l’elenco senza leggere i capitoli precedenti, ma l'Autore espone le sue ragioni per escludere gli eventi precedenti). Evento piuttosto grave, ma bisogna aspettare il 1269, quindi 92 anni dopo per averne una seconda. Poi, da quel momento, ne segnala altre 53 in meno di 500 anni, l’ultima un anno prima della pubblicazione del libro, nel 1761. La frequenza media è una ogni meno di 10 anni. Poi, dopo il 1762, appunto, due soli eventi (e tosti).

Sulla fine della alluvioni a Firenze (a valle sono comunque proseguite ma è un’altra storia) ci sono diverse ipotesi: sistemazioni idrauliche in città, bonifiche a monte, il rimboschimento che diminuisce la velocità di deflusso ma soprattutto si nota che la frequenza media decennale comincia alla fine del XIII secolo e finisce a metà del XVIII secolo. Queste date bene o male si adattano bene alla Piccola Era Glaciale. Per cui mi viene l’idea che durante questo periodo freddo a causa del Sole leggermente più debole la NAO fosse soprattutto negativa e guidasse maggiormente le piogge nel Mediterraneo rispetto al Nord Europa. Poi passato il fresco, con il riscaldamento la NAO ha mediamente aumentato il suo valore e dalle nostre parti è piovuto poco.
E ora, se questo ragionamento è giusto, con il trend di riscaldamento in atto il valore della NAO sarà mediamente più alto e quindi dalle nostre parti pioverà molto meno di adesso, mentre nel Nord Europa al contrario pioverà di più. E questo quadro è confermato dalla agenzia Europea per l'ambiente nell'immagine qui sotto. Una traccia di questo potrebbe già esserci: il fatto che da qualche decennio più che alluvioni dovute a piogge continue che durano diversi giorni in interi grandi bacini idrografici, quasi tutte le alluvioni oggi avvengono in bacini ristretti con piogge intense ma di breve durata (pensiamo al Tanaro che ha fatto 3 piene duecentennali in 25 anni...). In più con inverni caldi e poco piovosi in montagna ci sarà poca neve e quindi poca acqua in estate nei fiumi.

variazioni in percentuale della piovosità previste
dalla Agenzia Europea per l'Ambiente
COSA FARE PER RIMEDIARE? COSTRUIRE (E MANTENERE) BACINI ARTIFICIALI. Innanzitutto sfatiamo una leggenda: piaccia o non piaccia fino ad adesso piove più in Italia che a Londra, solo che in Inghilterra piove poco per volta ma tutto l’anno, mentre da noi piove soprattutto in autunno, meno in primavera, poco in inverno e pochissimo d’estate, quando fa parecchio caldo. E con questo trend si rischia di fare magari gli stessi millimetri di pioggia ma in meno giorni.
Come ha detto Erasmo d’Angelis la siccità si vince preparandosi alla stagione secca quando piove. In che modo? Costruendo bacini artificiali che trattengano le acque delle precipitazioni violente in modo da creare serbatoi (toh, lo propose la commissione De Marche dopo le alluvioni del 1966…). 
Notiamo anche che a questo modo si prenderebbero due piccioni con una fava: 
  1. si creerebbero riserve sfruttando le acque delle piogge che non vanno in falda 
  2. e queste acque anziché fare danni (o facendone meno) sarebbero utili anziché costituire soltanto un pericolo
Ricordo comunque che questi bacini dopo la loro realizzazione andrebbero mantenuti per evitare che si riempiano di sedimenti.
E soprattutto ricordo che abbiamo un esempio positivo al proposito: l'invaso di Bilancino, che magari per le piene servirà a ben poco ma per le magre è una ottima soluzione

BIBLIOGRAFIA

Ferrari et al (2013) Influence of the North Atlantic Oscillation on winter rainfall in Calabria (southern Italy) Theor Appl Climatol 114:479–494

Jones et al (1997) Extension to the North Atlantic Oscillation using instrumental pressure observations from Gibraltar and south-west Iceland. Int. J. Climatol., 17, 1433–1450 

Morozzi (1762) Dello stato antico e moderno del fiume Arno e delle cause delle sue inondazioni – ragionamento istorico mattematico – prima parte. Stamperia Stecchi – Firenze pag.1-85

Scaife et al (2013) A mechanism for lagged North Atlantic climate response to solar variability. Geophysical Research Letters 40, 434–439

Zanchettin et al (2008) Impact of variations in solar activity on hydrological decadal patterns in northern Italy. Journal of Geophysical Research, vol. 113, D12102,

Zezere et al (2005) Shallow and deep landslides induced by rainfall in the Lisbon region (Portugal): assessment of relationships with the North Atlantic Oscillation. Natural Hazards and Earth System Sciences, 5, 331–344, 2005


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