giovedì 27 ottobre 2016

A Firenze la cattedra UNESCO per la gestione del rischio geo - idrologico


Le tante iniziative inserite nelle celebrazioni per il 50° anniversario dell'alluvione di Firenze appartengono a due gruppi distinti: da un lato le celebrazioni di cosa è successo, dall’altro convegni in cui si parla di cosa è stato fatto per la salvaguardia del territorio del bacino dell'Arno e di cosa fare. La Cattedra UNESCO per la gestione sostenibile del rischio idrogeologico è stata significativamente attivata in questa ricorrenza sfruttando sia il ricordo di una delle catastrofi geo-idrologiche più conosciute del XX secolo, sia la presenza sul territorio di un significativo know-how su frane ed alluvioni, che viene dall’impegno dei dipartimenti di Scienze della Terra e di Ingegneria Civile ed Ambientale dell’Università.

Nel 1991 l’UNESCO ha deciso di promuovere la nascita di centri di eccellenza (Cattedre UNESCO) in grado di realizzare programmi di insegnamento e di ricerca avanzati in discipline connesse alle politiche di sviluppo nei paesi terzi, riunite in una rete denominata Unitwin. 
Le cattedre e il network che le raccoglie dovrebbero essere sia fucine di innovazione che ponte tra mondo accademico, società civile, comunità locali, ricerca e politica.
Una Cattedra UNESCO quindi si configura anche come un importante riconoscimento all'istituzione che la ospita.

A Petra i geologi fiorentini hanno evidenziato con il laser - scanner le aree a rischio crollo.
Nelle foto l'area a rischio è effettivamente crollata, come è successo anche in altre parti
L’Università di Firenze è da tempo impegnata in attività di ricerca, sviluppo e cooperazione per la previsione, la prevenzione e la riduzione del rischio geo – idrologico (cerco di non usare il comunemente accettato termine dissesto idrogeologico perché, oggettivamente, non ha senso). Al suo interno, l’attività del gruppo di Geologia Applicata del Dipartimento di Scienze della Terra ha ottenuto importanti riconoscimenti, quali la designazione di Centro di Competenza della Protezione Civile nazionale e il titolo di Centro Mondiale di Eccellenza del Programma Internazionale per le Frane dell’uffico per la prevenzione dei disastri naturali delle Nazioni Unite. Alcune di queste ricerche hanno riguardato la conservazione del Patrimonio Mondiale dell’Umanità (UNESCO World Heritage List), per la quale sono state svolte numerose missioni per la protezione dei beni culturali minacciati da rischi geologici in Paesi in via di sviluppo, fra cui Afghanistan, Kyrgyzstan, Giordania, Albania, Corea del Nord, Bolivia, Peru, Etiopia, Egitto ed altro. I siti di Machu Picchu in Perù e Petra in Giordania sono fra i più universalmente noti fra quelli studiati dai geologi fiorentini e un anno fa ho parlato della ricerca sulla conservazione della fortezza di Shahr-e Zohak in Afghanistan.

Le stazioni di rilevamento dei caratteri morfologici a Machu Picchu
Negli ultimi anni, limitandosi all’Italia, il gruppo di Geologia Applicata dell’Università di Firenze ha svolto e svolge lavoro di controllo su tanti movimenti franosi, alcuni dei quali ampiamente finiti sui giornali come l’acquedotto di Messina, le mura di Volterra e il crollo del lungarno Torrigiani a Firenze, del monitoraggio dei movimenti del vulcano a Stromboli e del relitto della Costa Concordia, unitamente a tanti altri interventi meno noti, come quello di Ricasoli. Queste attività e la caratteristica di essere uno snodo importante per le collaborazioni internazionali sull’argomento (quelle che fanno crescere significativamente il livello della ricerca) sono alla base di un riconoscimento importante per l’università di Firenze e cioè l’ottenimento della Cattedra UNESCO per la prevenzione e la gestione sostenibile del rischio idrogeologico, di cui si è svolta oggi l’inaugurazione. 
La Cattedra UNESCO è una iniziativa congiunta dei Dipartimenti di Scienze della Terra e di Ingegneria Civile e Ambientale. È molto significativo che i due dipartimenti lavorino in sinergia, un esempio importante di quello che dovrebbe succedere sempre, ciascuno con le sue peculiarità.  
Il titolare della Cattedra è il Professor Paolo Canuti, già professore ordinario di Geologia Applicata presso l’Ateneo Fiorentino. Nella sua carriera è stato uno dei Geologi applicati più noti nel mondo e ha ricoperto per questo l’incarico di Presidente del Consorzio Internazionale sulle Frane e autore di una nutrita serie di pubblicazioni, fra le quali spicca un articolo davvero storico in cui viene sancita una cosa che oggi pare ovvia e cioè l'associazione fra frane e piogge [1]. Dopodichè ha anche il merito di aver creduto nell’Università, fondando il gruppo di ricerca attualmente coordinato dal Prof. Nicola Casagli e che, come ho fatto notare, figura ai primissimi posti nella bibliografia scientifica in materia di frane. 


Naturamente il progetto coinvolge molti docenti dell’Ateneo fiorentino, ovviamente a maggioranza impegnati nei Dipartimento di Scienze della Terra e di Ingegneria Civile e Ambientale. 
In questo master verranno affrontate delle problematiche di interesse globale in cui l’Università di Firenze rappresenta, appunto, una struttura di eccellenza a livello internazionale (sarebbe bello che almeno in città tutto questo fosse risaputo, ma vabbè…) e siccome si tratta della prima cattedra di ricerca applicata che l'Italia propone in ambito UNESCO in questo settore i partner di progetto che si aggiungono alle strutture universitarie sono decisamente importanti: Dipartimento della Protezione Civile, ISPRA e struttura di missione Italiasicura della Presidenza del Consiglio dei Ministri, a cui si aggiungono alcune organizzazioni non governative internazionali, consorzi scientifici e altre cattedre e reti UNESCO. 

Governare il territorio significa renderlo più sicuro e meno vulnerabile e per questo occorrono sia una programmazione severa dal punto di vista urbanistico che tenga conto dei vincoli rappresentati dal rischio di frane ed alluvioni, sia un know-how che consenta di risolvere (o, quantomeno, di attutire) le criticità geologiche di un territorio. 
Chi mi conosce sa che mi sono sempre battuto a favore della ricerca scientifica e tecnologica a 360 gradi e non solo per una “sete di conoscenza” fine a se stessa (anche se importante): agli ossessionati dal PIL e dalla spesa pubblica ricordo che la ricerca produce innovazione e l’innovazione è, attualmente, l’unico sistema che consenta ad un Paese moderno di fare occupazione ed esportazione.
L'attività della cattedra può rappresentare una sicura opportunità di promozione del sistema Paese, con importanti ricadute anche per l'attività delle imprese italiane impegnate nel settore della prevenzione e della previsione del rischio, in quanto al Dipartimento di Scienze della Terra la ricerca applicata alle Scienze della Terra è stata spesso innovatrice (basti pensare ai lavori pionieristici sui rilevamenti con immagini radar). 

[1] Canuti, P., Focardi, P., and Garzonio, C. A.: Correlation between rainfall and landslides, Bulletin International Association Engineering Geology, 32, 49–54, 1985

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