Il 13 dicembre ho
assistito a Firenze presso la (ex) Facoltà di Ingegneria ad una bellissima Christmas Lecture da parte del professor
Ignazio Becchi,
“Fatti e misfatti nelle opere idrauliche in Toscana: una storia
senza fine”. L'ho trovata estremamente interessante, anche perchè ha
avuto il pregio di illustrare la storia delle opere idrauliche della regione in un continuum dall'epoca
etrusca ad oggi; allora ho voluto subito approfittarne per scrivere
un post, approfondendo i fatti, e anche contestualizzandoli, oltrechè
nella storia umana in quella dei cambiamenti climatici che si sono
succeduti nella storia. Eppoi c'è da considerare che nella questione
sono intervenuti anche dei pezzi da 90 come Leonardo, Galileo
(grazie al quel abbiamo ancora oggi il Bisenzio non rettificato!),
Torricelli, o leader indiscussi delle bonifiche ai loro tempi come
Fossombroni e tanti altri personaggi (di cui molti non citati,
altrimenti scrivevo una enciclopedia...). Così l'argomento mi è scappato di mano, troppo lungo. Allora ho deciso di fare una
storia in più puntate come fa spesso Marco Castiello nel suo
eccellente blog di paleontologia “Paleostories”.
La prima puntata è a carattere "generale", seguiranno post sui vari periodi storici.
La prima puntata è a carattere "generale", seguiranno post sui vari periodi storici.
FIUMI E COSTE NELL'ITALIA DI OGGI:
UN PAESAGGIO ASSOLUTAMENTE ARTIFICIALE
Oggi
in Italia i fiumi hanno una sorgente, ricevono gli affluenti e
finiscono in mare o in un lago, a parte qualche eccezione, come i
corsi d'acqua che si “perdono” scendendo dalle Alpi nella pianura
padana, perchè la loro acqua a poco a poco si infila in uno dei sottosuoli
più permeabili che ci sono.
Ma in Natura non è così: il fiume quando dal monte scende in piano si può dividere in più rami o impaludarsi nella valle e l'acqua ci mette anni per arrivare al mare.
A noi sembra una cosa strana ma è quello che farebbero i fiumi se l'uomo non fosse intervenuto; questa qui accanto è una carta di Leonardo da Vinci in cui si vede bene come l'Arno, una volta entrato nella pian di Firenze, si divideva in tre rami.
Ma in Natura non è così: il fiume quando dal monte scende in piano si può dividere in più rami o impaludarsi nella valle e l'acqua ci mette anni per arrivare al mare.
A noi sembra una cosa strana ma è quello che farebbero i fiumi se l'uomo non fosse intervenuto; questa qui accanto è una carta di Leonardo da Vinci in cui si vede bene come l'Arno, una volta entrato nella pian di Firenze, si divideva in tre rami.
Inoltre il corso di
un fiume che scorre in pianura senza un intervento umano è tutt'altro che rettilineo: la sua forma è molto irregolare, meandriforme e per di più cambia molto spesso. Lo vediamo bene in questa foto della NASA che riprende i meandri del fiume Syr Darya in Kazakhstan: le didascalie spiegano come si è evoluta la forma del corso d'acqua nelle ultime centinaia di
anni.
In Italia cose così non si vedono più o sono difficili da osservare: bonifiche e coltivazioni hanno mascherato le tracce degli eventi, ed inoltre da quando i fiumi sono stati arginati non possono cambiare più il corso. Ma se si osserva ad esempio il confine fra Lombardia ed Emilia – Romagna ad ovest dell'Oltrepò pavese è palese che sia stato tracciato quando l'itinerario percorso del Pò era diverso da quello di oggi.
In Italia cose così non si vedono più o sono difficili da osservare: bonifiche e coltivazioni hanno mascherato le tracce degli eventi, ed inoltre da quando i fiumi sono stati arginati non possono cambiare più il corso. Ma se si osserva ad esempio il confine fra Lombardia ed Emilia – Romagna ad ovest dell'Oltrepò pavese è palese che sia stato tracciato quando l'itinerario percorso del Pò era diverso da quello di oggi.
Stesso
discorso vale per le coste: la laguna veneta è considerata una eccezione
ma in realtà è esattamente il tipo di costa che ci si deve
aspettare lungo una pianura senza interventi antropici.
In Italia dunque (e specificamente in Toscana) senza le bonifiche il paesaggio costiero e delle pianure sarebbe completamente diverso da quello che è oggi: al posto di paesi e città, campi coltivati, frutteti e macchie con conifere, pioppi e rovi le aree pianeggianti ospiterebbero paludi e laghi mentre tra il mare e la terraferma ci sarebbe una ampia fascia in cui cordoni e zone emerse si alternano ad acquitrini.
In Italia dunque (e specificamente in Toscana) senza le bonifiche il paesaggio costiero e delle pianure sarebbe completamente diverso da quello che è oggi: al posto di paesi e città, campi coltivati, frutteti e macchie con conifere, pioppi e rovi le aree pianeggianti ospiterebbero paludi e laghi mentre tra il mare e la terraferma ci sarebbe una ampia fascia in cui cordoni e zone emerse si alternano ad acquitrini.
Il
territorio italiano come lo vediamo oggi è quindi il frutto di lunghi lavori avvenuti in
varie fasi storiche, magari poi abbandonati e ripresi in seguito.
Queste sistemazioni hanno avuto anche delle conseguenze notevoli su
regime fluviale e rischio idrogeologico. Vediamo come si è evoluta
la cosa in Toscana.
BREVE DESCRIZIONE DELLE PIANURE TOSCANE
ASSOGGETTATE ALLE BONIFICHE
Per
chi non toscano volesse leggere questi post, consiglio di avere una
carta a disposizione. Qui ho sintetizzato – maldestramente per le mie scadenti
cognizioni in tema di computer graphics – le più importanti aree della Toscana di cui parlerò.
Introduco comunque in modo sommario la geografia della regione,
specificamente quella delle sue piane.
La
Toscana occupa essenzialmente il versante tirrenico dell'Appennino
Tosco – Emiliano e Tosco – Romagnolo, che è contrassegnato da
una serie di bacini più o meno parallele alla catena.
Internazionalmente nota da un punto di vista paesaggistico per le sue
colline, ospita alcune pianure significative.
- La più grande è quella tra Montecatini, Empoli, Lucca, Pisa e Livorno (che si prolunga a nord fino alla Versilia e alla val di Magra). È percorsa dall'Arno nel fianco meridionale fino a Pontedera, dove poi si allarga verso sud fino a Collesalvetti e Guasticce: ospitava nella parte NE due dei principali laghi toscani, quello di Bientina e quello di Fucecchio, separati fra loro dalle colline delle Cerbaie: nella zona costiera di tutti i laghi e le lagune è rimasto il solo lago di Massaciuccoli, caro a Giacomo Puccini.
L'area fra Pisa, Collesalvetti e Livorno e la piana costiera che va dalla bassa val di Magra (estremità orientale della Liguria) alla zona apuo - versiliese erano ambienti lagunari, dove la presenza di tomboli e dune incrementava le difficoltà di movimento delle acque. Alcune dune si vedono ancora bene, ad esempio, lungo l'autostrada fra Pisa e Livorno.
La piana di Grosseto si estende tra la porzione di costa compresa fra Castiglione della Pescaia e i monti dell'Uccellina e le colline maremmane. In parte, nella zona di Castiglione della Pescaia, ha resistito alle bonifiche ottocentesche perchè era difficilissimo realizzarle. Anche qui le lagune verso l'interno si trasformavano in paludi di acqua dolce
- La più grande è quella tra Montecatini, Empoli, Lucca, Pisa e Livorno (che si prolunga a nord fino alla Versilia e alla val di Magra). È percorsa dall'Arno nel fianco meridionale fino a Pontedera, dove poi si allarga verso sud fino a Collesalvetti e Guasticce: ospitava nella parte NE due dei principali laghi toscani, quello di Bientina e quello di Fucecchio, separati fra loro dalle colline delle Cerbaie: nella zona costiera di tutti i laghi e le lagune è rimasto il solo lago di Massaciuccoli, caro a Giacomo Puccini.
L'area fra Pisa, Collesalvetti e Livorno e la piana costiera che va dalla bassa val di Magra (estremità orientale della Liguria) alla zona apuo - versiliese erano ambienti lagunari, dove la presenza di tomboli e dune incrementava le difficoltà di movimento delle acque. Alcune dune si vedono ancora bene, ad esempio, lungo l'autostrada fra Pisa e Livorno.
La piana di Grosseto si estende tra la porzione di costa compresa fra Castiglione della Pescaia e i monti dell'Uccellina e le colline maremmane. In parte, nella zona di Castiglione della Pescaia, ha resistito alle bonifiche ottocentesche perchè era difficilissimo realizzarle. Anche qui le lagune verso l'interno si trasformavano in paludi di acqua dolce
Ci
sono inoltre alcune piane lungo la costa tra Cecina e Follonica.
Anche qui le lagune la facevano da padrone. Il promontorio di
Piombino in epoca pre – etrusca era probabilmente un'isola o,
tuttalpiù, era unito alla terraferma come lo è oggi l'Argentario,
da dei tomboli
Fra i bacini interni, solo in quello di Firenze – Prato e Pistoia (una valle che stranamente non ha un nome, eppure un po' di storia ce l'avrebbe....), e nella Val di Chiana le differenze di quota sono scarse e abbondavano in epoca storica paludi e laghi tipo l'attuale Trasimeno, estesi ma di profondità minima. Il lago di Chiusi e quello di Montepulciano sono gli ultimi esempi della serie.
Fra i bacini interni, solo in quello di Firenze – Prato e Pistoia (una valle che stranamente non ha un nome, eppure un po' di storia ce l'avrebbe....), e nella Val di Chiana le differenze di quota sono scarse e abbondavano in epoca storica paludi e laghi tipo l'attuale Trasimeno, estesi ma di profondità minima. Il lago di Chiusi e quello di Montepulciano sono gli ultimi esempi della serie.
Altri
bacini intermontani (Casentino, Mugello e Valdarno superiore ad sempio), hanno avuto
questo aspetto in tempi più antichi, prima che variazioni di livello
marino e altre vicissitudini geologiche hanno sancito il loro
passaggio da zone di sedimentazione e subsidenza a zone di erosione:
i sedimenti lacustri sono oggi in erosione ma ancora ben visibili e
studiati, anche per il loro ricco patrimonio fossilifero (e talvolta
minerario come la lignite valdarnese).
PIANE TOSCANE: PER NATURA DELLE PALUDI
Queste
piane da un punto di vista naturale sono estremamente portate all'impaludamento:
basti pensare che Empoli è ad oltre 50 km dal mare ed ha un'altitudine di
appena 28 metri. Bientina, ad una trentina di km dalla costa, è a 10
metri di quota e se si vede la profondità del fondo degli alvei
fluviali tra Altopascio, Bientina e Pontedera, questi se non sono a
livello del mare poco ci manca. Ancora oggi non è infrequente che in
autunno o in primavera il padule di Bientina e la piana fra
Pontedera, Pisa e Guasticce si trasformino nuovamente in laghi, sia
pure temporanei, per le difficoltà di scorrimento delle acque, come nella foto qui sopra.
In
questo caso percorrere la strada fra Altopascio e Bientina
(opportunamente costruita su un argine e quindi abbondantemente
rialzata) è una esperienza un po' particolare. A me è successo,
una esperienza indimenticabile.
Oltretutto queste sono aree sono state soggette a forte subsidenza (il substrato roccioso si può trovare anche a parecchie centinaia di metri di profondità).
Quindi è evidente che senza l'intervento umano una buona parte delle pianure sarebbe rimasto un insieme di paludi e laghi, molto produttivo da un punto della biosfera ma sicuramente ostile tranne che per genti specificamente abituate a vivere in ambienti simili come i palafitticoli.
Oltretutto queste sono aree sono state soggette a forte subsidenza (il substrato roccioso si può trovare anche a parecchie centinaia di metri di profondità).
Quindi è evidente che senza l'intervento umano una buona parte delle pianure sarebbe rimasto un insieme di paludi e laghi, molto produttivo da un punto della biosfera ma sicuramente ostile tranne che per genti specificamente abituate a vivere in ambienti simili come i palafitticoli.
Per popolazioni come quelle etrusche, dedite
alla produzione e alla esportazione di prodotti agricoli e manufatti,
queste zone erano sostanzialmente ostili: le difficoltà di movimento
e la malaria consigliavano agli uomini di stare lontani da questi
ambienti che potevano al massimo servire per la caccia o fungere da
ostacolo per i movimenti di eserciti nemici.
Al proposito chiedete pure una referenza ad Annibale, per il quale il passaggio fra Pistoia e l'attuale territorio fiorentino fu terribile: vi perse l'ultimo elefante e anche un occhio in una odissea durata parecchi giorni, avversata dalla piena dei fiumi e dalle malattie.
Però corsi d'acqua e laghi fornivano le principali vie di comunicazione.
La storia della Toscana è stata quindi molto influenzata dalle condizioni delle pianure e dagli interventi antropici che le hanno modificate in maniera massiccia.
La morale però è che se da un lato è stato guadagnato del territorio alle attività umane e lo si è reso decisamente più salubre, dall'altro c'è stata una enorme perdita di biodiversità e l'occupazione di aree che non si sono rivelate poi troppo sicure per gli insediamenti umani dal punto di vista del rischio idrogeologico.
Inoltre la subsidenza non compensata dall'afflusso di sedimenti (che a parte le alluvioni vengono direttamente incanalati verso il mare) sta ponendo da qualche parte dei problemi che con il passare degli anni e i forti emungimenti di acque dalle falde acquifere potrebbero diventare piuttosto seri. Sulla subsidenza delle aree costiere scrissi un post qualche tempo fa.
La serie continua con il secondo post: dagli etruschi ai longobardi passando dai romani
Al proposito chiedete pure una referenza ad Annibale, per il quale il passaggio fra Pistoia e l'attuale territorio fiorentino fu terribile: vi perse l'ultimo elefante e anche un occhio in una odissea durata parecchi giorni, avversata dalla piena dei fiumi e dalle malattie.
Però corsi d'acqua e laghi fornivano le principali vie di comunicazione.
La storia della Toscana è stata quindi molto influenzata dalle condizioni delle pianure e dagli interventi antropici che le hanno modificate in maniera massiccia.
La morale però è che se da un lato è stato guadagnato del territorio alle attività umane e lo si è reso decisamente più salubre, dall'altro c'è stata una enorme perdita di biodiversità e l'occupazione di aree che non si sono rivelate poi troppo sicure per gli insediamenti umani dal punto di vista del rischio idrogeologico.
Inoltre la subsidenza non compensata dall'afflusso di sedimenti (che a parte le alluvioni vengono direttamente incanalati verso il mare) sta ponendo da qualche parte dei problemi che con il passare degli anni e i forti emungimenti di acque dalle falde acquifere potrebbero diventare piuttosto seri. Sulla subsidenza delle aree costiere scrissi un post qualche tempo fa.
La serie continua con il secondo post: dagli etruschi ai longobardi passando dai romani
1 commento:
argomento molto interessante, io abito proprio sulle sponde del canale di scolo del padule di Bientina, c'è un sacco di umidità adesso, non oso immaginare cosa c'era prima della bonifica. però il padule d'inverno (se è un inverno piovoso) è molto affascinante, l'anno scorso avvistai pure un piccolo stormo di gru che si preparavano ad atterrare.
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