martedì 26 marzo 2013

Nel Paese dei filosofi tuttologi la magistratura continua ad essere convinta che i terremoti sono prevedibili....


Al solito avrei altro da fare ma i fatti di cronaca mi spingono a scrivere qualcosa per cercare di ristabilire la verità scientifica in un Paese sempre più alla deriva economicamente, politicamente ed anche culturalmente. Oggi la Procura della Repubblica di Modena vuole capire se il terremoto dell'anno scorso era prevedibile. Scusatemi il francesismo toscanizzato: Ma che par di palle.......

Ecco... ci risiamo.... ancora una volta la magistratura indaga sulla prevedibilità dei terremoti, dopo l'Abruzzo stavolta in Emilia.
Questo è uscito oggi (Ringrazio il mio “referente emiliano” di cui presto uscirà un “pezzo” su Scienzeedintorni..)

Ecco la notizia, presa dal sito della Gazzetta di Modena:
La Procura della Repubblica estende le indagini dal fracking alla prevedibilità dei terremoti. Lo ha anticipato il procuratore aggiunto della Repubblica , dottoressa Lucia Musti, annunciando un fascicolo d’inchiesta nel quale confluiranno anzitutto dichiarazioni e filmati dell’ex presidente dell’Ingv Enzo Boschi. Boschi a Mirandola ad un convegno organizzato dal senatore Giovanardi a favore del deposito gas di Rivara è stato filmato mentre dichiarava che non c’era il rischio di terremoti di forza tale da far crollare le case nella Bassa. Le indagini della Procura erano finora incentrate sui decessi conseguenti alle scosse del 29 maggio 2012, sui danni delle scosse del 20 maggio e per l’appunto sul fracking, la frantumazione nel sottosuolo delle rocce per ricavare idrocarburi.

Premetto che i depositi di stoccaggio dei gas non mi sono mai piaciuti e non li avrei mai fatti, specialmente in una zona in cui c'è una certa pericolosità sismica (e questo è noto da almeno 10 anni a livello ufficiale, nel mondo della geologia si immaginava da parecchio tempo), Giovanardi permettendo (ma è stato rieletto?). 
Non voglio fare politica, ma insomma... limitandomi alle sue affermazioni in campo scientifico (le uniche che possono essere un oggetto di discussione valido per questo blog), tutto quello che sostiene quella persona non mi trova d'accordo..
Consiglio ancora una volta la lettura di questo post del Prof.Mucciarelli, con link a sue presentazioni.

Però non se ne può più.... ancora con queste storie.... fracking e prevedibilità dei terremoti...

Ennesima dimostrazione di quanto la classe dirigente italiana sia priva di conoscenze scientifiche...
cioè... anziché indagare sulle motivazioni antropiche del dissesto del territorio, sugli argini lasciati a se stessi, su versanti devastati e disastrati, piani regolatori folli che hanno cementato e impermeabilizzato il suolo, su idioti che costruiscono su versanti in frana, su cosa si indaga?
Ma è ovvio, sul fracking senza permesso e sulla prevedibilità dei terremoti...
Non se ne può più.

Voglio tornare un'altra volta su questi argomenti.
Sulla prevedibiltà dei terremoti sarò brevissimo: siamo alle solite, trovatemi un'altra Nazione in cui si fanno processi di questo tipo.....

Fracking: il discorso è un po' più complesso. Ricordo che per fare fracking occorrono “Gas Shales” o “Oil Shales”, che sono rocce tanto estremamente dure quanto poco fratturate. Rimando comunque ad un post in cui ho descritto (e ampiamente stroncato) questa attività. Ne ho parlato anche in incontri all'Università.
Quindi non posso essere certo considerato un filo-fracking, tutt'altro! Però ricordo anche che in Italia non abbiamo rocce che possano essere coltivate con il fracking.

Qualche tempo fa ho scritto un post sul petrolio in Italia e ribadisco, molto schematicamente, la situazione della Pianura Padana, la cui serie è formata da:


1. BASAMENTO ERCINICO PALEOZOICO (in bianco): rocce metamorfiche nelle quali non ci può essere petrolio
2. SERIE TRASGRESSIVA TRIASSICA (in viola): è quella in cui si sono formati i giacimenti di idrocarburi. Si tratta di depositi costieri e di mare basso in cui ci sono arenarie, calcari, dolomie e scisti scuri (questi ultimi rappresentano le cosiddette “rocce – madri” del petrolio padano). La si ritrova oggi in affioramento solo nel Canton Ticino
3. SERIE CARBONATICA MESOZOICA E TERZIARIA INFERIORE (in azzurro e verde): l'approfondimento del bacino e la collocazione in area tropicale e subtropicale, unita alla mancanza di apporti sedimentari dai continenti, ha consentito la formazione di una spessa serie di calcari sul bordo della placca adriatica. In questi calcari ci sono (meglio, c'erano...) dei giacimenti petroliferi in quanto il liquido era risalito
4. SERIE APPENNINICA DETRITICA OROGENICA (in marrone): quando l'area è rimasta coinvolta nella formazione di Alpi e Appennini è cambiata la sedimentazione perchè sono arrivati sedimenti provenienti dai continenti. Si formano quindi scisti (ahia???) e arenarie
5. SERIE RECENTE DELLA PIANURA PADANA (in giallo e la parte chiara in alto): per un certo periodo (che in appennino dura ancora) una buona parte della zona è emersa e dalla sedimentazione siamo passati all'erosione. Nella pianura Padana in seguito sopra i depositi marini di cui sopra si sono formati (e senza l'intervento umano si formerebbero ancora) depositi fluviali, lacustri e di paludi (sabbie, argille, ghiaie etc etc). Alcuni idrocarburi, per lo più gassosi, si sono formati in questi sedimenti, spesso ancora non consolidati completamente (e nei quali posso dire eufemisticamente che mi sfuggono le condizioni che determinerebbero la possibilità di farci il fracking)

Abbiamo quindi visto che anche in Pianura Padana ci sono degli scisti (o argilliti) ma i nostri condividono con i “Gas Shales” solo il fatto che derivano dalla sedimentazione di materiali molto fini, cioè le argille: i Gas Shales sono argilliti durissime, che per rompere occorre martellare molto, ma molto forte e siccome hanno subìto pochissimi eventi tettonici da quando si sono formati (e la maggior parte,,pensate, sono più antichi del basamento ercinico della pianura padana...) non sono neanche minimamente fratturati.
Gli scisti appenninici sono invece delle argilliti poco consolidate, fratturate, fagliate e spesso talmente piegate da risultare caotici. Cioè non hanno nulla a che fare con gli scisti di cui sopra. E, a proposito di martellate, spesso si frantumano da soli... Grande differenza: mentre martellare i gas-shales (per esempio le aree del Marcellus shale che affiorano in Pennsylvania) produce un bel rumore metallico (bink-bink), spesso se provi a martellare gli scisti appenninici senti quasi uno "splash"... capito la differenza?

È evidente che se, per fortuna, non ci sono rocce adatte per fare fracking, nessuno si sognerà mai di usare questa tecnica per coltivare giacimenti di idrocarburi: lavorare così sarebbe più costoso e non avrebbe come risultato un maggiore quantitativo di idrocarburi.
Tantomeno verrebbe usato, in rocce porose di suo, per prepararsi allo stoccaggio di gas.
É possibile che durante le perforazioni vengano usati degli additivi chimici (che a me non piacciono affatto...) ma questo con il fracking non ha nulla a che vedere.
A proposito, per fare fracking occorrono delle attrezzature e delle vasche per i liquidi da immettere nel sottosuolo e da smaltire, per cui è impossibile farlo alla luce del sole senza che nessuno se ne accorga, come questi qui sotto:

Mi spiegate come avrebbero potuto nasconderle?????

Aggiungo inoltre che non è il fracking a "fare" i terremoti, ma l'altra imbecille usanza americana di stoccare liquidi inquinanti iniettandoli in profondità, cosa che oltre per reflui industriali di vario tipo viene fatta anche per i liquidi usati per il fracking.
Quindi non solo il fracking in Emilia non è stato fatto, ma neanche è la causa della sismicità indotta che in USA è stata notata in alcune zone dove viene praticato il fracking. 

Già la giustizia italiana è lenta, ma perdere tempo per cose del genere è assolutamente folle. Ma purtroppo nel Paese dei filosofi tuttologi, tutto questo è possibile
A proposito: ho cercato "fracking Emilia" come consigliato da google.... la montagna di idiozie che si leggono è allucinante....


8 commenti:

Anonimo ha detto...

isole ecologiche..in mano a società fantasma..e segreto industriale..se la gente è in allarme ci sarà un motivo ....abbia rispetto

Anonimo ha detto...

vasche come quelle ce ne sono a iosa in emilia.....
molti esperti geologi hanno seri dubbi riguardo al fracking e tecniche similari e alla loro parte nei sismi e subsidenze.....
la loro parola o le loro lauree valgono forse meno??
ci sono enormi interessi in ballo tra eni,petrolifere varie di ognidove e geologi le cui universita' o istituzioni ne ricevono finanziamenti...conflitto di interessi????
basta fandonie per cortesia, la gente sulla cui pelle vien fatto tutto cio' merita la verita'

Aldo Piombino ha detto...

lascio questi post ad esempio, avvertendo che dal prossimo in poi, se tono e sostanza non cambiano, verranno cancellati.

A parte la forma anonima che mi dà parecchio fastidio, respingo al mittente l'accusa di dire fandonie mi riservo di scrivere due considerazioni

1. mi sembra evidente che anche il sottoscritto veda il fracking come il fumno negli occhi
2. che ci possano essere enormi interessi è vero
3. i terremoti, anche "fortini" non sono provocati dal fracking come era stato ipotizzato (e anche a me la cosa tornava): ma poi si è visto che sono da addebitarsi non al fracking in se stesso ma allo stoccaggio in profondotà di liquidi (tossici, altrimenti non li stoccavano...).
4. respingo al mittente l'idea che che io dica fandonie
5. Vorrei proprio sapere in quali rocce o sedimenti della pianura padana si debba intervenire con l'ausilio del fracking...
6. che qualche geologo abbia avuto un comportamento con cui non sono d'accordo (Boschi nel famoso incontro, per esempio) siamo d'accordo. Ma MOLTI altri fra i quali alcuni che conosco personalmente o di fama si sono impegnati in prima fila contro la folle idea dello stoccaggio a Rivara. Compreso un geofisico dell'università della Basilicata spesso tacciato di pensarla diversamente...
7. oltre alle vasche per fare fracking ci vogliono anche altre attrezzature... e quelle vasche che vengono indiate hanno altri, svariati usi (senza di quelle niente prosciutti, salami e mortadelle, per esempio...)
8. se la gente è in allarme basterebbe un pò di sana informazione scientifica e un pò di cultura geologica per capire che la storia del fracking è una emerita cazzata

chiuso questo folle dibattito: oltre alla tastiera colleghiamo il cervello prima di dire che io dico fandonie.
grazie

Aldo Piombino ha detto...

quanto a
"la gente sulla cui pelle vien fatto tutto cio' merita la verità"

ecco.. su questo sono assolutamente d'accordo.
Ed è per quello che ho scritto questo post.
La verità è, semplicemente, quella che ho raccontato io, non la vox poluli di gente che di geologia, petrolio e fracking non sa una emerita cippa.
Ricordando, per l'ennesiam volta, che lo stoccaggio di metano a Rivara sarebbe stata una immensa idiozia (spero che su questo sia d'accordo anche l'anonimo...)

Simone ha detto...

Anonimo carissimo, ha ragione. Basta fandonie, la gente merita la verità.

Ebbene di grazia, quali sarebbero queste vasche presenti a iosa in Emilia? Vasconi dei depuratori? Allevamenti ittici? Vasconi per liquami zootecnici? O forse ex maceri riconvertiti a laghetti?

Per favore, smettiamola di dare la caccia a fantasmi di trivellazioni, fracking e puttanate simili. Tra l'altro, spesso confuse tra loro e mischiate senza logica alcuna al deposito che qualche testa di bip vorrebbe piazzarci sotto sedere.

Lei giustamente sostiene che alcuni scienziati hanno trovato correlazioni tra fracking e sismi, ma se la sua mentalità è così scientifica dovrebbe anche sapere che ogni ambiente fa storia a sè, se negli USA il fracking provoca terremoti, non è detto che lo faccia nella Bassa. Per il semplice motivo che NELLA BASSA NON CI SONO LE ROCCE adatte per utilizzare questa tecnica. Lo ha detto Aldo e assieme a lui i tanti, anche geologi, che hanno cercato di smentire questa bufala bella e buona. Fumo negli occhi in tutti i sensi. Con tutto il giro di soldi che c'è dietro, chi si metterebbe a fare qualcosa di non conveniente?

In questi mesi dai miei conterranei ne ho sentite di tutti i colori, segno che pochi sanno cosa sia davvero il deposito di Rivara e i rischi connessi alla sua realizzazione (ben maggiori del fracking a mio avviso) e che molti non si sono ancora schiodati dalla mentalità di una volta che vuole la Bassa come zona antisismica (i terremoti del 1560 li provocarono gli Estensi scavando passaggi segreti o furono davvero una punizione divina?). Il che vuol dire, dal punto di vista della prevenzione, che siamo ancora in alto mare.
Nel frattempo, RGS ha due ricorsi pendenti al TAR, e rischiamo davvero che il permesso gli venga concesso nonostante i pereri negativi di Regione e di chiunque abbia un minimo di senno.

Ne ho anche per Boschi, stia tranquillo. Parlare solo di rischio sismico (realmente basso) e non di pericolosità sismica (alta), fu davvero scorretto, un po' come dire a uno che soffre di ulcera allo stomaco che la Coca Cola è buona se la beve. Ma da qui a voler aprire un fascicolo in procura per una dichiarazione in un incontro divulgativo (e non fatta su documento ufficiale)...
A questo punto, aprirei un fascicolo anche su chiunque sosteneva che qui i terremoti non sarebbero venuti!
E se anche si fosse comportato in modo onesto, quanti pensa che avrebbero adeguato i propri edifici alla normativa antisismica?

Riprendo ancora le sue parole: basta fandonie, rendiamoci conto che non siamo il paradiso antisismico che hanno voluto dipingerci, e pensiamo a difendere il nostro territorio dai pericoli veri piuttosto che da fantasmi.

Saluti dalla Bassa

Francesco Penno ha detto...

Purtroppo in Italia si è costruito e si continua a costruire male. Siamo in Paese praticamente tutto esposto ai rischi sismico e idrogeologico, senza che questi raggiungano la gravità di altre aree del mondo.

Le ricostruzioni post sisma e post alluvione sono un business molto ricco che grava per anni, se non decenni come per il Belice, sulle casse dello Stato, vale a dire su tasse e debito pubblico. Personalmente, sospetto che ci sia una precisa volontà dietro agli “stregoni” che aizzano la gente contro pratiche minerarie neppure messe in atto: mantenere alto il livello di ignoranza per gestire meglio gli affari sporchi. D’altronde, nei programmi scolastici delle medie superiori non c’è spazio per la geologia e le nostre università sfornano dottori in scienze economiche ed altre materie fondamentali per i futuri gestori di imprese e della cosa pubblica che non hanno la più pallida idea di scienze naturali.

Con le attuali condizioni della finanza pubblica non è più possibile pensare alle ricostruzioni finanziate dallo Stato. Anche se l’economia italiana dovesse riprendersi, il debito pubblico non potrà essere riassorbito se non in minima parte grazie a dei programmi di dismissioni del patrimonio mobiliare ed immobiliare pubblico. Ancora più critiche sono le questioni dell’uscita dal mercato e del mancato contributo al PIL da parte delle imprese colpite. L’economia moderna, basata su filiere, subforniture e presenza attiva sul mercato, richiede la continuità degli affari e della produzione: chi si ferma deve ripartire da zero. Il problema del terremoto di giugno dell’anno scorso è evidentissimo.

La prevenzione ha un significato economico immenso per un’economia avanzata come la nostra. Eppure non si fa o la si fa poco e si da spazio alla disinformazione.

Aldo Piombino ha detto...

ragionamenti interessanti e condivisibili.
grazie

Francesco Penno ha detto...

Egregio Aldo Piombino, la ringrazio e rincaro la dose per quanto concerne il rischio sismico.
Sono disponibili in rete delle risorse di facile comprensione come:
a) http://emidius.mi.ingv.it/CPTI11/consultazione/query_eq/ (catalogo storico)
b) http://esse1-gis.mi.ingv.it/ (mappa interattiva del rischio sismico)
Non serve uno specialista per capire. Purtroppo queste risorse non vengono utilizzate dagli amministratori pubblici e neppure dalla maggioranza dei manager. Non sono neppure conosciute dalla popolazione perché altrimenti la disinformazione non troverebbe spazio.
Ho trovato interessante la lettura di http://ingvterremoti.wordpress.com/2013/03/29/i-terremoti-in-pianura-padana-emiliana-del-maggio-2012-e-la-pericolosita-sismica-dellarea-che-cosa-e-stato-sottostimato/ . Peccato che mentre in rete sono disponibili tante risorse utili e comprensibili anche dai “non specialisti”, facciano notizia le sparate di quelli che chiamo “stregoni”.

Per quanto riguarda il rischio idrogeologico basterebbe che la gente riflettesse sul fatto che 100 mm di pioggia su 10 Km2 di superficie significa 1.000.000 di tonnellate d’acqua . Ora una precipitazione del genere o anche maggiore è un evento relativamente frequente per l’interazione fra le correnti umide e i complessi sistemi orografici prealpino e appenninico. Il nubifragio può provocare conseguenze per chi abita e/o lavora in prossimità dei torrenti. Basterebbe facilitare fiscalmente la ricostruzione delle case e delle aziende esposte al rischio alluvionale e sistemare meglio i letti di fiumi, i ponti e le aree golenali (costi non elevati) per ridurre significativamente l’impatto dei nubifragi. In 25-30 anni di buona politica le alluvioni non farebbero più danni.

Rischio vulcanico. Sono esposte a tale rischio solo delle aree limitate, assumendo come poco probabile la riattivazione del vulcanesimo toscano e laziale. Purtroppo siamo ai vertici mondiali dell’esposizione a questo tipo di rischio per via dell’area napoletana. Napoli ha una densità di popolazione superiore a quella delle più grandi megalopoli (Ile de France, New York, Tokyo, la stessa area di Città del Messico). Alcuni quartieri di Napoli (Bagnoli, Fuorigrotta, Pianura, Posillipo, Soccavo) sorgono all’interno della caldera del Tufo Giallo Napoletano. Poiché un nuovo centro eruttivo potrebbe aprirsi ovunque all’interno della caldera, anche un’eruzione moderata "nel posto sbagliato" potrebbe sortire effetti catastrofici. Purtroppo l’attuale inflazione dei Campi Flegrei, le modificazioni della composizione chimica dei gas e il comportamento delle sorgenti termali sono segni di una maggiore attività dell’area. Qualora il fenomeno dovesse continuare ancora per qualche anno, l’ipotesi di un’eruzione dei C.F. non sarebbe più un’eventualità remota.