mercoledì 6 giugno 2012

Lettera di Antonio Mucchi, geologo ferrarese: nel 1993 i geologi lo avevano detto

Antonio Mucchi è un geologo ferrarese che nel 1993 (!) organizzò un convegno proprio sulla pericolosità sismica a Ferrara e nel circondario. La cosa è riportata in rete e quindi molti media si sono messi in contatto con lui. Al proposito lo stesso geologo ha scritto una lettera ai geologi ferraresi, di cui sono venuto a conoscenza tramite il "geoforum", il forum di www.geologi.it. La lettera chiarisce molto esplicitamente quello che era noto ai geologi ferraresi e agli studendi del corso di Sceinze della Terra della locale università già almeno dalla fine degli anni '80 (ma mi spingo a supporre che lo era anche da qualche tempo prima...). Ritenendo questo scritto molto interessante, ho chiesto al Dr.Mucchi la possibilità di pubblicarla su Scienzeedintorni. Avendo gentilmente ricevuto il permesso lo ringrazio e la pubblico con un mio successivo commento.

Intervengo solo per alcune precisazioni, vorrei rispondere al quesito “perché i geologi non ci hanno avvertito del rischio che correvamo?”. Come ben sapete (e se non lo sapete ve lo ricordo adesso) noi geologi ferraresi nel 1993 abbiamo organizzato un convegno dal titolo "FERRARA ED I TERREMOTI – Storia, Attualità e Pianificazione".
Quel convegno non è stato fatto con l’intento di creare allarmismo ma per informare la cittadinanza sul fatto che Ferrara - nonostante non fosse inserita in zona sismica - era invece da considerarsi sismica a tutti gli effetti: oltre al ricordo storico di eventi sismici passati, nel dopoguerra sono stati condotti negli anni 50-60 studi per la ricerca di idrocarburi e negli anni 80 per la geotermia, con i quali sono state chiarite (che hanno ben delineato le strutture del sottosuolo ed evidenziato perchè ci fossero e dove fossero i rischi, ndr).
Il nostro intento non era quello di affermare che il terremoto sarebbe avvenuto a breve (comunque se guardiamo il tempo di ritorno stimato in 475 anni vediamo che statisticamente come ordine di grandezza ci siamo), ma quello di sensibilizzare gli amministratori a entrare nell’ordine di idee che il nostro territorio essendo sismico ……………. (avrebbe avuto bisogno di misure adeguate, ndr)

Come è stato accolto tale convegno dalla cittadinanza e dagli amministratori? Purtroppo nella cittadinanza è rimasta ancora la convinzione che Ferrara non fosse sismica e rassicurata dal fatto che sorge su alcune centinaia di metri di sedimenti che avrebbero smorzato l’effetto dell’energia liberata dal terremoto (e qui noi geologi abbiamo sbagliato perché non siamo stati in grado di contrastare in maniera efficace tale diceria, forse per troppa responsabilità nella convinzione di non allarmare la gente).
E gli amministratori locali e regionali (uso il minuscolo perché penso non si meritano la citazione in maiuscolo) come hanno accolto il convegno? Con indifferenza e fastidio mettendo a tacere l’argomento. Non hanno fatto nulla per sollecitare l’inclusione di Ferrara e il suo territorio in zona sismica.
Sapete quale era uno degli argomenti per non sollecitare l’inclusione in zona sismica? Che vi sarebbe stato un aggravio dei costi per costruire con misure antisismiche; questo (diciamo noi) in termini elettorali non era conveniente. Anche i costruttori, le coop e tanti ordini professionali hanno osteggiato con tutti i mezzi l’inserimento del nostro territorio in zona sismica.

Quando finalmente c’è stato nel 2003 l’aggiornamento della carta sismica e l’entrate in vigore dell’obbligo di costruire con norme sismiche di costruzione si è pensato di applicarle solo alle nuove costruzioni.
E a tutto il pregresso, avete conoscenza che sia stata fatta opera di sensibilizzazione per adeguare i fabbricati esistenti?
Sono state intraprese politiche di agevolazioni e detrazioni fiscali, mutui agevolati, ecc, ecc.?
Adesso si vanno a cercare i responsabili fra i costruttori, progettisti ecc, ma non sento si parli di amministratori (soprattutto quelli passati, perché la storia parte da lontano). Per concludere volevo solo informarvi che sono stato contattato in questi giorni da molti conoscenti e quotidiani e radio nazionali (naturalmente i media locali sono superiori a queste notizie da due soldi, infatti vi hanno informato del convegno sui terremoti del 1993?) e questo non perché sono particolarmente importante, ma solo per il fatto che in rete hanno preso conoscenza del convegno organizzato nel 1993 , e una delle domande più frequenti che mi hanno rivolto è stata “ma gli amministratori a fronte degli argomenti trattati in quel convegno FERRARA ED I TERREMOTI (che non erano certo il segreto di Pulcinella) si sono posti il problema di come tutelare il territorio e soprattutto la cittadinanza”? Argomento di riflessione per futura “pillola".

Questa la lettera di Antonio Mucchi. Vorrei aggiungere qualche commento.
Innanzitutto che quanto sostengo da tempo, e cioè che se anzichè prevedere le catastrofi naturali le si prevenissero sarebbe tanto di guadagnato
Anche in tema di punti di PIL...: a prevenire costruendo bene, ristrutturando gli edifici dove possibile o ricostruendoli dove è impossibile ristrutturare si creerebbe lavoro (e lavoro qualificato, tecnologia esportabile in altre nazioni sismicamente critiche!) e si diminuirebbero i danni delle catastrofi.

Però prevenirle significa NON costruire dappertutto, costruire seriamente e restaurare bene l'esistente.
Il problema è che costruire in maniera adeguata alle potenzialità sismiche (e idrogeologiche) del  territorio costa. E secondo i politici imporre queste condizioni vorrebbe dire perdere voti.

Personalmente mi ricordo benissimo di quando, ero ancora uno studente di Geologia, una persona che conoscevo mi chiese documentazione perchè "gli giravano": il territorio del comune in cui era posta l'azienda per cui lavorava era stato dichiarato zona sismica e aveva "problemi" a costruire un nuovo capannone. Gli portai degli articoli scientifici, precisando però che esibirli significava tirarsi la zappa sui piedi. Ovviamente fece di tutto per eliminare gli obblighi di costruire in maniera sismicamente adeguata. 

Questa era la situazione all'epoca e temo che tutto sommato sia così anche oggi che la "memoria storica" di eventi sismici esisterebbe ma molti fanno finta di nulla o non hanno capito nulla. In particolare ho sentito anche il discorso che "erano ormai 500 anni che non c'era un terremoto da queste parti...", discorso geologicamente molto eccepibile.
C'è poi il punto delle colpe: al solito sono i tecnici e non i politici. È normale se si vede che all'Aquila sono a processo gli scienziati che non hanno previsto il terremoto e non i politici che hanno declassato la pericolosità sismica dell'area nonostante la letteratura scientifica fosse molto chiara in proposito e neanche i costruttori che hanno costruito malamente...

Un'altra amara considerazione è che ci sono dei luoghi che dovrebbero resistere per forza:
- prefetture, sede della direzione delle operazioni di protezione civile
- uffici comunali, che coordinano localmente
- ospedali 
- scuole: di giorno in una scuola è concentrata la popolazione giovanile, che è quella da tenere più al sicuro di tutte (San Giuliano di Puglia è un tragico esempio di cosa NON si deve fare) e perchè sono edifici straordinariamente adatti per ricoverare eventuali senza tetto

Ecco, guardate cosa è successo, ricordando che dalle mie informazioni sono state rese inagibili dalle scosse di quest'anno persino delle scuole a Milano, per non parlare di ospedali in zona (e il ricordo va all'ospedale dell'Aquila).

Quanto allo sbaglio dei geologi evidenziato da Macchi aggiungo che qualche geologo padano ha parlato anche in questi giorni del "materasso sismico".

Da ultimo... Protezione Civile da noi è sinonimo di soccorso. In realtà sarebbe auspicabile facesse soprattutto prevenzione.

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