mercoledì 29 dicembre 2010

L'uomo di Denisova: un'altro Homo recente e i suoi riflessi dalla Siberia sulla genetica dell'Oceania

Nell'anno che sta finendo ci sono state alcune scoperte importanti sull'origine dell'Uomo moderno
Per prima cosa abbiamo assistito ad un clamoroso stravolgimento delle opinioni sui rapporti fra sapiens e neandertaliani: era opinione diffusa fra gli addetti ai lavori che Homo sapiens e Homo neandetalensis, oltre ad essere due specie diverse, non si erano mai incrociati o, meglio, se si fossero accoppiati non sarebbero stati in grado di generare o ne sarebbero nati ibridi non fecondi. C'era una minoranza che non pensava così, soprattutto sulla base di un ritrovamento di uno scheletro giovanile nella penisola iberica. 
Su come la maggioranza pensasse impossibile un fatto del genere mi ricordo di aver letto un libro di antropologia serissimo (ma non mi ricordo quale) in cui l'autore, vista la libido dell'Uomo moderno che prevede anche episodi di zoofilia, diceva qualcosa tipo “volete pensare che nessun sapiens si sia accoppiato con una neandertal? Se non ci sono tracce genetiche è perchè ormai erano due specie diverse le cui unioni non potevano dare seguito!”.
Cioè a questo autore – ripeto, serissimo – suonava strano che non ci fossero stati rapporti sessuali reciproci fra le due specie, per cui concludeva che erano specie diverse e piuttosto lontane geneticamente.

Nel 2010 invece è venuto fuori che nel genoma di Homo sapiens ci sono davvero piccole parti di quello neandertaliano. Quello però che stupisce è la data di questa ibridazione, probabilmente avvenuta in una unica fase tra 60 e 80 mila anni fa in Medio Oriente, durante il primo contatto fra UAM (uomo anatomicamente moderno) e neandertaliani. Ricordo che l'arrivo molto ritardato in Europa dei sapiens lo dobbiamo soprattutto al blocco della nostra espansione nel Mediterraneo proprio dovuto ai neandertaliani, per cui i nostri avi scesero verso l'Asia sudorientale arrivando poi in Europa via Siberia molto più tardi.

Quindi non è stata trovata nessuna prova genetica di ibridazioni successive, quando i sapiens sono migrati verso ovest dall'Asia nordorientale. Oggettivamente  questo lascia perplessi.
L'unica spiegazione che mi viene in mente è che forse le popolazioni europee neandertaliane, molto scarse ed isolate fra loro, nel periodo successivo al contatto con i sapiens nel medio oriente, hanno subito una deriva genetica tale da differenziarsi troppo dal tipo ancestrale per permettere la riproduzione. Resta il fatto che contatti fra le due specie ci sono stati e sembra, come scrissi qualche tempo fa, che in una grotta i Cro-magnon abbiano addirittura disegnato dei neandertaliani.

Ma la seconda e forse più clamorosa scoperta dell'anno è quella di una terza specie umana trovata nei monti Altai, e detta “uomo di Demisova”, dalla località in cui sono stati trovati nel 2008 questi resti (niente di trascendentale, una falange di un dito di un individuo giovane...) databili approssimamente fra 30 e 50 mila anni fa. Il tutto si legge on-line su Nature, in un articolo firmato da David Reich e altri 27 autori fra i quali Svante Paabo, primo frmatario dell'importante testo sulle ibridazioni Neandertal – Sapiens della scorsa primavera.

La sorpresa è stata quando esaminatone il DNA, è venuto fuori che le differenze tra quel genoma e quelli di sapiens e neandertal sono tali da considerare quel resto appartenente ad una specie diversa, un terzo homo che viveva all'epoca sulla faccia della Terra (o, meglio, un quarto, se si considera specie a sè stante Homo floresensis). Nella figura i Demisovani sono correlati con una serie di reperti di neandertal e , di sapiens attuali. È stato in seguito analizzato anche un dente di un giovane adulto, ritrovato nel 2000 nello stesso contesto stratigrafico e che presenta anch'esso differenze significative con i tipi corrispondenti degli altri Homo ed è più simile a quelli di Homo erectus e delle australopitecine. Da un punto di vista genetico invece è ben collegabile alla falange.

I dati appaiono un po' contraddittori. Analizzando il DNA mitocondriale lo split fra Demisovani e Neandertaliani daterebbe a quasi 1 milione di anni, ma questo risultato va preso con le molle: una selezione positiva di alcuni caratteri e la deriva genetica possono influenzare molto di più il DNA mitocondriale, trasmesso solo per via femminile, rispetto a quello nucleare.

In quanto al DNA nucleare, la cosa più sorprendente è la presenza in alcune regioni di somiglianze maggiori con gli scimpanzè che con sapiens o neandertal. Un tratto estremamente ancestrale che contrasta con la maggior parte dei dati, in base ai quali Demisovani e Neandertal sono sister groups rispetto ai Sapiens in posizione esterna.

Resta a capire perchè ci siano dei geni (e delle morfologie) di forma così antica. Ci sono 3 possibilità:
- caratteristiche comuni perse da Sapiens e Neandertaliani
- ibridazione con altri uomini più primitivi che abitavano nell'area come appunto Homo erectus
- atavismo

Direi che quella più probabile è la seconda: se, fino a poco tempo fa l'ibridazione fra “specie” umane diverse era ritenuta impossibile, ora non è considerata più tale
Sulla possibile diffusione dei Demisovani (gli Autori hanno preferito per adesso non coniare una denominazione tassonolica linneiana) si possono fare diverse ipotesi, ma secondo la genetica è veramente possibile che il loro areale sia stato piuttosto vasto e lo vediamo dai rapporti genetici fra loro e gli altri Homo.

I Demisovani non condividono con i neandertaliani quella parte del genoma Neander che è finita nel patrimonio genetico degli euro-asiatici, come era logico aspettarsi visto che la separazione fra queste due popolazioni è anteriore all'ibridazione avvenuta in Medio Oriente. Ma c'è una sorpresa: tra l'1 e il 4% del DNA dei melanesiani ha tratti demisovani. Quindi gli antenati dei melanesiani erano quantomeno in contatto con parenti stretti di questi abitanti degli Altai e siccome nessuna delle popolazioni residenti in Asia ha oggi queste caratteristiche, bisogna pensare che il loro areale fosse discretamente vasto.

Tanto per evidenziare la geografia di quell'area piuttosto a noi sconosciuta, la Melanesia comprende la Nuova Guinea e le isole vicine, fino alle Fiji e alle Vanuatu (ex nuove ebridi). La Polinesia è ad est della Melanesia mentre la micronesia è a nord.

I polinesiani hanno delle forti affinità genetiche con popolazioni autoctone taiwanesi (oggi minoritarie dopo la conquista cinese), mentre i melanesiani sono più affini agli australiani (anche se la Nuova Guinea è una delle aree a maggior diversità genetica e linguistica della Terra) e dovrebbero più facilmente provenire dall'Asia meridionale attraverso l'Indonesia.
Questa strana connessione fra Melanesiani e Demisovani si aggiunge ad altre stranezze dell'Asia meridionale come le varie popolazioni isolate di Negritos (diffuse fra le Andamane, l'Indonesia e le Filippine), l'Homo floresensis e gli strani reperti di Palau.

Insomma, il percorso che i pionieri della genetica umana come Cavalli Sforza hanno disegnato, con l'uscita dall'Africa di una piccola popolazione che poi si è espansa in Eurasia e negli altri continenti rimane sempre valida ma, come spesso accade nelle scienze, il quadro è un po' meno semplice di quello inizialmente pensato.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Visto che siamo in argomento,cosa ne pensa della struttura artificiale al largo di Yonaguni,sommersa a 25 metri di profondità?

Aldo Piombino ha detto...

beh, non siamo proprio in argomento... ma insomma... vediamo di rispondere.
conosco la faccenda e le dirò: è una bufala. Le arenarie turbiditiche (meglio note come Flysh) mostrano spesso dei trend di fratturazione di quel genere, compresi angoli quasi retti, oppure zone fratturate fra due fratture subverticali e una famiglai di fratture orizzontali. queste zoine fratturate vengono rapidamente svuotate dall'erosione. Una mente fantasiosa e non preparata può scambiare per strutture fatte dall'uomo. anzi, dirò di più: se non avessi studiato "i sassi" non solo non sarei in grado di determinarne l'origine, ma tenderei anche io a dire che è una struttura fatta dall'uomo proprio per queste caratteristiche peculiari.
Ne ho viste tante di simili anche nell'Appennino.

Oltretutto la datazione che danno mi sembra esagerata, anche visto che non siamo in un'area che doveva essere particolarmente abitata (non lo è adesso...)
a priori e senza conoscere molto la zona si potrebbe comunque ipotizzare che la zona sia sprofondata di recente: siamo pur sempre su un arco magmatico, sia pure oggi non molto attivo

Aldo Piombino ha detto...

mi rendo conto che, forse per l'ora tarda, ho saltato un pò di pinteggiatura. spero comunque che sia chiaro quello che ho scritto

Anonimo ha detto...

Ok,vai tranquillo ho compreso bene.
La ringrazio per le informazioni,era giusto per capirne qualcosa al riguardo.
Adesso ho abbastanza chiara la situazione.
Tante grazie e buon anno.

go to market plan example ha detto...

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