giovedì 18 febbraio 2010

La questione delle scorie nucleari a Yucca Mountain e i suoi riflessi sul nuovo nucleare italiano

Yucca Mountain è un rilievo alto circa 2000 metri nel Nevada, situato circa a 150 km a NW di Las Vegas. E' all'interno della Nellis Operation Area, la zona in cui tra il 1945 e il 1992 sono state fatte esplodere circa 900 bombe atomiche (le più sotterranee), anche se non è stato il sito del primo esperimento effettuato dagli Usa nel 1945 (il Trinity), che si svolse vicino a Alamogordo, nel New Mexico.
Yucca Mountain è giunta alla ribalta della cronaca mondiale quando fu indicato come il sito per il deposito profondo di scorie nucleari.

La gestione delle scorie è uno dei punti nevralgici del dibattito “nucleare sì, nucleare no”. E' una questione estremamente evidenziata dagli antinuclearisti quanto molto spesso lasciata da parte dai sostenitori del nucleare. 
Un comportamento molto irresponsabile da parte di questi ultimi: come sottolinea giustamente un mio amico, noto fisico, che – si badi bene - è favorevole all'uso dell'energia nucleare, "nella filiera dell'energia nucleare le centrali sono considerati solo come una delle componenti del sistema, neppure la più critica, anzi, sotto centi punti di vista proprio quella meno critica". E soprattutto "che quello delle scorie è IL problema: se qualcuno pensa di tornare al nucleare limitandosi a pensare alle centrali, trascurando gli aspetti del "dopo", è meglio rinunciare in partenza ad ogni progetto".

C'è poi da considerare che una centrale nucleare ha una vita utile, destinata giocoforza a concludersi con la sua dismissione, il più lontana possibile ma comunque tale da produrre altre scorie da gestire.

Ma veniamo alla storia di Yucca Mountain, cercando di ragionare in maniera obbiettiva e non emotiva come spesso succede su questo argomento.

Nel 2002 il congresso degli Usa ha varato lo “Yucca Mountain Development Act”, successivamente controfirmato da George W. Bush. Si badi bene che la situazione è molto seria perchè i produttori di energia nucleare potrebbero chiedere al governo un risarcimento per non aver ancora ottemperato come da promessa a creare un sito di stoccaggio.
Mi sembra che in questo momento, sparse fra decine di depositi “provvisori” (e spesso anche nelle stesse centrali) ci siano la bazzecola di 77.000 tonnellate di scorie radioattive che dovrebbero essere conferite in questo deposito.

Il progetto consta di una rete di tunnel sotterranei a spina di pesce della lunghezza di 80 km che correranno sotto la montagna alla profondità di 300 metri.
L’interno dei tunnel sarà composto da una lega di acciaio inossidabile e da una copertura in una lega di titanio per impedire all’acqua d’infiltrarsi attraverso la volta delle gallerie.

Siamo al 2010 e ancora non c'è niente di operativo. anzi, fra perplessità tecniche, geologiche ed altro, l'inizio dei lavori ora come ora sembra rinviato al 2017. Come mai?

Il Nevada era sytato scelto per alcuni motivi fondamentali.

- questione dell'acqua: Il Nevada è una zona desertica e la mancanza di umidità è ritenuta fondamentale per evitare l'aggressione chimica ai fusti contenenti il materiale radioattivo. 

- scarsa popolazione: il roccioso stato sia particolarmente abitato: 2 milioni di abitanti in una superficie grande come l'Italia peninsulare. Il luogo “civile” più vicino è Beatty, 1500 abitanti a quasi 50 km di distanza. Segue Indian Springs, 1300 abitanti, che dista circa il doppio

Però sulla questione delle acque ci sono delle perplessità: c'è chi sostiene che senza un adeguato sistema di raffreddamento, siccome le scorie un po' di calore continueranno comunque a produrlo, il vapore acqueo in grado di corrodere i contenitori o la roccia circostante, con gravi conseguenze per la sicurezza si formerà lo stesso.
 
Ci sono poi delle complicazioni geologiche: è stato scoperto che sotto al sito corre una struttura tettonica, la “Bow Ridge fault” che lo pone piuttosto a rischio. Inoltre c'è chi, probabilmente a ragione, sostiene che le vulcaniti dell'area non siano esenti da fratture e problemi di erosione. 

Anche i pochi abitanti non paiono troppo soddisfatti della cosa. Inutile dire che a Las Vegas, che come ho detto dista 150 km, hanno accolto la scoperta sulla Bw ridge Fault con soddisfazione, perchè allontana i rischi (e sono a 150 km di distanza. In Italia è possibile trovare un sito così distante dall'abitato più vicino?).

Mi domando Se questa è la situazione in un'area così disabitata, come possiamo fare in Italia o in Europa, notoriamente ben più umide e densamente popolate?


Vediamo il caso italiano: il governo (anche all'epoca presieduto da Silvio Berlusconi) indicò nel 2003 Spezzano Jonico come sito di deposito delle scorie radioattive. Una sollevazione popolare fece rientrare quella decisione che, al di là della logica preoccupazione degli abitanti dell'area, suscitava un po' di perplessità anche da un punto di vista geologico. Da allora nulla si è fatto in materia. Mi è giunta notizia che i fusti con materiale radioattivo depositati nella ex centrale di Trino Vercellese sono stati trasportati via ferrovia in Francia, ma non ho la conferma di questo.

Non ho capito bene come stanno le cose, ma suppongo che ci si orienti verso un reattore EPR (la variante europea al PWR della Westinghouse) che produce un bel po' di scorie a lungo periodo. Se fosse così, altro che reattori di nuova generazione....
Se anche per il nucleare prossimo venturo la soluzione scelta sarà quella operata per Trino, è facile vedere come il quadro dei costi non sia completo: non credo che i francesi, che ci vendono lautamente pagati la tecnologia degli impianti, ci faranno questo servizio gratis....

Anche io, tendenzialmente, non sarei del tutto contrario alla produzione di energia elettrica attraverso il nucleare. Ma nella assoluta impossibilità, per ora, di arrivare all'energia da fusione, le attuali tecnologie non permettono ancora di risolvere il problema. Non a caso negli USA, e non solo lì, si pensa ora al "dopo", e quindi alla IV generazione, in cui il reattore di potenza è considerato in tutto e per tutto parte di un sistema più grande di cui il riprocessamento del combustibile è parte integrante. Ma fino ad allora con il nucleare ci andrei piano proprio per il problema delle scorie, del quale mi sembra che nessuno, nel governo italiano, abbia fatto parola.

3 commenti:

Gianluigi Filippelli ha detto...

Al momento, riguardo la fusione, ci sono due linee di ricerca.
Una quella dovuta ai laser, di cui ho finora parlato su SciBack, e l'altra (che ho scoperto da poco) basata sui tokamak. In particolare c'è una ricerca interessante a Padova di cui ho in animo di parlare il prima possibile.
Certo ancora ci vuole del tempo, ma nel frattempo l'unica soluzione è forse gestire meglio le risorse energetiche a disposizione.

Aldo Piombino ha detto...

sai,il mio scetticismo in materia è dato da un articolo su Le Scienze dal titolo "energia da fusione con fasci di particelle". Era in uno dei primi umeri che ho comprato, alla fine del 1979 quindi giusto 30 anni fa. a naso direi che dall'epoca non è cambiato molto e si dice sempre che ci vorrà qualche decina di anni.

Poi siamo d'accordo: la migliore fonte di energia è il risparmio....

Gianluigi Filippelli ha detto...

La fusione laser ha iniziato ad essere sperimentalmente realizzata solo quest'anno, quindi in quella direzione direi che si può essere ottimisti.
I tokamak, leggevo su Darwin, hanno non pochi problemi che sembra che con i laser sia possibile risolvere più facilmente e che solo ora si inizia a capire come risolvere.
Vedremo come andrà a finire (forse!).