Il terremoto del 29 settembre alle Samoa, a cui è seguito lo tsunami il cui bilancio ancora noin è definitivo mentre scrivo, a prima vista è stato un po' “anomalo”. A larga scala la tettonica della regione è governata dalla convergenza fra la placca australiana e quella pacifica che vi scorre al di sotto. Nella zona del terremoto la velocità relativa delle due zolle è di circa 86 millimetri all'anno (un valore che sembra decisamente alto, ma sono stati misurati nell'area con il GOS dei valori addirittura doppi). Il terremoto è avvenuto presso il punto dove il limite fra le due zolle, che a sud forma un segmento lineare quasi N/S di circa 3000 kilometri comincia a piegarsi per formare un arco e dirigersi verso Ovest. Il quadro è abbastanza complesso perchè l'area è spezzettata in una serie di piccole microzolle ancora non ben comprese visto che il tutto è sepolto sotto migliaia di metri di pceano. Inoltre siamo davanti a uno dei rari casi di subduzione di una zolla oceanica sotto un'altra zolla oceanica (di solito la subduzione è sotto la crosta continentale).
La prima cosa che balza agli occhi nel rapporto del Servizio geologico degli Stati Uniti, è vedere come il terremoto si sia scatenato non nella zona di convergenza, ma davanti ad essa, nella parte di zolla che ancora non è coinvolta nella subduzione e come lo sforzo che lo ha generato non è compressivo ma distensivo: di solito nel quadro generale di un sistema arco - fossa la sismicità si addensa sopra la zona di subduzione e i terremoti principali sono tutti provocati da faglie inverse e da thrusts (sovrascorrimenti). Nella zona esterna della fossa i terremoti sono rari e deboli.
La fossa di Tonga – Kermadec oltre ad essere una delle zone sismogenetiche più forti della Terra, (per esempio nel 2006 ci fu un po' più a sud un altro terremoto di M=8, che è avvenuto “regolarmente” sopra la zona di subduzione: le misurazioni dimostrano che è stato un terremoto di thrust come quello tristemente noto di Sumatra alla fine del 2004). Ma quello del 29 settembre non è stato l'unico terremoto forte all'esterno del limite di zolla, nell'area ancora non subdotta a est della fossa. Ricordiamo ad esempio il 6.9 del maggio 2003 e il 6.8 del 9 dicembre 2008, tutti, guarda caso, di tipo distensivo.
In alcune campagne di studio è stato visto che questa fossa non ha una struttura semplice: si vedono tutta una serie di blocchi rigidi, ora innalzati ora ribassati di origine tettonica (horst e graben) da entrambi i lati. I blocchi sono tutti limitati da faglie normali, che si raggruppano in due sistemi: uno parallelo alla fossa e uno perpendicolare. Quindi, potrà sembrare strano, ma proprio nel cuore di una zona di convergenza si sviluppano delle dinamiche estensionali. Un'altra caratteristica fondamentale è che sopra la fossa la crosta ha subìto un consistente rialzo di oltre 5 kilometri negli ultimi 30 milioni di anni.
Perchè succede questo? Perchè è la fossa stessa che si sta muovendo in direzione ovest e a velocità piuttosto forte. Il movimento crea quindi una zona di distensione contrassegnata dalle faglie normali che ogni tanto provocano terremoti di discreta se non forte intensità come nel caso di ieri, sismi che appartengono ad una classe diversa da quella dei classici “terremoti di subduzione”.
Il perchè succeda questo non è ancora molto chiaro: forse la fossa si sta spostando come conseguenza dell'interazione fra le varie piccole zolle dell'area.
Più o meno è lo stesso meccanismo che è stato ipotizzato per l'Appennino Settentrionale in modo da spiegare come mai il culmine della catena si stia via via spostando verso nordest nella parte più a nord e verso est nella zona delle Marche. Succede la stessa cosa anche nell'Italia Meridionale. La differenza fondamentale fra le due situazioni è che in Italia, come si vede dal disegno, il movimento è verso l'esterno, quindi il sistema migra verso la zona che ancora deve essere coinvolta nella orogenesi (Adriatico) mentre va in distensione formando una serie di blocchi la zona già interessata dall'orogenesi (nel caso dell'Appennino Settentrionale la Toscana). Qui invece il sistema migra verso l'interno, cioè avanza e la zona che deve essere ancora coinvolta nell'orogenesi si trova prima a sopportare delle tensioni anziché delle compressioni, almeno a livello superficiale. Quindi nel caso della fossa Tonga - Kermadec la freccia bianca dovrebbe andare nella direzione opposta e la zona che si assottiglia e si sblocchetta anzichè essere quella in grigio è all'inizio dell'avampaese (foreland), dall'altra parte rispetto alla fossa
La prima cosa che balza agli occhi nel rapporto del Servizio geologico degli Stati Uniti, è vedere come il terremoto si sia scatenato non nella zona di convergenza, ma davanti ad essa, nella parte di zolla che ancora non è coinvolta nella subduzione e come lo sforzo che lo ha generato non è compressivo ma distensivo: di solito nel quadro generale di un sistema arco - fossa la sismicità si addensa sopra la zona di subduzione e i terremoti principali sono tutti provocati da faglie inverse e da thrusts (sovrascorrimenti). Nella zona esterna della fossa i terremoti sono rari e deboli.
La fossa di Tonga – Kermadec oltre ad essere una delle zone sismogenetiche più forti della Terra, (per esempio nel 2006 ci fu un po' più a sud un altro terremoto di M=8, che è avvenuto “regolarmente” sopra la zona di subduzione: le misurazioni dimostrano che è stato un terremoto di thrust come quello tristemente noto di Sumatra alla fine del 2004). Ma quello del 29 settembre non è stato l'unico terremoto forte all'esterno del limite di zolla, nell'area ancora non subdotta a est della fossa. Ricordiamo ad esempio il 6.9 del maggio 2003 e il 6.8 del 9 dicembre 2008, tutti, guarda caso, di tipo distensivo.
In alcune campagne di studio è stato visto che questa fossa non ha una struttura semplice: si vedono tutta una serie di blocchi rigidi, ora innalzati ora ribassati di origine tettonica (horst e graben) da entrambi i lati. I blocchi sono tutti limitati da faglie normali, che si raggruppano in due sistemi: uno parallelo alla fossa e uno perpendicolare. Quindi, potrà sembrare strano, ma proprio nel cuore di una zona di convergenza si sviluppano delle dinamiche estensionali. Un'altra caratteristica fondamentale è che sopra la fossa la crosta ha subìto un consistente rialzo di oltre 5 kilometri negli ultimi 30 milioni di anni.
Perchè succede questo? Perchè è la fossa stessa che si sta muovendo in direzione ovest e a velocità piuttosto forte. Il movimento crea quindi una zona di distensione contrassegnata dalle faglie normali che ogni tanto provocano terremoti di discreta se non forte intensità come nel caso di ieri, sismi che appartengono ad una classe diversa da quella dei classici “terremoti di subduzione”.
Il perchè succeda questo non è ancora molto chiaro: forse la fossa si sta spostando come conseguenza dell'interazione fra le varie piccole zolle dell'area.
Più o meno è lo stesso meccanismo che è stato ipotizzato per l'Appennino Settentrionale in modo da spiegare come mai il culmine della catena si stia via via spostando verso nordest nella parte più a nord e verso est nella zona delle Marche. Succede la stessa cosa anche nell'Italia Meridionale. La differenza fondamentale fra le due situazioni è che in Italia, come si vede dal disegno, il movimento è verso l'esterno, quindi il sistema migra verso la zona che ancora deve essere coinvolta nella orogenesi (Adriatico) mentre va in distensione formando una serie di blocchi la zona già interessata dall'orogenesi (nel caso dell'Appennino Settentrionale la Toscana). Qui invece il sistema migra verso l'interno, cioè avanza e la zona che deve essere ancora coinvolta nell'orogenesi si trova prima a sopportare delle tensioni anziché delle compressioni, almeno a livello superficiale. Quindi nel caso della fossa Tonga - Kermadec la freccia bianca dovrebbe andare nella direzione opposta e la zona che si assottiglia e si sblocchetta anzichè essere quella in grigio è all'inizio dell'avampaese (foreland), dall'altra parte rispetto alla fossa
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