martedì 17 giugno 2008

L'unicorno di Galceti: riflessioni sugli animali mitici


La foto, pubblicata sul sito del Centro di Scienze Naturali di Galceti (Prato), mostra un cucciolo di capriolo caratterizzato da un solo corno in mezzo alla testa, anziché un paio di corna ai lati. Tra gli animali leggendari ce ne sono alcuni “possibili”, altri “impossibili”, ed altri la cui leggenda può essere spiegata con la memoria storica di animali estinti a causa delle attività umane, anche nella più fonda preistoria. E, da ultimo - strano, ma vero! - ci sono dei miti spiegabili in maniera insospettabile, e cioè con la Geologia. Passiamo in rassegna alcuni esempi dei vari miti.
Ora, se ippogrifi e altri casi del genere sono mostri impossibili, l'esistenza del capriolo di Galceti ha due conseguenze.
Innanzitutto fa passare questo animale dalla categoria degli impossibili a quella degli esistenti (e soprattutto tende a chiudere il dibattito su quale creatura avesse ispirato la leggenda: c'è chi addirittura aveva pensato al narvalo....). Quindi un unicorno non è altro che un cervide (non è detto che sia limitata ai caprioli, potrebbe interessare altre specie di questa famiglia!) possessore di una mutazione genetica che consente la formazione di un solo corno centrale al posto dei classici due. Un palco di corna siffatto impedisce la riproduzione al maschio portatore perchè questa configurazione è perdente negli scontri fra maschi nella lotta per le femmine. Quindi questa variazione genetica, che evidentemente ogni tanto appare, non riesce a fissarsi.
La seconda implicazione è che malformazioni genetiche siano alla base di altri animali mitici: siccome all'epoca la genetica era sconosciuta (a parte la “saggezza” con cui spesso venivano incrociati gli animali), il ricordo di un animale nato con una malformazione importante veniva tramandato anche perchè l'unica spiegazione logica era il volere degli dei.
Malformazioni potrebbero essere alla base delle leggende delle foreste africane. La cosa più strana è che i testimoni indigeni avrebbero spesso indicato, dopo confronti di vari disegni, come animali più simili, dei rettili dell'era mesozoica. E' il caso del mokele-mbembe, che assomiglierebbe ad un sauropode (in qualche modo un Nessie africano). C'è poi il Gbahali, uno strano coccodrillo. Anche in questo caso gli indigeni avrebbero indicato come animale più simile un rettile del triassico, una soluzione “piuttosto” improbabile....
E' vero che la foresta africana continua a dare delle sorprese (addirittura un paio di anni fa è stata trovata una nuova specie di scimmia), ma dubito che creature del genere possano esistere in continuità senza essere state ritrovate fino ad oggi. Il caso di Galceti comunque ne dà una possibile spiegazione: potrebbero essere delle mutazioni genetiche che ogni tanto si ripetono in qualche specie vivente, ma che per una serie di motivi non possono dare discendenza. Per il Mokele-mbembe si pensa ad un elefante o ad una iguana (un po' diversi fra loro....), mentre il Ghbali potrebbe essere un coccodrillo (sempre ammettendo che i testimoni dicano il vero: potrebbero pure essere fantasie....)
Altri animali leggendari potrebbero avere una spiegazione zoologica, e quindi appartenere ai “possibili”. Fra questi c'è il Thunderbird, l'”uccello del tuono” delle leggende dei nativi americani. Il mito potrebbe essere stato generato da un uccello appartenete all'ordine delle Phorusrhacidae, gli “uccello del terrore”: erano degli uccelli carnivori, inadatti al volo, anche di grosse dimensioni, che vivevano in Sudamerica dove occupavano la nicchia ecologica dei “grandi carnivori”. Quando 3 milioni di anni fa le due Americhe si saldarono, se da un lato i mammiferi placentati si mossero verso sud (e per la maggior parte degli uccelli carnivori fu la fine per la concorrenza dei carnivori placentati), dall'altro ci furono animali, come gli opossum, che si spostarono a nord. Fra questi alcuni Phorusrhacidae: recentemente sono stati trovati dei fossili di Titanis Wallneri, un uccello carnivoro non volatore alto più di due metri ed è possibile secondo alcuni studiosi che gli ultimi si siano estinti non molto tempo fa, quando i primi uomini erano già presenti nel continente. Al riguardo ci sono dei dubbi, perchè le datazioni dei pochi frammenti disponibili sono molto scarse. Al solito qui gioca l'ambiente di vita di queste creature: le praterie e le foreste lontane dalla costa in un'area tettonicamente stabile non offrono troppe occasioni per la fossilizzazione.
Secondo altri studiosi la spiegazione del mito sarebbe più semplice: Thunderbird non era altro che un condor di dimensioni gigantesche.
Un altro animale mitico di cui si potrebbe delineare per origine una specie estinta è il drago cinese: molto diversi da quelli occidentali, forse è il ridordo di coccodrilli marini giganteschi, più grandi di quello australiano (non entro sul discorso dei graghi occidentali...)
Sempre in Nordamerica c'è la leggenda del Big Foot o Sasquatch. Big Foot appartiene alla categoria degli impossibili per il semplice motivo che questo animale sarebbe una scimmia di grandi dimensiono ed è impossibile per un appartenente all'ordine dei primati vivere in zone fredde senza l'ausilio di un minimo di tecnologia (fuoco, vestiti). Rispetto al Thunderbird questo è un mito ristretto alle tribù della costa pacifica, che, assieme ad Apaches e Navajos, fanno parte del gruppo Na-Denè. Questi nativi costituiscono un raggruppamento geneticamente e linguisticamente distinto dagli amerindi classici, e sarebbero arrivati nel continente per ultimi. E' stata accertata la loro parentela, specialmente linguistica, con le popolazioni siberiane che parlavano lingue inquadrate nella famiglia linguistica siberiana, attualmente estinte (tranne una, il Ket, ormai però destinata alla rapida scomparsa, essendo parlata solo da pochi anziani). Grazie al fatto che il mito di Big Foot sia esclusivamente noto nelle popolazioni Na-denè alcuni studiosi hanno pensato che abbia radici molto antiche, di prima della migrazione in America e quindi lo collegano a quello dello Yeti e di un'altra creatura mitica dei monti dell'Asia centrale, l'Almas. Anche in questi casi l'ambiente pare un po' troppo freddino per ospitare dei primati. Sia sullo Yeti che sull'Almas esistono delle supposte testimonianze, talvolta farneticanti (ne cito a caso una: un Almas sarebbe stato catturato durante la seconda guerra mondiale da soldati del'Armata Rossa..... ).
Qualcuno ha pensato che le radici siano nel ricordo del Gigantopitecus, un primate di dimensioni gigantesche di cui in Cina sono stati trovati dei fossili, ma Gigantopitecus si sarebbe estinto 400.000 anni fa, davvero troppi per poter continuare a vivere nelle leggende....
Dopo gli animali mitici “possibili” di tipo genetico o storico e quelli impossibili, ci sono quelli “figli della geologia”. Ed è il più famoso di tutti, Nessie, il mostro del Loch Ness. Un ricercatore dell'Università di Firenze, Luigi Piccardi che si occupa i miti e geologia (e che fra parentesi è stato anche mio compagno di studi) ha dato una spiegazione piuttosto interessante: il Loch Ness è posto lungo la “Great Glenn Fault”, una faglia che 400 milioni di anni fa era un po' una “faglia di San Andreas” del tempo. Sembra che lungo la faglia, molto ben visibile dall'alto, ci siano dei rilasci di anidride carbonica (fatto non infrequente lungo queste strutture ed è ad esempio il fenomeno alla base dei momenti di trance della Pizia, la sibilla del santuario di Apollo a Delfi). Queste bolle di gas quando arrivano sulla superficie del lago non solo increspano le acque, ma possono essere confuse (specialmente se l'osservatore è suggestionabile) con avvistamenti di qualche animale che nuota sulla superficie del lago. Colpisce il fatto che solitamente gli “avvistamenti” sarebbero più frequenti durante periodi in cui la faglia mostra una certa attività sismica.
Concludendo, che nella storia di molti animali mitici ci sia un fondo di verità è indiscutibile. E il capriolo di Galceti “apre” ad un ventaglio di nuove soluzioni genetiche per alcuni di questi, mentre per altri la geologia e la paleontologia hanno contribito in qualche modo a fare un po' di luce.

2 commenti:

Claudio ha detto...

riguardo al Gigantopitecus: asserire che si è estinto 400000 anni fa sulla base dei denti trovati in Cina e Nepal e dell'unica mandibola è un po' azzardato. Quei reperti indicano tuttalpiù che, 400000 anni fa circa, il Gigantopitecus era diffuso e numeroso in quelle zone (tanto da far si che i denti siano un portafortuna o ingrediente della medicina tradizionale, col nome di dente di drago, piuttosto comuni)

Aldo Piombino ha detto...

Innanzitutto i "denti di drago" non sono soltanto di gigantopitecus (anzi, all'interno della categoria sono piuttosto rari). Su gigantopitecus si sa davvero poco e purtroppo non sarà facile trovare uno scheletro completo di questo animale, dato l'ambiente in cui viveva, se non qualche parte di cranio e qualche dente e un vasto areale di vita.
E niente che possa dire che sia vissuto in tempi successivi a 200.000 anni fa. Aggiungo che non è impossibile pensare a Homo Erectus come la causa dell'estinzione di questo primate.
Certo che la presenza di questo animale fino a tempi recenti sarebbe davvero compatibile con la leggenda di Almas, Yeti o Bigfoot (guarda caso in America si tratta di una leggenda dei Nadenè, non dei preesistenti amerindi). Ma forse la leggenda è nata proprio vedendo uno scheletro o un cranio.