lunedì 24 novembre 2025

il terremoto del 21 novembre 2025 e la delicata - anche se poco conosciuta - situazione del Bangladesh dal punto di vista tettonico e sismico


Il terremoto M 5.5 del 21 novembre 2025 ha causato una decina di morti e diverse centinaia di feriti in un’area in cui gli edifici non sono certo adatti a sostenere sollecitazioni sismiche anche non importanti (ennesima dimostrazione che, almeno nelle pianure, morti e feriti non li fanno i terremoti, ma la cattiva edilizia). Questo terremoto può in prima battuta lasciare un po' perplessi, ma in realtà la situazione del Bangladesh è piuttosto complicata dal punto di vista sismo-tettonico, con la reale possibilità della occorrenza di terremoti particolarmente importante. Lo hanno fanno notare i sempre precisi Judith A. Hubbard e Kyle Bradley di Earthquake Insight e allora ho deciso di illustrare la situazione.

il terremoto del 21 novembre e quelli di circa un secolo fa
TERREMOTI IMPORTANTI NEL BANGLADESH. Poco più di un secolo fa il Bangladesh è stato teatro di 3 terremoti importanti: M 7.1 nel 1918, M 6.4 nel 1921 e M 6.9 nel 1923, i cui epicentri sono compresi tra poco a N di Dacca e la costa. Oltre a quelli, il Paese mostra una discreta sismicità di fondo, specialmente nella sua parte orientale. Il terremoto M 5.5 del 21 novembre 2025 è il classico evento che fa capire come da quelle parti ci siano degli sforzi tettonici di un certo livello.
Secondo USGS il terremoto è avvenuto lungo una faglia inversa. 
Dal punto di vista del risentimento macrosismico, Dacca è ad appena 60 km dal confine con lo stato indiano del Tripura, anche questo interessato da una sismicità di fondo abbastanza alta, che comprende eventi con M>5 .

IL DELTA DEL GANGE E IL GOLFO DEL BENGALA. Da quando nell'Eocene l’India si è scontata con l’Asia i fiumi che scendono dall’Himalaya (attualmente i principali sono Gange e Brahmaputra) hanno fornito una quantità di sedimenti talmente ingente al delta (più di 1 milione di tonnellate all’anno) da far avanzare la piattaforma continentale di 300-400 km in circa 40 milioni di anni. Anche lo spessore della serie sedimentaria è gigantesco: arriva addirittura a 20 km di sedimenti.
Quanto al golfo del Bengala, in realtà è compreso nell'Oceano Indiano, perché il suo fondo è crosta oceanica di quest'ultimo. Un primo problema è che l'avanzamento del delta e soprattutto lo spessore dei suoi sedimenti impediscono di capire con certezza dove finisce la crosta continentale e dove comincia la crosta oceanica.
A nord di Dacca c’è una complicazione in più: il Massiccio di Shillong, formato essenzialmente da rocce magmatiche e metamorfiche con una copertura sedimentaria del Terziario. Fino a una decina di milioni di anni fa era ricoperto da una spessa serie sedimentaria, ma da quel momento lo scontro in atto fra subcontinente indiano ed Eurasia ha portato questo massiccio molto rapidamente in superficie.
Sul lato orientale del golfo del Bengala, le catene indo-birmane, costituiscono un altra area di scontro fra la placca indo-australiana e l’Eurasia.

il terremoto del 1762 e la zona di subduzione di Andamane - Indonesia
I MOVIMENTI DELLE PLACCHE DEDOTTI CON I SENSORI GPS. È stato supposto in passato che lungo la costa orientale del mar Arabico non vi sia una subduzione attiva tra la placca indiana e il sud-est asiatico. In questo quadro è stato suggerito che tutto il moto relativo tra le placche indiana ed euroasiatica sia accomodato nel Myanmar centrale lungo la faglia di Sagaing (quella del recentissimo terrible terremoto birmano M 7.7 del 28 marzo 2025).
Però i dati GPS indicano qualcosa di più complesso: solo il 60% della componente obliqua del moto relativo delle placche è accomodato sulla faglia di Sagaing (Cummings, 2007).
Allora, dove è la deformazione residua? Ci sono due ipotesi:
  • la deformazione mancante è assorbita nella zona della catena indo-burmese, tra la faglia di Sagaing e la costa orientale del Mar Arabico
  • la zona di subduzione di Arakan è ancora attiva.
La soluzione più realistica è “la seconda che ho detto”. Questo anche perché la regione dell’Arakan (oggi denominato Rakhine, una provincia birmana lungo la costa a sud del Bangladesh), fu teatro nel 1762 di un terremoto particolarmente violento (la Magnitudo risulta tra 8.5 e 8.8), seguito da uno tsunami. Il sisma cambiò notevolmente, fra innalzamenti e subsidenze sin e post sismiche, la geografia della costa. La rottura ha interessato un segmento lungo almeno 200 km e uccise almeno 500 persone anche a Dacca (200 km dal bordo di rottura settentrionale). Studi ulteriori hanno fatto emergere importanti indicazioni su altri 2 terremoti importanti negli ultimi 1500 anni (Mondal et al, 2018)

il prolungamento verso nord della zona di convergenza
come ipotizzato da Steckler et al (2016)
LA ZONA DI SUBDUZIONE DI ARAKAN E IL SUO PROLUNGAMENTO FINO ALL’HIMALAYA. Come si vede dalla carta qui accanto la zona di subduzione di Arakan costituisce il prolungamento della notissima zona di subduzione che dalle isole Andamane corre lungo il bordo indonesiano dell’Oceano Indiano. Una subduzione quindi dalla sismicità estremamente importante. La domanda è dove si trovi la terminazione settentrionale di questo sistema.
La spessa copertura sedimentaria del delta del Gange ha sepolto qualsiasi struttura del basamento e quindi osservazioni dirette sono impossibili: come ho detto non si conosce neanche il limite fra la crosta continentale e quella oceanica del golfo del Bengala, figuriamoci se si vede una faglia, anche se importante.
Steckler et al (2016), integrando e migliorando i dati di Cummings (2007) hanno installato una serie di ricevitori GPS continui tra il 2003 e il 2014, coprendo solo il territorio prevalentemente deltizio del Bangladesh, situato a sud della latitudine del Massiccio di Shillong confrontandoli con le velocità note in bibliografia in India e in Myanmar. Dei 46 mm/anno di moto fortemente obliquo tra l'India peninsulare e l'Altopiano dello Shan, posto ad E della faglia di Sagaing, questa ultima ne assorbe circa 20, quindi manca all’appello una importante quota della deformazione.
Pertanto gli Autori ipotizzano la presenza del limite convergente fra India e Indocina , rappresentato da un megathrust passante sotto al delta del Gange e che quindi prolunga verso nord la continuità fra le zone di convergenza di Arakan, Andamane e Indonesia raccordandosi con il limite fra India ed Eurasia dell'India nord-orientale, passando per alcune strutture visibili a nord di Dacca ad E del massiccio di Shillong. È interessante notare che gli epicentri dei forti terremoti avvenuti intorno al 1920 s annidano più o meno lungo il megathrust ipotizzato da questi Autori.
Come si osserva, sia l’evento del 21 novembre che i terremoti di circa un secolo fa si allineano grossolanamente lungo il tracciato del megathrust sepolto sotto i sedimenti del delta del Gange ipotizzato da Steckler et al (2016).

BANGLADESH: UN PAESE A RISCHO SISMICO ELEVATO. Nel SE del Paese la zona di subduzione di Arakan è in grado di produrre terremoti con M superiore a 8.5 (Socquet et al. 2006). Quanto all’ipotizzato limite convergente sotto al delta del Gange, data la geologia locale sono ipotizzabili anche importanti fenomeni di liquefazione del terreno, le cui conseguenze si sommerebbero a quelle delle onde sismiche.
Le condizioni dell’edilizia in Bangladesh sono decisamente scadenti in una nazione di 170 milioni di abitanti, di cui 15 nella capitale Dacca e quindi un terremoto importante avrebbe conseguenze semplicemente drammatiche.


BIBLIOGRAFIA

La discussone su Earthquake Insight la potete trovare a questo link:  https://earthquakeinsights.substack.com/p/bangladesh-shaken-by-deadly-m55-earthquake

Cummings (2007). The potential for giant tsunamigenic earthquakes in the northern Bay of Bengal. Nature, 449, 75-78

Mondal et al (2018). Microatolls document the 1762 and prior earthquakes along the southeast coast of Bangladesh. Tectonophysics, 745, 196-213

Socquet et al (2006). India and Sunda plates motion and deformation along their boundary in Myanmar determined by GPS. J. Geophys. Res. 111, doi:10.1029/2005JB003877 (2006)

Steckler et al 2016 Locked and loading megathrust linked to active subduction beneath the Indo-Burman Ranges. Nature Geoscience 9, 615-618


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