Ispirato da una discussione innescata da Massimo Sandal (uno dei migliori divulgatori scientifici che abbiamo oggi) dal suo profilo Facebook vorrei dire anche io la mia sull’argomento. Oggi in molti parlano di Antropocene, però la sua definizione è molto vaga, quasi come quella di specie: allo stesso modo in cui si parla applicando disinvoltamente il concetto di specie senza che ne sia stata data una definizione certa (a parte gli assurdi strepiti dei creazionisti, ovviamente), in tanti parlano dell’Antropocene, senza però poterlo definire chiaramente, al punto tale che c’è chi ne parla come una cosa seria e c’è chi invece lo considera una inutilità, per non parlare di quando inizierebbe. Il correttore automatico considera la parola un errore e quindi entra di diritto nel raggruppamento “l’Antropocene non esiste”.
Per molte persone l’Antropocene inizia con l’industrializzazione. Addirittura qualcuno aveva proposto il 1945 con le bombe atomiche. Altri vanno indietro nel tempo, e parecchio. Io sono fra questi: se proprio si deve usarlo, il termine andrebbe applicato dal momento in cui le attività umane hanno iniziato a modificare l’equilibrio naturale attraverso sistemi “non naturali” e cioè utensili, fuoco e vesti.
PALEOLITICO, PRIMI UTENSILI CACCIA E RACCOLTA: ANTROPOCENE? Quindi secondo me l'Antropocene dovrebbe iniziare quando é iniziato l'uso non occasionale di utensili, sia per macellare le carogne ma soprattutto per la caccia attiva. Perché? Perché in questo modo l’umanità dell’epoca ha iniziato a barare usando qualcosa di diverso rispetto semplicemente alle sue capacità fisiche: già senza gli utensili sarebbe stato molto difficile se non impossibile nutrirsi di carogne, figuriamoci catturare degli animali (e non solo di grossa taglia: anche una lepre... ). Ora, è vero che diversi animali usano a volte degli utensili, ma non è che senza non vivrebbero. Invece già nel paleolitico una vita senza utensili sarebbe stata impossibile.
Gli utensili sono stati il primo step, e poi ne sono seguiti altri quando ancora l’Umanità era formata da cacciatori - raccoglitori
Ad esempio fuoco e vestiti.
Il fuoco ha avuto una serie di conseguenze positive:
- mangiare cibi cotti (altra cosa “qualificante”) è importante per la salute (la cottura diminuisce il rischio-patogeni senza avere uno stomaco acidissimo come i coccodrilli) e per il fisico (bastano denti normali e non da carnivoro e la digestione é piú rapida). Meno energie sono investite nella digestione, più energie sono allocate per il funzionamento di altri organi, ad esempio del cervello. Da tempo per molti ricercatori la comparsa di una consistente frazione di carne nella dieta è stata fondamentale per lo sviluppo del cervello (Aiello e Wheeler, 1995)
- un aumento dell'areale, in quanto i Primati sono notoriamente animali di alte temperature e il riscaldamento è stato la chiave per conquistare ambienti più freddi. Solo alcuni primati asiatici sono capaci di vivere per mesi a temperature inferiori allo zero.
- un miglioramento della sicurezza, perchè il fuoco consentiva di sfuggire ai predatori restando in campo aperto nonostante la mancanza di velocità / stazza fisica
La domanda è comunque quanto queste attività “non naturali” abbiano inciso sull’ambiente. La prima cosa che viene in mente sono le estinzioni della megafauna.
Non è ancora chiaro se siano stati i cacciatori – raccoglitori, i cambiamenti climatici avvenuti al passaggio Pleistocene – Olocene o entrambe le cause a provocarle in Europa e nelle Americhe (Metcalf et al, 2016) (ne ho parlato qui). Invece in Australia le estinzioni sono arrivate molto prima e lì non pensare alla causa antropica è difficile (Saltré et al, 2019). In Africa invece la macrofauna non se l'era passata malissimo almeno fino a pochi secoli fa.
Al di là della loro causa, è anche possibile che alcune di queste estinzioni abbiano cambiato il paesaggio e i processi erosivi attraverso un aumento della copertura vegetale (Bakker et al 2015): da questo punto di vista è illuminante anche se estremamente diverso concettualmente, il caso Yellowstone dove la reintroduzione dei predatori, diminuendo gli erbivori, ha segnato un aumento degli alberi.
Però – ripeto – ai fini di “Antropocene si o no” bisogna essere sicuri che gli umani in queste estinzioni ci abbiano quantomeno messo lo zampino.
le evidenti modifiche al territorio operate dall'uomo: difficile non comprenderle nell'Antropocene |
OLOCENE: AGRICOLTURA E ANTROPOCENE. Il passaggio dall’economia di caccia e raccolta all’agricoltura e all’allevamento avvenuto poche migliaia di anni fa in parecchie aree del mondo è stato un processo che sicuramente ha provocato consistenti variazioni del paesaggio.
Con l’agricoltura nella partita “umanità vs resto del mondo” al resto del mondo è andata molto peggio che con la caccia e raccolta, con una distruzione dell'habitat naturale (soprattutto delle foreste) per creare campi e per l’aumento della popolazione: ad esempio negli ultimi 8000 anni in Europa sono scomparse una enorme quantità di specie (leoni, iene, elefanti, rinoceronti, uri, grandi rapaci e quant'altro) e molte altre si sono ridotte di numero e areale in modo estremamente massivo. Dopo il neolitico sono iniziate anche attività industriali con la lavorazione dei metalli e fasi di intense deforestazioni, soprattutto per edilizia e costruzioni navali.
Il carico di sedimenti fluviali dovuto ai disboscamenti ha provocato un avanzamento delle linee costiere, specialmente intorno alle foci dei fiumi e l’interramento di molte lagune. Direi quindi che se inserire nell’Antropocene la fase dei cacciatori – raccoglitori possa essere discutibile, trovo estremamente difficile non esserci dentro almeno dall’adozione dell’agricoltura.
BONIFICHE E ANTOPOCENE. Più recentemente l’ultima grande operazione è stata il prosciugamento delle paludi e delle lagune, che ha provocato una diminuzione della quantità della biosfera enorme, perché lagune e paludi sono ambienti con una produttività incredibile di biomassa. Giova ricordare che senza le bonifiche la maggior parte delle pianure sarebbero paludi (lagune se lungo la costa) o quantomeno zone acquitrinose. Sono quindi evidenti le ulteriori trasformazione del paesaggio dopo quelle legate all’adozione dell’agricoltura e le implicazioni a livello di flora e fauna.
L’ERA INDUSTRIALE. La novità attuale é semplicemente una trasformazione chimica accelerata dell’ambiente, che con il ricorso ai combustibili fossili e l’aumento della popolazione ad un ritmo elevatissimo hanno fatto
un chiodo d'oro in Australia |
IL CHIODO D’ORO: DAL PUNTO DI VISTA DELLA SCALA DEL TEMPO GEOLOGICO È POSSIBILE PARLARE DI ANTROPOCENE? I GSSP ovvero Global Stratotype Section and Point (Sezione e punto dello stratotipo globale) sono i punti dove è stato evidenziato il maggior numero di informazioni fisiche, chimiche e paleontologiche che consentono di individuare un limite tra due suddivisioni del tempo geologico. Vengono contraddistinti da un chiodo d’oro (internazionalmente: golden spike). Un GSSP è scelto da un’apposita commissione della Commissione Internazionale di Stratigrafia, organo in seno alla Unione Internazionale delle Geoscienze, che esamina le motivazioni per le quali il sito è stato proposto.
Da questo discende che per essere accettato come parte del tempo della Terra l’Antropocene dovrebbe avere un inizio certo e significativo perché per definirlo la scala del tempo geologico necessita appunto di un qualcosa di univoco e collegabile a scala globale: ad esempio l’inizio della escursione del rapporto isotopico del Carbonio che denota il passaggio Paleocene – Eocene, è appunto un evento contenuto in tutti i sedimenti dell’epoca. Da questo punto di vista il 6 luglio 1945 potrebbe essere un inizio a scala globale visto che coincide con l’inizio di una modifica del rapporto isotopico del Carbonio. Ma trovo un po' forzato e soprattutto molto filosofico (il momento in cui l’umanità ha capito come annientare se stessa) e poco scientifico definire l’inizio dell’Antropocene con “l’era atomica” , come se precedentemente l’umanità non abbia provocato ampi sconvolgimenti. In particolare una definizione del genere tradisce la mancanza di conoscenze in fatto di Scienze della Terra e Scienze della Vita.
Quindi l’Antropocene, essendo forzatamente diacrono fra un continente e l’altro (anzi, anche a breve distanza) non può essere definito in base ad una scala cronologica univoca, per lo stesso motivo per il quale non lo sono l’età del bronzo o l’età del ferro: perché non iniziano né finiscono nello stesso momento dappertutto.
Sarebbe comunque interessante cercare di stabilire nelle diverse aree l’inizio dell’Antropocene, indicandolo il momento in cui le attività umane hanno iniziato a trasformare l’ambiente, dalla biosfera in poi, per poi suddividerlo nel periodo di caccia e raccolta, prima agricoltura, le varie età dei metalli etc etc
BIBLIOGRAFIA CITATA
Aiello e Wheeler (1995) The expensive-tissue hypothesis: the brain and the digestive system in human and primate evolution. Curr Anthropol 36: 199–221
Bakker et al (2015) impact of megafauna extinctions on woody vegetation PNAS doi/10.1073/pnas.1502545112
Metcalf et al. (2016) Synergistic roles of climate warming and human occupation in Patagonian megafaunal extinctions during the Last Deglaciation science Advances 2 : e1501682
Saltré et al (2019) Climate-human interaction associated with southeast Australian megafauna extinction patterns Nature communications doi: 10.1038/s41467-019-13277-0
2 commenti:
Interessante la discussione.
Da geologo mi verrebbe da dire che siano significative non tanto le dinamiche di alterazione della biosfera, sempre avvenute in ragione di cambiamenti climatici, quanto piuttosto dal riscontro delle prime tracce di insediamenti umani riscontrabili a livello stratigrafico.
beh, che la biosfera cambi di continuo è indubbio.
La discriminante nell'antropocene dovrebbe essere che la biosfera si modifichi a causa delle attività antropiche
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