lunedì 3 luglio 2017

La lettera della SIGEA sulla gestione delle acque dolci in Italia al Presidente del Consiglio


La siccità dell'estate 2017 è sotto gli occhi di tutti. Trasformando un problema in una opportunità e ricordando che in tutti i modelli sulla evoluzione dei cambiamenti climatici il global warming risulterà in un aumento delle fasi di siccità nell'area mediterranea, questa grave situazione potrebbe essere la scusa per porre finalmente al centro del dibattito politico il problema delle acque dolci in Italia, in tutti i suoi ambiti, dallo stoccaggio all'utilizzo. Una lettera della SIGEA (Società Italiana di Geologia Ambientale) alle massime Autorità dello Stato chiede giusto questo. La riporto integralmente dopo una ampia introduzione sulla questione, ricordando come sia irrealistico in un Paese come il nostro che problemi come questo si possano affrontare in "tempi di pace", per cui la comunità scientifica e tecnica che gravita intorno alle acque deve approfittare per parlarne oggi, quando su questo fronte siamo in "tempo di guerra".

I laghetti dei Renai, a Signa: nell'estate del 1985 a causa
della siccità la Protezione Civile realizzò un acquedotto
 provvisorio per fornire acqua alla città di Firenze
Il 1985 per Firenze fu veramente un anno di eccessi climatici: le gelate del gennaio ghiacciarono l’Arno costringendo le autorità ad avvisare gli abitanti di non avventurarsi sul fiume perché la lastra superficiale non avrebbe retto il peso delle persone. A questo gennaio freddissimo successe una primavera siccitosa tale da rendere troppo basso in estate il livello minimo dell’Arno, a cui attinge dal XIX secolo l’acquedotto della città. Di conseguenza in tutta fretta fu costruito sotto l'egida della Protezione Civile un acquedotto per portare 500 litri d'acqua al secondo dai laghetti dei Renai, che si trovano a Signa, il cosiddetto "tubone": nonostante il tempo che ci volle per pensarlo, progettarlo e realizzarlo il tubone permise d’incrementare la produzione dell’acquedotto nelle due settimane che precedettero l’arrivo delle piogge autunnali, grazie alle quali l’Arno recuperò la portata necessaria per il rifornimento idrico della città. Oggi con la realizzazione dell’invaso di Bilancino i rischi che i rubinetti dell’area fiorentina rimangano a secco è decisamente più improbabile. Quindi se il tubone è stato un intervento – spot, la realizzazione dell'invaso di Bilancino costituisce un intervento strutturale importante per il ciclo dell’acqua, ma 30 anni dopo è evidente che in tutta Italia occorra una serie di interventi per evitare che una stagione primaverile con poche piogge dopo un autunno già deficitario abbia le conseguenze che tutti vediamo giusto in questa estate 2017, con fiumi ed invasi ai minimi storici. È chiaro che oltre ad interventi strutturali occorra anche un ripensamento degli usi dell’acqua in modo da consumarne di meno.

La siccità di questo periodo è un problema di cui si occupano in modo massiccio anche tutti i media. Purtroppo il rapporto fra media (sopratutto televisivi) e Scienza è sempre difficile e come succede spesso anche a proposito della siccità non ci siamo: giusto ieri il TG1 ha intervistato un rabdomante spacciando questa categoria come la soluzione alla siccità che sta colpendo l'Italia. Dopotutto siamo nel paese dove è ancora vivo, purtroppo, lo spirito del crocianismo per il quale Filosofi e Storici sono grandi menti mentre gli scienziati sono menti minute: di conseguenza astrosismologi, cultori di scienze alternative, complottisti di ogni tipo, attricette e comitati di mammine hanno lo stesso diritto di parola e sono posti allo stesso livello di chi fa ricerca su un argomento ai massimi livelli da decenni.
In più il messaggio lanciato dal TG1 è completamente folle, perché fa trasparite il concetto che in Italia l’acqua ci sia e che basti cercarla, non che ci siano problemi di ricarica delle falde né sistemi più efficienti per il suo uso, e non che la siccità sia il risultato complessivo dell’avarizia in fatto di precipitazioni utili degli ultimi mesi e di uno scadente sistema complessivo delle acque dolci.
Certo, sarebbe più difficile per un giornalista dotato di una preparazione scientifica inconsistente parlare della necessità di una diversa strategia per un più intelligente organizzazione del ciclo delle acque, sia dal versante delle infrastrutture per stoccarla e trasportarla, sia da quello del suo uso, ma è quello che - realmente - si deve fare.

LE PIOGGE IN ITALIA E NELL'EUROPA SETTENTRIONALE. L’Italia è considerata una nazione ben meno umida rispetto all'Europa settentrionale (e lo è), ma c'è un aspetto della questione piuttosto sconosciuto: il nostro problema non è la quantità di pioggia che cade, bensì la sua distribuzione nel tempo. Grossolanamente possiamo dire che la pioggerella continua (e noiosa!) riempie le falde, mentre le piogge intense se ne vanno via senza lasciare quasi nulla sotto la superficie: oltre un certo livello di precipitazione (che varia da caso a caso) il terreno non è in grado di assorbire la pioggia e quindi l’acqua che piove non solo non serve ad aumentare le risorse idriche, ma può provocare grossi guai.
Cosa ampiamente risaputa dai tempi più lontani, come fa notare anche Dante:

Bonconte da Montefeltro
Indi la valle, come ’l dì fu spento,
da Pratomagno al gran giogo coperse
di nebbia; e ’l ciel di sopra fece intento,
sì che ’l pregno aere in acqua si converse;
la pioggia cadde, e a’ fossati venne
di lei ciò che la terra non sofferse; 
e come ai rivi grandi si convenne,
ver’ lo fiume real tanto veloce
si ruinò, che nulla la ritenne

Purgatorio V, 115-123

Le piogge in Europa: come si vede in Italia
 il quantitativo"grezzo" di pioggia è paragonabile
a quello di regioni notoriamente umide
I mari caldi che circondano la nostra penisola provocano precipitazioni intense. Potrà sembrare strano, ma da noi nel corso dell'anno piove più o meno quanto piove in Inghilterra, solo che lassù le piogge sono ben distribuite tutto l’anno, mentre le nostre sono generalmente concentrate in autunno (quando dovrebbe piovere più della metà della precipitazione annuale) e in primavera (quando dovrebbe piovere quasi tutto il resto); non è la stessa cosa se cadono 800 mm di pioggia all’anno al ritmo di circa 70 al mese distribuiti in parecchi giorni come nell’Europa Settentrionale o se la maggior parte cade in pochi eventi. Un aspetto molto differente è che da noi le temperature più alte aumentano l'evaporazione.
Un ulteriore problema è che nell'area mediterranea la stagione più calda, nella quale i consumi di acqua a scopo irriguo sono maggiori (e anche quelli a scopo idropotabile) coincide in genere con quella più secca.
Pertanto in Italia le dighe costruite a scopo di produzione di energia elettrica svolgono un ruolo importante anche nella regimazione della portata dei fiumi: nella stagione secca fungono da serbatoi per aumentare la portata delle aste fluviali a valle e manovre di svuotamento in previsione di forti precipitazioni hanno lo scopo preventivo di poter stoccare una quantità di acqua che altrimenti rischierebbe di provocare inondazioni.
Inoltre ci sono anche diversi invasi costruiti esclusivamente per la regimazione delle magre, come appunto in Toscana Bilancino.

Il regime estivo dei fiumi appenninici differisce da quello dei fiumi alpini, in quanto i secondi possono contare nella stagione calda del contributo dello scioglimento di nevi e ghiacci, che manca nei primi. Purtroppo la diminuzione della copertura nevosa dovuta al riscaldamento globale diminuirà tragicamente l’apporto di questa componente nel regime estivo.

Sempre nel quadri dei cambiamenti climatici è purtroppo previsto un aumento dei fenomeni estremi e quindi magari non diminuirà la quantità annua di pioggia, ma questa sarà sempre più concentrata in meno eventi forti e quindi la quantità a disposizione per il rifornimento delle falde acquifere diminuirà ulteriormente.
Una attenta politica di salvaguardia delle falde acquifere e di, conseguenza, dell’uso delle acque che è assolutamente necessaria nell’Italia di oggi lo sarà ulteriormente nell’Italia di domani.

LA LETTERA DELLA SIGEA. La SIGEA (Società Italiana di Geologia Ambientale) ha scritto una lettera alla Presidenza del Consiglio e della Repubblica e ai Presidenti di Camera e Senato perché occorre ripensare tutto il circuito delle acque a scopo idropotabile, irriguo e industriale che sarebbe una bella risposta a quella idiotissimo servizio del TG1, lettera che riporto integralmente:

Oggetto: Crisi idrica 2017, azioni comuni per contenere future sofferenze agli italiani.

Gentilissime Autorità,

la scrivente Associazione culturale Sigea (Società Italiana di Geologia Ambientale), riconosciuta dal Ministero dell’Ambiente con D.M. 24 maggio 2005 come associazione di protezione ambientale, desidera porre l’attenzione su un argomento che in questa estate 2017 sta interessando diverse regioni italiane e milioni d’italiani: la crisi idrica. 


Le nostre riflessioni nascono dalla consapevolezza, che vorremo condividere con voi, che le crisi ambientali, sociali ed economiche in tema di risorsa idrica non si possono affrontare stagione per stagione. Questo tipo di crisi richiedono un’attenta programmazione e pianificazione degli interventi e dei comportamenti tali da chiedere sacrifici agli italiani, ma senza ledere il diritto all’acqua che garantisce dignità e sopravvivenza. 


Sul tema importante, delicato e difficile come quello della corretta gestione delle acque, compreso il risparmio idrico, crediamo che si debba attivare un impegno politico del Governo e del Parlamento tutto che vada oltre il mandato elettorale. Per il benessere del Paese è necessario affrontare l’argomento prima degli eventi di crisi, altrimenti avremo pochissimo tempo per contenere i danni delle prossime siccità.


Quelli che sottoponiamo alla vostra attenzione vogliono essere solo spunti di riflessione sul completamento e potenziamento di attività avviate nel nostro Paese per fronteggiare e contenere gli effetti sulla popolazione e sull’economia delle future crisi idriche. 
Le azioni da compiere devono essere prima analizzate nei contesti territoriali, pianificate e progettate, queste non possono essere uniche su tutto il territorio nazionale ma devono differenziarsi tenendo conto delle caratteristiche territoriali, sociali ed economici.

Riteniamo prioritario che il nostro Paese nel prossimo futuro debba agire nelle azione di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici previsti anche dalla Strategia Nazionale di Adattamento al Clima (SNAC) quali:

  • recupero acque reflue depurate per uso irriguo e industriale;
  • compatibilità degli impianti agricoli e zootecnici con le disponibilità idriche;
  • 
uso in agricoltura di sistemi d’irrigazione innovativi volti al risparmio idrico;
  • 
ricerca applicata alla desalinizzazione delle acque, meglio salmastra che salate;

  • studio delle sorgenti costiere al fine della loro captazione prima che le acque finiscano in mare;
  • 
programma di ampliamento, riparazione e sostituzione delle reti acquedottistiche a supporto degli usi umani e produttivi;
  • 
ricarica degli acquiferi sotterranei;

  • realizzazione di invasi di piccole dimensioni (laghetti collinari) a scopi irrigui;
  • 
realizzazione di invasi a scopi misti;

  • attuazione della norma sulle reti duali;
  • 
mappature e controllo delle utenze che usano le acque sotterranee al fine di una programmazione idrogeologica del prelievo;
  • 
mappature e controllo delle sorgenti al fine di una programmazione idrogeologica del loro utilizzo; 
  • campagne di sensibilizzazione all’uso razionale della risorsa

Stimate Autorità, necessita agire per tempo e con determinazione perché le crisi idriche che viviamo e vivremo negli anni a venire non possono essere affrontate chiedendo solo ai cittadini di chiudere il rubinetto quando si lavano o denti o prevedendo la realizzazione di nuove dighe.
Buona gestione del benessere del Popolo italiano

Non posso che essere d’accordo su questa lettera, aggiungendo solo che una implementazione del sistema di invasi oltre a diminuire i rischi in caso di siccità, può essere importante anche a laminare e regimare le piene.

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