mercoledì 25 gennaio 2017

La sequenza sismica dell'Appennino centrale e il comunicato della commissione Grandi rischi: perché sono possibili nuovi eventi sismici importanti in futuro?


Nel comunicato della Commissione Grandi Rischi emesso il 20 gennaio vengono dette cose che dovrebbero essere piuttosto ovvie e condivisibili anche da chi ha una infarinatura sommaria. Purtroppo siamo in Italia e persino un comunicato del genere suscita risentimenti e paure. Probabilmente perché è un pò troppo sommario. In questo breve post voglio puntualizzare gli aspetti fondamentali della questione, ritornando al concetto di "crisi sismica" che non è ben chiaro all'italiano medio e sul perché la commissione ha parlato di possibili eventi futuri. Mi piacerebbe comunque che venisse fornita una comunicazione più chiara specialmente nella parte che fa riferimento alle dighe, perché si sta scatenando un bel macello mediatico.

LA SEQUENZA SISMICA IN ATTO E IL COMUNICATO DEL 20 OTTOBRE. Il comunicato della Commissione Grandi Rischi si trova nel sito del dipartimento della Protezione Civile a questo link e ha suscitato un vespaio. Eppure vi è scritto esattamente quello che hanno detto da parecchi mesi (sostanzialmente dal 24 agosto) la commissione, tanti geofisici e – modestamente - anche il sottoscritto.
Personalmente, oltre a chiedere le logiche verifiche (che immagino siano già state effettuate anche a agosto e primi di novembre), sulla questione dighe non intendo dire altro. Sul mio blog mi sono occupato diverse volte della vicenda del Vajont, ma sono stato sul posto, ho studiato l'evento e l’area sia dal punto di vista geologico che geografico e storico, ho parlato con diversi protagonisti, dell'evento e degli studi in proposito. Su queste dighe non ho NESSUN dato: non le conosco, non conosco la morfologia e la stratigrafia delle rive e dei bacini, le potenzialità di franare dei versanti, non conosco la situazione corrente: come posso esprimere una benché minimamente fondata opinione in merito?

Nel comunicato si legge che la sequenza sismica che ha colpito l’Appennino Centrale su una lunghezza complessiva di oltre 70 km, ha avuto sino ad ora quattro momenti principali di rilascio sismico: il 24 agosto, con l’evento di M6 di Amatrice; il 26 ottobre, con due eventi principali di M5.4 e M5.9 che hanno esteso la sismicità verso nord; il 30 ottobre, con l’evento di M6.5 che ha ribattuto la zona a cavallo degli eventi precedenti; il 18 gennaio, con 4 eventi di magnitudo M5.0-5.5, su una lunghezza di circa 10 km nella parte meridionale della sequenza, nell’area di Montereale, che si ricongiungono alla sismicità aquilana del 2009.
E, tanto per smentire il concetto di una sequenza mai vista prima, si legge che questa sequenza può essere considerata come tipica dell’attività sismica appenninica, e come tale aspettata sulla base della storia sismica e del contesto sismo-tettonico regionale.

Si puntualizza anche una particolarità importante, condivisa con la sequenza di Colfiorito del 1997, rispetto a quanto si è visto negli altri terremoti del XX secolo: la presenza di numerosi eventi multipli. Per evento multiplo intendo una serie di eventi nella stessa zona estremamente ravvicinati nel tempo e non separati da una fase caratterizzata dalla sola sismicità di fondo tipica di “momenti di pace” (insomma, quella che c’è stata nei decenni precedenti, fatte salvo le scosse maggiori). 
La sismicità prodotta dall'evento del 2009 si è esaurita e tra il 2010 e il 2016 abbiamo avuto la solita attività di fondo. Invece nella stagione 2016 / 2017 eventi "maggiori" si producono senza che la sequenza di repliche del primo sia finita prima che arrivi un secondo evento principale: come riporta il comunicato stesso, anche nel 1703 ci furono due eventi di magnitudo tra 6.5 e 7 a distanza di un mese, nel 1639 due eventi comparabili a distanza di una settimana, nel 1997 dopo Colfiorito sei eventi di magnitudo oltre 5.2 su una durata di sei mesi) e ora nella zona di Amatrice, con tre eventi di Mw 5.9 - 6.5 negli ultimi cinque mesi.

Da questo si potrebbe supporre che nel 1997 e oggi la sequenza duri di più rispetto al passato. Ma in mancanza delle registrazioni strumentali ho qualche dubbio nella completezza dei dati su cosa sia successo nel passato. Osservando che in quell’area dopo una forte scossa sono stati registrati eventi sismici importanti anche in aree limitrofe mi sono chiesto se:
- da un lato nel periodo successivo ad un terremoto forte le cronache si siano più occupate di eventi sismici rispetto a periodi più "di pace", nel senso che i cronisti, impressionati da cosa era successo a poche decine di km di distanza, prestassero una attenzione maggiore del solito a fenomeni del genere (un caso attuale può essere la sequenza in atto fra Trevi e Spoleto)
- dall’altro, siccome i terremoti principali sono ricordati a causa delle distruzioni non so quanto nel "passato senza le registrazioni sismometriche" si sia fissato il ricordo di scosse successive che hanno interessato aree già distrutte nei mesi precedenti (e, soprattutto, c’era chi si prendeva la briga di registrarle nelle cronache, avendo da fare qualcos’altro?). Questa mancata registrazione potrebbe spiegare e rendere solo apparente la differenza fra il 1996 e il 2016 / 2017 con le sequenze del passato.

LA DISTRIBUZIONE IRREGOLARE DEI TERREMOTI IN ITALIA NEL TEMPO. Quello che si può dire è che siccome in Italia c’è un ricordo storico lungo diversi secoli di terremoti, fissato dall’INGV nel Catalogo parametrico dei terremoti italiani, è stato possibile capire che i terremoti maggiori non avvengono “una volta ogni tanto” nè “distribuiti casualmente nel tempo”, ma si addensano zona per zona in periodi più ristretti. e che quindi adesso dobbiamo tenere l'attenzione più alta del normale.
Parlando forbito, si può dire che i terremoti principali non avvengono random, ma si addensano in cluster temporali.

Per esemplificare torniamo all’aprile del 2009, dopo il terremoto dell’Aquila. 
Una persona che quell’anno aveva 85 anni (nata dunque nel 1924) era troppo giovane e non aveva le attuali possibilità di accesso alle informazioni per ricordarsi il terremoto dell'Irpinia del 1930, nonostanteché vi morirono oltre 1000 persone. Il primo terremoto forte in Italia di cui ha almeno sentito parlare è stato quello dell'Irpinia nel 1962, quando aveva ben 38 anni. E soprattutto, ricorda solo un grande terremoto italiano in più di me che sono nato nel 1960, 36 anni dopo e che a 24 anni avevo già “visto” 3 terremoti come Belice, Friuli ed Irpinia, più una nutrita serie di scosse di minore importanza. Cito a memoria Ancona, Tuscania, Valnerina e ancora nel 1984 l'Abruzzo (Opi e Villetta Barrea per l'esattezza) e un fortissimo evento in Dalmazia.
Dopo la crisi culminata con Irpinia 1980 abbiamo avuto pochi eventi isolati e di non grandissimo spessore: una persona nata nel 1980 nel 2009 aveva 29 anni, e prima del terremoto aquilano poteva ricordare solo eventi come Colfiorito / Assisi e San Giuliano di Puglia. Terribili certo, ma con effetti non paragonabili a quelli dei 3 grandi terremoti suddetti che io a quell'età avevo già visto.

Nel giugno del 2013 feci notare in questo post come tra 2012 e 2013 l’Appennino settentrionale è stato investito da una serie di eventi forti come non mai negli ultimi decenni: non solo gli eventi del maggio 2012, ma un evento decisamente sopra l’attività di fondo pochi mesi prima e poi un paio di eventi “sopra le righe” tra Garfagnanna e Apuane.
E rimanendo sull'Appennino Settentrionale, vediamo che circa un secolo fa c'è stato un anomalo raggruppamento di terremoti che hanno interessato tutta la catena tra l'Adriatico e il Tirreno, con 4 eventi piuttosto forti negli anni compresi tra il 1916 e il 1920:
M 6.1, 16 agosto 1916, Costiera romagnola
M 5.9, 26 aprile 1917, Val Tiberina
M 6.2, 29 giugno 1919, Mugello
M 6.5, 7 settembre 1920, Garfagnana e Lunigiana
Tutti hanno provocato danni e  morti, e tutti concentrati in pochi anni. Dopodichè nulla o quasi è successo fino ai giorni nostri. E sicuramente niente con M sopra 5.5. L'addensamento mi pare statisticamente significativo.
Una cosa simile è successa anche tra il 1470 e il 1501

Nel post sopra citato scrissi anche che “Ora, passati quasi 30 anni dal terremoto campano è possibile che si sia all'inizio di una nuova crisi: tra il 1850 e il 1908 l'Italia fu sconvolta, specialmente al sud, da una serie di terremoti notevolissimi, conclusasi con il terremoto di Avezzano del 1915 e la serie dell'Appennino Settentrionale tra il 1916 e il 1920. Da allora la situazione è stata molto calma, a parte gli eventi già citati".

FUTURI EVENTI NELL’APPENNINO CENTRALE? Insomma, passati appena 8 anni dal 2009, l’addensamento di eventi nell’Appennino centrale potrebbe far presagire una sequenza simile a quello del XVIII secolo (1719, 1730, 1741, 1747 e 1751). Come ho già scritto, esaminando il “catalogo parametrico dei terremoti italiani” dell’INGV, si notano dei momenti in cui il settore a cavallo fra Lazio, Abruzzi, Umbria e Marche è stato colpito da una serie di eventi con M superiore a 5.5 ravvicinati nel tempo come vediamo nella tabella qui accanto, che evidenzia l'addensamento degli eventi sismici principali, per esempio fra il 1269 e il 1279, fra il 1348 e il 1358 (nel 1349 i terremoti del Lazio / Molise e dell’Aquilano sono avvenuti a poche ore di distanza l’uno dall’altro), poi ancora 4 eventi tra il 1456 e il 1466, dopo il quale ci vogliono 50 anni per arrivare al terremoti dell’Irpinia del 1517 (da notare che in questo intervallo si posiziona una crisi nell’Appennino Settentrionale tra il 1470 e il 1501.

Proprio guardando al passato, nel 2009, subito dopo il terremoto dell’Aquila, in questo post mi chiesi se questo potesse essere il segnale dell’arrivo di una nuova crisi sismica in Italia. All’epoca però era solo "una possibilità" (anche se il 1997 e gli eventi della Valnerina non erano lontanissimi), perché ci sono anche degli eventi “isolati”, come nel 1389 e 1599, mentre in tutto il XVII secolo se ne contano “appena” 3.  
Per cui l'equazione "se abbiamo un evento forte, allora ne verranno altri" è stata varie volte contraddetta. 
Oggi possiamo dire invece che, purtroppo, altri eventi importanti sono seguiti a quello del 2009 e che quindi la possibilità di essere dentro una nuova crisi sismica è reale
Da questi dati emerge comunque l'impossibilità di sapere se avremo o no (e tanto meno entro quando) dei nuovi terremoti particolarmente intensi. Si sa solo che in questo momento la cosa è "più possibile" che in altri periodi.

In base a questo ci si potrebbe aspettare un terremoto "maggiore" nei prossimi anni, ma il problema a questo punto è un altro: l’addensamento in periodi abbastanza stretti è statisticamente improbabile e quindi riflette qualcosa di altro, per cui l’effetto domino mi pare realisticamente possibile. Ma… QUESTE NON SONO PREVISIONI. A questo punto ricordo per l’ennesima volta cosa sarebbe una previsione:

Si avvisa che il giorno tale, la faglia tizia si muoverà provocando un sisma di Magnitudo ics. A tal proposito alleghiamo la carta dello scuotimento prevista e l’elenco dei provvedimenti di Protezione Civile che vengono messi in opera

Secondo la Commissione Grandi Rischi "non si puó escludere" che avvengano altri eventi maggiori.
Il che non è quindi una previsione. Come lo sarebbe, del resto, anche "non ci saranno altri eventi importanti”.

Il comunicato della Commissione Grandi rischi tiene quindi – giustamente - conto di questo aspetto importante del comportamento sismico dell’Italia.

Comunque nel comunicato c’è una novità: vengono indicate tre aree contigue alla faglia principale responsabile della sismicità in corso, che non hanno registrato terremoti recenti di grandi dimensioni e hanno il potenziale di produrre terremoti di elevata magnitudo (M6-7). Questi segmenti – localizzati rispettivamente sul proseguimento verso Nord e verso Sud della faglia del Monte Vettore – Gorzano e sul sistema di faglie che collega le aree già colpite dagli eventi di L’Aquila del 2009 e di Colfiorito del 1997 – rappresentano aree sorgente di possibili futuri terremoti.
Futuri terremoti che ci saranno sicuramente, ma quando non è dato sapere. Si può solo dire che in questo momento la probabilità che accadano è maggiore che negli ultimi decenni.  

TERREMOTO, POLITICA E SOCIETA'. Faccio comunque notare che tutte queste strutture sono note, conosciute e anche caratterizzate dal punto di vista della massima Magnitudo nel "classico" lavoro di Galadini e Galli [1]. Quindi, eventuali forti eventi sismici che le interesseranno, arriveranno improvvisi ma non inaspettati e pertanto lo Stato e le Istituzioni avrebbero dovuto prendere idonei provvedimenti legislativi e tecnici e, nel caso negativo, Categorie economiche e Cittadini avrebbero dovuto pretenderlo.
Invece si è costruito dappertutto e male. Con tutti che se ne sono fregati altamente... più è lontano nel tempo un disastro e meno frequentemente si presenta meno ci si pensa...

La consapevolezza di rischiare (o la non conoscenza delle caratteristiche degli edifici) dove si vive, si studia, si lavora e si passa il tempo libero spinge dunque a credere a previsori vari che appunto ho classificato come “visionari, ciarlatani o peggio” in un popolo i cui, comunque, maghi e ciarlatani sono sicuramente più popolari degli scienziati, pronti ad assolvere i primi anche quando sbagliano (cioè sempre) e criticare gli scienziati.

La storia della magnitudo è emblematica. 
Anche il servizio geologico della Nuova Zelanda ha sbagliato – e di grosso – a calcolare la Magnitudo del terremoto del 15 novembre u.s.: all’inizio, mentre tutte le istituzioni fornivano valori ben oltre il 7, a Wellington continavano a dire che era un M 6.8. Poi si sono corretti e l’hanno portata prima a 7.5 e poi a 7.8.
Ma nessun parlamentare o cittadino ha dato di imbecille ed incompetente a Geonet, né si è permesso di dichiarare che per lui la M era superiore.
Può succede all’inizio di fare valutazioni a caldo sbagliate...
Solo da noi si fanno drammi su cose del genere…

Vorrei concludere con quanto ha scritto ieri Alessandro Amato dell’INGV:

Ieri stavo guardando una delle mappe del rapporto che ogni settimana l'Ingv invia al DPC con le informazioni sull'attività sismica in Italia. Oltre ai moltissimi terremoti in centro Italia (il periodo di tre mesi comprende i forti eventi della fine di ottobre), ogni regione ha avuto i suoi eventi sismici, come sempre. Ai politici, cittadini, ai sindaci, ai giornalisti che si interessano al rischio sismico solo quando c'è qualche tragedia, o il piccolo terremoto di magnitudo 3 o 4 nei loro paraggi, vorrei ricordare che un terremoto al di sopra della soglia del danno (diciamo sopra 5) potrebbe arrivare in qualunque momento in qualsiasi parte d'Italia, non solo nelle aree indicate dalla Commissione Grandi Rischi, e con ogni probabilità nessuno vi avviserà il giorno prima. Mentre lo aspettiamo, invece di fare gli scongiuri (vi ho visto...), pre-occupiamocene. Cominciamo. Ora, subito, adesso. Con calma e determinazione, senza gli allarmismi e gli isterismi dettati dalla paura, dal senso di impotenza dell'ultim'ora, dalla ricerca dello scoop. Se verrà tra un bel po' di anni, come è lecito sperare, e nel frattempo avremo messo in sicurezza le scuole, gli ospedali, i luoghi frequentati dal pubblico, fatto controllare e adeguare o rinforzare le nostre case, avremo meno vittime, feriti, danni, e potremo vivere senza la paura. Almeno facciamo questo regalo ai nostri figli.

[1] Galadini e Galli 2003 Paleoseismology of silent faults in the Central Apennines (Italy):the Mt. Vettore and Laga Mts. faults Annals of Geophysics 46, 815 - 836

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