venerdì 18 luglio 2008

Lo scheletro di Paglicci: 28.000 anni fa in Puglia c'erano veri europei

Sulla rivista open source PLOS ONE è stato pubblicato un interessante articolo da parte di una equipe capitanata da David Caramelli, biologo all'Università di Firenze. E' stato sequenziato il DNA mitocondriale di uno scheletro rinvenuto nel Gargano e risalente a 28.000 anni fa. La cosa più interessante è che questo DNA ricade perfettamente nella "Sequenza di riferimento di Cambridge" e quindi è appartenuto ad un individuo "europeo" dalla testa ai piedi.

Per accertarsi veramente che sia DNA originale e non materiale finito sui reperti proveniente da persone che li hanno maneggiati, è stato sequenziato il DNA di tutte queste persone e confrontato con la sequenza riscontrata nelle ossa. il confronto ha confermato che il DNA analizzato è quello dei reperti e non degli studiosi

Quasi 3 mesi fa pubblicai un post in cui parlai della ipotesi di una europa bascofona prima dell'arrivo degli indoeuropei, ipotesi molto sostenuta da una archeologa tedesca, Elizabeth Hamel. La Hamel suggerisce che l'arrivo delle lingue indoeuropee non sia stato provocato da una invasione di nuove popolazioni che ne hanno sostituito quelle esistenti, ma da un processo di diffusione culturale portata da una elite (militarizzata o meno).

Se guardiamo alle lingue attualente parlate in Europa (e aree limitrofe) vediamo che quelle indoeuropee la fanno da padrone, con alcune eccezioni: se il Basco ha radici molto antiche, sono diversi i casi dei Magiari, che invasero l'Ungheria nel IX secolo e dei Turchi che invasero l'Anatolia a partire dall'XI secolo.
Ebbene, nelle popolazioni attuali dell'Ungheria i geni magiari sono una minoranza, dimostrazione che c'è stato semplicemente un cambio di lingua imposto dai nuovi arrivati che diventarono il ceppo dominante.

Il caso turco è ancora più estremo: è una lingua altaica, tipica di popolazioni con caratteristiche asiatiche di aspetto mongolo (mi rifiuto di parlare di "razza" perchè questo concetto è stato - per fortuna - totalmente smentito dalla genetica), mentre l'aspetto fisico è completamente da europei, il che è peraltro confermato dalla genetica. Quindi in una determinata zona non è indispensabile prevedere un cambiamento genetico massiccio se cambia la lingua.

Il basco invece è un caso completamente opposto: questa popolazione è documentata in zona ben prima della conquista romana e la lingua ha connessioni con le lingue parlate nel Caucaso, pertanto si suppone che sia una lingua molto antica.

Lo scheletro di Paglicci porta indubbiamente nuove prove a vantaggio di questa ipotesi: gli europei moderni potrebbero discendere anche da quella piccola popolazione caucasoide che introdusse in Europa la cultura aurignaziana e che sostituì senza mescolanze (è l'ipotesi più accettata), i neanderthaliani e la loro cultura musteriana.

Ovviamente questi uomini erano ancora dei cacciatori-raccoglitori (l'agricoltura è arrivata oltre 20.000 anni dopo!) e quindi la densità di popolazione era ancora molti bassa e nell'ipotesi della Hamel parlavano una lingua caucasica, affine al basco, lingua che fu perduta all'avvento di quelle indoeuropee ma che secondo alcuni studi è ancora presente in molti toponimi dell'Italia centro - meridionale


ANNOTAZIONE DEL SETTEMBRE 2009: probabilmente non sono stato molto chiaro negli ultimi due capoversi: gli europei discendono in parte dai cacciatori - raccoglitori e in parte dagli agricoltori che nel VI secolo AC invasero l'Europa. C'è poi almeno una terza componente

2 commenti:

Anonimo ha detto...

La mia ipotesi e' di una europa albanesobascofona che esisteva prima dell'arrivo degli indiani(Indi,pakistan,irak,iran,egypt,afrika) L'arrivo di queste due lingue europee non sia stato provocato da una invasione di nuove popolazioni che ne hanno sostituito quelle esistente.

Se guardiamo alle lingue attualente parlate in Europa (e aree limitrofe) vediamo che quelle indoeuropee la fanno da padrone, con alcune eccezioni:il Basco ,il albanese.


In Tuchia l'aspetto fisico è completamente da europeo.Perche e' cosi?Possiamo noi sapere e determinare quanti albanesi hanno cambiato lingua durante l'impero Turco?. Quindi in una determinata zona è indispensabile prevedere un cambiamento genetico massiccio se cambia la lingua.Basta fare un test genetico ai mongoli per capirlo.

Il albanese e il basco invece è un caso completamente opposto: queste popolazione è documentata in zona non ben prima della conquista romana pero molto di prima.

Lo scheletro di Paglicci porta indubbiamente nuove prove a vantaggio di mia ipotesi: gli europei moderni potrebbero discendere da quelle piccole popolazione albanese-basche che introdusse in Europa la cultura europea .
Io sto parlando sulla lingua antlatide, affine al bascoe al albanese, lingue che furono svilupate pian piano e che secondo i miei studi sono presente in molte lingue della europa(english,tedesco,baltiche..)e nei magior toponimi del Europa e dell'Italia centro - meridionale(sepcialmente dalla lingua albanese).

Aldo Piombino ha detto...

Ringrazio sia per aver letto "Scienzeedintorni" e per la Sua risposta.
Devo fare però alcune precisazioni e cioè:

1. l'albanese è una lingua indoeuropea con molte radici simili sia alle lingue slave che a quelle germaniche, il cui areale in tempi pre-slavi era probabilmente esteso a tutts l'lliria. L'albanese antico, tuttora parlato in Italia meridionale, conserva ancora addirittura le declinazioni! Quindi sia la struttura che le radici escludono altre origini non indeuropee

2.in egitto non sono mai state parlate lingue indoeuropee.

3.Non è vero che in una determinata zona è indispensabile prevedere un cambiamento genetico massiccio se cambia la lingua: la Turchia è un eccellente esempio di sostituzione linguistica provocata da una elite che era talmente ridotta di numero da non lasciare o quasi tracce genetiche, come probabilmente è successo in Finlandia. In Ungheria il procedimento è stato simile ma con un apporto genetico maggiore.
Turchi, Ungheresi e Finlandesi sono stati abbondantemente studiati e i risultati si trovano ben chiari nei libri di Cavalli Sforza.

Peraltro mi trovo d'accordo su alcuni punti:

1. Trovo molto interessante la definizione di "lingue atlantiche": anche io penso che le lingue della cultura dei megaliti fossero bascofona (e quindi di tipo ergativo). A questo proposito ho letto delle ipotesi secondo le quali alcune lingue parlate anticamente in Scozia fossero ergative, quindi sicuramente NON indoeuropee (e più vicine al Basco, alle lingue caucasiche e al burushaski).
Non ho riportato queste notizie perchè le ho trovate un pò troppo frammentarie. La invito a leggere il mio post pubblicato il primo maggio sulle cosiddette "lingue isolate".

5. sono assolutamente d'accordo con Lei sul fattto che gli indizi a favore dell'origine pre-indoeuropea di molti nomi di luoghi e di fiumi siano chiari e numerosi, come sostiene anche l'archeologa tedesca Elizabeth Hamel con cui ho avuto la fortuna di parlare in un paio di occasioni. E questa, per me, è un'altra prova della sostituzione linguistica senza sostituzione genetica: le popolazioni locali hanno adottsto le lingue indoeuropee, ma, ovviamente, non hanno cambiato i nomi di luoghi, fiumi, momti e villaggi.

La pregherrei di contattarmi via e-mail all'indirizzo riportato sul blog.
Ancora saluti e a presto