mercoledì 27 febbraio 2008

L'attività umana e l'erosione delle spiagge toscane: stato dell'arte e considerazioni per il futuro

L'uomo vorrebbe che le caratteristiche geografiche rimanessero fisse, ma non è così. E le linee di costa sono fra le caratteristiche più “mobili” che ci siano, non solo per le variazioni del livello marino, di cui adesso si sente parlare tutti i giorni
Il problema dell'erosione delle spiagge in Toscana ha primariamente ragioni antropiche. Sempre ragioni antropiche in precedenza ne avevano provocato un altrimenti ingiustificablie avanzamento.
Come ormai quasi tutte le coste delle cosiddette “nazioni avanzate” le coste toscane di pianura, dalla Versilia alla Maremma, non sono naturali: consideriamo la laguna veneta una eccezione, ma in realtà è proprio questo che ci si dovrebbe aspettare lungo una pianura, dove una linea di costa precisa non esiste e tutta la zona costiera è una successione di stagni, dune, cordoni litorali, insomma una laguna. E se la pianura è vasta, come quella padana o semplicemente la bassa valle dell’Arno, il limite fra le acque dolci e quelle salmastre sarebbe molto più sfumato di quello che vediamo oggi.Le bonifiche in zona costiera (che hanno portato ad una netta divisione fra acque e terraferma) hanno determinato una situazione completamente innaturale, dal delicatissimo equilibrio. Tantopiù che nella maggior parte dei casi dalla spiaggia è stata asportata la duna costiera, essenziale in natura e non solo per l'equilibrio sedimentario. Si possono vedere anche in Toscana delle dune fossili: per esempio quelle collinette che si vedono dal rilevato dell'autostrada fra Pisa Centro e Livorno nella zona di Tombolo (toponimo decisamente significativo...)
Il devastante disboscamento dei versanti montani e collinari operato nei secoli passati, sia per la produzione di legname, sia per ottenere spazi per l'agricoltura (in Toscana soprattutto per agricoltura di pregio), ha enormemente accelerato l'erosione dei versanti: è noto che la presenza di alberi su un versante ferma l'erosione perchè frena la velocità dello scorrimento delle acque piovane e perchè le radici trattengono il terreno. Aggiungiamo pure le bonifiche delle zone paludose interne, per cui i sedimenti non si distribuiscono più all'interno delle paludi ma sono tutti portati dai fiumi fino alla foce. Quindi alla componente naturale del sedimento che arriva in mare se ne è sommata una antropica notevolmente elevata e i litorali hanno mostrato una decisa avanzata.
Il bilancio sedimentario di una costa ha diverse componenti: ovviamente l'apporto sedimentario, ma anche la naturale subsidenza del terreno: in tutte le zone di pianura il suolo tende ad abbassarsi perchè il peso comprime i sedimenti sottostanti (che anche in Toscana possono avere uno spessore di migliaia di metri). A questa subsidenza naturale si è aggiunta una componente antropica, dovuta allo sfruttamento delle risosre idriche: è chiaro che togliendo acqua il suolo sovrastante si abbassa. Quindi per continuare a restare ad un certo livello il terreno ha bisogno di essere “rifornito” di sedimenti. Una volta i sedimenti venivano perchè tutta la costa era un insieme di vie d'acqua (che li trasporta) e per le continue esondazioni dei fiumi. Adesso che le lagune sono scomparse e i fiumi regimentati fra alti argini non esondano (quasi...) più è cessato questo rifornimento. Le estese aree del delta padano sotto il livello del mare sono dovute a questo fenomeno.
Le correnti marine e la presenza di ostacoli lungo la spiaggia rappresentano l'altra componene importante: il sedimento “viaggia” trascinato dalla corrente e la lina di spiaggia è l'espressione dell'equilibrio fra quanto ne arriva e quanto ne parte. Chiaramente la corrente ha una velocità molto bassa (se non ci fossero le onde probabilmente non riuscirebbe a scalzare la sabbia dal fondo) e quindi la presenza di un ostacolo, che può essere naturale o artificiale, ferma il suo movimento, per cui a monte di questo la spiaggia avanza (i sedimenti arrivano ma non riescono ad avanzare oltre ), mentre a valle la spiaggia tende a scomparire (i sedimenti se ne vanno senza essere rimpiazzati).
Nell'immagine presa da Google Earth vediamo l'interruzione del trasporto naturale della sabbia all'altezza del porto di Marina di Carrara, un tipico esempio di ostacolo artificiale: è evidente come la corrente venga dal Nord (dal Magra) e quindi a monte del porto la sabbia si accumula, mentre a valle non ce n'è più.
Al tutto si aggiungono due nuove componenti antropiche: la prima è il rimboschimento (e qui si nota una coperta un po' corta: se si rimboschisce i versanti se la passano meglio, ma le spiagge vanno in sofferenza; se si disbosca i versanti vanno in crisi e le spiagge crescono) e la seconda è la costruzione delle dighe, che bloccano il trasporto sedimentario. Non è un caso, infatti, che le zone in cui il ritiro è stato più violento sono alle foci dei fiumi (che come detto, si erano anomalmente ingranditi). Quindi se la “coperta” è corta è colpa dell'uomo che nei secoli scorsi ha “allungato il letto”.
Per contrastare il fenomeno in Toscana erano state costruite dei gruppi di scogliere perpendicolari alla costa (ad esempio a Marina di Massa).Se questi manufatti bloccano l'erosione della spiaggia nel punto di messa in opera, agiscono chiaramente come barriere allo stesso modo del porto di Marina di Carrara, per cui si limitano a spostare il problema o a valle (dove, anzi, l'erosione continua ancora più forte di prima) o addirittura immediatamente a largo di essi, con un forte approfondimento del fondale.
L'idea attuale, venuta fuori al convegno del gruppo BEACHMED-E (un gruppo di ricerca a livello europeo sul problema dell'erosione delle spiagge) sarebbe quella di utilizzare per il ripascimento dei “giacimenti” di sabbia che si trovano sul fondo marino (ne sono stati trovati 4 adatti allo scopo).
Queste sabbie non sono altro che delle vecchie spiagge formatesi in una fase glaciale, quando il livello marino era ancora più basso dell'attuale. E' chiaro che anche questa soluzione presenta delle difficoltà: innanzitutto lo sconvolgimento di un fondale marino, ma poi, alla fine, o rifornisci “di continuo” il litorale a valle dell'ostacolo oppure dopo un certo numero di anni il problema si ripropone.
Quindi dopo il ripascimento credo che debbano essere messi in atto dei procedimenti diversi e precisamente studiare un sistema che invii a valle dell'ostacolo una quantità di sedimento pari a quella che passerebbe naturalmente. Infatti se da un lato chi sta a monte dell'ostacolo trae dei grossi benefici dall'ostacolo (ad esempio gli stabilimenti balneari di Marina di Carrara), dall'altra deve considerare che l'equilibrio è molto artificiale e che un ulteriore prolungamento della spiaggia non è un fatto positivo (basta poco per azzerarlo).
La cosa migliore da fare anche adesso sarebbe quella di togliere sabbia dalla zona a monte dell'ostacolo per riportarla a valle, senza andare a prelevarla sul fondo marino, ma questo cozza chiaramente con gli interessi di chi sta a monte.

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