
Torno ad occuparmi del terremoto abruzzese perchè ci sono dei fatti nuovi che meritano attenzione. Quello che sto per dire potrebbe sembrare molto grave. Probabilmente lo è, ma è inevitabilmente detto con il senno di poi.
CONSIDERAZIONI GENERALI SU FORTI TERREMOTI NELL'AREA ITALIANA
Sul
blog di Marco Cattaneo, di “Le Scienze” (Indiscutibilmente una persona seria e un giornale serio - merce rara in Italia....).ci sono delle annotazioni importanti. Vi si legge che solo 4 dei 13 terremoti di magnitudo superiore a 5,5 verificatisi in Italia dal 1961 a oggi sono stati preceduti da una sequenza sismica con almeno una scossa di magnitudo 3,8 o superiore entro un mese prima dell’evento ed entro un raggio di 50 chilometri dall’epicentro. Per la precisione: Belice 1968; Friuli 15 settembre 1976; Umbria-Marche 1997; L’Aquila 2009.
Aggiungo che anche a San Giuliano di Puglia ci sono sicuramente stati dei foreshocks, sia pure inferiori a 3.9 Non capisco perchè Paolo Gasperini dell'INGV abbia scelto proprio questa intensità come discriminante (ma sia ben chiaro che non oso minimamente criticare questa scelta che sicuramente sarà ben motivata!).
Negli altri 9 casi non ci sono state scosse di M > 3,8 che hanno preceduto il sisma maggiore. E qui c'è una giusta considerazione: quante decine di scosse sono avvenute in Italia con intensità paragonabile o superiore senza aver dato luogo ad un forte terremoto?
In uno dei post successivi al terremoto scrissi che lanciare un allarme dpo ogni scossa con M maggiore di 3 significherebbe riempire le autostrade di convogli della protezione civile.
Quindi su questa base la decisione partorita nella famosa riunione aquilana del 30 maggio è ineccepibile, anche perchè gli “allarmi radon” sono stati lanciati da una persona il cui unico lavoro reperito in rete fa semplicemente ridere, come
ho già scritto in un post apposito.
PERÒ.... C'È UN PERÒ: LA SISMICITÀ STORICA IN ABRUZZO
La quantità di terremoti registrati in Abruzzo è notevole e ci sono anche delle fonti discordanti. Ad esempio c'è chi cita il terremoto del 27 novembre 1456 come il più terribile in tempi storici per l'Italia Centrale: ebbene, di questo evento non c'è traccia nel catalogo parametrico dei terremoti italiani dell'INGV, in quello di Mercalli e in quello di Baratta.
Persino Giuseppe Mercalli è in contrasto con il catalogo dell'INGV: parla di una scossa forte il 20 settembre 1731, quando il catalogo ne pone una il 15 ottobre.
Comincianod un breve excursus storico, è possibile che il sisma registrato a Roma nell'849 abbia avuto l'epicentro in Abruzzo.
Nel 1315 sembra che sia stata colpita solo L'Aquila. Invece pochi anni dopo, nel 1349, la scossa si inquadra nell'ambito di una forte crisi sismica in tutta l'Italia. Apportò danni fino a Roma.
Anche il 27 novembre 1461 sembrerebbe un evento isolato e di interesse locale. Da notare che ci furono molte repliche e una scossa molto forte forte 20 giorni dopo. Il catalogo dell'INGV riporta un terremoto nel 1498.
Nel 1703 (quasi 250 anni di “buco”, un periodo in cui non avvennero terremoti distruttivi) ci fu uno dei più forti terremoti dell'Appennino Centrale: nonostante l'epicentro sia probabilmente vicino a Norcia, l'Aquila subì parecchi danni. Le scosse ebbero ancora una volta degli effetti anche a Roma e furono seguite giorni dopo da una replica piuttosto forte
C'è poi il “mistero” del 1730/32: durante un'altra crisi sismica che sconvolse l'Italia centromeridionale, Giuseppe Mercalli scrive che nel Settembre 1731 “
parecchi sismi avvennero negli Abruzzi specie uno rovinoso il giorno 20” . Dico “mistero” perchè nonostante il mio appello che è stato pubblicato anche dagli amici di “
Abruzzo Svegliati”, non sono riuscito a sapere niente di questa sequenza sismica. Il catalogo dell'INGV – come ho fatto notare poco sopra – riporta un evento il 15 di ottobre, a SE del capoluogo abruzzese, due giorni prima del teremoto che sconvolse Foggia.
Gli appunti di Mercalli sono piuttosto precisi e coincidono con numerosi dati della bibliografia attuale. Li ho perchè li ho trovati in un libro di Giovanni Flores dal titolo “
Il Terremoto”: comprato quasi controvoglia e solo perchè il mio edicolante insistette per vendermelo circa 25 anni fa, devo dire che prima di internet è stato una manna di informazioni. Ricordo solo che dopo il terremoto di Assisi dissi che la terra avrebbe tremato fino a Pasqua, ed ebbi ragione: lo capii proprio leggendo gli appunti del grande sismologo contenuti in quel libro.
L'EVENTO DEL 6 APRILE NON ERA FORSE COSÌ INASPETTATO?
Il 30 aprile c'era la gente per le strade per una ennesima scossa che aveva anche fatto qualche danno
L'evento del 1703 si è originato un po' a distanza da quest'area, verso il reatino. Ci sono evidenze di alcuni eventi significativi qualche mese e qualche giorno prima di quella scossa. Anche se qualche sospetto c'è, nulla fa pensare a uno sciame come quello del 2009 . Non c'è quindi una somiglianza precisa con quanto successo quest'anno, ma è chiaro come prima del sisma ci sia stata una certa attività. Mi chiedo inoltre se nel 1707 si sia trattato di un unico terremoto o di una serie di scosse innescate da quella principale, avvenute lo stesso giorno o nei giorni successivi riportate poi male dalle fonti,. Comunque ricordo che all'epoca la sismicità strumentale non era osservabile e/o che si possa aver perso il ricordo di eventuali piccole scosse.
Per quanto riguarda la “misteriosa” sequenza del 1731, è probabile che la scossa principale del 20 settembre (o del 15 ottobre?) sia stata preceduta da uno sciame, altrimenti secondo me Mercalli avrebbe parlato di un forte terremoto seguito da molte repliche. E' quasi sicuro invece che il terremoto di Avezzano del 1915 sia giunto improvviso.
Insomma, in altri casi avvenuti in zona un evento forte è stato preceduto da qualcosa. Anzi, Mario Baratta, un altro importante sismologo, afferma nel suo “I terremoti d’Italia” (del 1901!) che degno di essere ricordato sì è che i grandi parossismi aquilani successi nel 1315, 1461, 1498, 1646, 1786, 1791, 1809, 1848, 1849, 1887 si sono presentati tutti sotto forma di periodi sismici più o meno lunghi con un rilevantissimo numero di scosse". Capito? Questo da solo non può dire molto, perchè a prima vista potrebbe benissimo essere che la sequenza sia stata innescata da una scossa principale iniziale e non esserci una fenomenologia come nel 2009. Però la storia del 1703 potrebbe indicare qualcosa di più simile.
(Fra parentesi pure Baratta non parla dello sciame mercalliano del 1731, nè dell'evento del 1456).
Già l'analisi storica della sismicità avrebbe potuto destare una certa attenzione. Ma aggiungiamo altre due cose:
1. già negli anni 80 la Marsica e le aree adiacenti erano in Italia nel ristretto cerchio delle zone a più alto rischio, assieme a Forlivese, Monti Iblei, Capo d'Orlando e due aree in Calabria: sono le aree in cui siamo vicini al limite massimo della ripetizione di un evento particolarmente forte
2. (e questa è bella!) a metà di aprile, in un convegno a Napoli sulla previsione dei terremoti è stata mostrata una mappa con la distribuzione della probabilità di un evento di magnitudo superiore a 5,5 tra il 2008 e il 2012. Indovinate quel era la zona con la probabilità maggiore? Risposta: l'Abruzzo, dove le possibilità stimate erano del 30%! Mi domando se quella carta era nelle mani di Boschi 15 giorni prima e la risposta più logica mi pare quella affermativa.
LA RIUNIONE DELLA PROTEZIONE CIVILE ALL'AQUILA DELLA FINE DI MARZO

Boschi ignora completamente tutto questo e nella sua relazione punta su altri fatti e cioè:
1. L’area è stata interessata da sequenze sismiche anche recentemente che non hanno portato a nessuna scossa di una certa intensità (nella immagine in verde la sequenza dei primi mesi dell'anno, in giallo quella a Sulmona e in nero gli altri eventi meno recenti della zona)
2. Non ci sono state fino a quel giorno variazioni significative nella profondità degli ipocentri
3. il rilascio di energia è più o meno costante (nonostante che le scosse presentino una distribuzione irregolare nel tempo, ndr).
4. Le Magnitudo massime si concentrano nella parte meridionale della sequenza
5. l'ultimo evento di una certa importanza è stato uno di M=4 nel 1985
In ogni caso Boschi ha affermato una cosa che forse non è stata capita:
non ha detto che era impossibile che si verificasse una scossa, ma che con la sequenza in atto
non c'era un aumento della probabilità che avvenisse nella zona una scossa. Cioè che, sciame sismico nza in atto o no, le probabilità che avvenisse una scossa continuavano ad esserci, ma indipendentemente dalla presenza dello sciame (e probabilmente sapeva che erano elevate...).
In effetti, non considerando la bibliografia (e la mappa di cui sopra), i segnali erano tutto sommato tranquillizzanti. Personalmente, prima di approfondire la questione, pensavo anche io la stessa cosa. Mi chiedo – sempre e ovviamente con il senno di poi – se questa sottovalutazione è dovuta alla Scienza, alla Politica o a un mix delle due.
CONCLUSIONI
So benissimo – e lo preciso ancora una volta – di parlare con il senno di poi e con questo non dico che era possibile prevedere il terremoto nel significato letterale della parola, e cioè dichiarare giorno, ora, epicentro, profondità e intensità della scossa.
Non ho la minima idea di quale potrebbe essere stata la gestione degli eventi, in caso di un riconoscimento dei rischi. Però i dati avrebbero dovuto consigliare quantomeno una certa prudenza, uno studio, almeno preliminare, dello stato dei palazzi pubblici e – forse – sgomberare le situazioni più a rischio?
Ma avremmo avuto forse a che fare con il panico della popolazione? Forse era questa la peggiore delle preoccupazioni?
Io non lo so davvero come sarebbe andata.