lunedì 30 aprile 2018

Lettera a Massimo Valle: a osservazioni scientifiche sono seguite solo offese personali



Questo post è parecchio diverso dagli altri. Francamente, avrei altro da fare. E come me avrebbero avuto da fare altro anche gli altri firmatari di questa lettera. Ma il signor Massimo Valle a questo punto ci ha definitivamente scassato tutto quello che poteva scassarci, anche se quattro risate su questa cosa ce le abbiamo fatte, lo stesso. Dopo che i miei validi collaboratori hanno scovato l'intervista piena di inesattezze nel dopo-Amatrice a Massimo Valle, inesattezze che abbiamo evidenziato, questa persona ha iniziato a metterla sul personale, senza mai rispondere dal lato scientifico, non solo in quella occasione, ma anche tutte le altre volte che abbiamo "pizzicato"  suoi commenti non proprio corretti che ovviamente evitavano accuratamente l'aspetto scientifico. Fino a ieri abbiamo lasciato perdere perché non ci pareva il caso. Ieri però Valle ci è andato giù piuttosto duro impossessandosi di una nostra fotografia e apostrofandoci in modo volgare citando pure le nostre madri. Insomma, abbiamo sempre, in questi ultimi mesi, evitato di rispondere a tutti gli attacchi che questo signore ci ha rivolto sul piano personale (e mai, badate bene, neanche una volta, su quello scientifico), limitandoci alle sue affermazioni in campo scientifico; ma quando è troppo, è troppo, e a questo punto ci siamo sentiti in dovere di rispondere. Ovviamente senza metterla sul personale.

Screen dal profilo personale di Valle
che non lascia certo adito a diverse interpretazioni


Ed ecco che gli "imbecilli" si sono arrabbiati. Cominciamo illustrando il personaggio. Chi è dunque Massimo Valle? Si tratta del presidente di “Terry1 Italia” (non chiedetemi cosa sia, se una Onlus o semplicemente un gruppo “feisbuc”), entità che gestisce, non si capisce bene a che titolo, un sismografo a Roccaraso. 

Ma qual’è il problema? Figuriamoci se noi siamo contrari a che ci siano sempre più sismografi (o accelerometri) in Italia, specialmente se ben costruiti (e questo ci risulta che lo sia). Quindi da questo punto di vista si tratta di una operazione meritoria, anche se ci lascia “un po' perplessi” l’idea che si tratti di una operazione a scopo di prevenzione. Facciamo comunque presente che, in genere, Valle non si è lasciato andare a "previsioni". Insomma, se da un lato fa cose lodevoli (installazione di una strumentazione, evita, ma non sempre, in genere di fare previsioni), il problema è che siamo davanti a una persona che pontifica di terremoti senza averne le competenze, come è stato dimostrato in una intervista ad una televisione abruzzese subito dopo l’evento di Amatrice. In questo post abbiamo preso quanto detto dal Nostro e fatto notare i suoi errori, chiedendoci anche come sia possibile in un’area geologicamente ben studiata e dove insistono diverse università in cui lavorano geologi conosciuti in tutto il mondo, intervistare su un grave terremoto appena avvenuto un personaggio senza studi specifici alle spalle e dalle conoscenze geologiche risibili, solo perché è “presidente” di un qualcosa non ben specificato che parla di terremoti. 
noi saremmo invidiosi di lui...
Ho usato intenzionalmente il verbo al plurale – “abbiamo” – perché quel post fu scritto a più mani: sono cose che posso pubblicare proprio grazie a questi “ragazzi” che, avendo subìto gli eventi sismici degli ultimi 10 anni, si sono rotti le scatole di profeti e esperti improvvisati (contraddizione in termini apparente; in questo caso "improvvisati” vuole dire “senza studi specifici in materia”) e per questo monitorano il web alla ricerca di errori e balle varie sull’argomento. E, badate bene, non è questione di “puzza sotto il naso” da parte di chi ha studiato Scienze della Terra e dei suoi accoliti, ma, semplicemente, amore per il rigore scientifico e per una informazione corretta, cose che non trasparivano di certo in quella intervista. Per la cronaca abbiamo due pagine Facebook su cui ci potete seguire: “Giuliano Giampaoli”, simpatica creatura dal tono goliardico come dimostra il nome e un “gruppo serio” e cioè “Terremoti: timori, leggende e verità”.
Ebbene, Valle quel post di Scienzeedintorni sulla sua intervista non l’ha preso “benissimo”, tutt’altro…: da quel giorno ha cominciato a prendersela genericamente con i detrattori della sua attività (anzi, della sua persona). Ovviamente da novembre il gruppo Facebook Terry1 Italia è diventato segretissimo e io sono stato bannato dal suo profilo personale facebook, mentre a me non interessa se lui possa tranquillamente vedere il mio, che è visibile a chiunque, tranne a chi, come lui, mi ha bannato; personalmente non banno nessuno per principio: è successo solo in due casi e solo dopo ripetuti avvertimenti, semplicemente perché queste due persone mi hanno infastidito postando di continuo sulla mia pagina e facendomi perdere un mucchio di tempo. Noto che invece sono stato bannato da persone a cui ho fatto notare, argomentando in modo educato, che su alcuni argomenti scientifici la pensavano male. La cosa è normale: spesso chi “non sa” ricorre al ban nei confronti di chi sa perché non sa come rispondere…

Intervento di Valle dopo gli
eventi di Mastrogirardi,
da noi contestato
Tornando a Valle, ha proseguito imperterrito a dire cose senza senso, di cui abbiamo una vasta collezione. Per esempio a dicembre scorso, all’indomani di una sequenza sismica a Vastogirardi (nel Molise), si esibì in una serie di affermazioni discutibili ripetute successivamente in un gruppo facebook avente come obbiettivo la sicurezza di alcuni edifici pubblici (seminando anche il panico, lo screen qui accanto dimostra il perchè). Dopo qualche intervento nostro gli amministratori di quel gruppo si resero conto che quanto diceva non rispondeva a rigorosi criteri scientifici, e se non ricordo male fu espulso.
Dopo questa seconda vicenda Valle è diventato più nervoso di un coccodrillo in una fabbrica di borse e con un ulteriore giro di vite il suo profilo personale e il gruppo Facebook “Terry 1 Italia” (dove Terry sta per terremoto… lasciamo perdere), sono diventati più chiusi di un carcere di massima sicurezza, proseguendo a prendersela spesso, appunto, con i cattivoni che lo osteggiano (siamo informatissimi su questo, nonostante i suoi sforzi di non farcelo sapere.…) e incorrendo spesso in infortuni geologici. Annoto che negli ultimi giorni ha persino criticato quello che dice Carlo Doglioni, dimostrando che non ha neanche capito cosa il Presidente di INGV e la comunità geologica tutta intendano con il termine di “faglia nuova”.

noi saremmo "gentaglia" che fa "chiacchere da salotto"
al solo scopo di screditarlo
Oggi Valle ha passato il segno. Come da screen pubblicato all'inizio del post il soggetto ha pubblicato sul proprio profilo la foto di quando mi sono visto a Perugia con alcuni dei miei collaboratori (Tommaso Della Dora, Massimiliano Fiorito, Marco Mezzanotte, Marco Traini) e con il buon Michele Cavallucci, altra spina nel fianco per i fuffari della sismologia e che evidentemente non sta un gran chè simpatico pure lui al soggetto in questione. Il commento non lascia dubbi sul tono e sulle sue intenzioni offensive. Ovviamente non ci pare il caso di denunciare alla magistratura un simile comportamento, preferiamo farci due risate sopra (mentre lui è serissimo e probabilmente ci odia davvero…); ma nonostante, appunto, un certo spirito goliardico con cui stiamo affrontando la faccenda una letterina seria… sì…  quella l’abbiamo scritta davvero, anche perché troviamo fuori luogo giudizi del genere. Ed eccola qui (sappiamo benissimo che qualcuno gliela fornirà, come si è già reso conto benissimo che lo screen che metto qui sotto lo abbiamo visto praticamente subito, nonostante le sue preoccupazioni e la sua mania di segretezza..)


Gentilissimo Signor Massimo Valle,


capiamo di non esserLe troppo simpatici dopo che abbiamo pubblicato a novembre quel post su Scienzeedintorni a proposito della sua intervista televisiva dopo il terremoto di Amatrice, nella quale ha detto un mucchio di inesattezze. Ricordiamo che dopo la pubblicazione di questo post Lei si è molto innervosito, limitandosi però ad imprecazioni e maledizioni varie nei nostri confronti, senza entrare nel merito di quello che abbiamo scritto. Ricordiamo anche come prima di Natale Lei sia tornato a prendersela con “un gruppetto di gentaglia che nella loro vita non sanno fare altro che criticare tutto e tutti”, dopo le critiche che Le abbiamo rivolto in altra sede a causa di altre sue affermazioni scientificamente parecchio discutibili.

In questa occasione non si
capisce bene quale sia per lui
il nesso fra terremoti e frane
Sappiamo benissimo di essere noi quella "gentaglia" a cui si riferisce... però noi su questa cosa ci ridiamo un pò sopra, mentre dal giorno del post in cui facevamo notare le imprecisioni nella sua intervista del 25 agosto 2016 Lei, appunto, sta dimostrando parecchio nervosismo… E arriva a sostenere di sentirsi “screditato da chiacchiere da salotto”. Ultimamente è riuscito a procurarsi una fotografia che ritrae alcuni di noi, piacevolmente riuniti a tavola insieme ad un altro nostro grande amico come Michele Cavallucci,  definendoci “imbecilli” nel post del suo profilo Facebook, che appunto può vedere all'inizio del post. La cosa non ci ha fatto piacere (strano, eh...). Anche perché in tutti questi mesi noi non siamo mai scaduti nel personale, limitandoci esclusivamente alle questioni scientifiche. Al contrario di come si è comportato e si sta comportando Lei nei nostri confronti.


No, caro Valle… non si fa così… e le facciamo notare quanto segue:




1. siamo un gruppo di persone che ci tengono all’informazione scientifica corretta. E che parlano o scrivono seguendo quella che è la letteratura scientifica in materia di Scienze della Terra. Qualcuno per competenza in quanto laureato in materia, altri perchè semplicemente interessati, anche a causa degli eventi sismici degli ultimi anni, e non sopportano di sentire cose sbagliate dette da persone senza specifica competenza, che spesso sono fuorvianti

2. siamo contentissimi che ci siano tante persone appassionate dell’argomento (e, nello specifico, di terremoti)
3. però nella Scienza uno ha credito o no a seconda di quello che dice. Ed è difficile dare credito, conoscendo la materia, a quanto ha sostenuto nella trasmissione televisiva di cui sopra... Il problema è che si è spacciato da esperto, dicendo cose inesatte e/o fuorvianti per il pubblico generale che di questioni geologiche non è particolarmente informato, che dopo averLa sentita si è convinto di cose assurde. E noi lo abbiamo semplicemente fatto notare
4. da quel giorno di novembre l’abbiamo spesso attaccato. Ma sempre dal lato scientifico. Non siamo mai scaduti in offeso sul piano personale come invece ha fatto Lei, sia pure nel segreto del suo gruppo, di continuo e anche ieri
5. sul termine “imbecilli” e relativo coinvolgimento delle nostre mamme, prima Le facciamo notare che queste signore non sono state in stato interessante continuo e che, secondo noi, queste donne possano ritenersi mediamente soddisfatte della loro prole; in seconda battuta puntualizziamo come Lei possa definirci “antipatici” o “brutti” (questione di gusti… a non tutti possiamo stare simpatici né sembrare belli…); ma per darci di imbecilli deve dimostrare che noi lo siamo. Con i fatti e cioè dimostrando che Lei ha ragione in quello che sostiene e noi torto a smentirLa o correggerLa
6. le critiche non le abbiamo fatte in un salotto, ma su internet, aperte a tutti (Lei compreso) 
Richter e Mercalli - copertina del nostro gruppo
"Terremoti: leggende, timori e verità"
7. Al contrario, gli unici segnali di attività arrivati da Lei sono stati l’essersi chiuso a riccio nel suo gruppo Facebook,  blindandolo e continuando a segnalarci come i cattivoni che ce l’hanno con la Sua Persona per oscuri motivi. Eppure come "presidente di Terry-1 italia" (a proposito.. cos’è? Una associazione riconosciuta, una ONLUS o cosa?) sbagliamo o a Roccaraso ha preso anche fondi pubblici per installare l’accelerometro (cosa di suo lodevole… anche se sarebbe il caso che la gestione dei dati venga data in mano a qualcuno che la geofisica l’abbia studiata all’università e non su internet…)?
8. Se a Lei girano le scatole per le critiche che ha ricevuto da noi, avrebbe solo una cosa da fare … e cioè rispondere nel merito, dimostrandoci scientificamente che noi abbiamo sbagliato e che chi ha ragione è Lei
9. Invece per adesso Lei continua solo a bannare gente dal suo gruppo per paura di cosa non si sa… (forse ha paura delle critiche e di dimostrare scarse conoscenze nella materia?)


Per cui ci domandiamo appunto perché non risponde alle nostre critiche nel merito, e cioè perché dal punto di vista scientifico lei avrebbe ragione e noi torto...  

A questo punto Le facciamo tre proposte:


1. Vede, in molti hanno chiesto ad alcuni di noi, specialmente i geologi, di entrare in gruppi che parlano di terremoti, considerandoci persone che possono dare un contributo positivo nelle discussioni. Potrebbe dunque iniziare a levare il ban dal suo profilo nei nostri confronti e addirittura invitarci a partecipare al suo meraviglioso gruppo Terry. Naturalmente lasciandoci la libertà di critica



2. Perché non si iscrive al gruppo Facebook “terremoti: leggende, timori e verità” che è una nostra emanazione?



3. da ultimo Le proponiamo un incontro, ovviamente pubblico, in un luogo scelto da lei, in cui risponda alle critiche SCIENTIFICHE che Le abbiamo mosso, appunto dimostrando, dati alla mano, che quello che sosteniamo su quanto abbia detto Lei sia sbagliato 



La salutiamo attendendo una risposta, che può comunicarci direttamente sul gruppo Facebook di cui sopra, premettendo che per essere iscritto dovrà sbloccare dal suo profilo personale il ban almeno per gli amministratori del gruppo (Aldo Piombino, Massimiliano Fiorito e Tommaso Della Dora) e – per reciprocità -  dovrà inserire gli stessi nel gruppo Terry 1 Italia, sopportandone le eventuali critiche e rispondendo in merito.



Firmato: 



Aldo Piombino, Massimiliano Fiorito, Tommaso della Dora, Michele Cavallucci, Martina Zucchi, Natalia De Luca, Anna Ziri, Elisa Tamanti, Luana Bortone, Marco Mezzanotte, Marco Traini, Monica Capuano, Marco Cerutti



PS: A proposito della stazione sismometrica di Roccaraso, ci chiediamo se, come promesso da mesi, il tutto è online e collegato alla Protezione Civile

lunedì 23 aprile 2018

L'origine e la ritardata, ma rapida, espansione ed affermazione dei dinosauri


L’origine dei dinosauri non è molto conosciuta, al contrario della loro estinzione, che invece è un argomento che appassiona parecchio (non per nulla ci ho scritto anche io un libro...), probabilmente perché i disastri fanno più notizia di qualsiasi altra notizia. È comparso in questi giorni su una delle riviste del gruppo di Nature un interessante articolo (ampiamente pubblicizzato sulla stampa italiana, per fortuna), in cui scienziati italiani fanno il punto sulla origine dei dinosauri grazie alle ricerche sulle Dolomiti (Bernardi et al, 2018). Insomma, i dinosauri dopo aver vivacchiato tra America meridionale ed Africa australe, all'epoca unite, si sono esibiti in una veloce e completa espansione in tutta la Pangea a causa di una forte perturbazione climatica, come al solito dovuta ad una Large Igneous Province. Quindi, se a una LIP, i basalti del Deccan, si deve la loro estinzione e ad una LIP precedente (i basalti della provincia dell'Atlantico Centrale) si deve la loro definitiva affermazione, una terza LIP, la Wrangellia, è all'origine della loro iniziale diffusione.


Per iniziare questa trattazione mi pare importante riassumere alcune cose:



 rapporti fra i principali gruppi di arcosauri da Brusatte et al (2010).
Questo schema è riferito esclusivamente al Triassico, per cui

gli uccelli sono all’interno dei dinosauri saurischi 
1. I PRINCIPALI GRUPPI DI RETTILI. I rettili attuali si dividono in Lepidosauri (lucertole, varani, serpenti) e Arcosauri (coccodrilli e uccelli). Questi due gruppi, insieme ad altri rettili che non hanno lasciato discendenti, sono già presenti nel Permiano superiore, quindi prima della “madre di tutte le estinzioni”, quella al passaggio fra Permiano e Triassico (Etzcurra et al 2014). Gli Arcosauri odierni comprendono attualmente solo coccodrilli e uccelli, ma nel Mesozoico (e specialmente nel Triassico) formavano un gruppo caratterizzato da una enorme biodiversità: essendo arcosauri gli uccelli, lo erano ovviamente anche i dinosauri (da cui discendono), poi c’erano i rettili volanti e, nel Triassico, una vastissima serie di arcosauri terrestri. Ci sono poi i rettili marini: a parte i mosasauri, affini a serpenti e varani, gli altri hanno una collocazione più incerta (ne ho parlato qui in generale e qui a proposito delle tartarughe).
I rapporti fra i vari gruppi di arcosauri sono ancora molto dubbi, perché si sono diversificati in modo estremamente rapido sfruttando il vuoto della biosfera seguito alla madre di tutte le estinzioni, quella al passaggio  Permiano – Triassico. Se dovessi essere costretto a descrivere un quadro, trovo più probabile che anche i rettili marini mesozoici (plesiosauri, pliosauri e ittiosauri) e le tartarughe abbiano un antenato comune con gli arcosauri, da cui si sono separati nel primissimo Triassico, e non con i lepidosauri (ne ho parlato qui). Rimanendo agli arcosauri “dichiarati”, cioè quelli terrestri, la divisione principale è fra Crurotarsi (fra i quali i coccodrilli) e gli “Avemetatarsalia” che comprendono, oltre ad altre forme triassiche, dinosauri e rettili volanti. Attenzione che i crurotarsi sono arcosauri più parenti dei coccodrilli che degli uccelli, ma non è detto che abbiano una forma simile a quella dei coccodrilli: questo vale per i fitosauri, ma altri erano agili animali terrestri, anche corridori, dalle zampe lunghe, e quindi più simili come forma ai dinosauri. Alcuni erano addirittura bipedi. Qui ho spiegato perché negli arcosauri il bipedismo è molto diffuso.

2. I PRIMI DINOSAURI. Non c’è nessun dubbio che i dinosauri si siano originati nel Gondwana, il continente meridionale, nel Triassico inferiore, perché le loro prime tracce  si trovano in America meridionale e Africa australe, all’epoca unite. Sul quando, ci son state recentemente delle modifiche: fino a qualche anno fa non si conoscevano fossili più antichi del Carnico, ma in seguito, tra nuovi ritrovamenti e revisioni dell’età di alcuni reperti, è stato stabilito che i primi veri dinosauri sono vissuti almeno nell’Anisico, almeno 245 milioni di anni fa (Nesbit et al 2012). Quindi la loro comparsa è di pochi milioni di anni successiva all’estinzione di fine Permiano (250 MA circa), quella che ha consentito agli arcosauri di diventare i dominatori della Terra per i 185 milioni di anni dell’Era Mesozoica. Di fatto la cronologia geologica si basa sui fossili e quella dell’inizio del Triassico è molto fitta, a dimostrazione dei rapidissimi cambi faunistici di quella difficile fase.

3. PALEOGEOGRAFIA TRIASSICA. Questo è un punto fondamentale: all’epoca quasi tutte le masse continentali erano unite nella Pangea, caratterizzata dalla presenza di giovani catene montuose importanti all’interno del continente, nate dal recente scontro fra Gondwana ed Euramerica (la catena Varisica tra California e Europa orientale) e fra Euromerica e Siberia (gli Urali). L'area delle attuali Dolomiti e delle aree limitrofe era una piattaforma continentale in cui si trovano sedimenti marini, depositi continentali, che a causa dei continui cambiamenti nella topografia troviamo alternati fra di loro. Ci sono poi anche delle rocce vulcaniche.



Le tempistica riassunte da Zhang et al (2015)
In rosso il limite accettato attualmente
4. LA TEMPISTICA. Dal punto di vista relativo le ricerche a questo punto lasciano pochi dubbi: dopo aver “vivacchiato” per circa 20 milioni di anni nel Gondwana meridionale, i dinosauri si diversificano in modo massiccio e improvviso in tutta la Pangea nel Carnico superiore, a seguito dell’Evento Pluviale Carnico (in sigla, CPE). Se però anziché in scala relativa, parliamo di milioni di anni, la faccenda si complica un po' perchè sia la durata del Carnico che l’esatto valore del passaggio Carnico – Norico sono un po' incerte a causa della scarsezza delle datazioni radiometriche: ancora nel 2015 c’erano due opzioni, 221 o 228 milioni di anni fa (Zhang et al 2015); oggi la carta cronostratigrafica internazionale lo pone a 227 Ma (evito per brevità e per evitare di annoiarvi la lunga e complessa storia della definizione di questo limite). Ne consegue che c’è un po' di confusione al riguardo e quindi le datazioni assolute riportate nella bibliografia vanno prese con le molle.


5. LE LARGE IGNEOUS PROVINCES: enormi, inimmaginabili per noi, espandimenti basaltici in cui in un tempo ristretto si mettono in posto centinaia di migliaia, se non milioni, di km cubi di magmi. Per chi volesse saperne di più, ho parlato spesso delle Large Igneous Provinces e del loro rapporto con le estinzioni di massa, per esempio qui.

6. L’EVENTO PLUVIALE CARNICO (CPE). Molto tempo fa in Germania fu notato nei sedimenti continentali un intervallo molto più umido avvenuto circa a metà del Carnico, caratterizzato generalmente come tutto il Triassico da un clima arido; questo intervallo coincide con il passaggio fra Giuliano e Tuvaliano, i due sottostadi in cui si divide il Carnico (al solito, un cambio nella scala cronostratigrafica indica differenze faunistiche fra prima e dopo); l'evento in seguito è stato riconosciuto prima a scala europea, e poi a scala mondiale. Si tratta di un disturbo a livello globale in cui il clima è stato destabilizzato da una serie di fenomeni come riscaldamento globale, generale aumento delle precipitazioni e acidificazione degli oceani. In particolare nei sedimenti europei si vede come l’intensificarsi delle piogge abbia provocato un aumento delle portate dei fiumi e dell’erosione delle montagne dell’orogenesi varisica (ercinica), per cui nei mari a bassa profondità che ricoprivano parte dell’Europa intorno, il CPE ha avuto come conseguenza la sostituzione della sedimentazione carbonatica con fanghi ricchi in materia organica prima e con sedimenti derivati dall’erosione dei vari massicci presenti all’epoca poi (Mueller et al, 2016). Ci sono anche alcuni episodi di anossia nei mari testimoniati dalla presenza di sedimenti scuri perché ricchi in materia organica. Ache i pollini testimoniano l’aumento della presenza di piante più adatte a vivere in un clima più umido (Roghi, 2004)

Questo evento, anche se poco conosciuto, è stato molto importante per la storia della vita, perché oltre a sancire l’affermazione dei dinosauri in tutta la Pangea, coincide pure con la prima diffusione delle conifere moderne e della comparsa del nannoplancton calcareo. Durante il Triassico ci sono altre due fasi in cui il clima diventa più umido: l’intervallo del Pelsoniano nell’Anisico medio e al passaggio Ladinico – Carnico. Il fatto che tutti e 3 questi intervalli corrispondano a limiti più o meno importanti nella cronologia geologica dimostrano che questi cambiamenti climatici si siano ripercossi nell’assemblaggio faunistico.


Il ricambio faunistico visto con le
impronte fossili delle Dolomiti
(Bernardi et al, 2018)
LE TRACCE FOSSILI DELLE DOLOMITI. E veniamo ora all’articolo di cui ha parlato la stampa italiana. L’ambiente al tempo in cui si sono formati i sedimenti delle Dolomiti nel Carnico era caratterizzata da ampie aree emerse a bassa quota, dopo una fase precedente in cui c’erano condizioni più francamente marine; anche la composizione dei sedimenti è cambiata e dove una concomitanza di circostanze favorevoli ha permesso la conservazione sul fango che si seccava delle impronte fossili di tetrapodi (e in particolare di  Arcosauri) di cui i sedimenti delle Alpi meridionali italiane sono molto ricchi tra il Carbonifero superiore fino al Giurassico inferiore, quindi per tutto il Permiano e il Triassico, con l’eccezione di alcune brevi fasi in cui il livello marino era sceso di parecchio e quindi prevaleva l’erosione anziché la sedimentazione. Bernardi et al (2018) fanno vedere chiaramente che fino a metà del Carnico nei sedimenti erano presenti soltanto impronte appartenenti ai Crurotarsi (quindi gli Arcosauri del lato coccodrilliano, anche se, come ho detto poco sopra, molti esternamente sembravano più dinosauri che coccodrilli); nei sedimenti riferibili all’evento pluviale carnico compaiono le prime impronte di dinosauri e tornano anche quelle dei loro più stretti parenti, i dinosauromorfi; in questa fase erano anciora presenti abbondanti orme di Crurotarsi; passato il CPE quelle dei dinosauri diventano invece assolutamente dominanti. Il tutto accade in un intervallo relativamente breve di meno di 4 milioni di anni.  Questo quadro sembra essere abbastanza definitivo, perché nessuna impronta riferibile ai dinosauri è stata trovata nei sedimenti precedenti all’evento pluviale carnico, mentre pochissime impronte riferibili a crurotarsi sono state ritrovate nei sedimenti successivi all’evento.
Le Dolomiti sono il luogo dove le serie sedimentarie dell’epoca si sono conservate meglio, ma a questo punto è probabile che anche nel resto della Pangea la sostituzione di una fauna dominata dai Crurotarsi ad un nuovo assemblaggio faunistico dominato dai dinosauri, velocemente diversificatisi, sia avvenuta in sincronia con l’evento pluviale carnico.

Una carta di Wrangellia tratta da Greene et al (2010)
Si nota la vastità dei resti di questo plateau oceanico
che poi è entrato a far parte dell'america Settentrionale
I MOTIVI DELL’EVENTO PLUVIALE CARSICO: UNA LARGE IGNEOUS PROVINCE, LA WRANGELLIA. Qualche anno fa un ricercatore italiano ha pubblicato come primo firmatario una ricerca secondo la quale il CPE è associato ad una perturbazione del ciclo del carbonio, simile a quelle che ci sono state in concomitanza della messa in posto delle Large Igneous Provinces e che corrispondono a episodi di estinzione di massa (Dal Corso et al, 2012). La domanda è quale possa essere la LIP che ha provocato questo sconquasso e questa fu indicata nella Wrangellia.
La costa nordoccidentale dell’America settentrionale è composta da una serie di terranes. Possiamo definire un terrane come un frammento di crosta che oggi fa parte di una placca diversa da quella in cui si è formato, ma che conserva la sua identità di blocco con una storia chiaramente molto diversa da quella del resto della placca a cui è annesso oggi. Fra questi terranes c’è Wrangellia, così denominata negli anni ‘70 perché una sua serie – tipo si trova sui monti Wrangell in Alaska. Nel Triassico si trovava nel paleo Pacifico, poco a largo delle coste occidentali del Nordamerica, ad una latitudine molto più bassa di quella attuale del continente, il quale dall’epoca si è mosso parecchio verso nord (era più o meno alla latidudine dove ora c’è l’America centrale). Wrangellia era ritenuta un semplice arco vulcanico posto in m ezzo all'oceano (sul tipo delle attuali Marianne) che poi si è unito al Nordamerica. In seguito si è capito che sopra le serie di arco magmatico la cui attività si era esaurita nel tardo paleozoico, si è formato un immenso  plateau oceanico (sul tipo delle attuali Kerguelen), una vera Large Igneous Province oceanica (Richards et al, 1991) e il suo acme di attività è durato circa 2 milioni di anni, in un periodo posto fra 230 e 225 milioni di anni fa (Greene et al, 2010), durante i quali è stato messo in posto almeno un milione di km cubi di basalti (non è chiaro se e quanta parte di questo plateau manchi perché stata trasportata in subduzione sotto il continente insieme al resto della crosta oceanica di cui faceva parte). Oggi questa LIP affiora per  2300 km tra l'Alaska e l'isola di Vancouver; la serie arriva ad uno spessore di 6 km. L’attività è stata così intensa che se la maggior parte delle lave si sono messe in posto sul fondo marino, in molti casi il plateau è addirittura emerso (come del resto, appunto, le attuali Kerguelen).


La cosa un po' strana è che le ripercussioni climatiche di questa LIP sono un po' diverse da quelle di altri episodi importanti del genere che hanno determinato problemi globali ed episodi di estinzione di massa, come i basalti della Siberia, dell’Atlantico Centrale e del Deccan (tanto per dire i più noti, associati alle estinzioni di massa di fine Permiano, fine Triassico e fine Cretaceo). Una prima differenza è che in questo si tratta di una LIP in buona parte marina e in genere questi episodi hanno coinvolto più la biosfera marina che quella continentale, come è successo per esempio nell’Aptiano, durante la formazione di plateau come il già citato Kerguelen e l’enorme Ontong Java – Manihiki – Hikurangi. Dal Corso et al (2015) propongono quindi un quadro un po' diverso da quello di una LIP tradizionale: il riscaldamento globale dovuto alle emissioni di CO2 di Wrangellia ha provocato un forte incremento della circolazione monsonica nella Pangea, pesantemente influenzato dalla presenza delle giovani ed alte catene montuose intracontinentali. Pertanto l’associato aumento delle piogge ha drasticamente cambiato non solo l’ambiente continentale, ma anche quello marino, incidendo in maniera notevole sulla biosfera: le modifiche della vegetazione hanno messo in grossa difficoltà gli erbivori crurotarsi (ma anche, evidentemente, i loro predatori), mentre in mare i cambiamenti nella sedimentazione dovuti al maggiore tasso di erosione e al relativo aumento dell’apporto di sedimenti da parte dei fiumi hanno messo in crisi gli animali  abituati alle limpide acque delle piattaforme carbonatiche. Ne è seguita una discreta modificazione della biosfera, grazie alla quale si sono affermati i coccolitofori (alghe unicellulari capaci di sintetizzare carbonato di calcio, con cui si rivestono), le conifere e, appunto, i dinosauri. 


BIBLIOGRAFIA CITATA

Bernardi et al (2018) Dinosaur diversification linked with the Carnian Pluvial Episode Scientific Reports DOI: 10.1038/s41467-018-03996-1

Brusatte et al 2010 The origin and early radiation of dinosaurs Earth-Science Reviews 101, 68-100

Dal Corso et al (2012) Discovery of a major negative δ13C spike in the Carnian (Late Triassic) linked to the eruption of Wrangellia flood basalts Geology 40,79-82

Ezcurra et al 2014  The Origin and Early Evolution of Sauria: Reassessing the Permian Saurian Fossil Record and the Timing of the Crocodile-Lizard Divergence. PLoS ONE 9(2): e89165. doi:10.1371/journal.pone.0089165

Greene et al (2010) The architecture of oceanic plateaus revealed by the volcanic stratigraphy of the accreted Wrangellia oceanic plateau Geosphere 6, 47–73

Mueller et al (2016) Climate variability during the Carnian Pluvial Phase — A quantitative palynological study of the Carnian sedimentary succession at Lunz am See, Northern Calcareous Alps, Austria Palaeogeography, Palaeoclimatology, Palaeoecology 441, 198–211S

Nesbitt et al (2012) The oldest dinosaur? A Middle Triassic dinosauriform from Tanzania Biol Lett 9: 20120949. http://dx.doi.org/10.1098/rsbl.2012.0949

Richards et al (1991), A mantle plume initiation model for the Wrangellia flood basalt and other oceanic plateaus: Science, v. 254, p. 263–267,

Roghi (2004). Palynological investigations in the Carnian of Cave del Predil area (once Raibl, Julian Alps). Rev. Palaeobot. Palynol. 132, 1–35.

Zhang et al (2015) Cycle-calibrated magnetostratigraphy of middle Carnian from South China: Implications for Late Triassic time scale and termination of the Yangtze Platform Palaeogeography, Palaeoclimatology, Palaeoecology 436, 135-166

giovedì 12 aprile 2018

Il monitoraggio satellitare InSAR del territorio regionale toscano


È stato presentato lunedì 9 aprile a Firenze il sistema di monitoraggio satellitare del territorio regionale toscano tramite interferometria radar da satellite (InSAR – Interferometric Sinthetic Aperture Radar), frutto di una collaborazione fra Regione Toscana, Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Firenze, LAMMA e Protezione Civile regionale. La Toscana è la prima regione italiana a dotarsi di un sistema del genere, consistente nella sorveglianza dei movimenti di circa 2 milioni di “permanent scatters” (riflettori permanenti), per lo più punti di origine antropica (edifici o strade), distribuiti in tutto il territorio regionale. L’obiettivo generale delle attività è l’aggiornamento dinamico del quadro conoscitivo sul rischio idrogeologico, grazie all’analisi della posizione di questi punti ad ogni passaggio del satellite, individuando eventuali comportamenti anomali di uno o più di questi e determinare se sia il caso o no di approfondire la situazione. È quindi possibile sia diramare una previsione precoce di alcuni eventi, come fornire un aggiornamento continuo in caso di dissesti, fornendo indicazioni utili alla gestione dell’emergenza. La Toscana è stata la prima regione italiana a dotarsi di questo strumento, che permette di monitorare l’evoluzione morfologica del territorio, con particolare riferimento a frane ed altri fenomeni di dissesto ad un costo contenuto. Da notare che vengono usati i satelliti europei Sentinel e che il software utilizzato, oggi diffuso in tutto il mondo, è stato ideato e sviluppato interamente in Italia.

PERCHÈ  L’INTERFEROMETRIA RADAR DA SATELLITE? Il radar con apertura sintetica interferometrica (InSAR) consente l'individuazione, la mappatura e l'analisi delle aree interessate da deformazioni indotte da fenomeni di dissesto idrogeologico come frane e subsidenza indotta da pompaggi della risorsa idrica o connessa allo sfruttamento della risorsa geotermica. Questa tecnica oggi è largamente utilizzata in geodesia e telerilevamento, perchè è lo strumento più all’avanguardia per la misura degli spostamenti superficiali, in quanto presenta due importanti vantaggi:

  • il primo è che l’interferometria radar satellitare usa di base come bersagli riflettenti del segnale precedentemente emesso dal satellite stesso edifici, manufatti o speroni rocciosi: in questo modo si ottiene un numero importante di misurazioni non invasive e ad alta precisione degli spostamenti del suolo e dei manufatti, senza dover implementare una rete di stazioni apposite come succede invece per i sensori GPS. Ne consegue la possibilità di avere una rete di stazioni di riferimento estremamente densa (in Toscana sono quasi due milioni…), ottenuta ad un costo relativamente basso rispetto ad un monitoraggio a scala regionale fatto con reti geodetiche; 
  • il secondo è che l’uso del radar ha il vantaggio assoluto di non aver bisogno di particolari condizioni di luce e le frequenze a cui lavora sono non vengono disturbate da pioggia, nebbie e nuvole, quindi è indipendente da qualsiasi variabile astronomica e meteorologica

La metodologia consiste nel confronto delle immagini scattate nei passaggi successivi di un satellite (o di una costellazione di satelliti), esaminando se e di quanto uno dei bersagli permanenti si è mosso (o ha cambiato la sua velocità) nel corso dei vari passaggi del satellite sopra di lui, con precisione millimetrica. Questo monitoraggio, dunque, è eccellente per studiare alcuni fenomeni geologici come subsidenza, frane a cinematica lenta, movimenti tettonici e vulcanici, in qualche caso anche a scala del singolo di edificio e a costi piuttosto contenuti. Inoltre i dati possono essere utilizzati per il monitoraggio delle infrastrutture di origine antropica come strutture portuali e tracciati stradali, per valutare la stabilità di infrastrutture quali ponti, cavalcavia e viadotti e per mettere in evidenza e controllare fenomeni di instabilità in aree di cava. 

I primi dati di questo genere da parte dell’ESA sono arrivati nel 1992 e nel 1996 il professor Canuti, all’epoca docente di Geologia applicata a Firenze ne segnalò l’importanza a Franco Barberi, sottosegretario alla Protezione Civile, che ne recepì subito l’utilità. Uno dei primi esempi di applicazione di questa tecnica allo studio del dissesto del territorio da parte dei geologi fiorentini è stato proprio nel 1996 quando a Marano, sull’Appennino bolognese, si mise in moto la stessa frana che si è ripresentata il mese scorso e di cui ho parlato qui.
Nel 2003 ci fu la prima applicazione a scala di bacino, con l’aggiornamento della situazione del dissesto del territorio nel bacino dell’Arno. Seguì l’esperienza di Cavallerizzo di Cerzeto, in Calabria. Da quel momento il Dipartimento di Scienze della Terra di Firenze è centro di competenza della Protezione Civile e ha spesso usato i satelliti InSAR per il monitoraggio delle frane durante e dopo le emergenze.
Perché però questa esperienza si è tradotta solo adesso in questo flusso di dati e perché solo dopo l’esperienza toscana il sistema verrà applicato a tutto il territorio nazionale? Perché solo adesso, con i satelliti della costellazione Sentinel, c’è la disponibilità di dati costante alla giusta definizione e per l’affinamento e il consolidamento della tecnica InSAR. 

I satelliti Sentinel dell’ESA ritornano sulla stessa area ogni 6 giorni circa, ora più, ora meno. Il satellite invia un segnale radar a terra, che viene riflesso appunto dai riflettori permanenti. I segnali radar vengono interpretati grazie ad un software ideato da una azienda italiana, la TreAltamira, uno spin-off del Politecnico di Milano. È stata scelto Sentinel perché ha la giusta risoluzione per operare a scala regionale. Un sistema come l’italiano COSMO-SkyMed, che per esempio è stato impiegato per il monitoraggio del relitto della Costa Concordia, ha una risoluzione più precisa, ma a livello regionale diventerebbe ingestibile, perché invierebbe troppi dati. Pertanto COSMO-SkyMed viene affiancato a Sentinel solo nel caso che necessiti una investigazione più particolareggiata. 
L’archivio attualmente disponibile è formato da 280 acquisizioni in 4 anni, cioè da quando è attivo Sentinel, quindi da prima dell’inizio del progetto specifico, nell’ottobre 2016.


IL PROGETTO TOSCANO. La Toscana è la prima regione a fare una cosa di questo tipo: il monitoraggio con il radar interferometrico satellitare è un “presidio del territorio” capace di vedere i fenomeni prima che diventino disastri, ed è quindi complementare al sistema nazionale di allerta perché indentifica le forzanti che agiscono sul territorio dove c’è il rischio, permettendo di allertare il sistema di Protezione Civile.
I dati ottenuti tramite il monitoraggio InSAR sono piuttosto specialistici e da gestire con la dovuta attenzione. È ovvio che il loro trasferimento deve seguire procedure rigorose. Gli attori principali sono quattro:

  • il LAMMA, che ai più è noto per le previsioni del tempo (sulle quali è apprezzato e utilizzato ben fuori i confini regionali) ma fa tante altre cose, è il primo passaggio: i dati provenienti direttamente da chi elabora il dato vengono immessi nel WebGIS regionale
  • il DIPARTIMENTO DI SCIENZE DELLA TERRA tramite il gruppo di Geologia Applicata interpreta i dati e effettua il monitoraggio in continuo dello scenario deformativo del territorio della Regione Toscana, producendo un report ogni 12 giorni
  • la REGIONE TOSCANA, nel caso, trasmette le informazioni acquisite dal monitoraggio radar satellitare presso gli Enti competenti (comuni, Protezione Civile e Genio Civile)
  • gli ENTI COMPETENTI hanno così un prezioso ausilio per la prevenzione prima e per la sorveglianza poi dei fenomeni che coinvolgono la deformazione del suolo

In caso di una situazione che si può profilare grave è previsto un sopralluogo in tempi rapidi.

L’ATTIVITÀ SPECIFICA DEL DIPARTIMENTO DI SCIENZE DELLA TERRA. Sostanzialmente vengono generati due prodotti: un monitoraggio istantaneo tutte le volte che il satellite che passa e una mappatura della deformazione generale del territorio in un anno.

  • nel monitoraggio in tempo reale (PS MONITORING), i dati vengono analizzati al loro arrivo in funzione della serie temporale di ogni singolo punto e l’allarme per una anomalia scatta quando l’ultimo dato del movimento del punto si discosta dal suo trend generale, quindi quando un punto che è sempre stato fermo mostra un movimento, oppure se un punto in movimento rallenta o incrementa la sua velocità  
  • nella mappatura generale del territorio (PS MAPPING) è invece una analisi della deformazione totale avvenuta nell’arco di un anno e serve, nello specifico del progetto, per aggiornare la mappa dei dissesti

Quando al DST viene identificato un cluster di anomalie, queste vengono analizzate ed interpretate in modo da attribuirne la causa (subsidenza locale o areale, innalzamento locale o areale, movimento di versante, attività geotermica, deformazione in discarica, attività estrattiva) e gli viene attribuito di conseguenza un colore, armonizzato con quelli generali del sistema della Protezione Civile, che tiene conto della importanza di quanto gravita intorno all’area in oggetto (ad esempio un cluster in un centro abitato è più importante di un cluster intorno ad un edificio isolato). Viene poi aggiornata la carta regionale della classificazione dei comuni, nella quale il colore del comune corrisponde a quello del cluster più “grave” esistente nel suo territorio.
La classificazione presenta questi 4 colori:
ROSSO: comune con almeno un cluster interessa infrastrutture primarie e/o agglomerati di edifici
ARANCIO: comune con almeno un cluster di deformazione interessa infrastrutture secondarie e/o edifici sparsi
GIALLO: comune con almeno un cluster, ma che non interessa elementi a rischio
VERDE: assenza di cluster
Questo in figura è uno dei bollettini di monitoraggio più recenti.

Le anomalie necessitano di sopralluoghi per la loro validazione. Eccone alcuni esempi.


Qui un sopralluogo ha evidenziato un crollo lungo una scarpata come origine di una anomalia in una cava. 


Una frana nell'Appennino pistoiese, con il coinvolgimento di alcuni edifici di una frazione del comune di Sambuca Pistoiese


La forte subsidenza dell'area a SE di Pistoia, provocata dagli ingenti prelievi di acqua per il florovivaismo.

In quest’altra carta è invece presentato il dato regionale complessivo, con l’evidenziazione delle cause a cui sono state addebitate le varie anomalie.

Rendere fruibili queste informazioni all’utilizzatore finale non è banale, perché i dati grezzi sul WebGIS necessitano di una interpretazione che non è alla portata di chiunque, ma solo di operatori altamente specializzati. Comunque nel prossimo futuro sul sito del LAMMA sarà liberamente scaricabile per tutti il bollettino, disponibile ogni 12 giorni (e anche la serie storica dei bollettini).

venerdì 6 aprile 2018

Fine (sempre troppo in ritardo) di un "mago"? Tra terremoti previsti ma non avvenuti, ed eventi avvenuti ma non previsti, le comiche scuse di Giuliani


Non c’è che dire… questo primo scorcio del 2018 è stato drammatico per il buon Giuliani, che non ne ha azzeccata una, confermando il famoso adagio secondo il quale “è difficile fare previsioni, specialmente per il futuro”. Le ultime disfatte si registrano in questi giorni, quando prima prevede che succederà qualcosa (e non succederà niente), poi dice che tutto è tranquillo (ed invece arrivano gli eventi). Nell’occasione del 30 marzo se la cava con la solita scusa degli strumenti in manutenzione (che aveva tirato fuori già nel 2013, mentre il 18 gennaio 2017 non funzionavano per la neve….), ma poi si è superato dando la colpa alla stanchezza dovuta al superlavoro... Insomma, spero che questa sia la volta buona per chiudere con questo soggetto, che purtroppo in questi anni ha persino riscosso il plauso di sprovveduti amministratori pubblici.

GIULIANI E L'AQUILA. Vediamo quindi di ricapitolare la situazione, iniziando da un breve riassunto delle puntate precedenti. Giuliani entra prepotentemente alla ribalta dopo il terremoto dell’Aquila, ricavandosi l’immagine del ricercatore indipendente bravo e generoso, osteggiato dalla comunità scientifica. Anzi, gli anni – tristi per la Scienza – del Processo dell’Aquila lo vedevano come eroe del popolo contro gli assassini della Commissione Grandi Rischi perché lui aveva previsto il terremoti e gli scienziati no. Una immagine costruita ad arte ed errata, perché le cose sono andata in modo molto diverso: in una intervista risalente al 25 marzo 2009, il cui originale - chissà come mai - risulta rimosso, Giuliani si esprimeva così: "Quest'anno questo sciame sismico è stato più intenso e con delle scosse più forti, che sono state rilevate dalla popolazione. Lo sciame non è un fenomeno preparatorio ad un evento sismico più rilevante, né ha correlazione con grandi piogge o nevicate, come ho sentito dire da molti. È un fenomeno normale per una zona come quella di L'Aquila". 
Proseguendo affermò che si sentiva di “poter tranquillizzare i miei concittadini, in quanto lo sciame sismico andrà scemando con la fine di marzo"... Insomma, ha detto le stesse cose per le quali è stato istruito quell'insulso processo e per cui qualcuno è stato condannato....
Queste parole sono confermate da questo link, dove si sentono dal minuto 1.35 in poi. La cosa è ovviamente taciuta dai suoi fans, forse perché il filmato è prodotto da INGV che per la ggggente disinforma anziché informare. Poi il 31 marzo 2009 un evento M 4.1 interessò Sulmona e Giuliani telefonò al comune della cittadina abruzzese, dicendo che dovevano sgomberare tutti perché c'era in arrivo una scossa molto forte.
Si sa poi come è andata… Pensate se gli avessero dato retta, magari trasferendo la popolazione di Sulmona all’Aquila...
Negli anni successivi in molti esaltavano questo autonominatosi ricercatore (addirittura appellandolo dottore se non professore); a quel tempo ho personalmente avuto feroci discussioni con alcuni suoi sostenitori, i quali, quando facevo notare che non c’era nessun geologo che lo seguiva nei suoi deliri, si esprimevano con toni sarcastici sulla categoria, che non capiva un tubo, mentre Giuliani … lui sì che aveva capito tutto… (certo… fa parte della schiera dei “ricercatori indipendenti”, quelli generosi che fanno il bene dell’umanità mentre la scienza ufficiale… via… si tratta di tutta una manica di incompetenti prezzolati dai poteri forti…)

Dal sito della Fondazione Giuliani: era il 2012
ed era qualche decennio non vedevo più usato il termine "geosinclinali" ...
A tutto questo seguì la creazione della Fondazione Permanente Giuliani, il cui sito (da non confondere con quello di una entità omonima che si occupa di arte moderna!) parlava ancora di… geosinclinali, roba che il nostro aveva probabilmente studiato al liceo, ai tempi che furono. Poi i testi furono provvidenzialmente modificati; oggi il sito pare non sia più raggiungibile per la presenza di malware. Dal punto di vista scientifico (o, meglio, dei "Kattifi" della Scienza ufficiale, al servizio di non si sa bene chi), invece, le perplessità erano a dir poco notevoli [1].

Tacitato in qualche modo l’”errore” della fine di marzo 2009 il Nostro, dunque, ha vissuto momenti di gloria, con un grande interesse da parte di molte Autorità locali (sono curioso di avere la conferma di  qualche finanziamento pubblico erogato alla Fondazione da enti locali) e, persino, con un passaggio al CNR: di letteratura scientifica su radon e previsioni ce n’è tanta, anche se, purtroppo, per adesso gli esiti sono scarsi, e c’erano persone sinceramente interessate alla sua strumentazione; mi è stato riportato che nell’occasione Giuliani esagerò dicendo di aver persino “letto” l’arrivo di un terremoto a Sumatra (presumo il M 8.4 del 12 settembre 2007), facendo così convincere della sua incompetenza anche il più benevolo dei possibilisti.

2013: LE SCUSE PER IL NON PREVISTO TERREMOTO DI SORA. Negli anni seguenti Giuliani ha continuato a fare e mantenere proseliti, nonostante un grave infortunio: non aver previsto l’evento più forte intercorso fra il 2009 e il 2016 nell’Appennino centrale: quando, vicino a Sora, avvenne il terremoto Mw 4.8 del 16 febbraio 2013 il Nostro si scusò così, stando al sito “Abruzzo24ore”, il quale lo definisce giustamente “tecnico” e non “ricercatore”.
''Al momento sta funzionando una sola stazione su 3. Fagnano è in manutenzione e Coppito è stata appena caratterizzata. Possiamo contare solo sulla Stazione di Magliano, le cui anomalie non possono essere confermate dalle altre 2 stazioni.
Questo riduce la possibilità di confermare ed allertare gli eventi. Speriamo di ripristinare le 3 stazioni entro pochi giorni.
Pertanto ciò che consigliamo è di mantenere la massima attenzione sui fenomeni che si stanno manifestando su gran parte della dorsale appenninica. Non è esclusa la possibilità di eventi di media intensità anche in zone fino ad oggi considerate a basso rischio sismico.
Cercheremo comunque di essere sempre presenti attraverso i nostri siti.”

POI VENNE IL 2016.... DOPO L'OBLIO, LA RESURREZIONE E I NUOVI INFORTUNI. In seguito l’interesse nei suoi confronti è progressivamente scemato con il passare del tempo; è una cosa che succede, comunque – e purtroppo – anche per i geologi che, protagonisti in TV e negli altri media nell’immediato di un disastro naturale, tornano presto nel dimenticatoio. Il 24 agosto 2016 ha segnato quindi la sua ripresa, grazie al panico in cui, naturalmente e umanamente, è caduta buona parte della popolazione dell’Appennino centrale. Asserì in seguito che il terremoto di Amatrice lui lo aveva previsto, certo, ma che non poteva annunciarlo, anche se la moglie premeva per farlo, almeno su Facebook).
29 ottobre 2016: sta per arrivare il 30 ottobre ma per giuliani ci saranno solo repliche minori:
una previsione "non propiamente azzeccata".....

Poi arrivarono gli eventi dell’ottobre 2016. Anche qui clamorosi rovesci a gogò. Ricordo che dopo il 24 agosto ad Amatrice, la sequenza sismica interessava, più a nord, anche il settore di Monte Vettore – Monte Bove. Il 26 di ottobre ci fu il secondo evento principale, quello che si è particolarmente accanito con Camerino.

Quel giorno Giuliani scriveva che dalle analisi relative al radon vedeva la situazione come nei giorni e nelle settimane precedenti. Il 30 ottobre diceva invece che, essendo trascorse le canoniche 48 ore dal 5.9 del 26 ottobre, ci si dovevano attendere solo "scosse di assestamento". Sappiamo invece come è andata…
Una debacle totale …. ancora una volta nessuna previsione...


Ovviamente non è riuscito a prevedere neanche gli eventi del 18 gennaio 2017. Anzi, … la sera del 17 fu emesso, come per il 26 e il 30 ottobre precedenti, un comunicato confortante, stavolta da una persona collegata alla Fondazione Giulani, non da lui in persona; come recita il testo, questo comunicato può essere condiviso solo dagli autorizzati, e cioè il popolo del radon che lo segue: pensate un po'… un comunicato sulla situazione sismica che può essere letto e condiviso solo da autorizzati e non da Protezione Civile ed Autorità varie.

Non credo di essere fra gli autorizzati, ma è difficile che qualcosa scritto dai fuffari sismici mi sfugga avendo, come qualcuno sa, alcuni simpatici collaboratori che scandagliano il web alla ricerca di bufale, facendo per me un preziosissimo “lavoro sporco” al servizio della causa della Scienza; un lavoro che io non riuscirei a fare anche solo per mera mancanza di tempo, ma che mi dà un immenso supporto per “sorvegliare” questi geofisici laureati alla iutiub iunivérsiti. Collaboratori che hanno validamente contribuito anche alla stesura di questo pezzo, come Massimiliano Fiorito e Tommaso Della Dora. Al proposito consiglio agli utenti di Facebook la pagina “la Caffettiera” (o, meglio, molto ironicamente, “Giuliano Giampaoli”) e il gruppo “Terremoti: leggende, timori e verità”, emanazioni di questa simpatica compagnia. Pertanto non ebbi difficoltà nell’occasione a ricevere questi due simpatici comunicati.
Il primo risale alla sera del 17 gennaio, in cui si parla di una fase piuttosto tranquilla in cui “potrà essere anche raggiunta una M di 3.5”, una cosa che per quei mesi terribilmente angoscianti a ridosso delle scosse principali era perfettamente normale e avrebbe detto chiunque un po' addentro alla materia. Insomma… la “sagra dell’ovvio”… come prevedere che domani, se stai mezz’ora a vedere il traffico sull’autostrada, vedrai passare un camion con un container sopra…
Però il giorno dopo 18 gennaio ci sono stati, appunto. i quattro eventi a M>5 a sud di Accumuli nella zona tra Montereale, Capitignano, Barete e Campotosto, a due passi dalle stazioni di Giuliani. Era evidente la necessità di fornire una spiegazione sulla mancata previsione. La risposta fu affidata a un comunicato secondo il quale con la neve i rivelatori non funzionano!
Siccome la neve c’era di già dal giorno prima, mi chiedo come mai nel primo comunicato non si accennava a malfunzionamenti e anche come la neve possa ostacolare un dispositivo che dovrebbe essere isolato dall’atmosfera, anche perché in quell’area quando il vento viene dal Lazio il radon aumenta …..


MARZO - PRIMI DI APRILE 2018: COLLEZIONE DI INSUCCESSI TRA FALSI POSITIVI E MANCATE PREVISIONI. Venendo quindi agli ultimi giorni, è successa la stessa cosa… anzi… peggio.. perché, come si vede qui sopra, il 9 marzo Giuliani parla di anomalie che “non vanno oltre una M di 3.8 – 4.2” mentre l’11 marzo le anomalie “lasciano prevedere possibili rilasci di accadimenti intorno a M 3.2 / 3.8”.
Insomma.. Attenzione!, c’è del radon! (come faccia a misurare i raggi gamma all’interno di un contenitore di piombo, usato “in genere” per schermarli, non è poi così chiaro, ma fosse la sola cosa poco chiara ...)
Insomma, c’è il rischio di scosse avvertibili distintamente.
E invece… niente..

Poi il dramma della fine di marzo - inizi aprile... lo vediamo qui sotto:


La sera del 29 esce un comunicato tranquillizzante in cui dice che ci potranno essere solo eventi strumentali. Ma a questo punto.. ahiahiahi… signor Giuliani… ecco l’evento profondo del 31 marzo!
Urge una scusa… et voilà, come il 16 febbraio 2013 si scopre che …. una delle stazioni era spenta!!
che sfortuna!

A questo punto, ad una precisa domanda su Facebook, il Nostro risponde complicandosi ulteriormente la vita… avrebbe valutato che.. sì, i dati provenienti dall’unica stazione funzionante facevano presagire un evento al massimo di 3.5 ma siccome non poteva confrontar ei dati con quelli del secondo, appunto in manutenzione, ha “ritenuto di non creare maggiore preoccupazione alla gente”.

Eppure quante volte ha annunciato il rischio di eventi con simili Magnitudo? Lo aveva fatto anche pochi giorni prima!!!!

E poi, mazzata gigantesca, è venuta tra il 3 e il 4 aprile una serie di eventi nella zona di Muccia. Silenzio di tomba. Anzi no.. nella prima mattina del 4 giunge un comunicato che si tratta di “normale amministrazione”.
Cioè… fino ad oggi ha rotto le scatole con differenze fra eventi a M 3 o più e 2 o più e ora dice che una scossa così, la più forte in zona da parecchi mesi è “ordinaria amministrazione”?
L’ultimo screen è ancora più comico, da far addirittura sembrare quasi che una cosa del genere l’abbia scritta non lui ma un suo detrattore. E invece è stato proprio lui... lui e i suoi collaboratori “erano stanchi”… Lo vediamo qui sotto.


Insomma… quousque tandem abutere, Johnpaule, patientia nostra?
Non sarebbe meglio che l’apprendista stregone appendesse i suoi fantastici rilevatori al chiodo, godendosi la pensione frutto del suo lavoro di tecnico (non laureato) del laboratorio del Gran Sasso, e ritirandosi in disparte dopo questa ennesima serie di figure barbine?

Comunque, le interazioni sulle sue pagine facebook sono ai minimi storici… evidentemente anche la ggggente ha capito…

Da ultimo ricapitoliamo le scuse utilizzate in questi anni per giustificare i continui fallimenti:

1) si è spento Coppito
2) eravamo stanchi e non abbiamo guardato gli strumenti.
3) avevo visto l'anomalia e non ho dato retta a mia moglie che voleva che io avvisassi su facebook
4) con la neve non abbiamo segnale
5) non sei la mia fidanzata e pertanto non devo dare giustificazioni a te (giuro… è vera..)


E, se proprio non vuole appendere le sue scatolette al chiodo, ecco dei suggerimenti per scuse future:

1) ci hanno rubato la scatoletta di Fagnano
2) abbiamo catturato troppo radon e una scintilla ha fatto esplodere la scatoletta di Coppito
3) quei cattivoni dell'INGV mi hanno fatto togliere l'ADSL nel momento decisivo
4) la scossa che avete sentito era artificiale e creata dai poteri forti per denigrarmi
5) mi hanno sequestrato per impedirmi di scrivere il comunicato

[1] Kerr (2009) After the Quake, in Search of the Science--or Even a Good Prediction Science 324, p.322