mercoledì 7 maggio 2008

Lo strano caso dello sciame sismico "rovescio" del Nevada

Cosa sta succedendo tra Somersett e Mogul, due sobborghi ad ovest del centro di Reno, città al confine fra Nevada e California?
Dal 28 febbraio ad oggi ci sono stati nella zona più di 1000 piccoli terremoti. Oddio, alcuni non proprio debolissimi, visto che qualche danno lo hanno fatto... La cosa peggiore è che nel corso della sequenza l'intensità delle scosse è progessivamente aumentata. Annotiamo che a causa della minima profondità a cui avvengono (meno di 2 kilometri), queste scosse e questi tremori possono essere percepiti chiaramente dalla popolazione, nonostante la loro 'intensità sia normalmente molto bassa (per dare una misura del tremore “normale” ho visto dei sismogrammi in cui addirittura il passaggio di un treno è più marcato di qualche evento).
In mezzo al tremore, ogni tanto venivano avvertiti dei movimenti leggermente più forti, in media uno ogni 2 o 3 giorni. Ma poi, in marzo, alcuni sismi hanno cominciato a passare la magnitudo 3. Le cose sono continuate così fino a metà di aprile, quando la situazione è peggiorata e siamo passati a una media di 3 scosse percepite al giorno. Il 24 aprile è iniziata la fase ancora più “calda”: in un'ora 3 eventi di magnitudo superiore a 4, a cui ne è seguito un quarto il giorno dopo addirittura di 4,7 gradi (inframmezzato ad altri due di potenza inferiore), che ha provocato i primi veri danni alle abitazioni. Sono seguite oltre 100 scosse di assestamento. Il 28 un'altra scossa con M=4, e solo il primo maggio sono stati segnalati ben 26 eventi.

Questo sciame sismico presenta due caratteristiche piuttosto strane: innanzitutto la serie è “rovesciata”: normalmente in uno sciame sismico si ha all'inizio una o più scosse di un certo livello a cui ne seguono altre che gradatamente diminuiscono nel tempo nella frequenza e nella intensità (sono probabili dei picchi parossistici, anch'essi via via meno significativi). C'è poi un'altra particolarità:come detto gli ipocentri sono a meno di 2 kilometri di profondità. Rarissimo.
Significato e meccanismo di questa sequenza sono ancora sconosciuti. Sicuramente sono legati ai movimenti fra la placca americana e quella di Nazca, lungo la faglia di San Andreas e le altre del sistema californiana: ci potrebbe essere una tensione dovuta all'allontanamento delle due zolle.
L'origine tettonica è sicura. Sciami sismici sono frequenti in zone vulcaniche o con risalita di acque calde. La cosa era teoricamente possibile: ad una ventina di kilometri c'è un vulcano spento (Steamboat Springs) che è comunque ancora considerato attivo perchè presenta ancora una certa attività idrotermale (proprio in questi giorni vi è stata inaugurata una centrale geotermica!) e ad una distanza doppia c'è il complesso dei Soda Lakes, un lago vulcanico originatosi da un'esplosione vulcano-freatica meno di 2000 anni fa. Però sono state escluse connessioni, in quanto non ci sono variazioni significative di origine vulcanica o idrotermale nella temperatura e nella composizione delle sorgenti della zona. E neanche ci sono connessioni dirette con il terremoto di Magnitudo superiore a 6 che aveva colpito l'estremità opposta dello stato, a Wells, lungo il confine con lo Utah, a metà febbraio.
Sembra che fenomeni sismici simili siano comuni in Tibet, zona ancora malconosciuta, ma c'è un precedente in zona: una sequenza simile è avvenuta nel 1990 a San Ramon, in California (vicino a San Francisco e alla faglia di Hayward di cui mi sono già occupato in questo blog) dove la terra tremò per 46 giorni fino a quando avvenne un terremoto di Magnitudo 4.6, dopo il quale le scosse diminuirono di intensità. La differenza fondamentale è che a San Ramon le faglie erano conosciute, mentre a Mogul non sembravano esserci faglie attive. Qualcosa vicino c'è, come dimostrano i due terremoti con una magnitudo discreta, un 6,1 nel 1914 e un 5.3 nel 1953 che l'hanno colpita
L'esempio californiano è tenuto in grande considerazione anche perchè la sequenza, dopo la grande scossa del 25 aprile ha diminuito notevolmente la sua energia
Nessuno sa come andrà a finire. Le autorità, nonostante questo precedente induca all'ottimismo, sono abbastanza (e giustamente) allarmate. Comunque oggi è il 6 maggio e gli eventi continuano a mantenersi bassi sia di numero che di potenza (ma non accennano a finire.
Ma nessuno ha la certezza di cosa potrà accadere, come riferisce Glenn Biasi, sismologo della Università del Nevada, secondo il quale gli scienziati “si stanno grattando la testa per capire cosa stia succedendo”
Staremo a vedere cosa succederà, se cioè le acque si calmeranno oppure no. Penso che i prossimi giorni saranno decisivi. E intanto, per informarci, continuamo a leggere la preziosa edizione on-line della Reno Gazzette Journal e consultare le mappe dell'USGS, il Servizio Geologicpo degli Stati Uniti.

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