venerdì 15 giugno 2012

Fracking a Ribolla? No. Tanto can-can per niente ma occorrono delle precisazioni

Nel post precedente è arrivato un commento con delle precisazioni il buon Fioba, che ringrazio. Diciamo che questa storia è esplosa in base alla cattiva interpretazione da parte di Maria Rita D'Orsagna di alcune parole, a cui in molti, me compreso, hanno dato credito. A questo punto direi che la questione del fracking a Ribolla vada ridimensionata ma è molto importante che la popolazione sia informata RAZIONALMENTE ed evitare che i soliti tribuni imbecilli prendano il sopravvento. È quindi meglio mettere in chiaro quello che è successo e quello che forse succederà nella Piana di Grosseto (ma ho dei dubbi che accadrà, almeno per ora): sapere di preciso come stanno le cose è fondamentale, non solo per i cittadini, ma anche per le istituzioni. Purtroppo quando vengono fuori fatti del genere un certo numero di persone si mette a strillare e pontificare senza sapere di cosa stia parlando e ci sono subito quelli che, leggendo quello che vogliono leggere, partono alla carica. Mi riferisco soprattutto a quelli che “il terremoto dell'Emilia è dovuto a fracking e/o iniezione di gas” e scemenze simili. Questa disinformazione va a tutto vantaggio di chi non ha dato retta a geologi e geofisici, perchè “tanto erano 500 anni che non c'era un terremoto forte da queste parti”.

In realtà era possibile fare confusione perchè c'erano dei punti che si prestavano ad una interpretazione diversa dalla realtà: il termine "frac job", il termine “giacimenti non convenzionali” e il disegno di un pozzo orizzontale avevano fatto intendere erroneamente anche a me che si trattasse di un normale fracking. Però mi era chiaro che almeno per ora non erano state usate né acqua né le schifezze che di solito vengono impiegate per il fracking. Soprattutto questo mi aveva dato da pensare, anche grazie alle segnalazioni di vari amici e corrispondenti a cui avevo parlato della cosa. 
Vediamo nei dettagli la cosa, allora: 

1. il frac-job: nella prova del 2008 a Ribolla non è stata impiegata la tecnica del Fracking come comunemente viene inteso: hanno invece eseguito un hydraulic fracture job coupled with ceramic proppant, designed to enhance productivity: è sempre una fratturazione che serve a migliorare la permeabilità nell'intorno del pozzo, ma in questo caso vengono utilizzati soltanto azoto liquido e abrasivi ceramici e non per fortuna acqua e vari acidi tipici del fracking in senso stretto. 
Aggiungo che questa tecnica viene usata anche per i pozzi per acqua, quando l'acquifero è impostato su calcari. 
 È altresì vero che la terminologia usata è quantomeno sbadata, perchè, pur non nominandoli, non viene precisata l'assenza di liquidi acidi. Questo probabilmente perchè chi ha scritto il report, lo ha pensato solo ad uso di un pubblico professionale esperto nel campo della fratturazione, che avrebbe capito immediatamente la situazione. Non si è reso conto che quel documento in rete può essere letto da persone non specificamente addentro, le quali – abbastanza intuitivamente – non possono che associare sempre il fracking con i gas – shales e i liquidi terribilmente inquinanti che vi vengono utilizzati. 

2. Depositi "non convenzionali": ecco qui un secondo, grave, errore: i gas – shales sono una delle "riserve non convenzionali" di gas, ma non l'unica (e questo mi era chiaro). Per esempio Hans-Holger Rogner in una pubblicazione del 1997 “An Assessment of World Hydrocarbon Resources” dell'Institute for Integrated Energy System, della University Of Victoria segnala che i gas – shales conterrebbero 16.000 trilioni di piedi cubici di gas (non fatemi dire quanto fa in altre unità di misura...), ma questo valore è solo il 50% di quello totale “non convenzionale” disponibile: il resto è diviso fra metano da strati di carbone (Coal-bed methane – CBM in sigla) e metano da sabbie tipo le Oil Sands (o Tar Sands) dell'Alberta. Il metano di Ribolla si troverebbe proprio nei depositi lignitiferi che sono stati estratti fino alla atroce disgrazia del 1954: anche prima questa miniera era nota per il grisù ed è stato probabilmente questo fatto ad attirare la Independent Resources PLC. Quindi la coltivazione riguarderebbe un Coal Bed Methane (Metano in letto di carbone) e non un gas – shale. Sempre secondo la Independent il CBM arebbe il 9% del metano estratto annualmente negli USA. 

3. Il progetto di perforazione orizzontale: anche qui c'è una certa confusione: nessun dubbio che sia il processo tipico per lo sfruttamento dei gas – shales (esistono anche pozzi verticali ma per la loro scarsa produttività sono in calo). Però prima che nei gas-shales questo sistema è stato usato nell'industria petrolifera tradizionale per risparmiare sui costi, arrivando dalla superficie alle rocce – serbatoio praticando il minori numero possibile di pozzi verticali. 
Serve soprattutto quando si va parecchio in profondità. 

Quindi a Ribolla verrebbe praticata una perforazione orizzontale tramite Dry Fracking, utilizzando azoto e abrasivi ceramici senza l'uso di sostanze pericolose e con la necessità di una minima quantità di acqua
Ho usato il condizionale perchè siamo lontani dalla fase produttiva e francamente non credo che si andrà avanti: i quantitativi non mi paiono tali da giustificare una coltivazione di metano in un'area priva di altre attività del genere e il prezzo del gas non è elevato (anzi, è crollato sul mercato americano). Questo anche se il metano di Ribolla si presenta di ottima qualità, molto puro e quindi non necessiterebbe di particolari lavorazioni successive all'estrazione. 

Con questa situazione si capisce perchè la Regione Toscana avesse dato un parere positivo. Per chi volesse tutta la documentazione è visibile a questo indirizzo del comune di Roccastrada (che, sembra, avesse invece dato un parere negativo). 

C'è però da considerare, nel progetto, la fase successiva a quella del Dry Fracking, su cui discutere attentamente: con il Dry Fracking non si riesce ad estrarre tutto il metano disponibile, per cui dopo la prima fase in cui si utilizzerebbe questo sistema, si passerebbe ad una seconda fase in cui verrebbe impiegata la cosiddetta tecnica ECBM: sono delle iniezioni di CO2 che sostituisce il metano residuo e si fissa nel carbone. Una tecnica che la Independent dichiara importante nella lotta contro le emissioni di CO2 perchè fissa sotto terra una quantità maggiore di CO2 di quella che verrebbe emessa dalla combustione del metano estratto. 

E quindi descrive la ECBM come una tecnica “ecologica”.
Bellissimo: l'industria petrolifera al servizio dell'ambiente... quasi quasi ci credo... 

Una piccola considerazione in merito: dicendo questo la Independent dichiara che le emissioni di CO2 sono un problema. È la stessa posizione di tutti gli altri petrolieri???????? 

Questa tecnica potrebbe però avere delle conseguenze pericolose. Se per un motivo qualsiasi il CO2 risalisse in superficie potrebbe accadere un disastro: infatti è un gas più pesante dell'aria e quindi una sua risalita comporterebbe un grave pericolo. Ricordo quello che è successo sul Lago Nyos, un lago che occupa una caldera vulcanica in Camerun: il 21 agosto 1986 morirono 1700 persone a causa di una "eruzione" di CO2 di origine vulcanica. Il rischio potrebbe essere legato soprattutto ad eventi sismici. 

Ora, il lettore di Scienzeedintorni Fabio Coralli ha fatto una ricerca, che poi ho verificato anche io, L'area è sede di una certa sismicità strumentale. 
Ovviamente la questione va vista in termini di risentimento macrosismico a prescindere dalla vicinanza della sorgente sismica e quindi oltre ai terremoti in zona vanno esaminate anche scosse più intense in aree limitrofe.
Oggettivamente non mi pare che nella storia degli ultimi 2000 anni l'area sia stata interessata da forti eventi sismici, però mi ricordo personalmente del terremoto nel 1971 a Tuscania, che provocò oltre 30 morti e un evento con M 4.9 è citato dall'Iris Earthquake Browser a Monterufoli, qualche decina di km a NW nel 1970.

L'aera della concessione è divisa fra i comuni di Grosseto, Castiglion della Pescaia, Gavorrano e Roccastrada. i primi tre sono nella classificazione toscana, virtualmente asismici o quasi ma Roccastrada è invece inserito nella categoria 3S, considerata "a bassa sismicità" ma con accelerazioni di picco che possono raggiungere valori tra 0,15 e 0,25 g, valori che sono leggermente inferiori a quelli massimi registrati il 20 maggio 2012 in Emilia. 
Onestamente non so dire se stante così la situazione ci possano essere problemi di riemissione del CO2, ma tutto sommato questo dato non  mi pare confortante e necessita secondo me (ripeto, impressione ma non certezza dato che non mi sento in grado di pontificare sull'argomento) una qualche precisazione.

Insomma.., tanto can can per niente. La D'Orsogna c'è cascata, come poi ci sono cascato anche io. Ma siccome questa storia verrà tirata in ballo di continuo, è bene che chi sa come stanno le cose sia pronto ad informare. 

In fondo a questo post ribadisco: nelle serie sedimentarie che costituiscono oggi l'Italia le condizioni per la formazione di idrocarburi si sono avute solo nel Triassico e in misura minore, nel Terziario superiore e da nessuna parte esistono giacimenti di idrocarburi assimilabili a quelli di gas – shales e oil – shales.

martedì 12 giugno 2012

Fracking in Toscana? Sembra di sì, ma forse con qualche complicazione in meno (e per fortuna non è neanche certo che vadano avanti)

La notizia non è di quelle proprio simpatiche: avevo scritto che di rocce adatte per fare il fracking in Italia non ce ne sono: forse mi ero dimenticato di quelle poche decine di metri di "scisti lignitiferi" del Bacino di Ribolla, in provincia di Grosseto, dove una società americana dice di aver trovato il metano associato ai depositi di carbone che sono stati sfruttati in passato per parecchi decenni per la produzione di lignite. Ci avevo pensato davvero a scrivere che qualcosa si poteva trovare nei sedimenti dei bacini sedimentari recenti (per esempio metano fu rinvenuto nel bacino di Viareggio), ma ero convinto che gli eventuali spessori fossero ridicoli (in questo caso infatti solo 7 metri) e che in ogni caso non ci fossero rocce particolarmente dure e poco fratturate che richiedessero il fracking. Mi sono sbagliato, forse.. Vediamo di che cosa si può trattare e poniamoci alcune domande. Nella speranza che su questa tecnica ci si metta sopra un pietrone molto pesante...


Questo è  il primo post sull'argomento. Rispetto a questo le cose sono un pò diverse e anche più ottimistiche. Invito quindi anche a leggere il secondo post sull'argomento, in cui le cose sono più precise


Negli USA sta prendendo sempre più piede lo sfruttamento dei gas - shales attraverso il "fracking", una pratica ambientalmente più che discutibile. Il fracking è molto alla ribalta in questi giorni in quanto è fra gli argomenti preferiti delle “leggende metropolitane”, specialmente ora che i soliti deficienti lo hanno correlato con il terremoto dell'Emilia. Giusto 15 giorni fa. Su questo argomento, di cui in pochi in Italia sanno qualcosa e ancora meno sono quelli che sanno qualcosa di sensato ho tenuto al Dipartimento di Scienze della Terra dell'Università di Firenze un incontro. 
Per una rapida disamina di che sciaguratezza sia, ambientalmente parlando, estrarre gas dai gas shales (scisti gassiferi) ho scritto un post che ricalca un pò quello che ho detto in quell'incontro, post che avrebbe dovuto avere un seguito con la descrizione della situazione europea ma che ancora non ho avuto il tempo di fare. Anticipo solo quello che dice in sintesi il rapporto della Commissione Europea:
«In un momento in cui la sostenibilità è una caratteristica essenziale delle prossime operazioni, è opportuno chiedersi se debba essere consentita l’iniezione di sostanze chimiche tossiche nel sottosuolo o se essa debba essere vietata in considerazione del fatto che limiterebbe o impedirebbe qualsiasi futuro impiego dello strato contaminato (per esempio per scopi geotermici) e che non ne sono stati studiati gli effetti a lungo termine

Rispetto al mio post ci sono delle novità sulla questione sismica: è possibile infatti che il fracking sia indotto da un altro fenomeno collegato e cioè il collocamento a discarica dei liquidi usati in pozzi profondi, prassi normalmente usata negli Usa e che sembra abbia provocato microsismicità anche in zone in cui sono stati stoccati liquidi pericolosi in pozzi profondi ma lontane dalle attività di fracking. 

Ora succede che Maria Rita D'Orsogna, che è una persona intelligente anche se un po' talebana, ha trovato tracce del fatto che in Toscana, precisamente a Ribolla, si farebbe il fracking. Sapevo che in Maremma c'erana una concessione per l'estrazione di metano da depositi lignitiferi e carboniosi (anche se purtroppo non ricordo dove lo avevo letto e/o chi me ne aveva parlato e sicuramente ignoravo dove) ma non mi era mai balenata in testa l'idea che ci fosse stato praticato il fracking. Eppure in questo post la D'Orsogna linka il sito della Independent Resources PLC, società petrolifera con sede a Londra, ufficio commerciale a Milano e ufficio tecnico a Roma. Fra l'altro è la società impegnata per la questione del sito di stoccaggio di gas a Rivara, progetto che è stato bocciato dalla Regione Emilia - Romagna proprio per la pericolosità sismica del territorio, qualche giorno prima del terremoto stesso.... E qui la D'Orsogna dà un pò di fuori perchè all'inizio del post accusa velatamente Marco Mucciarelli di essere al servizio delle società petrolifere quando è lo stesso che si è validamente opposto agli stoccaggi di metano in Valpadana. Ma cosa dichiara la Independent Resources PLC, le cui concessioni sono visibili in questa carta? 
 «During 2008-2009 Independent recorded a total of 66 km of 2D seismic and drilled FB 1 well in August 2009. The FB 2 well (target zone present at a depth of 340 m, 1100 ft) was subsequently drilled to test the coal’s productivity in the shallow part of the basin, where the coal and the gas shale were found to be saturated with gas. A hydraulic fracture job coupled with ceramic proppant, designed to enhance productivity, was followed by a seven weeks production test. »

La cosa parrebbe confermata dall'articolo di Bencini et al. (2012) Unconventional Gas in Italy: the Ribolla Basin, un “Search and Discovery Article” (2012),  adattamento della omonima presentazione  orale alla AAPG International Convention and Exhibition, la American Association of Petroleum geologists, che si è tenuto a Milano (!!!) tra il 23 e il 26 ottobre 2011. Il documento è (per adesso) scaricabile a questo indirizzo.
Questo è il punto: sembra proprio che abbiano fatto il fracking, anche se citano come materiali di ausilio per la frammentazione della roccia soltanto abrasivi ceramici, mentre in generale si usano anche i prodotti, altamente tossici, da me citati nel post sui gas - shales. Mi chiedo se la bassa profondità del sondaggio abbia reso inutile l'utilizzo delle sostanze chimiche e, soprattutto, se decideranno di andare avanti con l'estrazione del metano, se ricorreranno a quelle schifezze.

Il Bacino di Ribolla è uno dei tanti bacini intermontani che si sono aperti in Toscana nel Terziario Superiore, e che sono utilissimi per la Paleontologia, dato il loro ricco contenuto fossilifero. Nel Bacino di Ribolla si è sedimentata una sequenza del Miocene Superiore che comprende depositi di pianura alluvionale, lacustri, lagunari e di piattaforma. In particolare le "Argille Lignitifere", nella cui parte superiore si troverebbe secondo il lavoro di Bencini il gas, si sono deposte in un ambiente lacustre.  Un banco di lignite è stato oggetto di coltivazione mineraria fino a quando, il 4 maggio 1954 una esplosione di grisù uccise 43 operai; una strage che secondo molte testimonianze avrebbe potuto essere evitata anche se, se non ricordo male, nessuno fu condannato. Mi pare che sia la peggiore tragedia mineraria italiana.

La Independent Research dichiara che il ministero dello sviluppo economico ha concesso i permessi dopo l'arrivo della VIA, la Valutazione di Impatto Ambientale, concessione che però non sarebbe riferibile direttamente a questa azienda, ma a una sua sussidiaria (non nominata). La società dichiara che il banco interessante si trova a circa 1.000 metri di profondità e copre circa 450 km quadrati con uno spessore "superiore a 9 metri" (termine un pò vago...). Si capisce dal perimetro delle concessione, nelle quali sono stati eseguiti appositi studi geofisici per stabilire l'andamento delle "Argille Lignitifere" e segnatamente della zona contenente metano che la serie del Bacino di Ribolla prosegue anche nella piana di Grosseto e infatti la concessione arriva proprio al limite della zona urbana del capoluogo maremmano.
Qui si trovano i dettagli delle concessioni, nei quali si vede che sono assegnate alla Independent Energy Solution.

Ora, prima che giornalisti con competenze scientifiche scadenti o, specialmente via internet altro genere di incompetenti,  scatenino la solita ridda di voci e idiozie varie che servirà nel migliore dei casi a fare confusione senza che le popolazioni interessate siano messe in grado di capire realmente come stanno le cose e nel peggiore a favorire nella confusione le attività della Independent, mi sembra opportuno che Ministeri dell'Ambiente e dello Sviluppo Economico, Regione Toscana, Provincia di Grosseto, comuni nei quali ricade la concessione e le varie agenzie come quella regionale di Protezione Ambientale rendano pubblico per gli aspetti di loro competenza, in particolare:

1. se la concessione preveda esplicitamente o implicitamente l'uso della tecnica del fracking o no
2. in caso affermativo, che cosa ha indicato la società concessionaria a proposito del fracking e delle sostanze utilizzate per eseguirlo e/o cosa ne pensino della cosa le istituzioni e le agenzie come ARPAT
3. se oltre ai materiali ceramici citati nell'articolo di Bencini et al., (2012) e sul sito della Indipendent siano stati utilizzate o no le classiche sostanze in uso per il fracking in Usa e in altri Paesi, sostanze quali come cloruro di tetrametilammonio (una ammina), 2-butossietanolo (butil - glicole), 5-cloro-2-metil-4-isotiazolin-3-one e il 2-metilisotiazol-3(2H)-one o anche altre sostanze: noto come lo stesso rapporto della Commissione Europea non possa altro che constatare il fatto che «spesso la composizione dettagliata degli additivi chimici è confidenziale e non viene resa pubblica»
4. se ci sono notizie sullo smaltimento delle acque utilizzate per questa operazione
5. se dal 2009 ad oggi ci sono state nuove attività
6. chi ha dato una autorizzazione del genere si è reso conto di cosa stava succedendo?

Queste domande sono piuttosto serie, però per adesso siamo alle intenzioni e speriamo che non ne facciano di niente, nè qui ne eventualmente in altri sedimenti neogenici italiani.


NB: come detto all'inzio il seguito è su http://aldopiombino.blogspot.it/2012/06/fracking-ribolla-no-tanto-can-can-per.html

mercoledì 6 giugno 2012

Lettera di Antonio Mucchi, geologo ferrarese: nel 1993 i geologi lo avevano detto

Antonio Mucchi è un geologo ferrarese che nel 1993 (!) organizzò un convegno proprio sulla pericolosità sismica a Ferrara e nel circondario. La cosa è riportata in rete e quindi molti media si sono messi in contatto con lui. Al proposito lo stesso geologo ha scritto una lettera ai geologi ferraresi, di cui sono venuto a conoscenza tramite il "geoforum", il forum di www.geologi.it. La lettera chiarisce molto esplicitamente quello che era noto ai geologi ferraresi e agli studendi del corso di Sceinze della Terra della locale università già almeno dalla fine degli anni '80 (ma mi spingo a supporre che lo era anche da qualche tempo prima...). Ritenendo questo scritto molto interessante, ho chiesto al Dr.Mucchi la possibilità di pubblicarla su Scienzeedintorni. Avendo gentilmente ricevuto il permesso lo ringrazio e la pubblico con un mio successivo commento.

Intervengo solo per alcune precisazioni, vorrei rispondere al quesito “perché i geologi non ci hanno avvertito del rischio che correvamo?”. Come ben sapete (e se non lo sapete ve lo ricordo adesso) noi geologi ferraresi nel 1993 abbiamo organizzato un convegno dal titolo "FERRARA ED I TERREMOTI – Storia, Attualità e Pianificazione".
Quel convegno non è stato fatto con l’intento di creare allarmismo ma per informare la cittadinanza sul fatto che Ferrara - nonostante non fosse inserita in zona sismica - era invece da considerarsi sismica a tutti gli effetti: oltre al ricordo storico di eventi sismici passati, nel dopoguerra sono stati condotti negli anni 50-60 studi per la ricerca di idrocarburi e negli anni 80 per la geotermia, con i quali sono state chiarite (che hanno ben delineato le strutture del sottosuolo ed evidenziato perchè ci fossero e dove fossero i rischi, ndr).
Il nostro intento non era quello di affermare che il terremoto sarebbe avvenuto a breve (comunque se guardiamo il tempo di ritorno stimato in 475 anni vediamo che statisticamente come ordine di grandezza ci siamo), ma quello di sensibilizzare gli amministratori a entrare nell’ordine di idee che il nostro territorio essendo sismico ……………. (avrebbe avuto bisogno di misure adeguate, ndr)

Come è stato accolto tale convegno dalla cittadinanza e dagli amministratori? Purtroppo nella cittadinanza è rimasta ancora la convinzione che Ferrara non fosse sismica e rassicurata dal fatto che sorge su alcune centinaia di metri di sedimenti che avrebbero smorzato l’effetto dell’energia liberata dal terremoto (e qui noi geologi abbiamo sbagliato perché non siamo stati in grado di contrastare in maniera efficace tale diceria, forse per troppa responsabilità nella convinzione di non allarmare la gente).
E gli amministratori locali e regionali (uso il minuscolo perché penso non si meritano la citazione in maiuscolo) come hanno accolto il convegno? Con indifferenza e fastidio mettendo a tacere l’argomento. Non hanno fatto nulla per sollecitare l’inclusione di Ferrara e il suo territorio in zona sismica.
Sapete quale era uno degli argomenti per non sollecitare l’inclusione in zona sismica? Che vi sarebbe stato un aggravio dei costi per costruire con misure antisismiche; questo (diciamo noi) in termini elettorali non era conveniente. Anche i costruttori, le coop e tanti ordini professionali hanno osteggiato con tutti i mezzi l’inserimento del nostro territorio in zona sismica.

Quando finalmente c’è stato nel 2003 l’aggiornamento della carta sismica e l’entrate in vigore dell’obbligo di costruire con norme sismiche di costruzione si è pensato di applicarle solo alle nuove costruzioni.
E a tutto il pregresso, avete conoscenza che sia stata fatta opera di sensibilizzazione per adeguare i fabbricati esistenti?
Sono state intraprese politiche di agevolazioni e detrazioni fiscali, mutui agevolati, ecc, ecc.?
Adesso si vanno a cercare i responsabili fra i costruttori, progettisti ecc, ma non sento si parli di amministratori (soprattutto quelli passati, perché la storia parte da lontano). Per concludere volevo solo informarvi che sono stato contattato in questi giorni da molti conoscenti e quotidiani e radio nazionali (naturalmente i media locali sono superiori a queste notizie da due soldi, infatti vi hanno informato del convegno sui terremoti del 1993?) e questo non perché sono particolarmente importante, ma solo per il fatto che in rete hanno preso conoscenza del convegno organizzato nel 1993 , e una delle domande più frequenti che mi hanno rivolto è stata “ma gli amministratori a fronte degli argomenti trattati in quel convegno FERRARA ED I TERREMOTI (che non erano certo il segreto di Pulcinella) si sono posti il problema di come tutelare il territorio e soprattutto la cittadinanza”? Argomento di riflessione per futura “pillola".

Questa la lettera di Antonio Mucchi. Vorrei aggiungere qualche commento.
Innanzitutto che quanto sostengo da tempo, e cioè che se anzichè prevedere le catastrofi naturali le si prevenissero sarebbe tanto di guadagnato
Anche in tema di punti di PIL...: a prevenire costruendo bene, ristrutturando gli edifici dove possibile o ricostruendoli dove è impossibile ristrutturare si creerebbe lavoro (e lavoro qualificato, tecnologia esportabile in altre nazioni sismicamente critiche!) e si diminuirebbero i danni delle catastrofi.

Però prevenirle significa NON costruire dappertutto, costruire seriamente e restaurare bene l'esistente.
Il problema è che costruire in maniera adeguata alle potenzialità sismiche (e idrogeologiche) del  territorio costa. E secondo i politici imporre queste condizioni vorrebbe dire perdere voti.

Personalmente mi ricordo benissimo di quando, ero ancora uno studente di Geologia, una persona che conoscevo mi chiese documentazione perchè "gli giravano": il territorio del comune in cui era posta l'azienda per cui lavorava era stato dichiarato zona sismica e aveva "problemi" a costruire un nuovo capannone. Gli portai degli articoli scientifici, precisando però che esibirli significava tirarsi la zappa sui piedi. Ovviamente fece di tutto per eliminare gli obblighi di costruire in maniera sismicamente adeguata. 

Questa era la situazione all'epoca e temo che tutto sommato sia così anche oggi che la "memoria storica" di eventi sismici esisterebbe ma molti fanno finta di nulla o non hanno capito nulla. In particolare ho sentito anche il discorso che "erano ormai 500 anni che non c'era un terremoto da queste parti...", discorso geologicamente molto eccepibile.
C'è poi il punto delle colpe: al solito sono i tecnici e non i politici. È normale se si vede che all'Aquila sono a processo gli scienziati che non hanno previsto il terremoto e non i politici che hanno declassato la pericolosità sismica dell'area nonostante la letteratura scientifica fosse molto chiara in proposito e neanche i costruttori che hanno costruito malamente...

Un'altra amara considerazione è che ci sono dei luoghi che dovrebbero resistere per forza:
- prefetture, sede della direzione delle operazioni di protezione civile
- uffici comunali, che coordinano localmente
- ospedali 
- scuole: di giorno in una scuola è concentrata la popolazione giovanile, che è quella da tenere più al sicuro di tutte (San Giuliano di Puglia è un tragico esempio di cosa NON si deve fare) e perchè sono edifici straordinariamente adatti per ricoverare eventuali senza tetto

Ecco, guardate cosa è successo, ricordando che dalle mie informazioni sono state rese inagibili dalle scosse di quest'anno persino delle scuole a Milano, per non parlare di ospedali in zona (e il ricordo va all'ospedale dell'Aquila).

Quanto allo sbaglio dei geologi evidenziato da Macchi aggiungo che qualche geologo padano ha parlato anche in questi giorni del "materasso sismico".

Da ultimo... Protezione Civile da noi è sinonimo di soccorso. In realtà sarebbe auspicabile facesse soprattutto prevenzione.

martedì 5 giugno 2012

Il metano su Marte - parte II

Nel Settembre 2010 scrissi un post sulla questione del Metano nell'atmosfera marziana, scoperto nel 2003 da Vittorio Formisano dell'INAF e dal suo gruppo. D'accordo, il metano è presente nell'atmosfera del Pianeta Rosso in quantità infinitesime, però c'è una cosa strana: le variazioni stagionali della quantità di questo gas che hanno fatto pensare ad una sorta di "ciclo del Metano" nell'atmosfera marziana. Erano aperte diverse ipotesi ma oggi sembra finalmente che si sia arrivati alla soluzione del problema. Quindi scrivo questo breve post per "chiudere" il caso.

Riassumendo quello che ho scritto 2 anni fa: era abbondantemente noto che il chimismo dell'atmosfera marziana non consenta a lungo la conservazione del metano, gas che quindi si dissolve presto. Una volta la teoria prevedeva una persistenza di 300 anni ma oggi le idee sono per una dissoluzione particolarmente veloce. Trovarne un certo quantitativo fu quindi una cosa inaspettata e ancora più inaspettata fu la quasi totale scomparsa del gas 3 anni dopo.
Il succo quindi era che il metano su Marte in qualche modo si forma e si distrugge, quindi è acclarata la presenza sul Pianeta Rosso di un vero e proprio "ciclo del Metano". 
Accertata la presenza di questo ciclo si è ovviamente posto il problema di capire perchè succede tutto questo. Sono state avanzate diverse ipotesi: il Metano si potrebbe produrre sulla superficie del pianeta o sotto e i meccanismi scatenanti potrebbero essere forme di vita (ipotesi gettonatissima da ufologi e compagnia varia, ma anche da ricercatori seri), reazioni nel suolo o attività vulcanica. L'attività vulcanica è apparsa subito la meno probabile di tutto perchè è quella che meno si adatta alla stagionalità del ciclo.

La mattina del 28 settembre 1969 un bolide precipitò sull'Australia, rompendosi in vari frammenti ancora prima di toccare il suolo. Fu denominato "Meteorite Murchison". Di questo corpo sono state trovate diverse parti, per un totale di oltre 100 kg di materiale. Le meteoriti si suddividono in vari tipi; la Murchison in particolare fa parte delle "condriti carbonacee", una classe di corpi che secondo molti ricercatori ha una composizione molto simile alla nebulosa solare primitiva; fra l'altro nei componenti delle condriti Carbonacee si annoverano acqua e amminoacidi essenziali, uguali a quelli che costituiscono le basi della vita sulla Terra. Inoltre, a dimostrare l'importanza delle condriti anche in settori diversi da quello spaziale, in molti lavori che si occupano di rocce magmatiche vengono confrontate le analisi di queste rocce terrestri con la composizione media delle condriti. La Murchison è una meteorite molto studiata anche perchè appartiene a questo gruppo.  

Le condriti carbonacee in particolare, come dice il nome, contengono molto carbonio ed è per questo che la Meteorite Murchison è coinvolta nello studio del metano su Marte, la cui superficie è bombardata di continuo da meteoriti di ogni tipo. 
Scienziati appartenenti al Max Planck Institute di Lipsia, e alle Università di Utrecht e Edimburgo hanno condotto degli esperimenti e hanno visto che la luce solare, e in particolare quella più energica, la ultravioletta, anche con la debolezza con la quale arriva su Martere riesce, agendo con la superficie delle meteoriti, a strapparvi molecole varie: il Metano viene fuori proprio da queste reazioni. il lavoro è uscito come spesso succede per ricerche di altissima risonanza, sulla rivista "Nature".

La stagionalità della presenza di Metano su Marte è quindi ben spiegabile con questa origine: la presenza di stagioni molto differenti su Marte è nota da tempo e nel 2003, quando Formisano & C. trovarono il metano il pianeta era al perielio. Nel 2006 aveva passato da poco l'afelio e quindi era ad una distanza molto maggiore: il metano è stato trovato soprattutto nelle zone equatoriali e quindi la minore energia della radiazione ultravioletta all'afelio fa si che le reazioni con le meteoriti siano nettamente inferiori (all'inizio la maggiore incidenza del metano nelle zone equatoriali poteva anche essere spiegata con la presenza di forme di "vita" tipo batteri soprattutto nelle zone equatoriali più calde).

Finalmente sembra quindi arrivata una spiegazione razionale anche per questo fenomeno,  coerente con le osservazioni e che finalmente chiarisce un aspetto particolare dell'atmosfera marziana.

domenica 3 giugno 2012

Assurdi postumi del terremoto su stampa e internet: previsione e prevenzione dei disastri naturali

Ho colto l'occasione nel post precedente di smentire le dicerie sul fracking che avrebbe innescato gli eventi sismici di questi giorni. Ma ci sono altri aspetti da considerare: tre anni fa, in corrispondenza delle polemiche sul terremoto aquilano, avevo parlato della questione della “previsione” dei terremoti, in questo post. In questi giorni brillano le dichiarazioni improvvide sulla prevedibilità dei terremoti di quella che è la più consistente novità politica del momento, Beppe Grillo e il movimento 5 stelle, e quelle, altrettanto improvvide, di Alessandro Martelli dell'ENEA: il marasma in Rete e sui media sale senza controllo nella totale mancanza di scientificità di queste affermazioni. La cosa mi sta da una parte angosciando, dall'altra irritando molto fortemente. Vorrei quindi fare un punto della situazione in proposito. 

GIULIANI. Allora, precisiamo come stanno le cose... Innanzitutto, anche tramite Beppe Grillo, ci risiamo con l'apprendista stregone Giuliani. Preciso di nuovo che NON è uno scienziato, ma un tecnico di laboratorio. Ma questo vuole dire poco, perchè non è detto che un non laureato non possa dare il suo contributo all'avanzamento della Scienza. 
Come scrissi all'epoca, di ricerche su “radon e previsione dei terremoti” ce ne sono state tante ma purtroppo hanno portato poco succo e oltretutto il sistema è stato sempre applicato solo su faglie singole, mentre il Nostro pretenderebbe che sia una verità assoluta e inoltre che a partire da punti singoli possa essere applicato a interi sistemi regionali in un'area come quella italiana contraddistinta da una “geodiversità” rarissima a trovarsi in aree così limitate in estensione: 3 (o addirittura 4 orogeni), zone di subduzione, zone di avanfossa e avampaesi che ancora non sono stati deformati ma in procinto di esserlo, limiti di zolle sepolti, bacini marginali di retroarco, aree a crosta oceanica giovane e antica, presenza di quasi tutti i tipi di magmi producibili nel globo terracqueo etc etc etc.
Ovviamente i fans di Giuliani omettono di dire che qualche giorno prima del terremoto aquilano voleva sgomberare Sulmona e che sull'Emilia ha parlato DOPO e non prima: dice che lo aveva previsto una settimana prima... lo ha forse annunciato?
Inoltre ho avuto modo di leggere e commentare un suo lavoro, in cui vorrebbe dimostrare di avere previsto: incrociando i suoi dati con quelli del database dei terremoti si vede come i suoi dati sono casuali e non dimostrano assolutamente niente. Quindi continuare con Giuliani è una follia pura. Punto e basta. 

LA SCIENZA ESCE “BENISSIMO” DA QUESTO TERREMOTO: come dimostra la carta che ho presentato subito dopo il primo evento l'area in oggetto, contrassegnata dal rettangolo numero "4" era ben conosciuta e considerata una di quelle più a rischio e la faglia relativa indicata nel database delle faglie attive italiane; in più l'accelerazione cosismica (lo scuotimento del suolo) è stata esattamente in linea con quanto potenzialmente ipotizzato. Quindi niente da rimproverare ai vari INGV, dipartimenti di Scienze della Terra, ricercatori CNR etc etc: l'evento ha semplicemente confermato le potenzialità ipotizzate 

ALESSANDRO MARTELLI, L'ENEA E IL TERREMOTO NEL SUD ITALIA. Martelli ha fatto delle dichiarazioni un po' improvvide e/o non ben riportate dalla stampa. Innanzitutto certe cose non si dicono a persone prive di conoscenze scientifiche senza spiegare cosa vogliono dire, perchè altrimenti si scatena un can-can difficilmente frenabile da parte di giornalisti che anziché dire le cose come stanno cercano il sensazionalismo a tutti i costi (la questione dei neutrini non ha insegnato niente...). 
Che ha detto Martelli? In sostanza che ci sono dei modelli capaci di configurare una maggiore o minore probabilità che possa avvenire un terremoto distruttivo in una certa area. Questi modelli sono considerati attendibili da UNA PARTE del mondo scientifico ma non godono dell'unanimità dei ricercatori. Non li conosco se non succintamente, ma se non ho capito male si basano essenzialmente su dati di sismicità (in particolare sui meccanismi focali della sismicità di fondo) e delle deformazioni ricavate con stazioni GPS. Con questi modelli non si prevede un terremoto, ma semplicemente si determina, come ho detto, che in una certa area aumenti la probabilità che si verifichi un terremoto distruttivo. Si parla quindi di "maggiore probabilità", ma non di certezza
So che un modello del genere aveva indicato una maggiore probabilità dell'occorrenza di un terremoto distruttivo nell'Abruzzo di 3 anni fa. Però io conosco solo questi 3 casi (Abruzzo ed Emilia, verificatisi, e sud Italia, ipotizzato). Direte: eh, però... 2 su 2 passati sono stati azzeccati! che si vuole di più? 
No, non è così: sonoo, 2 azzeccati su 2 di quelli di cui sono a conoscenza. Dato che non sono modelli solo italiani, quanti altri ne sono stati fatti? Quanti sono stati confermati dai fatti? 
Non ho trovato dati in proposito e quindi soltanto con questi dati NON si può dire che sia un modello realistico.

Dopodichè il modello ha un inconveniente: "prevedere" un terremoto a casa mia significa dire che “circa il giorno tale, in quella zona avverrà un terremoto con meccanismo focale e magnitudo tali da dare di conseguenza certi effetti nel terreno” Questo ancora non è possibile e quindi il modello non è capace di dare una previsione utile! Nel caso indicato che facciamo? Sfolliamo  per motivi precauzionali tutti gli abitanti del Sud Italia per mesi?

ITALIA MERIDIONALE E TERREMOTI. E ora veniamo ad un'altra questione: piaccia o non piaccia più a lungo si va più le probabilità che in Italia Meridionale avvenga un terremoto distruttivo aumentano drasticamente.
Esaminiamo i dati: 
- nei 130 anni tra il 1767 e il 1894 oltre 35 terremoti in queste regioni hanno avuto uno scuotimento che ha raggiunto almeno l'VIII grado della Scala Mercalli. Fra questi ben 7 hanno raggiunto il X grado. 
- nei 104 anni intercorsi tra il terribile disastro del 1908 a Messina e Reggio Calabria, tra Campania, Basilicata, Calabria e Sicilia ci sono stati solo 3 terremoti con intensità del X grado e uno del IX; e di questi ben 3 hanno avuto epicentro in Irpinia (il quarto è il Belice). Significativo il fatto che in 104 anni 3 di questi 4 sono avvenuti in appena 18 anni (due terremoti in Irpinia nel 1962 e nel 1980, nel Belice nel 1967). 
Come vedete i conti non tornano. O è cambiato improvvisamente il regime geodinamico o fra un po' di tempo si ricomincia, con il rischio di avere  addirittura più terremoti distruttivi nell'arco di un singolo anno. 
E, oltre al terribile carico di sofferenze umane, saranno grossi problemi anche per il bilancio dello Stato. 

A scanso di equivoci preciso che la fonte di questi dati è il “catalogo parametrico dei terremoti italiani” disponibile per chiunque sul sito dell'INGV, e frutto di una serie attentissima di ricerche, non sono dati presi a casaccio su un sito internet qualsiasi. 

PREVEDERE O PREVENIRE LE CATASTROFI NATURALI? Io sono assolutamente convinto che sarebbe inutile "prevedere" le catastrofi naturali (in particolare frane, alluvioni e terremoti): basterebbe "prevenirle", costruendo dove e come si deve e non a capocchia come è stato fatto in molte nazioni, ma soprattutto dalle nostre parti (e, non me ne vogliano i miei tanti amici e lettori meridionali) al Sud. 
Ma purtroppo con la situazione che abbiamo non possiamo fare altro che cercare di prevedere. Sulla previsione delle alluvioni, per esempio, siamo addirittura molto più avanti del resto del mondo. 
Ho parlate del sud ma per par condicio faccio un esempio settentrionale: Genova. Ho parlato dell'alluvione del 2011, avvenuta il 4 novembre come quella di Firenze del 1966 (nella stessa data ci fu una eccezionale acqua alta a Venezia, così chiudo un personalissimo cerchio del 4 novembre: sono fiorentino, figlio di un genovese e di una veneziana, a sua volta figlia di un fiorentino cavaliere di Vittorio Veneto). A Genova nella zona dove dell'alluvione del 2011 ce ne'era stata una quasi fotocopia  nel 1970 (nella quale, tanto per aumentare le mie coincidenze personali ha rischiato di essere travolto pure mio zio, salvatosi perchè tirato su al primo piano di una casa dopo che era riuscito ad afferrarsi ad un provvidenziale cartello in una traversa di Corso Buenos Aires.) 
La zona interessata è stata edificata dopo l'unità d'Italia: nessuno aveva mai costruito nulla da quelle parti, se non due piccoli borghetti e nei secoli precedenti la zona della Foce aveva persino ospitato un lazzaretto. Strani personaggi i genovesi che hanno costruito una città in cima a un colle e a quello accanto tralasciando la pianura oppure persone intelligenti che  hanno preferito evitare di costruire dove il Bisagno esondava regolarmente?

Purtroppo con lo stato delle costruzioni in Italia non ci resta che continuare a fare la cosa più difficile: prevedere. Sarebbe stato più facile ma troppo poco utile per l'immediato (speculazioni, voti etc etc)  prevenire....

venerdì 1 giugno 2012

Gas - shales e fracking in USA: i rischi di questa attività e perchè il fracking in Italia non potrà mai essere usato

I “gas – shales”, gli scisti gassiferi, sono le rocce da cui si estrae lo “shale – gas” o “gas di scisto”. In particolare si è molto parlato in questi giorni del fracking, la tecnologia sulla quale si basa che è stato chiamato molto a sproposito come responsabile della sequenza sismica che sta interessando l'Emilia. Molto a sproposito perchè questo processo in Italia non può essere utilizzato per la semplice ragione che …mancano le rocce per usarlo. Questo mi pare un "particolare di non trascurable importanza"...  Spero ne conveniate.... Quindi vorrei precisare un po' i termini della questione, anche se il settore è dotato di una particolare vivacità e quindi questa è la situazione oggi, ma fra una settiomana potrebbe essere diversa.

Mi ero già occupato dei gas-shales in Usa e anche della situazione europea. Ma oggi ci torno proprio per chiarire cosa sia il fracking, quali possono essere le sue conseguenze e perchè in Italia non si possono usare. Penso di aver capito da dove sono venute fuori queste voci sul fracking in Italia: è stata inavvertitamente Debora Billi con il suo bel blog “Petrolio”, Debora fa parte della ASPO, l'associazione di studio sul picco del petrolio, ed ha segnalato lei stessa il problema in questo post: in un post precedente aveva parlato della questione della sismicità dell'Oklahoma, probabilmente indotta dal fracking, ed è stata completamente fraintesa dai soliti fessi a cui però ha dato un assist quando ha scritto "E' il caso di pensare bene se praticare una simile attività anche in Italia, con buona pace di chi invoca le nuove tecnologie estrattive come panacea per i problemi energetici del Belpaese". Debora nell'occasione ha messo a nudo una certa mancanza di cognizioni geologiche: il fracking è usato in USA per estrarre metano e petrolio da gas-shales e oil shales, termine che si potrebbe tradurre con “scisti gassiferi” o “scisti petroliferi”.
Tale tecnologia - AMBIENTALMENTE MOOOOOOLTO DISCUTIBILE - viene adottata in presenza di rocce dure, poco o per nulla fratturate e totalmente impermeabili, In Italia non è possibile usare il fracking semplicemente perchè non ce n'è bisogno: diciamo che sarebbe una complicazione tecnica assolutamente inutile, che serve solo per giacimenti non sfruttabili in altro modo (i giacimenti nei gas - shales, appunto); le rocce del sottosuolo padano non hanno assolutamente queste caratteristiche:, visto che sono più che permeabili e fratturate. La stessa cosa vale per le altre zone in cui esistono nel nostro Paese giacimenti di petrolio o gas naturale, che sono tutti in rocce permeabili e ampiamente fratturate. Oggi quindi voglio mettere a punto la questione “Gas Shales e Fracking”, sperando di tacitare una volta per tutte la ridda di voci idiote che si sono ascoltate sul terremoto, in base alle quali la diffusione del fracking anche in Italia avrebbe provocato il terremoto emiliano, senza dimenticare i gravi problemi ambientali connessi a questa tecnologia.

I GAS SHALES sono rocce impermeabili e praticamente senza fratture che esistono in diverse parti del mondo, come si vede dalla cartina qui a fianco (nella quale non sono considerati Paesi promettenti come Egitto, Arabia Saudita e Russia, ma neanche la Giordania che vorrebbe iniziare lo sfruttamento in quest'anno. La loro origine viene da sedimenti argillosi estremamente fini,  dentro ai quali erano contenuti resti organici, per lo più di alghe. Durante la sedimentazione hanno prevalso condizioni anossiche (cioè un ambiente privo di ossigeno) e quindi i resti organici non sono stati dissolti totalmente. Il risultato è una roccia finemente stratificata e scura per la presenza appunto di materia organica. Un'argilla finissima e non più sciolta è un materiale assolutamente impermeabile a causa delle minime dimensioni dei pori fra i grani; per cui in rocce del genere è impossibile la circolazione delle acque, se non lungo eventuali fratture. Quindi il metano che si era prodotto grazie all'azione di microorganismi capaci di vivere in condizioni anossiche non può uscire da dove si è formato. Ovviamente la roccia che contiene il gas è anche quella in cui si è prodotto.

Attualmente lo sfruttamento di questa risorsa è limitato praticamente agli USA e un po' al Canada: il quantitativo estratto in Europa, Asia e America Meridionale è risibile nei confronti di quello estratto in USA.  I gas shales si sono formati per lo più nel Paleozoico (ma non mancano casi mesozoici e pure terziari) in diversi ambienti: in zone molto profonde davanti ad una catena montuosa in formazione (come i Marcellus, Utica e Barnett shales, ma anche in mari interni, lungo le coste o in qualche zona molto profonda circondata da zone meno profonde e quindi con grandi difficoltà di circolazione delle acque: tra il Paleozoico Medio e il Terziario Medio il Nordamerica era ampiamente coperto da mari del genere, nella attuale zona centrale.


Estrarre il metano da rocce del genere è difficoltoso. Qualche anno fa però qualcuno ebbe l'idea di usare un sistema diverso dai normali pozzi verticali: all'inizio si scava in verticale ma poi, trovato lo strato giusto,si va in orizzontale. Una tecnica applicata anche in giacimenti convenzionali perchè si evita di costruire un numero maggiore di pozzi.

Ho accennato al fatto che ci sono molti dubbi sull'impatto ambientale di questo processo: per ricavare il metano queste rocce vanno rotte e per romperle si iniettano nel pozzo liquidi a pressione, essenzialmente acqua con composti chimici. Ci sono anche grossi dubbi sulla stabilità dei terreni sovrastanti ai gicimenti.
Passo così in rassegna quella che è oggi la situazione delle polemiche ambientali sullo sfruttamento degli scisti gassiferi.

ACQUA. Ci sono due punti in cui lo sviluppo di questa tecnologia si intreccia con la questione dell'acqua:
1. il massiccio uso della risorsa: il Fracking richiede una importante quantità di acqua che si aggiunge a quelle di tutte le altre entità (civili, agricole e industriali) che la richiedono. Ottenuta  per lo più dallo sfruttamento delle falde acquifere, quella usata per il fracking  a meno di inconvenienti non ritoornerà in circolo (per fortuna...)
2. l'uso di liquidi contenti prodotti sicuramente inquinanti: la paura è che questi liquidi possano inquinare le falde acquifere soprastanti, compromettendone l'uso, nonché sversarsi in quelle superficiali. Fra parentesi qualcuno ha persino proposto di usare le acque che hanno allagato vecchie miniere abbandonate: senza entrare in dettagli, sono acque dalla estrema acidità. Bisogna far notare che le aziende petrolifere non dichiarano quali sostanze aggiungano alle acque (a parte una, la Chief Oil and Gas che aveva deciso di rendere pubblica la cosa qualche tempo fa, ma non so come è andata). Il diniego delle aziende a fornire i dati è – diciamolo francamente – un po' sospetto. Sono entrato in possesso di una lista di sostanze da fonte abbastanza sicura: acido cloridrico per sciogliere la roccia, ammine quaternarie come biocidi, fluidificanti, lignosulfonati , solfiti … insomma tutte cose che l'industria petrolifera usa anche nei pozzi tradizional e tutta roba non esattamente presente in una polla d'acqua di montagna, direi. Ma temo che ci sia anche altro non dichiarato (impressione personalissima, attenzione... vietato prendere questa affermazione per accertata e/o per oro altrimenti, non vedo perchè i petrolieri contrastano una legge che l'amministrazione Obama tenta faticosamente di approvare sulla base della quale le aziende sarebbero obbligate a dichiarare che cosa usano (non a non usare certi composti....) . Cito il rapporto sul fracking della commissione Europea: Spesso, la composizione dettagliata degli additivi chimici è confidenziale e quindi non viene resa pubblica. Una delle sostanze è il cloruro di tetrametilammonio (una ammina)che è tossico e nocivo per l’acqua potabile anche in piccole dosi. Sostanze tossiche come il 2-butossietanolo (butil - glicole), il 5-cloro-2-metil-4-isotiazolin-3-one e il 2-metilisotiazol-3(2H)-one sono state usate come additivi chimici per la fratturazione idraulica nella Bassa Sassonia in Germania. 

Onestamente le ultime tre non ho la minima idea di cosa siano ma a giudicare dalle schede sanitarie sono delle vere schifezze....

In teoria fuoriuscite di liquidi verso l'alto non ce ne dovrebbero essere. In realtà ce ne sono e può succedere in due modi:
1. un pozzo orizzontale ne incontra uno verticale il materiale sfuggirà verso l'alto
2. la cementazione del pozzo è fatta male: il pozzo è ovviamente circondato da una camicia di cemento, altrimenti si richiuderebbe, specialmente in rocce con una certa plasticità, ma anche se sono rocce dure i detriti a poco a poco cadebbero in basso e ostruirebbero il tutto. Viene pertanto costruita una camicia di cemento, che spesso può fratturarsi e consentire il passaggio all'esterno di varie sostanze. Molto divertente la posizione dei petrolieri al riguardo: non è colpa del fracking ma della parte edilizia fatta male.

SUBSIDENZA:lo sbriciolamento della riccia potrebbe avere conseguenze gravi sulle rocce sovrastanti ed indurre una subsidenza dell'area. Il rischio è per adesso puramente teorico
CONSUMO DEL TERRITORIO E IMPATTO PAESAGGISTICO: di sicuro i pozzi non sono un bel vedere ma la questione è che consumano territorio un pozzo in sè e per sé, ma vanno considerate anche la strada per arrivarci e i depositi di stoccaggio del gas e delle acque, le vasche di contenimento dei reflui e qualsiasi altra cosa che occorra alla bisogna.

MICROSISMICITÀ: questo è uno dei casi più dibattuti. Il fracking si accompagni ad un aumento della sismicità: il fenomeno è chiaramente visibile in Oklahoma, Arkansas e, in Inghilterra, nel Lancashire. Addirittura in Oklahoma,preceduto da un aumento dell'intensità delle scosse c'è stato un forte terremoto (M 5.1) sulla Wizetta fault, una faglia paleozoica che ha deciso di rimettersi in movimento proprio in corrispondenza delle operazioni di fracking.  La scossa principale è avvenuta in un crescendo rossiniano di intensità, preceduta da scosse più deboli ma ampiamente percepite.  Trovate una cronaca fatta molto bene su "Geology in motion" Solamente che per adesso abbiamo solo delle (più che sospette!) coincidenze e non ci sono prove che indichino un meccanismo grazie al quale si capisca perchè al fracking si accompagna la sismicità. Dal mio punto di vista tanti indizi non fanno una prova ma insomma... la cosa puzza moltissimo (l'UE ha preso posizione: un rapporto si gas – shales, molto critico con la tecnologia, dichiara esplicitamente che il fracking provoca microsismicità
EDIT: LA MICROSISMICITÀ SEMBRA SIA DOVUTA NON AL FRACKING IN SE E PER SE MA ALLO STOCCAGGIO IN POZZI PROFONDI DELLE ACQUE UTILIZZATE PER IL PROCESSO: anche in luoghi lontani dalle aree sottoposte a fracking, ma dove sono stati stoccati liquidi in pozzi profondi è stato notatoun aumento della sismicità.

EMISSIONE DI GAS – SERRA: questa polemica nasce dalla considerazione che il metano è un gas che produce un effetto – serra 25 volte maggiore del CO2. Oa, è vero che per ottenere la stessa quantità di energia con il metano si hanno emissioni più contenute che con il petrolio, ma se una grande percentuale di gas dal pozzo anziché venire catturata va in atmosfera andrebbe contata nel computo dell'inquinamento prodotto dal metano. Al solito i petrolieri sostengono che di metano in aria ne va poco, gli ambientalisti che ne va tanto. Evito di prendere una posizione al riguardo, non avendo dati sicuri per parlarne.

INQUINAMENTO DELL'ARIA: Vicino ai pozzi sono state notate in atmosfera concentrazioni anomale di benzene, toluene, etil-benzene, xilene etc. etc. etc., con evidenti implicazioni di pericolosità per la salute pubblica.

Oggi in Usa – nonostante le polemiche – i costi di estrazione sono diminuiti si estrae talmente tanto gas che il prezzo è crollato; alcune compagnie hanno chiesto di esportare metano dai terminal anziché importarlo.
In Europa come avevo già segnalato la situazione è diversa: la Commissione Europea sta ostacolando questa tecnologia che è impiegata in Inghilterra, Polonia ed Estonia. Nelle altre nazioni della UE le posizioni sono varie. Ne parlerò nel prossimo post.