giovedì 21 luglio 2011

Svelata finalmente l'origine dei Monti Gamburtsev, la grande catena montuosa coperta dai ghiacci antartici



Allora, alla fine ci siamo. A Edimburgo dal 10 al 15 luglio si è svolto l'11° Simposio Internazionale di Scienze Antartiche dove è stato fatto il punto sulla ricerca in Antartide a 360 gradi. Fra tutti i contributi portati (una quantità imponente, oltre 500!) ce ne sono anche alcuni che hanno finalmente risolto il rebus dell'origine dei Monti Gamburtsev. Ricordo che fra i protagonisti della ricerca in materia c'è l'italiano Fausto Ferraccioli, che attualmente lavora al British Antarctic Survey.

Quasi 3 anni fa parlai in questo post della meno conosciuta caratteristica tettonica della Terra, sia come dati scientifici al riguardo, sia come numero di persone che ne hanno sentito parlare: le Montagne Subglaciali Gamburtseev dell'Antartide Orientale. Queste alture formano una catena montuosa fra le maggiori del globo terrestre però lo spessore dei ghiacci è tale che anche le loro cime più alte, nonostante gli oltre 3.000 metri di quota a cui arrivano, sono totalmente sepolte sotto la calotta; per cui senza i rilievi geofisici non era assolutamente immaginabile che sotto i ghiacci si celasse una catena montuosa così grande. 

I monti Gamburtsev sono stati fino ad oggi un grande problema per le Scienze della Terra: troppo alti per essere una catena orogenica antica, ma nel contempo non ci sono segnali per farla essere un orogene recente (anzi, la tettonica a zolle esclude tale possibilità); era stato pure ipotizzato che fossero una catena di vulcani al di sopra di un punto caldo del mantello, oppure avere una etò tardo paleozoica. 
Le ultime ricerche hanno finalmente evidenziato che i monti Gamburtsev sono un orogene formatosi a cavallo tra precambriano e paleozoico durante la formazione del Gondwana e l'hanno inquadrati nella orogenesi panafricana, spiegando anche con fenomeni tettonici successivi il motivo della loro anomala altezza

Conoscerli è importante anche perchè sono stati il primo nucleo della calotta glaciale antartica.

I dati delle ultime campagne hanno fornito un quadro sostanzialmente inaspettato dell'Antartide Orientale: anziché un cratone stabile precambriano è in realtà composta da una serie di blocchi con caratteristiche geofisiche molto diverse. Ad esempio, la porzione estrema orientale, la Terra di Wilkes, è un'area caratterizzata da quote non elevate e rocce di densità relativamente bassa, mentre la porzione più occidentale, la Terra della Regina Maud, è decisamente più elevata e formata da rocce più dense. Vi sono state trovate tracce di vulcanismo molto antico, dell'ordine di due miliardi di anni fa. In mezzo, tra questi due blocchi, i monti Gamburtsev e una ampia zona di rift permo - triassico in cui sono impostati molti dei laghi subglaciali presenti al contatto fra calotta glaciale e suolo.

LA CROSTA E MANTELLO SOTTO E VICINO AI MONTI GAMBURTSEV. Nonostante le differenze fra i vari blocchi, lo spessore crustale dell'Antartide è sempre di circa 40 – 45 kilometri e le caratteristiche geofisiche sono quelle tipiche delle altre croste precambriane; sotto i Gamburtsev invece la crosta è molto più spessa, raggiungendo quasi un valore di 60 km e compatibile con la presenza di una fascia orogenica precambriana o del Paleozoico Inferiore. Questo fattore spiega in parte le quote elevate raggiunte dalle vette più alte della catena. Anche le caratteristiche geofisiche del mantello sottostante forniscono la stessa interpretazione dei dati crustali
Tutto ciò permette di affermare che i Gamburtsev sono il risultato di eventi tettonici che hanno interessato litosfera precambriana nel quadro della formazione del Gondwana e forse anche in tempi precedenti

I MONTI GAMBURTSEV NELLA STORIA GEOLOGICA DELLA TERRA: stabilita la loro età, le ricerche sono riuscite anche a stabilire il posto dei Gamburtsev nel quadro della tettonica globale.
La prima evidenza è il collegamento con una fascia tettonica costiera di età cambriana lungo la Terra della Regina Maud, chiamata Prydze Bay Belt (altri lavori usano il termine Pinjarra orogen) La sua formazione ha unito due masse continentali, una di cui facevano parte l'India e una parte dell'Antartide, la seconda l'Australia ed il resto dell'Antartide orientale. I monti Gamburtsev sono quindi il proseguimento della Prydze Bay Belt, attiva l'ultima volta tra 570 e 530 milioni di anni fa e dimostrano che l'Antartide Orientale è il frutto meridionale di una collisione fra due masse continentali molto importanti che a loro volta si sono scontrate con l'Africa in quei tempi lontanissimi. Ovviamente i termini “India” ed “Australia” vanno presi un po' con le molle in quanto le masse continentali attuali si sono sviluppate più o meno sui confini precedenti, che essendo rimaste zone un po' più deboli, sono state riutilizzate quando il Gondwana si è rotto.
Un'altra indicazione che avvicina la terra della Regina Maud all'attuale Sudafrica sono le vulcaniti di Karroo. Messe in posto prima della rottura del Gondwana e tipiche del Sudafrica, si ritrovano anche in Argentina e appunto inAntartide.
C'è poi come accennato una importante zona di rift permo-triassici, lunga circa 3000 km e contrassegnata dalla presenza di laghi subglaciali che borda i Gamburtsev ad est, il cosiddetto EARS (East Antarctic Rift Sistem) che mostra analogie con un sistema simile del subcontinente indiano.
Quindi è ormai assodato che questa catena sia una continuazione meridionale delle catene dell'orogenesi panafricana, come si vede da questa ricostruzione qui sotto del Gondwana poco dopo la formazione dei Gamburtseev. Nella carta, tratta da Kroner & Stern (2004) Panafrican Orogeny in "Encyclopedia of Geology" - Elsevier, ho evidenziato con 3 pallini rossi la zona dei Gamburtsev. Ovviamente questa carta appare oggi superata, nella zona antartica, dalle ultime ricerche la zona contrassegnata con le sigle PB e DR corrispondono ad affioramenti dell' orogene della Prytze Bay.



PERCHÈ I GAMBURTSEV SONO MOLTO PIÙ ALTI DELLE ALTRE CATENE OROGENICHE PALEOZOICHE? L'obiezione più importante all'ipotesi dei Gamburtsev come catena orogenica del primo paleozoico o ancora più antica è stata fino ad oggi la loro altezza: le catene di quel periodo dopo centinaia di milioni di anni di erosione sono di solito molto meno elevate, se non ridotte a quote meno che collinari. Le ultime indagini, oltre a confermare l'altezza di questi monti, hanno palesato un rilievo molto energico, fatto di ripidi pendii che sono però attualmente esenti da erosione.

La spiegazione è nella storia geologica successiva alla formazione dei Gamburtsev. interessati a più riprese da importanti eventi tettonici dopo la formazione della catena.
Una parte importante l'ha svolta prima nel Permiano e poi nel Cretaceo l'East Antarctic Rift System, Il modello attualistico a cui ci si richiama è il grande rift dell'Africa Orientale, sia per le quote topografiche che vi vengono raggiunte, sia perchè come l'EARS segue l'andamento del vecchio orogene panafricano. I maggiori movimenti datano al Permiano e al Cretaceo: durante queste due fasi ci sono stati degli intensi sollevamenti, in parte aiutati dal forte spessore crustale sotto alla catena e dovuti ai fenomeni connessi alla formazione del vicino rift.
È molto interessante notare quindi che nei Gamburtsev sono registrate sia le fasi di formazione del Gondwana che quelle del suo successivo smembramento.

Passato il Cretaceo l'erosione ha ricominciato la sua lenta opera di demolizione ma negli ultimi 25, milioni di anni, da quando si sono ricoperti di ghiaccio, l'elevazione dei Gamburtsev non è variata di molto nonostante che di solito i ghiacci di norma abbiano un grande potere erosivo. Tto questo è avvenuto – e avviene tuttora – a causa della struttura termica del ghiaccio molto particolare: uno strato duro di ghiaccio sovraraffreddato al contatto fra la calotta e la roccia ha praticamente sigillato il rilievo siano protette da uno strato di ghiaccio sovraraffreddato che consente il movimento della massa ghiacciata non sulla parete ma un po' più in là. Per cui l'acqua che normalmente abbonda al contatto fra ghiaccio e roccia (prova ne sono i tanti laghi che si nascondono sotto la coltre bianca), in questo caso rimane un po' lontana dalla roccia. Insomma, il ghiaccio sovraraffreddato sigilla i monti e ne impedisce l'erosione

LE PROSPETTIVE FUTURE: dopo aver finalmente risolto il problema della loro origine, prossimamente il programma è quello di arrivare con dei sondaggi alle rocce dei Gamburtsev. Si tratta di una impresa difficile, stante lo spessore di ghiaccio da attraversare, le temperature proibitive, la necessità di usare ausiliari chimici non inquinanti. Ma saranno dei dati molto importanti, sia pure purtroppo estremamente parziali

venerdì 15 luglio 2011

Politica giapponese e caccia alle balene

Si è appena svolto nell'isola di Jersey il 63 esimo meeting internazionale dell'IWC, la International Whaling commission, l'organo internazionale che regola la caccia alle balene. Per una rapida sintesi della storia dell'IWC e della caccia alle balene vi rimando a questo post del 2009. La situazione si sta evolvendo in favore dei giganti del mare. Ma ci sono ancora diversi problemi aperti con il Giappone, dove la caccia alle balene sta diventando economicamente insostenibile. Ma l'orgoglio nazionalista dei giapponesi potrebbe essere un ostacolo alla chiusura dell'attività se percepito come dovuto a spinte provenienti dall'estero.

La caccia commerciale alle balene formalmente è effettuata solo da islandesi e norvegesi, mentre i giapponesi ufficialmente catturano animali “a scopi scientifici”. Molto misteriosi come scopi dato che la letteratura scientifica prodotta in materia dall'istituto giapponese di ricerca sui cetacei non è poi così copiosa come ci si aspetterebbe vista la quantità di mezzi economici e logistici impiegati (c'è anche la possibilità di un “embargo” da parte delle principali riviste scientifiche internazionali, ma ci tengo a dichiarare che al momento è SOLO una mia idea al riguardo: non ho nessuna prova né ho raccolto alcuna voce in materia).

Fattostà che accade sempre più spesso che le flottiglie tornino indietro ai loro porti in anticipo e con un numero di catture molto inferiore al programmato. Anche se ufficialmente la colpa di questo viene ascritta alla attività di disturbo della flottiglia della Sea Shepherd, le cause reali sembrerebbero economiche: il mercato della carne di balena è saturo. Quindi – forse – quello che non ha potuto fare la politica, lo farà l'economia. C'erano già voci di questo in anni precedenti (persino che la carne fosse finita in Thailandia per fare cibi per animali, non sono in grado di dire se si tratta di leggenda metropolitana o sia vero); oggi queste voci diventano sempre più precise.

Un fatto certo è che l'ultima campagna giapponese nei mari antartici si è conclusa molto in anticipo nel febbraio scorso con una quantità di catture bassissima, circa 200 contro le 1000 previste. Ufficialmente il governo del Sol Levante accusa per questo richiamo anticipato la Sea-Shepherd, l'organizzazione contro la caccia delle balene che contro la flotta giapponese impiega una flottiglia di imbarcazioni. Fra il governo giapponese e la Sea Shepherd la battaglia è ormai annosa, con risvolti molto antipatici come le vicende giudiziarie del neozelandese Peter Bethune: comandante della Ady Gill, il battello affondato dalla Shonan Maru n.2, nel febbraio 2010 salì a bordo della dove venne arrestato per poi essere condotto in una prigione giapponese, in quanto alcuni marinai giapponesi furono feriti dall'acido butirrico che Bethune portava con se. Condannato a 2 anni di carcere è stato successivamente espulso e estradato nella sua patria. Il sito dell'istituto di ricerca sui cetacei ha una “bella” sezione su quello che definisce il terrorismo contro la caccia alle balene. In questa foto vediamo una nave giapponese che disturba la Ady Gill con il lancio di acqua tramite idranti.

Ufficialmente il capo della delegazione nipponica al meeting dell'IWC Kenji Kagawa ha accusato la Sea Shepherd di sabotaggio e atti illegali violenti e i governi di Australia e Olanda di sostenere tale terorismo perchè le navi della Sea Shepherd battono queste bandiere (ricordo che l'Australia è uno dei principali e storici avversari del Giappone nell'IWC, anche per motivi economici: le attività di whale watching lungo le coste australiane sono un bel business e attirano turisti da ogni parte del mondo).

Però le cose forse non stanno come dicono i giapponesi. Atsushi Ishii, un professore dell'università di Tokyo, ha pubblicato un libro dal titolo "Anatomy of the Whaling Debate", Non avendolo letto mi limito a riferire quanto trovato su varie fonti. Il nocciolo della questione è che i giapponesi stessi stanno diminuendo fortemente il consumo di carne di balena anche e soprattutto in quanto cresce il consenso nei confronti dei movimenti che si oppongono a tale caccia, riconoscendone valide idee e principi. A questo punto i contrari, secondo Ishii sarebbero ormai la maggioranza della popolazione. Le conseguenze sull'indotto della pesca sono gravi: nei frigoriferi ci sono ingenti quantitativi di merce invenduti, circa 6.000 tonnellate, sufficienti a garantire, ai ritmi attuali, 18 mesi di consumi. Il richiamo della flottiglia quindi potrebbe essere stato semplicemente deciso per motivazioni molto pratiche.

A questo punto le cose sarebbero teoricamente facili: il governo giapponese smette di investire risorse nella flottiglia che “difende i costumi e le tradizioni del Nostro Paese” (come spesso viene rimarcato) e cessa la caccia alle balene. Va ricordato che la caccia alle balene comprende per il Governo diversi capitoli di spesa: oltre 4 milioni di Euro, ufficialmente devoluti alla “ricerca scientifica” che dovrebbero andare direttamente all'Istituto di ricerca sui cetacei, bisogna considerare un altro aspetto: ad eccezione di Islanda e Norvegia, tutti gli altri Paesi all'interno dell'IWC che appoggiano la posizione giapponese sono nazioni “in via di sviluppo” che non praticano la caccia alle balene e che ricevono vantaggi economici in cambio del sostegno all'interno dell'orbanizzazione. Vista la situazione del dopo – terremoto queste risorse farebbero molto comodo in altre direzioni.

Ma il Giappone è un Paese molto nazionalista e quindi una decisione del genere potrebbe essere fortemente contestata dalla popolazione, che è sì disposta sempre di più a rinunciare alla carne di balena e in cui i sentimenti ambientalistici stanno crescendo, anche a causa di Fukushima, ma che contemporaneamente appoggerebbe una decisione del genere presa autonomamente dalle autorità giapponesi, non può tollerarla se presa sulla spinta di pressioni internazionali.

Il tutto senza considerare le possibili reazioni dei gruppi oltranzistici, spesso stati al centro di iniziative dai risvolti molto polemici a livello internazionale.
Quindi il governo giapponese deve in qualche modo cercare una uscita onorevole da questa situazione, cioè far vedere che cessa i finanziamenti perchè non c'è più mercato e non per le pressioni internazionali.