domenica 7 giugno 2020

la frana di Alta in Norvegia del 3 giugno 2020: il fenomeno della Kvikkleirea (Argilla rapida)


La frana avvenuta il 3 giugno ad Alta, nella parte più settentrionale della Norvegia, ben più vicina a Capo Nord che a Trondheim, ha destato impressione, soprattutto perché è stata filmata. Vista la concomitanza con il disastro della cisterna in Siberia, per il quale la deformazione del manufatto per lo scioglimento del permafrost sottostante è una causa molto probabile, qualcuno aveva addebitato anche la frana di Alta agli stessi motivi (e nelle zone artiche di disastri con questa causa ce ne sono tanti). Invece non è così, perché la frana di Alta è dovuta ad un fenomeno molto conosciuto in Scandinavia, la Kvikkleirea, il cui nome tradotto in italiano suona come “argilla rapida” ed è conosciuto in letteratura scientifica con la traduzione inglese, “quick clay”. 

Il termine norvegese Kvikkleirea indica il comportamento particolare di una argilla che in alcuni casi collassa e scorre come un liquido (meglio: come un gel molto liquido) quando viene sovraccaricata. Si tratta di un tipo di frana che avviene con una certa frequenza da quelle parti per una serie di circostanze concomitanti e difatti anche negli ultimi decenni ce ne sono state diverse.  
Una kvikkleirea rappresenta in Scandinavia un grave rischio geologico (anzi, fra i più gravi e soprattutto specifici dell'area) che per di più interessa terreni estremamente fertili e quindi ampiamente sfruttati  abitati. In Norvegia eventi come quello del 3 giugno 2020 avvengono spesso; si ricordano in particolare le frane del 1345 nella valle di Gaula con più di 500 vittime e del 1893 a Verdal (L’Heureux, 2012). Anche se di kvikkeleirea minori (ignoro se ci sia e quale sia il plurale di questo termine) ne avvengono di continuo, l’ultimo evento di grande importanza del genere è stato la grande frana di Rissa del 1978 (vicino a Trondheim), che comunque ha provocato solo una vittima, questo sia per le sue modalità.

LE ARGILLE DELLA DEGLACIAZIONE. Questo fenomeno non riguarda solo la Scandinavia, ma tutte le aree intorno all’Artico, specialmente il Canada.  Per questo le kvikkeleirea sono note in letteratura scientifica con il termine anglosassone quick clay. La loro presenza esclusivamente nell’Artico è dovuta alla loro origine: le argille si formano come deposito dei sedimenti che erano trasportati dai ghiacciai. In Scandinavia alla fine della deglaciazione, quando è scomparsa definitivamente la calotta glaciale 11.600 anni fa circa, in un mare molto basso si sono quindi deposte queste argille, in mezzo alle quali si è accumulato anche del sale (ed è questo – come vedremo – l’inghippo). Sedimenti del genere si sono deposti, oltre che in Scandinavia, in altre zone polari come Finlandia, Russia, Canada e Alaska,
Il sollevamento attuale della Scandinavia
ricavato dalla Nordic Geodetic Commission.
Come si vede in quasi tutte la terraferma
si raggiungono i 5 mm/anno
La quick clay ha una maggiore incidenza in Scandinavia a causa del suo veloce sollevamento proprio perché deve ancora assestarsi il disequilibrio isostatico causato dalla perdita del peso della calotta. A causa del sollevamento non solo c’è stato un lasso di tempo abbastanza breve tra la deglaciazione e l’arretramento del mare dalla zona in cui l’argilla si deponeva e quindi la sedimentazione si è interrotte molto presto ma, soprattutto, le argille si sono trovate in quota prima di avere il tempo di litificarsi (il sollevamento arriva a 200 metri…con una velocità di innalzamento semplicemente pazzesca che passa il mezzo metro al secolo..). Di fatto se di argille del genere nell’Artico ce ne sono tante, i problemi da quick clay esistono soprattutto dove c’è stato un sollevamento simile (quindi in Canada, perché in Siberia e in Alaska una calotta vera e propria non c’era).

I PROBLEMI DELLE ARGILLE DELLA DEGLACIAZIONE.  Soprattutto in Scandinavia quindi questi sedimenti hanno tre generi di problemi, perché il telaio composto da sale e minerali argillosi è particolarmente instabile:

  • lo scioglimento progressivo dei cristalli di sale che si sono deposti insieme all’argilla: è proprio il sale che lega fra loro elettrostaticamente i cristalli delle argille e quindi la dissalazione indebolisce drammaticamente le caratteristiche geotecniche del sedimento
  • a causa del sollevamento l’argilla si è trovata ampiamente sopra il livello del mare senza fare in tempo a litificarsi (il che è abbastanza ovvio in meno di 12.000 anni…) 
  • l’erosione forma dei dislivelli che possono diventare insostenibili al peggioramento delle caratteristiche geotecniche dell’argilla  

LA DISSOLUZIONE IMPROVVISA DELLE ARGILLE. In Norvegia piove parecchio e le acque che scorrono nel sottosuolo impregnano le argille e ne sciolgono i sali che vi sono contenuti, indebolendo così la struttura 
All’indebolimento consegue ovviamente un peggioramento delle caratteristiche geotecniche, a causa del quale quindi per l’argilla indebolita diventi impossibile reggere il carico di quanto vi stia sopra; quindi il tutto collassa e il sedimento grazie all’acqua che vi era contenuta diventa un gel senza nessuna resistenza al taglio. 
Il contenuto in sali residuo è di fatto una discriminante importante per capire quanto un terreno sopra una argilla di quel tipo sia sicuro; siccome questo influisce su alcune caratteristiche del sedimento sono stati ideati dei metodi per individuare quelli a più rischio in base a varie caratteristiche geotecniche (la sensitività, con prove penetrometriche) e geofisiche (la geoelettrica con prove di resistività), che assumono valori particolari quando il sedimento si impoverisce di sale (Lundström et al, 2009)
Il primo evento, che causa a cascata tutti gli altri, può avvenire per tre motivi:

  • erosione del fiume o del mare
  • afflussi di acqua nel sedimento in caso di piogge o di rapido disgelo
  • maldestri interventi umani (banalmente: costruzioni che sovraccaricano il terreno o tubazioni che perdono...)

C’è poi un quarto motivo che da quelle parti è assolutamente poco probabile e cioè i terremoti. Però in Alaska il già citato terremoto M 9.2 del 27 marzo 1964 di Anchorage ne ha provocate parecchie (Kerr & Drew 1968), mentre non ne fa menzione un rapporto appena uscito sul terremoto M7.1 del 30 novembre 2018 nella stessa zona.

DINAMICA DI UNA KVIKKLEIREA. Questi eventi in genere sono caratterizzati dalla retrogressione del movimento che inizia al limite del pendio (o direttamente sulla linea di costa) nel quale si formano a poco a poco una serie di blocchi che ruotano e scivolano: un blocco si stacca perché lo scivolamento del blocco precedentemente posto accanto lo squilibra; l’effetto a cascata termina quando viene raggiunto un nuovo stato di equilibrio.
Vediamo in questa immagine tratta da Gregersen (1981) la sequenza di eventi della frana di Rissa del 1978. Di questa frana esistono addirittura dei filmati. Oggi tra webcam e smartphones di filmati di eventi sismici o frane ce ne sono tanti. Il primo filmato del genere è quello preso da una nave nel porto di Anchorage del terribile terremoto dell’Alaska nel 1964. Quella fu una casualità (perchè c’era una persona che proprio in quel momento stava filmando le navi nella baia); le riprese a Rissa nel 1978 sono state invece effettuate da persone del luogo che nei 40 minuti di durata dell’evento hanno avuto la possibilità di filmarlo in parte. Questo è uno dei filmati ripresi per l'occasione.

Gregersen (1981) The quick clay landslide in Rissa, Norway – Norwegian geotechinical Instiute Publication n.135
Kerr, P. F., & Drew, I. M. (1968). Quick-clay slides in the U.S.A. Engineering Geology, 2(4), 215–238. doi:10.1016/0013-7952(68)90001-x
L’Heureux (2012) A study of the retrogressive behaviour and mobility of Norwegian quick clay landslides
Lundström, K., Larsson, R., & Dahlin, T. (2009). Mapping of quick clay formations using geotechnical and geophysical methods. Landslides, 6(1), 1–15. doi:10.1007/s10346-009-0144-9


   

giovedì 4 giugno 2020

le assurdità messe in campo dai climascettici

    
Secondo i detrattori dietro Greta Thunberg c’è sicuramente qualcosa dietro: la lobby dei climatologi che si serve di una ragazzina che parla a dei ragazzini impressionabili per cercare di colpire quei poveracci dei petrolieri i quali invece  invece sono dei benefattori dell’umanità… e magari c’è anche lo zampino di Soros.. oppure è solo un progetto a tavolino di quei furbacchioni dei suoi genitori.. Il problema è che i climascettici si sbagliano e lo dimostrano nelle loro azioni e in quello che sostengono. È vero: il nostro standard di vita lo si deve anche all’energia a basso prezzo che ci è stata fornita dal petrolio e… certo, i petrolieri in questi tempi sono davvero un po' poveracci… molti stanno dichiarando bancarotta soprattutto negli USA e, ironia della sorte, proprio per colpa di loro stessi: gli USA hanno quasi raddoppiato la produzione di petrolio in 10 anni (da a ). Ganzo che adesso la lobby dei petrolieri USA se la prenda con… l’Arabia Saudita e la Russia proprio perché – secondo loro – di petrolio ne producono troppo …  Ma ora è giusto almeno provare a cambiare le cose, dati i danni dei combustibili fossili. Purtroppo se tutto sommato per soddisfare l’attuale fabbisogno di energia elettrica si può pensare di farne a meno (a partire dal carbone) nel campo dei trasporti solo i treni potranno dare una mano… un po' le auto elettriche (a patto che prendano l’energia da fonti rinnovabili...) ma per navi e aerei la vedo ancora dura.


TORNANDO A GRETA, LA DOMANDA È SE ABBIA RAGIONE O ABBIA TORTO SU QUELLO CHE SOSTIENE. Un primo indizio è il comportamento di quelli che la avversano, almeno in Italia. I non addetti ai lavori (essenzialmente giornalisti) dimostrano una pochezza scientifica allucinante. Parlando di (presunti) addetti ai lavori e cioè esponenti del mondo scientifico, beh… fra i redattori della famosa petizione non ci sono climatologi (anzi, per molti di loro è la prima volta che si occupano di clima..). È la famosa questione del medico: se hai un infarto va dal cardiologo non dall’ortopedico (viceversa se ha un’anca sbilenca). E non essendo climatologi  dicono cose senza senso. 
Da notare inoltre che quando fa leggermente più freddo del normale sono tutti a blaterare su "ma dov'è il riscaldamento globale", salvo poi tenere un profilo basso quando vengono registrate temperature record...
Purtroppo anche per il clima vale il principio della montagna di deiezioni animali: te ci metti un minuto per scrivere delle cazzate e a me per smentirtele in maniera scientifica mi tocca perdere una giornata (giusto come sto facendo adesso). 


Ma soprattutto il fatto che Greta abbia ragione è che i suoi detrattori passano da una eventuale proposta (negazionista) alla protesta attraverso le offese più becere nei confronti della ragazza e dei suoi epigoni (e nel caso di Greta e delle ragazze spesso sessiste). I ricorso alle offese dimostra che hanno “qualche difficoltà” ad esprimere qualcosa di sensato, a partire dal chiamare i ragazzi di Friday for Future gretini con un chiarissimo doppio senso … (a proposito: anche solo per motivi anagrafici io non posso essere un gretino… quindi  – al massimo – chiamatemi un gretone, che peraltro fa rima con ...). Ah, che rigore scientifico in quei discorsi... (voto 1--)
Nella compagnia di chi sostiene che Greta abbia ragione sono invece imbarcate persone un pochino più competenti in materia, ad esempio una comunità scientifica di esperti in diverse discipline afferenti al clima che, dati alla mano e con un consenso interno superiore al 99%, non ha più dubbi sul fatto che la Terra si sta surriscaldando a causa delle attività umane. Basterebbe già questa… e infatti a me basta, come per altri argomenti in cui non sono ferrato, a partire dalla virologia e dai vaccini. E non mi risulta che nelle manifestazioni e nei documenti prodotti i ragazzi di Friday for Future abbiano lanciato insulti scomposti a chicchessia (voto: 8)


STORIA DELLA TERRA E CO2. Però c’è in aspetto poco noto della questione (e in cui sono invece abbastanza ferrato) che da ancora una volta ragione a climatologi e ragazzi di FFF: il ruolo dei gas – serra nel clima del passato, in tutta la storia della Terra. Possiamo ricavare qualcosa da questo? Certo, e lo possiamo fare grazie al sano principio dell’attualismo, sancito oltre 200 anni fa da un grande scienziato britannico, James Hutton: i meccanismi che agiscono adesso sono gli stessi che hanno agito nel passato. Insomma il presente è la chiave per capire il passato come il passato è la chiave per capire il presente. L’edificio delle Scienze Geologiche e della ricostruzione del passato del nostro pianeta si regge proprio su questo pilastro fondamentale.
Applicando l’attualismo alla storia del CO2 atmosferico,  ho recentemente fatto una Cafferenza (una conferenza di Caffè-Scienza Firenze e Prato) sull’argomento, il cui video potete trovarlo qui.


 L'aumento del tenore atmosferico di CO2 e le differenze stagionali
IL NEGAZIONISTA DI TURNO. Giunge quindi l'ora di dimostrare la pochezza scientifica dei negazionisti attraverso il negazionista di turno, tal Filippo Facci che su Libero, dimostrando di non capire nulla di quello di cui parla (altrimenti – aggiungo – non la penserebbe così...) riesce a dire una serie di bestialità terrificanti. Non solo sul CO2.
Ma cosa ha scritto questo soggetto? A parte il CO2 diverse cose.
Ad esempio che l’Ordoviciano sarebbe stato 800.000 anni fa. Questa è davvero micidiale, dato che secondo la tavola del tempo geologico vigente l’Ordoviciano inizia alla fine del Cambriano, 485 milioni di anni fa e spiccioli e finisce con l’avvento del Siluriano, 458 milioni di anni fa e soliti spiccioli. 
Tavanata galattica degna di un quadro di Teomondo Scrofalo (dotto riferimento per chi ha la mia età… i ragazzi di FFF probabilmente non capiranno la battuta). 
Inoltre afferma che fino a 300.000 anni fa l’uomo non c’era… forse non c’era Homo sapiens (la faccenda è però parecchio più complicata di quanto che lui pensi..), ma i neandertaliani ed altre popolazioni c’erano eccome… due bestialità in 2 righe… (Giudizio critico complessivo: in lotta per il premio Giornalismo ascientifico 2020).
Sagan e Mullen 1972: con l'atmosfera attuale
 e senza un enorme effetto-serra
sulla Terra non ci sarebbero stati oceani liquidi
fino a  1.5 miliardi di anni fa
Ma veniamo al CO2: Facci innanzitutto asserisce che l’effetto – serra del CO2 sia una bufala perché la anche se le emissioni di CO2 sono diminuite in questo periodo di lockdown le temperature non hanno smesso di salire. Qui si nota l’argomentazione ad minchiam da telefilm su processi americani in cui contano la dialettica e il tirare fuori qualsiasi cosa possa confondere le acque: evidentemente al nostro manca la nozione di inerzia del sistema. Vabbè… sorvoliamo. Pensate un po' se sapesse che durante l’estate boreale il consumo di CO2 da parte delle piante ne abbassa un po' il tenore... (come si vede qui sopra).
Poi guardi, Fucci…  sappiamo benissimo che negli oltre 4.5 miliardi di anni di storia della Terra il tenore atmosferico di CO2 non è mai stato così basso come ai nostri tempi (ed è questo il primo problema… lo immettiamo quando ce n’è davvero poco)… tranquillo... è stato anche moltolto ma molti superiore… e infatti temperature così basse non si toccavano dal Marinoano (ai tempi della Terra palla di neve del Criogeniano, 635 milioni di anni fa..). Forse temperature del genere sono state toccate nel permocarbonifero.. Mentre il mondo fino a prima delle glaciazioni quaternarie era parecchio più caldo.
Questa argomentazione non le dà ragione… tutt’altro… Anzi, caro Fucci.. pensi che solo una atmosfera composta al 95% di CO2 ha salvato la Terra dai ghiacci perenni fino a 1,5 miliardi di anni fa circa (è il paradosso del Sole debole di Sagan e Mullen (1972), ne ho parlato qui). Ed è interessante notare che quando circa 2.5 miliardi di anni fa la richiesta di CO2 da parte del sistema – Terra aumenta e il suo tenore atmosferico si abbassa abbiamo 200 milioni di anni di glaciazione globale (la Glaciazione Huroniana), che cessano solo quando il CO2 atmosferico aumenterà di nuovo. Stessa cosa tra 750 e 630 milioni di anni, durante il Criogeniano (ho parlato qui delle interazioni fra CO2, Ossigeno e sistema - Terra). E se è certa una connessione fra vulcanismo (probabilmente da Large Igneous Province, quello che emette quantità esagerate di CO2) e fine dell’ultima fase di Terra palla di neve del Criogeniano (Bodiselitsch et al. 2005) è ipotizzabile che questo meccanismo abbia anche provocato la fine della glaciazione huroniana e dell’altro episodio del Criogeniano (lo Sturtiano).



Venendo agli ultimi 400 milioni di anni, ecco il grafico della storia del CO2 atmosferico. Vediamo come i livelli attuali siano molto bassi. Riassumendo:

  • la comparsa delle piante terrestri nel Devoniano ha provocato un crollo del tenore atmosferico di CO2 che si arresta temporaneamente alla fine del Devoniano quando due Large Igneous Provinces (di cui la prima, quella della Yacuzia, provoca una delle più severe estinzioni di massa) immettono una grossa quantità di CO2 in atmosfera. 
  • poi l’arrivo del centro del Gondwana al polo sud innesca le glaciazioni del Permo-Carbonifero con relativo stoccaggio di CO2 nelle calotte e abbassamento a livelli molto ridotti del suo tenore atmosferico. 
  • il tenore inizia a risalire con le emissioni delle diverse LIP (sigla per Large Igneous Provinces) del Carbonifero superiore e del Permiano, fino alla tragedia della fine del Permiano, quando l’accoppiata di due LIP come Emeishan e Siberia provoca due estinzioni di massa micidiali a meno di 10 milioni di anni l’una dall’altra (quella della fine del Capitaniano e la madre di tutte le estinzioni, in cui scompare oltre il 90% dei generi di animali, in mare e in terra, alla fine del Permiano e dell’era Paleozoica). 
  • il seguente inizio del Triassico è tremendo: CO2 a livelli micidiali e le zone equatoriali diventano inabitabili per il clima caldo e  secco (Yadong Sun et al 2012 ). Segue una discesa di CO2 e temperature che corrisponde ad una debole attività di LIP che si interrompe appena si mette in posto la LIP di Wrangellia a metà del Triassico, quando il CO2 torna a risalire: siamo al momento in cui la frammentazione della Pangea è accompagnata da imponenti LIP, a partire da quella dell’Atlantico centrale. Seguranno fra Giurassico e Cretaceo i basalti di Karoo-Ferrar, la Shatzky rise, Paranà-Etendelka, Kerguelen, Ontong-Java, Caraibi, Madagascar ed altri episodi minori
  • il massimo del CO2 (e – curiosamente (!) – delle temperature) arriva 94 milioni di anni fa quando la fase parossistica di formazione di LIP rallenta e le temperature si abbassano con momentanee interruzioni che – al solito “guarda caso” – corrispondono a picchi nelle emissioni vulcaniche di CO2 alla fine del Cretaceo con i Trappi del Deccan, al passaggio Paleocene – Eocene con la provincia magmatica dell’Atlantico centrale (Zachos et al 2006)  ed altri minori. Oggi non ci sono dubbi che anche il massimo del Miocene  corrisponda al massimo dell’attività dell’ultima (e minore come volumi) Large Igneous Province, i basalti del Columbia River (Kasbohm and Schoene, 2018).
  • tornando un po' indietro, vediamo poi come la diminuzione del tenore di O2 atmosferico proceda a ritmi estremamente elevati nell’Oligocene, durante la formazione della calotta antartica che ne assorbe una quantità elevata e che poi finita questa importante forzante alla conclusione del processo, la diminuzione rallenti durante la formazione della calotta artica, più recente. Ma diminuisce sempre perché tra fotosintesi, formazione di rocce carbonatiche, alterazione dei silicati etc etc la richiesta di CO2 da parte del sistema – Terra (ne ho parlato qui) rimane sempre maggiore di quella che è emessa dai vulcani normali.

E VENIAMO AL QUATERNARIO: il caso del CO2 nel Gondwana delle glaciazioni del permocarbonifero e nel terziario dell’Antartide dimostra come un fattore fondamentale di innesco di una glaciazione (e del conseguente abbassamento del CO2 atmosferico per stoccaggio nei ghiacci) sia l’arrivo in zone polari di una massa continentale importante e che la formazione delle calotte sottragga all’atmosfera un enorme quantitativo di CO2 (Stauffer and Berner 1978). 
Per questo quando il buon Facci dice che il CO2 negli ultimi 800.000 anni (Pleistocene superiore, non Ordoviciano, eh) ha rincorso le temperature ha ragione. Certo… perché l’aumento delle temperature ha sciolto dei ghiacci immettendo in atmosfera il CO2 che vi era contenuto. 
Insomma, la deglaciazione provoca di suo un aumento del CO2 atmosferico, facendo da ulteriore volano per l’aumento delle temperature. Al contrario succede quando abbiamo un crollo delle temperature. Ma questo non toglie nulla all’effetto – serra del CO2, già notato alla fine del XIX secolo (Arrhenius, 1896).
Faccio inoltre notare che proprio in questi giorni un rapporto ha evidenziato che per la riduzione delle emissioni di CO2 dobbiamo computare anche quelle provocate dalla deglaciazione


Ma se togliamo l’effetto delle glaciazioni quaternarie e torniamo a tempi precedenti, cosa possiamo dire? Innanzitutto che con più CO2 c’era più caldo e il livello del mare era più alto di quello attuale e non di poco. Per cui la maggior parte di quelle che ora sono pianure erano mari poco profondi come oggi lo sono l’Adriatico o il Mare del Nord (il ridicolo è che fra i climascettici più incalliti un posto speciale lo hanno quelli della Florida, che dovranno abbandonare lo stato proprio a causa dell’innalzamento del livello del mare...).



In questa immagine dell'immenso Christofer Scotese si vede come
nel Cretaceo superiore e nel Paleocene
la distribuzione dei mari era più capillare e l'umidità arrivava più facilmente in molte aree
Poi il Mesozoico: sì… a parte il livello marino più alto (e quindi il problema delle pianure continua)  Giurassico e Cretaceo sono stati molto umidi nonostante un tenore atmosferico di CO2 molto alto. Perché adesso con tenori di CO2 minori di quelli si va verso la desertificazione? Perché nel Cretaceo la disposizione dei continenti era molto diversa: c’erano diverse zattere isolate in mezzo al mare (Sudamerica, Africa-Arabia, India, Australia, Antartide) per cui l'umidità marina riusciva ad essere distribuita più capillarmente. Oggi la situazione è diversa: a parte l’Antartide, gli altri continenti si sono riunificati o sono molto vicini. Insomma… è una situazione che ricorda più la Pangea di 250 milioni di anni fa (che infatti aveva dei bei deserti) che la Terra a zattere di 100 milioni di anni fa. Inoltre le catene montuose bloccano le precipitazioni in una vasta parte dell’Eurasia che prima beneficiava di un clima più umido non avevano ai lati importanti catene montuose come gli Zagros o l’Himalaya. 


Da ultimo ripresento le mie 6 domande ai climascettici. Quando le pongo in qualche discussione questi improvvisamente scappano perché hanno hanno altro da fare.

Per chi non volesse leggere l’articolo le ripropongo in breve qua sotto.

1. come si può spiegare paradosso del Sole debole e cioè il fatto che con l’atmosfera attuale e una irradiazione solare più debole il pianeta sarebbe stato irrimediabilmente coperto dal ghiaccio fino a circa 1 miliardo e mezzo di anni fa il senza una atmosfera ad alto contenuto di gas – serra (oltre il 90% di CO2)?
2. Perché 2,3 miliardi di anni fa appena crollano il CO2 e il CH4 atmosferici c’è stata la glaciazione huroniana? Perché la glaciazione huroniana e gli episodi di terra-palla-di-neve del criogeniano 700 milioni di anni fa finiscono a causa di una iniezione massiccia di CO2 in atmosfera?
3. Perchè la fase a maggior tenore di CO2 atmosferico nel fanerozoico, dovuta alle emissioni di CO2 e CH4 da parte dei basalti della Siberia e dal conseguente sciglimento finale delle calotte del permocarbonifero e cioè l’inizio del Triassico, è il momento più caldo degli ultimi 500 milioni di anni?
4. Perché nel Mesozoico c’era più CO2 atmosferico di adesso e il clima era più caldo?
5. Perché dal limite Cenomaniano – Turoniano (inizio del Cretaceo superiore) in poi sono diminuiti di pari passo temperature globali e tenore atmosferico di CO2?
6. perché bruschi riscaldamenti che hanno interrotto questo trend come quello alla fine del Cretaceo, quello al passaggio Paleocene – Eocene, l’optimum climatico del Miocene e altri minori corrispondono sempre a violente immissioni in atmosfera di CO2 da parte di Large Igneous provinces?

Insomma, i climascettici sono pregati di trovare una soluzione alternativa a questi quesiti che escluda il ruolo dei gas-serra nel controllo delle temperature globali. Fino a quando non l'hanno trovata quello che sostengono è folle.
Continuo ad attendere una risposta. Umilmente spero che me la possa dare anche il buon Facci


Arrhenius 1896 On the Influence of Carbonic Acid in the Air upon the Temperature of the Ground Philosophical magazine, S5/41-251, 235 – 276 
Bodiselitsch et al. 2005 Estimating Duration and Intensity of Neoproterozoic Snowball Glaciations from Ir Anomalies Science 308, 239 - 242; 
Kasbohm and Schoene, 2018 Rapid eruption of the Columbia River flood basalt and correlation with the mid-Miocene climate optimum sciadv.aat8223
Sagan e Mullen (1972) Earth and Mars: Evolution of Atmospheres and Surface Temperatures. Science 177, 52-56
Stauffer and Berner 1978 CO2 in natural ice. Journal of Glaciology 21/85 , 291 - 300
Yadong Sun et al. 2012 Lethally Hot Temperatures During the Early Triassic Greenhouse Science 338, 366 - 370; DOI: 10.1126/science.1224126
Zachos et al (2006) Extreme warming of mid-latitude coastal ocean during the Paleocene-Eocene Thermal Maximum: Inferences from TEX 86 and isotope data Geology 34,737–740