domenica 27 giugno 2010

le origini dell'agricoltura - stato dell'arte

A Plattsburg (New York) alla fine del 2007 si è svolto un convegno molto interessante che ha fatto il punto della situazione su un processo molto importante nella storia umana e cioè il passaggio da una economia basata su caccia e raccolta a quello basato su agricoltura e pastorizia, con la domesticazione di specie animali e vegetali.
L'organizzazione è stata a cura del prof. Mark Nathan Cohen che ha riunito i principali esperti del settore. Ne è nato un volume speciale inserito nella rivista “Current Anthropology”, uscito in questi giorni.
Questa fondamentale transizione, pur essendo molto studiata, ha ancora molti lati oscuri e curiosi. Vediamoli:

1. AVANZAMENTO CULTURALE O RIPIEGO? Già nel 1977 Cohen stesso espresse dubbi sul perchè sia nata l'agricoltura: potrebbe essere stato un ripiego c'è stato uno sbilanciamento fra la popolazione e le risorse per una eccessiva pressione della popolazione, dovuta o ad un aumento della prima o a una diminuzione delle seconde. Alcuni indicatori sembrerebbero favorevoli alla seconda ipotesi, secondo la quale le modificazioni climatiche avevano completamente cambiato l'ecosistema: in alcune aree, per esempio, la steppa era stata sostituita dall'avanzata delle foreste e quindi anche la fauna di cui si nutrivano i cacciatori era virtualmente sparita (secondo un'altra linea di pensiero sarebbero stati i cacciatori stessi a farla scomparire sterminandola....).

2. AUMENTO DEMOGRAFICO: l'adozione dell'agricoltura ha portato, con la “Transizione demografica neolitica” ad un aumento della popolazione. Lo dimostrano sia i dati archeologici che la situazione attuale: le zone abitate da cacciatori – raccoglitori sono (o lo erano anche in epoca storica) caratterizzate da una densità di popolazione più bassa. Quindi il modello di diffusione demica, attraverso un gradiente della densità di popolazione tra zone in cui era stata adottata l'agricoltura e zone che non l'avevano ancora adottata è molto credibile e ha riprove indipendenti negli studi archeologici, genetici e paleolinguistici.

3. PEGGIORAMENTO DELLA QUALITÀ DELLA VITA? Questa è proprio strana: il passaggio dalla economia di caccia e raccolta al'economia agricola è stato caratterizzato da una diminuzione della salute e della speranza di vita. Come si concilia la cosa con l'aumento della popolazione? Soltanto grazie all'aumento della fertilità delle donne, reso possibile dalla adozione di uno stile di vita sedentario: in gruppi nomadi perennemente vaganti gli spostamenti limitano forzatamente il numero di figli che una donna può allevare contemporaneamente. Gli indicatori che lo dimostrano sono una diminuzione dell'altezza media e un aumento di infezioni, malanni, vari episodi di stress e dei parassiti. Quanto ai bambini, si notano dai denti numerosi episodi temporanei di malnutrizione, dovunque tranne che nel sudest asiatico nella zona del riso. Di fatto alcune comunità agricole sono scomparse all'improvviso. Questo potrebbe essere dovuto o a cause umane (guerre per esempio) ma in alcuni casi non ci sono tracce di incendi o altro, per cui rimane aperta l'ipotesi di gravi epidemie.

4. CONTEMPORANEITÀ: le pratiche agricole sono state applicata pressochè contemporaneamente in molte aree, più o meno dopo la fine dell'ultimo periodo glaciale (quindi poco meno di 10.000 anni fa). In effetti in Anatolia i dati dimostrano come le prime coltivazioni ritrovate risalgano a poco dopo la fine del Wurm: a dimostrazione dell'evoluzione di queste piante, fino a quasi 2000 anni dopo non compaiono le forme spiccatamente domestiche tipiche dell'agricoltura (cioè che per riprodursi hanno bisogno dell'intervento umano), anche se si può chiaramente vedere un trend verso semi più grandi e barbe più piccole, oltre alla comparsa nei vari siti di forme alloctone.

5. PROBLEMA NUTRIZIONALE: sembra difficile vivere di sola agricoltura, se non altro per il basso (e spesso lacunoso) contenuto proteico dei vegetali rispetto alla carne a cui teoricamente si può sopperire solo con una dieta molto variata. Quindi, specialmente in caso di monocultura spinta, in qualche modo la dieta doveva essere integrata

6. PASSAGGIO MOLTO LENTO: la visione comune fino a poche decine di anni era di una transizione piuttosto veloce fra le due economie. adesso gli studiosi sono orientati a definire il passaggio da una economia di sussidiarietà come quella dei cacciatori – raccoglitori a quella agricola come un evento durato almeno un paio di millenni e non pochi secoli. In questa visione le pratiche agricole sono state all'inizio una semplice integrazione delle risorse, per diventare preponderanti solo in seguito.

7. UN CLIMA INCOSTANTE: lo sviluppo dell'agricoltura è avvenuto nel momento climatologicamente peggiore, in un contesto di variazioni climatiche continue e notevoli che si susseguivano anche a ritmi di un centinaio di anni o poco più.

8. UN PASSAGGIO CULTURALE EPOCALE: con l'adozione dell'agricoltura l'umanità ha dovuto scoprire la gestione delle risorse. Almeno in parte diversi mammiferi (e non) nascondono temporaneamente cibo, ma con l'agricoltura questa gestione diventa estremamente complessa: le risorse che danno un ritorno immediato sono più desiderabili rispetto a quelle a lunga scadenza, e il loro accantonamento drena una certa percentuale di esse per un futuro più o meno prossimo in cui forse potrebbero servire. Quindi, a causa di possibili problemi climatici (molto più frequenti in quel delicato periodo che adesso), una comunità agricola doveva per forza stoccare delle riserve per gli anni futuri,  oltrechè per le necessità da un raccolto a quello successivo) con tutta una serie di rischi 
- loro distruzione
- arrivo di parassiti animali od umani
- mancanza di dieta variata
- necessità di sorvegliarle (sedentarizzazione)
- in condizioni di carestia, poteva essere molto difficile sottrarre risorse

Si vede quindi che la questione è molto meno semplice del previsto e resta il dubbio se l'agricoltura sia stata una conquista voluta o una necessità.

Secondo alcuni ricercatori che l'agricoltura sia stata una necessità e non una conquista lo dimostrerebbero alcuni fattori come la presenza di enclaves di cacciatori – raccoglitori in mezzo a zone con folta presenza di agricoltori o i gruppi di agricoltori che sono poi ritornati allo stadio precedente. Lungo le coste è possibile che questo sia dipeso dalla presenza di altre risorse abbondanti come il pesce. In altri casi i nomadi scambiano prodotti con gli agricoltori.
Altre popolazioni invece potrebbero essere sempre rimaste a questo stadio perchè, come nel caso della California o dell'Australia non hanno mai avuto contatti con gli agricoltori. Da notare che in questi casi non c'è stata la transizione demografica neolitica, e la densità di popolazione è rimasta bassa.
L'agricoltura ha poi portato ad una forte modificazione sociale: dal relativo egualitarismo dei cacciatori – raccoglitori le società agricole hanno formato in un tempo relativamente breve società stratificate. Questo processo non deve essere stato semplice, anche perchè l'evoluzione tecnologica è sicuramente più veloce di quella sociale, visto che la prima può avvenire anche per l'iniziativa “privata” di un singolo, mentre la seconda necessita quantomeno di una certa base di individui che appoggi nuove tipologie di relazioni sociali.

DUE QUESTIONI CHE MI PONGO: la logica vorrebbe appunto correlare questa tecnologia con i cambiamenti climatici ma mi chiedo se una possibile risposta possa essere che le pratiche agricole sono iniziate in zone attualmente sommerse a causa dell'innalzamento del livello marino alla fine della glaciazione wurmiana: i dati attualmente disponibili mostrano che tra 10 e 8 mila anni fa il livello marino è salito di una cinquantina di metri. Altrettanto personalmente faccio una seconda considerazione e cioè che l'adozione contemporanea dell'agricoltura in zone dello stesso continente sia dovuta anche alle comunicazioni culturali fra le varie comunità, spesso dimostrate dalla presenza di minerali o piante non originarie della zona dove sono state trovate (la diffusione dell'ambra baltica in Europa meridionale fono dalla più antica preistoria è un classico del genere).

3 commenti:

Gianni Comoretto ha detto...

Mi interessa il discorso, ma non sono assolutamente competente, per cui mi limito a leggere cose tipo "Armi, acciaio e malattie" di Diamond, e la bella trilogia del mondo parallelo dei Neandertaliani, di Sawyer.

L'idea che mi sono fatto è che l'agricoltura dia dei vantaggio, ma non così grossi. Una maggior sicurezza alimentare, assieme agli svantaggi (in particolare le malattie, legate alla dieta fissa e alla convivenza forzata in spazi ridotti tra uomini ed animali)

É una tecnologia complicata da inventare, ma semplice da diffondere. Creare una specie domestica richiede una grossa dose di fortuna, e tanto, tanto tempo per selezionare.

Ma una volta adottata non si torna indietro. Avere tanti figli,oltre ad essere possibile per la sedentarietà, è un vantaggio per la grossa richiesta di manodopera: un cacciatore-raccoglitore lavora molto meno. Ma per quanto l'agricoltura consenta di sostenere molta più gente per lo stesso territorio (e quindi non torni indietro), la crescita demografica spinge ad occupare, pacificamente o meno, i territori adiacenti. I vantaggi dell'agricoltura sono più visibili degli svantaggi, e soprattutto se hai colonie di agricoltori sul tuo territorio di caccia, conviene diventare agricoltore anche a te.

Un po' quel che succede con la civiltà industriale. Una volta che passi da 10 a 100 abitanti per kmq, grazie all'agricoltura industriale, se finisce il petrolio sei fregato.

Anonimo ha detto...

Davvero molto interessante. Un punto fondamentale per scoprire come e perché a suo tempo nacque l'agricoltura è capire come l'uomo di allora imparò che dal seme nasce una pianta. Per quel poco che conosco, potrebbe giocare un ruolo importante in fattore casualità: semi impregnati di umidità che germinano durante lo stoccaggio, semi caduti in terra in un momento favorevole che germinano dopo poco...oppure le semplice curiosità di vedere cosa succede lasciando un seme a terra. Di certo però non deve essere stata una facile conquista, infatti per fare agricoltura ci vuole un minima competenza, che nel caso dei primitivi è stata fatta sul campo (es: se non copro i semi con un po' di terra, gli uccelli se li mangiano) e nel corso dei secoli è aumentata fino a giungere ai livelli delle società basate sull'agricoltura.
Saluti. Simone Rossi

Aldo Piombino ha detto...

entrambi avete centrato delle puntualizzazioni importanti. Grazie.

Voglio solo far notare che almeno per quanto riguarda gli animali il processo potrebbe essere stato brevissimo, poche generazioni, come dimostra l'esperimento del russo Belyaev sulle volpi, citato più volte da Dawkins.