Il 12 marzo del 1737, durante gli ultimi mesi del suo regno, l'ultimo dei Medici, Gian Gastone, riuscì a compiere un'impresa storica, la traslazione della salma di Galileo dal luogo sconsacrato dove era stata provvisoriamente collocata alla sua destinazione finale, la Basilica di Santa Croce dove sono sepolti molti grandi personaggi italiani. Si coronarono così 95 anni di sforzi, iniziati alla morte del “padre di tutti gli scienziati” . Una sistemazione osteggiata dalla Chiesa a causa della condanna del Sant'Uffizio “per una opinione tanto falsa e tanto erronea” che aveva prodotto “scandalo tanto universale al cristianesimo”.
Si può cogliere nel gesto di Gian Gastone e della folla di aristocratici e massoni una rivendicazione dell'autonomia del governo civile dalle autorità religiose (che non parteciparono alla cerimonia).
Nell'occasione al corpo di Galileo furono tolte una vertebra, un dente e tre dita della mano destra. Un dito e la vertebra sono rispettivamente a Firenze e Padova (l'altra città Galileiana oltre alla natia Pisa), mentre delle altre due dita e del dente se ne era persa ogni traccia fino a quando sono stati rinvenuti in un reliquiario che un noto antiquario fiorentino – Alberto Bruschi – ha acquistato ad un'asta di una nota azienda fiorentina del settore. Sulla teca c'è un busto di Galileo e fu facile per la figlia dell'antiquario, dopo aver letto la storia della traslazione della salma di Galileo, capire di chi fossero effettivamente quei resti, che ora sono stati regalati al Museo di Storia della Scienza di Firenze, che ritorna con una veste rinnovata nel nome e nella presentazione museale a disposizione di pubblico e studiosi dopo 2 anni di intensi restauri (se si paragona ai normali ritmi degli italici lavori pubblici si ptrebbe dire “dopo appena 2 anni").
In un mercato globale un futuro ragionevole per l'Italia, paese privo di materie prime per l'industria ma ricchissimo in quelle paesaggistiche e culturali, sarebbe proprio quello di diventare il “paese turistico” per eccellenza. Mari, monti, città e colline italiani sono fra i più rinomati al mondo (inutile fare dei nomi). Con l'affacciarsi al benessere di giganti come India e Cina si potrebbe sperare di avere altri asiatici, dopo aver vissuto molto bene anche grazie ai soli giapponesi)
Oltretutto il turismo è un qualcosa che rende: si calcola che un euro investito in un bene culturale renda almeno 8 volte tanto in termini di turismo (anche solo considerando le sole spese di vitto e alloggio). Se a questo uniamo le nostre ineguagliabili risorse dell'artigianato, altro che i guadagni fatti costruendo frigoriferi o automobili... Basta vedere che le zone turistiche sono in generale ben più ricche di quelle industriali..
Conservare e valorizzare i nostri beni culturali (artistici, scientifici, letterari, paesaggistici) dovrebbe essere quindi un input fondamentale e che qualcosa non vada lo dimostra il fatto che nel 2009 i visitatori dei musei italiani sono stati 96 milioni contro i 125 di quelli tedeschi, che a noi non dovrebbero neanche farci il solletico.... Qualcosa per fortuna si sta muovendo: in un periodo di crisi come questo, infatti, grazie ad alcune iniziative i musei italiani registrano un +6% di ingressi rispetto all'anno scorso.
Sarebbe quindi il momento di accelerare (e non di tagliare!) e in questo ambito si inquadra la nuova realizzazione museale fiorentina: era d'obbligo un museo dedicato a Galileo nella città in cui è vissuto ed è stato sepolto. La denominazione “Museo Galileo” è quindi quella nuova del vecchio e glorioso Museo di Storia della Scienza. La nuova struttura è stata presentata oggi alla stampa (verrà aperto al pubblico il 10 giugno).
Numerosi sono stati gli interventi allo splendido ambiente che lo ospita, il Palazzo Castellani posto in Piazza dei Giudici, sull'Arno accanto agli Uffizi.
Il palazzo è sorto sulle rovine del Castello di Altofronte, costruito nell'XI secolo a protezione della città lungo le mura matildine e crollato nell'alluvione del 1333: nei piani sotterranei, in cui ora sono stati realizzati ambienti per mostre e convegni, si ammirano gli archi che costituivano la base della torre castellana costruita attorno al 1080. purtroppo le risistemazioni ottocentesche hanno eliminato dei graffiti murali cinquecenteschi probabilmente simili a quelli che si ammirano sulla facciata del palazzo Barbolani di Montauto in via Ginori
L'origine dei reperti è dell'epoca granducale: sia i Medici che i loro successori, i Lorena ritenevano che il prestigio del Granducato fosse dato sia dalle arti che dalle scienze e non a caso a Firenze è sempre stata un importante centro di studi scientifici.
Al primo piano le collezioni medicee, in cui campeggiano strumenti astronomici come telescopi, sestanti, mappamondi terrestri e celesti di eccezionale fattura e, soprattutto, la gigantesca sfera armillare di Antonio Santucci, costruita verso il 1590: appena restaurata riaggiungendo le parti che si erano staccate, mostra le posizioni dei pianeti secondo il sistema tolemaico. Non è solo uno strumento scientifico, le cui parti lignee sono riccamente dipinte e ricoperte di foglie di oro zecchino. Precisissimo per l'epoca il mappamondo. Vi sono anche i cimeli principali galileiani, con il suo famoso cannocchiale di cui produsse persino le lenti e con il quale scoprì i primi satelliti di Giove
Al secondo piano le collezioni lorenesi, con strumenti di precisione come microscopi, barometri e macchinari vari, oltre ai dispositivi che servivano per far conoscere le nuove scoperte scientifiche nelle corti d'Europa.
La sistemazione museale è di avanguardia. I restauri hanno coinvolto il vecchio pavimento in cotto, sacrificato in favore di una resina che però, oltre a semplificare la pulizia, con il suo colore bianco rende gli ambienti più luminosi (a proposito, è d'obbligo durante la visita affacciarsi alle finestre, il panorama specialmente verso l'Arno è fantastico). Le vetrine sono fra le migliori esistenti e consentono una protezione specifica dalla polvere. Le didascalie sono estremamente chiare e bilingui. Ma la grande novità sono video-guide portatili interattive messe in opera da una azienda italiana che riconosce l'oggetto e lo descrive
Prossimamente questi dispositivi saranno capaci di lavorare in 8 lingue, compreso arabo, cinese e giapponese.
Al museo è annessa una biblioteca di oltre 170.000 volumi e il sito web www.museogalileo.it già cliccatissimo consta di diverse sezioni, compresa la visita virtuale e una parte interattiva. Andateci a fare un giro!;
Insomma, una ottima notizia e un museo davvero diverso dal solito. Oltretutto il nuovo nome potrebbe dare alla struttura quella visibilità in più di cui ha bisogno. Consiglio vivamente a chiunque venga a Firenze di dedicarci un paio d'ore.
Purtroppo al momento i finanziamenti al museo sono a rischio e non si può certo sperare nei contributi dei privati, almeno fino a quando non saranno “scaricabili”. Per fortuna una buona fetta del finanziamento per i restauri ce lo ha messo l'ente Cassa di Risparmio di Firenze, che però non potrà sopperire alla ordinaria amministrazione. Sottolineo come in sua difesa si sono mobilitati non solo esponenti del mondo scientifico, ma anche di quello umanistico
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